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mercoledì 30 maggio 2018

[Spinoff] Episodio 39


Mi rimisi in piedi e, stando attenta ai quattro maestri feriti, raggiunsi la scala a chiocciola in legno che dava al secondo piano ma mi bloccai.
Dovevo riflettere bene. Se salivo le scale molto probabilmente le persone che avevano tradito lo zio Mei sarebbero riuscite a scappare. Se restavo per uccidere i traditori, Melinda Rodes sarebbe sicuramente fuggita e non l'avrei più trovata.
Alla fine presi la mia decisione. Quei quattro sono stati smascherati e sono praticamente morti che camminano, pensai.
Salii spedita la scaletta e raggiunsi il corridoio rivestito di stucco bianco e dal soffitto tondeggiato. Percorsi tutto il tunnel fino ad arrivare ad una specie di laboratorio pieno di strani macchinari con dei tubi che scendevano verso dei fori nel pavimento, il liquido al loro interno era viola e blu come quelli delle vasche per creare streghe impazzite.
Dall'altra parte della stanza c'era un'ultima porta che dava all'esterno. Con molta circospezione cercai di raggiungere l'uscita. Speravo di non trovare altre sorprese lungo il tragitto quando per sbaglio non urtai un piede.
Era uno degli uomini di Melinda Rodes ridotto a brandelli come se un orso lo avesse attaccato, di lui erano rimaste le gambe e la parte inferiore del torso.
Da dietro due macchinari, altrettanti uomini uscirono dal loro nascondiglio. Capii che erano streghe dal loro modo di muoversi e dai loro rantoli simili a quelli di zombie cinematografici.
Streghe impazzite. Mi mancavano solo queste, sospirai. Ero davvero stanca, non ne potevo più di combattere e mi faceva male da per tutto.
Guardandoli meglio notai che avevano lo sguardo da invasati, la bocca schiumava bava e le braccia erano zuppe di sangue.
Puntai le pistole e sparai. Due fori nel petto di entrambi cominciarono a sanguinare ma i due sembravano non averne risentito. Infatti si guardarono per un lungo istante e scattarono verso di me gorgogliando e ringhiando. Erano veloci e imprevedibili nei movimenti, tanto da rendermi impossibile mirare con sicurezza prima che mi raggiungessero.
Il primo lo feci ruzzolare a terra con una tecnica militare e il secondo lo colpii con il calcio di una delle pistole. Il secondo scrollò la testa frastornato.
Quindi il vostro punto debole è la testa, eh?, sorrisi.
Rinfoderai le pistole e cominciai a colpire la seconda strega impazzita con calci e pugni cercando di colpire la testa. Sapevo che riempirli solo di proiettili non sarebbe servito a niente, dovevo creare un trauma molto grosso al cervello per fermarle. Speravo di riuscire a trovare qualcosa che potesse aiutarmi in questo frangente.
Purtroppo però, le mie tecniche fecero solo infuriare ancora di più la strega impazzita che con una spinta mi gettò violentemente verso uno dei macchinari. Il dolore alle costole fluttuanti era lancinante, erano davvero fortissime fisicamente.
Accanto a me c'era un pezzo di metallo verticale e acuminato che fuoriusciva dal rivestimento della strana macchina. Se mi avesse spinta pochi centimetri più in là..., rabbrividii al solo pensiero.
Poi mi venne un'idea. La strega impazzita sembrava non avere coscienza o intelligenza e si stava per scagliare di nuovo contro di me. Con una presa usai la sua stessa forza per far cozzare la testa contro lo spuntone metallico.
Funzionò alla perfezione. Il cranio della strega impazzita si aprì come un uovo macchiandomi la giacca di sangue.
La strega impazzita che inizialmente era caduta si era già rialzata. Cominciò a correre verso di me come una pazzoide, io scappai evitando i suoi attacchi finché non vidi un fucile a pompa nascosto sotto un carrello.
Riuscii ad afferrarlo, mi spostai oltre dei contenitori di acido corrosivo e attesi che la strega impazzita non fosse a tiro controllando che il fucile fosse carico. Appena la strega impazzita passò accanto ai serbatoi di acido sparai perforandoli. La pressione fece spruzzare il contenuto in faccia al mio avversario che urlò e si contorse.
Quando la strega impazzita finì di urlare aveva la pelle della faccia completamente sciolta, ma continuò ad avanzare imperterrita. Io mirai con il fucile a pompa verso la sua testa e la feci letteralmente esplodere. Il corpo ormai senza vita cadde a terra all'indietro.
Attesi qualche secondo per essere sicura e lasciai cadere il fucile a pompa. - Cazzo, questi tizi erano peggio dei normali zombie - sbottai riprendendo fiato.
