Usai la porta d'acciaio per ripararmi dai detriti. Aspettai qualche secondo poi feci capolino e valutai la situazione: Frank era a terra con una lamiera conficcata nella gamba, fiamme di colore verde erano divampate dove prima c'era la cassa, il fumo nero si innalzava coprendo parzialmente il cielo.
Dopo qualche istante, le due streghe passarono attraverso le fiamme,
come se non riuscissero a sentire il calore o il dolore.
L'uomo bendato si voltò verso Frank che continuava a tenersi la
gamba nel tentativo di fermare il sangue. - Come ho detto: la
tecnologia è effimera! - Alzò l'arma sulla sua testa.
“Lo ucciderà!” pensai concentrandomi. Riuscii a
teletrasportarmi accanto a Frank, presi di sorpresa Arthur e il
compagno che avevano il viso sbigottito. Afferrai il polso di Frank e
ci teletrasportammo poco prima di essere colpiti dall'uomo bendato.
Rispuntammo dietro al cannone, Frank aveva il fiato corto ed io ero
esausto. A quanto pareva teletrasportare altre persone richiedeva
molta più energia che farlo da soli.
- Ma che stai combinando, strega? - mi rimproverò.
- Ti salvo il culo, soldato. - gli risposi col fiatone.
Frank mi diede una pacca forte sulla spalla. - Li avevo in pugno! -
si lamentò.
Lo guardai male. - Davvero, pensavi sul serio di farli fuori con un
fucile d'assalto, dove streghe del Gran Circolo hanno fallito
miseramente? -
- Tentar non nuoce. Ora sappiamo che è inutile. - rimbeccò.
Sbuffai. - Dillo alla tua coscia, idiota! - replicai. Lui rimase
zitto.
Mi alzai per vedere oltre la piattaforma del cannone. I due uomini si
stavano guardando a torno basiti. Non conoscevano la mia abilità,
era un'informazione da sfruttare.
Arthur rise con la sua voce isterica e fastidiosa. - A quanto pare
c'è qualcuno con un interessante e insolito talento. Non pensavo
esistessero certe rarità. Che ne dici Marcus, ci divertiamo tutti
insieme alla nostra festicciola di benvenuto? - Formò sugli
avambracci le lame d'acciaio.
Marcus si girò di spalle - Non mi interessa battermi con i codardi,
Arthur. -
- Sei noioso, e io odio la noia. - Sembrava quasi una minaccia verso
il suo stesso compagno.
Marcus tornò a “guardare” Arthur. - Abbiamo un compito,
svogliamolo in fretta e andiamocene. - decretò.
- Sì, va be'! - Si calmò Arthur.
Provai ad individuare tutte le altre streghe nel raggio di un
chilometro. Mi concentrai e ne individuai sette: sei non avevano
abbastanza forza vitale ed erano troppo lontani per essere i compagni
di Marcus e Arthur. Una, invece, era abbastanza forte, da eguagliare
se non superare quei due, situata tre banchine più a sud. Non trovai
nessuna traccia della donna dai capelli corti che aveva parlato con
Mei al cimitero.
“Erik, abbiamo un problema!” Mi fece Evaline.
“Cos...” In quel momento sentii tremare Frank, stava per
avere un attacco di convulsioni. “Merda!” imprecai.
“Se qualcuno non lo cura subito morirà dissanguato!”
disse preoccupata.
“Lo so. Lo so, cazzo!” Cercai di ragionare per trovare una
soluzione, ma sotto la sua gamba si era creta un'ampia pozzanghera di
sangue.
- I miei... uomini. Devo... salvare... i miei... uomini! - balbettò
Frank in preda al delirio.
- Andiamo, resta con me, soldato. Non puoi morimi dopo tutta la
fatica che fatto per salvarti. - ringhiai girandogli il viso in modo
che potessimo guardarci. Non avevo sortito nessun effetto.
Estrarre la lamiera era fuori discussione e lasciarlo in quello stato
era anche peggio. L'unica soluzione era quella di spostarlo fino
all'hangar dove il dottore lo avrebbe operato. Muoverlo era molto
rischioso, ma con Arthur e Marcus a pochi metri dall'entrata sarebbe
stato un suicidio per entrambi.
Passai lo sguardo dalle due streghe a Frank cercando una soluzione ma
non riuscivo a ragionare.
Improvvisamente, una porta alle mie spalle si aprì. Mi girai vedendo
uscire, camminando tranquillamente, prima Valentine, che si fermò a
metà strada rivolta verso i due uomini, poi Julia seguita a ruota da
Jolene e Francis.
Quando li vide, Arthur provò a colpirli con i suoi getti d'acqua
bollente pressurizzati, gli stessi che ridussero a brandelli la gamba
di Mei, ma la loro corsa finì su una barriera invisibile a pochi
metri di distanza da Valentine.
- Stavolta no, ragazzino! - Gli fece l'occhiolino Valentine.
Arthur sbraitò qualcosa di incomprensibile, forse un insulto.
Notai che Valentine non si stava nemmeno impegnando per mantenere
alzata la barriera psichica. “Jolene e Francis avevano ragione.”
Odiavo ammetterlo ma il suo aiuto era fondamentale, almeno per non
farci uccidere.
Julia si avvicinò correndo a Frank che continuava a delirare. -
Cos'è successo? - Cercò di sollevare il pezzo di stoffa per
controllare la ferita.
- Li ha affrontati con un fucile d'assalto. - le risposi guardandola
negli occhi. Per un istante sembrava non credermi poi però chiuse
gli occhi e sospirò, sapeva che stavo dicendo la verità.
- Che idiota! - sbottò Jolene.
Sorrisi. - È quello che gli ho detto anch'io, dopo averlo salvato. -
- Dobbiamo portarlo subito nell'hangar e chiudere l'emorragia,
l'arteria è stata danneggiata. Se non facciamo in fretta... - ci
avvertì Julia preoccupata.
Rimasi per un istante immobile a ragionare, non avrei permesso che
quel burbero e avventato soldato fosse morto in una maniera così
dolorosa. - Okay. Valentine, riesci a tenere alzata la barriera? -
Lei annuì. - Bene. Jolene, Julia, voi due porterete Frank dritto dal
dottore mentre io li tengo a bada. Francis, tu farai da scorta in
caso uno di quei due pazzoidi volesse attaccarle mentre lo
trasportano dentro. - ordinai.
- Ma mamma, io non voglio... - provò a dire Jolene, ma la fermai
alzando la mano.
- Poi i ruoli cambiano: io e Francis facciamo fuori Arthur e Mercus,
mentre tu e Valentine andate a far fuori il loro compare tre banchine
più a sud di qui. - le spiegai.
Il sorriso di Jolene si illuminò, Julia e Fransis annuirono e
Valentine sorrise poco convinta.
Julia prese per le gambe Frank, Jolene per le ascelle e lo alzarono.
Feci cenno di andare e alzai lo sguardo. Avevo bisogno di un attimo
di distrazione da parte di Arthur e Marcus per agire.
Quando le due ragazze uscirono allo scoperto Marcus alzò di nuovo la
sua doppia spada e scagliò contro di loro uno dei suoi fasci verdi.
L'impatto era così assordante che chiusi istintivamente gli occhi.
Riaprii gli le palpebre, la barriera di Valentine aveva retto, anche
se lei era stata costretta sul ginocchio per lo sforzo di mantenerla
alzata.