Dopo essermi ripresa qualche secondo, corsi verso l'uscita, scesi una scala di servizio che dava su un parcheggio esterno rispetto alle mura del forte.
Era pieno di auto di tutti i tipi ma provai a cercare Melinda Rodes fila dopo fila. Improvvisamente udii un'auto di lusso venirmi in contro a tutta velocità, rotolai sopra un cofano di un'altra vettura per evitare di essere investita. Quando mi rialzai feci appena in tempo a vedere l'auto girare a destra e uscire dal parcheggio.
Provai a correre per raggiungerla e successivamente a sparare verso il conducente ma fu tutto inutile.
- Merda! - imprecai con tutto il fiato che avevo nei polmoni.
Era l'unica possibilità per prendere quella donna e me l'ero fatta sfuggire, di nuovo.
- Che hai da urlare tanto? - mi fece Amita che mi aveva raggiunta.
- Quella era la Rodes che scappava. E come hai fatto ad arrivare qui così in fretta? - le chiesi frastornata e dolorante.
- Dopo aver battuto quella mezza sega ho fatto il giro lungo - rispose Amita.
- Il giro lungo... - ripetei incredula.
In quell'istante arrivò Warren in sella alla mia moto. - Lo sai che la Rodes sta scappando alla guida di un'auto di lusso? - indicò la direzione pigiando qualcosa sul suo telefono.
Subito dopo molteplici esplosioni detonarono in tutto il forte distruggendo ogni attrezzo che potesse servire per creare streghe impazzite. Almeno una vittoria l'abbiamo portata a casa, pensai tristemente.
- Davvero? Di solito quelle automobili hanno interni in pelle, radio bluetooth... - scherzò Amita con una strana tranquillità.
- Playstation 4, poggia bicchieri, minibar sui sedili posteriori e Wi Fi sempre acceso per internet e le emergenze - continuò Warren.
Inizialmente pensai che non prendessero la cosa seriamente, poi però, capii che mi stavano suggerendo qualcosa. - C'è internet in quell'auto, quindi... - provai a dire.
Warren mi diede un altro cellulare con aperta una app della mappa di tutta la zona e un puntino lampeggiante che si muoveva. - Già fatto. Ho chiesto ad Alan di monitorare tutte le reti della zona. Non è stato difficile capire quale seguire, è l'unica che si è attivata nell'ultima mezzora.
- Grazie - gli dissi con tutta la gratitudine che potevo donare. - Amita, dai un bacio ad Alan da parte mia.
- Hai davvero la fissa di baciare la gente tu, eh? Comunque lo farò - rispose imbarazzata.
- Che centrano i baci? Aspetta, mi sono perso qualcosa? - chiese Warren.
Io montai sulla mia moto. - No, niente. - Sorrisi.
- Sì, come no - sbottò lui.
- Senti casanova, sai che daranno la colpa a noi per quello, vero? - cercò di cambiare discorso Amita indicando il forte reso completamente inutilizzabile.
Warren fischiò compiaciuto. - Poco ma sicuro, ma Alan saprà fare la sua magia.
Lasciai discutere i due ragazzi e partii per raggiungere l'ultimo tassello della mia vendetta. Questa volta non ci sarebbero stati imprevisti o ostacoli a impedirmi di uccidere la responsabile della morte, non solo di mio zio, ma anche di altre centinaia di streghe rapite e torturate per diventare soldati sacrificabili.

mercoledì 23 maggio 2018

[Spinoff] Episodio 38


Salii le scale che avevo davanti che arrivavano al primo piano. Una volta salito percorsi una passerella in metallo che faceva da ponte sopra la sala principale dove c'erano il resto delle vasche per creare streghe impazzite.
Vedendo quanti di quei contenitori erano presenti un quella sala capii quanto fosse crudele e malata l'ambizione di Melinda Rodes. Devo fermarla altrimenti ci sarà un'altra strage di streghe, pensai.
Andai verso l'altro lato della passerella fino ad arrivare a una porta in legno pregiato. L'aprii e davanti a me c'era una magnifica biblioteca piena zeppa di libri, a terra erano sparsi fogli di carta e alcuni cadaveri che, da come erano vestiti, dovevano essere di alcune streghe impazzite sfuggite al controllo.
Da sopra un balconcino in legno udii un applauso. - Sei arrivata fino a qui. Complimenti - mi fece una donna.
- Se vuoi parlare con me fatti vedere - le risposi.
Da un corridoio dietro il balconcino fece capolino una donna dai capelli biondi e corti, vestita in modo elegante e impeccabile. - Eccomi. Contenta?
Il mio cuore sussultò. È lei, pensai quasi incredula. È Melinda Rodes.
Era a pochi metri da me, sembrava quasi un insulto che fosse li sicura di se stessa. Le puntai le armi e presi bene la mira. Lei per un istante si irrigidì, ma appena prima di premere il grilletto qualcosa colpì una delle pistole facendola cadere a terra deconcentrandomi.
- Davvero pensavi che non fossi preparata? Che stupida - mi schernì Melinda.
Quattro individui incappucciati con mantelli scuri uscirono da dietro gli scaffali e le librerie, posizionandosi tra me e Melinda Rodes. Il loro viso era nascosto dal cappuccio e non riuscivo a riconoscerli nonostante avessi capito che si trattavano di streghe dalla loro forza vitale.
- Okay, proviamo il metodo di Evaline. Se mi lasciate passare vi risparmio una morte orrenda - dissi alle quattro streghe.
- Loro non ti ascolteranno. Obbediscono solo a me - rispose Melinda Rodes.
- Poco male, non mi crogiolerò nel dolo... - provai a replicare.
Uno dei quattro fece un passo in avanti. - Non fare lo stesso errore di tuo zio, Kaileena Mine nipote del despota Mei Song.
- Mio zio non era un despota, ha solo cercato di aiutare la comunità cinese a rialzarsi da cento anni di tirannia di Chan Fung. Ma come fai a conoscermi? - chiesi infine confusa.
- Era un despota perché il comando non era destinato a lui - fece l'uomo incappucciato.
- Oh, mio Dio. Sei la nipote di quel vecchio. È stato straordinario come sia riuscito a tenere testa ad Arthur in quel modo e per così tanto tempo. Se solo avesse avuto quarant'anni in meno avrei fatto di tutto per andare a letto con lui - commentò Melinda Rodes.
Mi vennero i brividi da nausea al solo pensiero. Poi capii, le uniche che potevano sapere dove fosse lo zio Mei quella sera erano le sue guardie del corpo, ossia i quattro maestri della gilda cinese.
Che stupida, dovevo pensarci prima. Erano pure venuti al funerale dello zio, mi rimproverai da sola.
- Maestro Xan, Maestra Fei, Maestro Mi Xin e Maestra Asomi. Siete stati voi a tradire lo zio - affermai disgustata.
Uno a uno si tolsero i cappucci rivelando le loro fattezze, erano ragazzi sui trent'anni di origine asiatica, uno tra loro spiccava più degli altri per una vecchia cicatrice dal mento all'orecchio, Mi Xin.
- Ovvio che lo abbiamo tradito. Non potevamo stare al servizio di un vecchio rimbambito mentre il mondo delle streghe cambia sempre di più ogni giorno che passa - rispose Mi Xin.
- Quindi siete passati dall'essere comandati da un vecchio scorbutico all'essere frustati e bacchettati da una puttana nipote di un nazista? Bel cambiamento - battei le mani ironica. Ini realtà non vedevo l'ora di ucciderli nel modo più doloroso possibile.
- Mei Song era una delle Leggende ma il suo tempo era scaduto molti anni fa - fece Fei cercando di creare in me compassione.
- Allora facciamo assassinare tutti i vecchi del mondo, tanto non servono più, gusto? - replicai.
- Tu non capisci - commentò Xan. - Melinda ci ha mostrato un mondo molto diverso da quello che tu conosci. Un mondo più grande, immensamente più grane, con infinite possibilità.
Mi misi a ridere. - Sembrate come quei fanatici che si uniscono alle sette religiose.
- Non sprecare il fiato, Maestro Xan. Finché non lo vedrà con i suoi occhi non potrà capire - rispose Asomi.
Erano completamente invasati dalle idiozie che Melinda gli aveva inculcato. Non riuscivo a credere che dei maestri di arti marziali, nonché Streghe Combattenti, come loro siano stati sottomessi o ingannati così facilmente.
Scrollai la testa incredula. - Porca miseria. Sei riuscita a fare a tutti loro il lavaggio del cervello, eh? - chiesi a Melinda Rodes.
Melinda si mise a ridere. - Sei così ignorante. Proprio come il tuo amato zietto defunto. Ma sappi questo, è inutile provare a rimandare l'inevitabile. Prima o poi questo mondo subirà un cambiamento così radicale che sarà impossibile tornare indietro. E, sinceramente, non vedo l'ora di assistere a quel momento.
- Cazzo, donna. Sei davvero fuori di testa... - sbottai stizzita da quello che avevo sentito.
- Oh, può essere. Voi quattro, uccidetela - ordinò infine Melinda Rodes.
I quattro maestri si misero in guardia pronti ad attaccare.
- Vi avverto, non sono più la randagia di una volta - dissi a tutti, ma dai loro sguardi sembrava non fregare a nessuno.
Sapevo di non avere speranze contro tutti e quattro assieme in un corpo a corpo e per di più ero completamente esausta.
Decisi di barare.
Con un movimento veloce della mano puntai la pistola sulle ginocchia dei primi due e premetti il grilletto. Mi Xin e Asomi urlarono e caddero a terra feriti e sanguinanti. Con un'acrobazia, Xan e Fei scavalcarono i primi due e corsero nella mia direzione.
Se avessi sparato in quel momento non sarei mai riuscita a prenderli entrambi e mi avrebbero raggiunta. Mi guardai attorno e notai la seconda pistola vicino a una libreria a destra.
Mi gettai in quella direzione evitando i loro attacchi, afferrai la seconda pistola, mi girai e puntai le armi verso i due maestri. Premetti il grilletto finché non riuscii a colpirli, Xan alla spalla e Fei al braccio. Entrambi si ritirarono per soccorrere i loro compagni.
Io approfittai di quel momento per ricaricare le armi con gli ultimi colpi, alzai lo sguardo verso il balcone ma Melinda Rodes era sparita.
- Merda! - urlai frustrata.
Era a pochi metri di distanza e me l'ero fatta sfuggire come una dilettante.

mercoledì 16 maggio 2018

[Spinoff] Episodio 37


Riaprii lentamente gli occhi, il macellaio era a terra con un foro in mezzo alla fronte, gli occhi e bocca sbarrati. Girai incredula la testa e vidi una mano tesa verso di me.
Ero sicura che fosse arrivata la mia ora, di aver dato tutto quello che potevo in quella battaglia, anche se non era servito a nulla. Invece qualcuno mi aveva salvata.
- Ti muovi? Non abbiamo tutto il giorno - mi fece Amita.
Le presi la mano e a fatica mi alzai. - L'hai ucciso tu. - Non era una domanda ma un'affermazione. Amita era riuscita in cui io avevo miseramente fallito.
- Sì, ieri notte lo avevo sognato che ti puntava una pistola alla testa. Quindi ho chiesto a Warren dev'eri andata e ho seguito la scia di cadaveri finché non ti ho trovata - spiegò, poi mi guardò attentamente. - Che cos'è quella faccia? Non dirmi che ho fatto male a... - provò a dire.
Io mi gettai tra le sue braccia, stavo tremando dal terrore. - Grazie - le dissi con un nodo in gola.
Lei ricambiò l'abbraccio e mi strinse forte coccolandomi la schiena per farmi calmare. - Prego.
Mi resi conto che non ricordavo di non essere mai stata abbracciata da un'amica in modo sincero e senza un secondo fine. Era una sensazione calda e materna, e mi piaceva davvero molto.
Dopo qualche secondo mi calmai e mi staccai da Amita. Dall'espressione serena del suo viso capii che non era turbata per aver ucciso una persona a sangue freddo, il che mi preoccupava.
Lei mi accarezzò il viso. - Cavolo, ti ha ridotta davvero male.
- Già, era un bastardo davvero forte. Se non ci fossi stata tu... - le risposi guardando il cadavere del macellaio.
Amita cercò di dire qualcosa ma io la fermai domandandole: - Hai ucciso una persona senza battere ciglio, non ti senti in colpa?
- No. Ho ucciso almeno cinque persone la fuori che cercavano di uccidere me e Warren. Questo non è tanto diverso, un tizio stava per ammazzare una mia amica e io l'ho fermato ficcandogli una pallottola in testa. Come hai detto tu: prima spari e dopo fai domande. E poi chissà quanta gente ho salvato eliminando questo merdoso psicopatico - mi sorrise Amita.
- Okay - le sorrisi a mia volta.
Purtroppo non ero riuscita a proteggere la sua anima dal sangue che caratterizza il mondo delle streghe. Ma forse era meglio così, sarebbe sopravvissuta più a lungo se lo avesse accettato.
Presi le pistole e le ricaricai per la seconda volta. Per un istante mi guardai il taglio sul braccio che avevo subito per accertarmi che non fosse profondo. Per fortuna non era nulla di grave e Amita lo fasciò con un fazzoletto.
Uscimmo da quel mattatoio, percorremmo un breve corridoio in mattoni per poi aprire la porta del dormitorio in cui erano rinchiuse le streghe impazzite dopo il loro trattamento. Il posto era in disordine e puzzava di sudore e chiuso, l'unica illuminazione erano le lampadine attaccate al soffitto.
Davanti all'altra porta c'era una donna di origine mediorientale con una strana veste bianca con cappuccio dello stesso colore, che ci sorrideva.
- E adesso tu chi cazzo sei? - sbottai.
- Una che è in debito con voi - rispose incrociando le braccia. Aveva uno strano accento, sicuramente non era madrelingua.
- Allora levati di mezzo - le intimai.
La donna sorrise. - No, non lo farò. Sono felice di vedere che siete sopravvissute perché vuol dire che il mio capo è finalmente morto.
- Allora in cambio lasciaci passare - provò a proporre Amita.
- Ho detto di no. Ora che il mio capo è morto io posso salire di grado nella mia comunità. Il problema è che se non torno con la testa dell'assassino del mio capo, la tagliano a me la testa. E questo è inaccettabile, ci tengo alla mia vita, sapete? - spiegò ridendo alla sua stessa battuta.
Fantastico, una Strega Hashashin che vuole fare carriera, pensai scrollando la testa.
Provai a percepire la forza vitale della donna e notai che l'intensità era diversa rispetto a quella del macellaio, era molto più debole. La cosa mi stupì parecchio, non mi era mai successa una cosa del genere. Di solito riuscivo a percepire la differenza tra streghe e umani, ma mai la differenza d'intensità di forza vitale di varie streghe.
Ragionai un secondo e ricordai quello che il ciccione mi aveva detto: stavo diventando più forte mentre combattevo. Ho acquisto una nuova skill, quindi sono salita di livello?, mi chiesi divertita.
Provai a percepire la forza vitale di Amita notando che era nettamente superiore a quella della donna e della mia. Sorrisi, mi era venuta in mente un'idea al quanto crudele ma necessaria.
- Sai fare combattere? - chiesi sottovoce alla mia compagna.
- Ho fatto dieci anni di taekwondo, può servire? - mi chiese di rimando.
Rimasi a bocca aperta. Da quello che sapevo, di solito una Strega Chiaroveggente non è quasi mai incline alla lotta, ma quelle poche che si addestrano potevano rivaleggiare in termini di forza con le Streghe Legionarie e le Streghe Hashashin.
- C... certo che sì - le risposi avvicinandomi a lei.
- Oh, bene, meno male - sospirò Amita. Aveva i nervi troppo tesi, sarebbe morta in quello stato.
Le presi delicatamente le guance tra le mie mani e avvicinai il suo viso al mio, poi le diedi un bacio sulle labbra. - Mi raccomando, segui ciecamente il tuo istinto, okay? - le consigliai.
- Va bene... ma io sono eterosessuale... - mi fece lei.
Io sorrisi, il bacio aveva sortito l'effetto voluto, si era calmata. - Anch'io, ma anche a me è piaciuto molto - le feci l'occhiolino.
Con uno scatto estrassi una delle pistole e la puntai verso l'Hashashin. - Se vuoi l'assassina del tuo capo, eccola qui. - Feci un cenno con la testa verso Amita.
Amita mi guardò male. - Ma cosa stai...? - provò a chiedere.
- Tranquilla. Tu sei due o forse tre volte più forte di lei, fidati - le sussurrai.
Era vero e lei lo percepì subito, rilassandosi. - Sappi che questa me la paghi.
- Diciamo che voglio metterti alla prova. Prendila come un battesimo del fuoco. Cerca solo di non morire, okay? - le risposi mentre mi avvicinavo alla donna col cappuccio.
Se la mia ipotesi sull'identità di Amita era esatta, allora avrebbe avuto bisogno di più esperienza possibile riguardo questo mondo.
L'Hashashin mi fece passare, aveva un sorriso beffardo. - Spero che quel bacio sia stato soddisfacente perché, dopo aver sistemato la tua fidanzata, verrò a prenderti per farti letteralmente a pezzi.
Aprii la porta, tenendo sotto tiro la donna uscii e prima di richiudere le risposi: - buona fortuna, tene servirà davvero tanta.
Rimasi in attesa finché non sentii rumori di lotta tra le due streghe. Era un metodo spartano ma necessario per aiutare Amita a crescere in fretta. Speravo solo di rivederla tutta intera.

mercoledì 9 maggio 2018

[Spinoff] Episodio 36


Uscii dall'antica chiesa per ritrovarmi in una stanza buia e piena di carcasse di animali penzolanti attaccate a degli uncini.
Improvvisamente cadde davanti a me un ammasso di ferraglia e plastica, dal logo che riconobbi su un pezzo di plastica capii che era uno dei droni che avevamo portato.
- Eravate voi quel giorno, vero? - mi chiese una voce bassa e rauca.
Io mi nascosi dietro una delle carcasse, volevo guadagnare tempo per escogitare un piano e fare fuori quella strega.
- Allora, non rispondi? - mi fece ancora la voce. - Ho riconosciuto la firma nel codice di quei droni.
Mi spostai dietro un'altra carcassa. - Se sai già tutto questo e hai le prove, perché fai domande? È da maleducati.
- Perché, se siete voi, significa che siete anche i responsabili della morte dei mie cinque adepti usando il Reggente di quell'accozzaglia di perdenti come esca. Il che è un problema soprattutto quando il mio Gran Maestro lo verrà a sapere, e lui è incline a innervosirsi molto facilmente. - spiegò l'uomo.
- Ex Reggente, prego. Quindi hai paura del tuo capo, pensavo fossi un tipo cazzuto - gli risposi cercando di restare al passo con i movimenti del mio avversario. - Però, a mia discolpa, posso dirti che può capitare se cercano di ucciderti. Ma come mai chiacchieri così tanto per essere un assassino?
Percepii la sua forza vitale avvicinarsi velocemente, appena in tempo per schivare il suo attacco con un coltellaccio rimediando solo un lieve graffio al braccio. Merda, imprecai.
- Per distrarti - mi sussurrò il macellaio prima di mettersi a ridere.
Mi girai verso la sua posizione con le pistole pronte a sparare, ma il mio avversario era sparito di nuovo dietro agli enormi pezzi di carne penzolanti. Cazzo, imprecai di nuovo.
Era così veloce nei spostamenti che cercare di mantenere le distanze era inutile. Se avessi continuato con quella strategia sarei morta in quel lurido posto.
Provai a percepire la forza vitale con gli occhi aperti, cosa molto difficile in una situazione tranquilla, figurarsi in un combattimento mortale. Io consumavo energie e accumulavo stress inutile mentre una Strega Hashashin poteva seguire le tracce del suo obbiettivo rimanendo concentrato su tutto il resto. Ero letteralmente in svantaggio.
Devo attaccare e sperare di ferirlo, ragionai, anche se la cosa non mi piaceva per niente.
Vidi una figura scura muoversi attorno a me, stava attendendo il momento opportuno per cogliermi di sorpresa e in quell'ambiente era questione di attimi. Sparai in direzione di quello che sperai fosse il mio avversario e mi avvicinai correndo. Finii i proiettili della pistola destra colpendo carcasse inermi. La Stregha Hashashin, nascosta dietro la metà di un animale, mi diede un calcio allo stomaco per interrompere la raffica. Indietreggiai di qualche passo senza fiato, il mio avversario approfittò di quell'istante per usare una presa e disarmarmi. Non riuscii nemmeno a reagire osservando la pistola sinistra volare lontano.
Subito dopo vidi un pugno arrivarmi al volto. Indietreggiai di qualche altro passo stordita, il naso mi faceva male.
Andiamo, Kaily, hai affrontato gente peggiore di questo ciccione di merda, cercai di incoraggiarmi da sola.
Scrollai la testa per riprendermi appena in tempo per parare altri attacchi a mani nude da parte del mio avversario. La forza e la precisione di ogni tecnica era notevole e facevo fatica a tenergli testa. La mia fortuna era che potevo sfruttare le carcasse per evitare le sue prese.
Ad un certo punto l'uomo si fermò, si mise una mano dietro la schiena e tirò fuori due coltellacci per tagliare la carne. - Mi sono divertito, ma adesso basta scherzare - sorrise sadico.
- Oh, cazzo... - sbottai esausta.
Ero così impegnata a schivare e parare le sue tecniche che non mi ero accorta che fosse letteralmente disarmato e che stava solo giocando con me. Già era pericoloso a mani nude, con i coltelli sarebbe stato letale anche solo avvicinarsi.
Mi guardai attorno frenetica sperando di trovare qualcosa che potesse aiutarmi, ma non trovai nulla. Schivai i primi fendenti che tranciarono a metà i pezzi di carne appesi continuando a osservare disperata l'ambiente nei brevi momenti che mi dava il macellaio.
Schivai l'ennesimo attacco e con la coda dell'occhio li vidi: due uncini in metallo appesi a dei chiodi su una colonna quadrata in mattoni a pochi passi di distanza.
Corsi verso la carcassa più vicina mi ci aggrappai per raggiungere gli uncini e usandola come barriera provvisoria dagli attacchi della Strega Hashashin. Riuscii a prendere i due ganci poco prima di udire il rumore di carne che veniva squarciata. Abbassai lo sguardo notando una lama appuntita e larga trapassare le costole dell'animale morto aprendolo in due. Nel momento in cui vidi il viso dell'uomo capii quanto fosse furioso.
Scesi rotolando a terra per poi rialzarmi e mettermi in guardia. Attesi l'attacco dell'uomo approfittando di quei momenti per riprendere fiato.
- Stai diventando più forte mentre combatti - commentò lui.
- E allora? - chiesi cercando di respirare il più profondamente possibile.
- Se continuiamo così ancora per un po', sarà difficile per me eliminarti - rispose.
- Fottiti, maledetto psicopatico! - inveii.
Il macellaio attaccò per l'ennesima volta, ma parai alcuni colpi e ruotai di centottanta gradi perforandogli il fianco. Lui urlò e si girò per colpirmi con una delle lame, ma io strappai l'uncino dal suo corpo e con l'altro gli strappai il muscolo dell'avambraccio.
L'uomo si allontanò, appoggiò un ginocchio a terra e osservò le ferite preoccupato.
- Questi fanno male, vero maiale? - gli sbraitai entusiasta.
Lui si rialzò, si mise in bocca qualcosa e mi guardò truce. - Adesso ti ammazzo e basta.
Il mio entusiasmo si trasformo lentamente in puro terrore, le ferite che gli avevo inferto non erano che punture per lui. Sembrava non aver accusato per niente i colpi.
L'uomo fece uno scatto e provò a colpirmi ma io riuscii a parare ogni colpo e a disarmarlo agganciando i suoi coltelli con gli uncini e gettandoli lontano. Con quella mossa avevo perso a mia volta gli uncini ma almeno eravamo alla pari.
Io e il macellaio ci scambiammo pugni, calci e tecniche di sottomissione ma nessuno dei due voleva cedere.
Durante l'ultima di quelle prese stava per strangolarmi a morte, ma io con le unghie gli graffiai con tutta la forza che possedevo la ferita sul fianco e mi divincolai. Lui urlò di dolore e abbassò la guardia quindi ne approfittai per sferrargli una raffica di calci fino a farlo sbattere contro una delle colonne in mattoni. Gli diedi altri due pugni sulla ferita e altri calci in faccia con tutta la forza che mi era rimasta, ma lui rimase in piedi ad incassare ogni sferzata come se non gli importasse.
Infine riuscì a parare l'ultimo calcio, ad afferrarlo per poi farmi avvicinare e tirarmi una violenta testata sul setto nasale.
Indietreggiai stordita, provai a riprendermi ma lui mi diede un calcio frontale allo stomaco così forte che mi fece cadere a terra. Il dolore era così acuto che per qualche secondo non riuscii a respirare.
Non pensavo fosse così forte, pensai terrorizzata.
Quando rialzai la testa sgranai gli occhi, davanti a me c'era la bocca di una pistola, la mia pistola.
Chiusi gli occhi rassegnata, avevo fallito di nuovo. Per terminare la mia vendetta non avevo messo in conto di poter incontrare streghe più forti di me e per questo ci avevo rimesso la vita.
Abbassai la testa aspettando la mia esecuzione pensando: Mi dispiace tanto, Evaline!
Dalla mia destra udii un fischio e subito dopo lo sparo che mi fece sussultare. Dopo un paio di secondi sentii il tonfo di qualcosa di grosso che cadeva a terra.
- Questo è per aver torturato il mio amico, bastardo maniaco - ringhiò una voce femminile e famigliare.

mercoledì 2 maggio 2018

[Spinoff] Episodio 35


Il camion dell'immondizia che avevamo rubato e modificato nella settimana precedente era rumoroso, sembrava la cinghia del motore usurata. Ma per quello che doveva fare non serviva che fosse in perfette condizioni.
Warren era accanto a me con la sua maschera e gli occhiali con l'emoticon divertita che guidava fischiettando una canzone che davano alla radio.
- Cos'hai? - mi chiese.
- Cosa? - gli feci interrompendo i pensieri che mi passavano per la testa.
- È da quando siamo partiti che ansimi come una liceale innamorata, cos'hai? - specificò lui.
- Niente. Stavo solo pensando che forse era meglio se non vi avessi mai coinvolti in tutto questo - gli risposi.
- Sì, sarebbe stato meglio. Però se non lo avessi fatto a quest'ora saremmo stati tutti cibo per gli alligatori... o peggio. E poi non avremmo mai vissuto davvero. Saremmo rimasti in uno stupido garage ad hackerare inutilmente gente finché qualcuno non ci avrebbe preso o ucciso. - spiegò Warren.
- Guarda che il mondo delle streghe è proprio un posto dove potresti morire anche domani - replicai.
- Lo so. Lo ripeti fin troppe volte per dimenticarlo. Ma almeno il tuo mondo non è finto o pieno di maschere come nella società odierna. È selvaggio, genuino e devi essere forte per sopravvivere, ma soprattutto i legami restano per la vita, nel bene o nel male. È terrificante ed eccitante allo stesso tempo e sono felice di farne parte con i miei amici. Preferisco vivere poco nel tuo mondo che morire un giorno alla volta nel mondo normale. - mi disse Warren.
Sorrisi a quella spiegazione, era un bel modo di vedere il lato positivo del mondo delle streghe. - Se lo dici tu... - mi limitai a dire tornando a guardare la palude.
Arrivammo alla cittadina e ci fermammo sulla strada davanti l'entrata del forte. Alan avrebbe deviato il traffico per dieci minuti per evitare inutili incidenti.
- Siamo pronti? - fece Warren al cellulare collegato in chat con quello di Alan e Amita. - Bene.
L'entrata del forte era a cinquecento metri davanti a noi e chiusa da un cancello in legno scuro, sfondarlo col rostro che avevamo costruito e posizionato sull'elevatore anteriore del camion non sarebbe stato difficile.
- Questo piano è una follia - sbottai. Il problema erano gli uomini armati e le streghe che avremo incontrato all'interno.
- Andiamo, cherié, ti stai divertendo, dì la verità - rispose Warren mentre metteva “They're Coming To Take Me Away” sul cellulare.
- Scherzi, vero? - gli chiesi.
- Che c'è? Piano folle, canzone folle - mi rispose pigiando sull'acceleratore e sorridendo.
Mi misi in posizione tale da attutire il più possibile l'imminente impatto. Pezzi di legno e spranghe di ferro volarono ovunque mentre sfondavamo l'entrata e proseguivamo verso l'edificio più grande per poi schiantarci sul muro. Nonostante le precauzioni e i rinforzi all'interno dell'abitacolo la botta ci fece perdere i sensi per qualche secondo.
Scrollai la testa per farla smettere di girare notando dallo specchietto laterale che degli uomini stavano per raggiungerci. Guardai Warren cercare il cellulare e, una volta trovato, schiacciare lo schermo per aprire il retro del camion e attivare i centinaia di droni che avevamo programmato.
Tirai fuori le armi e uscii mirando ai primi due uomini che mi stavano per sparare. Caddero a terra morti con una ferita al petto e alla testa.
È un piano suicida, pensai mentre sentivo le gambe tremare.
Barcollando feci il giro stando attenta a non colpire i droni e raggiunsi il terzo uomo che colpii con il calcio della pistola prima che aggredisse Warren. Quando cadde a terra lo uccisi sferrandogli un calcio alla gola.
- Grazie - mi fece Warren sorpreso.
- Concentrati. Ora devi dare una mano a Amita per ripulire l'esterno, chiaro? - gli ordinai.
Lui annuì cercando di riprendere il controllo e, imbracciando l'arma del terzo uomo morto, cominciò a sparare alle vedette sopra i muri.
Io notai un'enorme vetrata antica, diedi una pacca sulla spalla a Warren per segnalargli che mi stavo per muovere e che mi serviva copertura. Lui sparò una breve raffica e io scattai verso la vetrata. Sparai quattro colpi per indebolire la struttura e con un mattone la mandai in frantumi.
Entrai nell'edificio, era una antica chiesa riconvertita in sala per vasche per creare streghe impazzite. Cercando di percorrere il più in fretta possibile la stanza, ma quattro uomini armati di armati di coltelli e spranghe di ferro mi si pararono davanti.
Non ho tempo per questo, pensai scocciata.
Rimasi immobile per qualche secondo, poi scattai verso una delle vasche per prendere lo slancio e scaricai entrambi i caricatori sui primi due uomini che stramazzarono al suolo in una pozza di sangue. Gli ultimi due, armati di coltelli, provarono ad attaccarmi appena posai i piedi a terra, ma io rotolai di lato e feci una spazzata al primo poi mi rialzai in guardia e diedi un calcio al secondo per allontanarlo.
I due si rialzarono e mi circondarono indecisi su come agire.
- Vi do una possibilità di sopravvivere, se scappate ora non vi seguirò - dissi cercando di guardarmi meglio attorno e trovare qualcosa che potesse essermi utile. L'unica cosa era un tubo penzolante alle mie spalle.
I due si misero a ridere guardandosi a vicenda sardonicamente.
Approfittai di quel momento di distrazione per gettare le pistole a terra, afferrare il tubo e staccarlo dal raccordo con uno strattone. I miei avversari provarono ad accoltellarmi ma con un calcio rovesciato colpii il primo e schivai il secondo di pochi centimetri per poi spaccargli il cranio col tubo. L'ultimo si riprese e provò a scappare.
Eh, no, bello mio. La proposta vale solo una volta, pensai.
Rincorsi il fuggitivo, presi la mira e lanciai il tubo di metallo tra le sue gambe. L'uomo ruzzolò a terra sbattendo il viso sul pavimento. Tossiva e sputava sangue.
Quando mi vide in piedi sopra di lui supplicò: - Ti prego, risparmiami.
Premetti il piede sul suo petto per tenerlo a terra, afferrai di nuovo il tubo e con l'estremità gli trapassai il cranio attraverso l'occhio sussurrandogli: - No!
Ripresi fiato, poi tornai indietro, raccolsi le pistole e le ricaricai. - Amita deve essere arrivata - commentai ad alta voce mentre ascoltavo gli spari all'esterno.