Salii
le scale che avevo davanti che arrivavano al primo piano. Una volta
salito percorsi una passerella in metallo che faceva da ponte sopra
la sala principale dove c'erano il resto delle vasche per creare
streghe impazzite.
Vedendo
quanti di quei contenitori erano presenti un quella sala capii quanto
fosse crudele e malata l'ambizione di Melinda Rodes. Devo fermarla
altrimenti ci sarà un'altra strage di streghe, pensai.
Andai
verso l'altro lato della passerella fino ad arrivare a una porta in
legno pregiato. L'aprii e davanti a me c'era una magnifica biblioteca
piena zeppa di libri, a terra erano sparsi fogli di carta e alcuni
cadaveri che, da come erano vestiti, dovevano essere di alcune
streghe impazzite sfuggite al controllo.
Da
sopra un balconcino in legno udii un applauso. - Sei arrivata fino a
qui. Complimenti - mi fece una donna.
-
Se vuoi parlare con me fatti vedere - le risposi.
Da
un corridoio dietro il balconcino fece capolino una donna dai capelli
biondi e corti, vestita in modo elegante e impeccabile. - Eccomi.
Contenta?
Il
mio cuore sussultò. È lei, pensai quasi incredula. È
Melinda Rodes.
Era
a pochi metri da me, sembrava quasi un insulto che fosse li sicura di
se stessa. Le puntai le armi e presi bene la mira. Lei per un
istante si irrigidì, ma appena prima di premere il grilletto
qualcosa colpì una delle pistole facendola cadere a terra
deconcentrandomi.
-
Davvero pensavi che non fossi preparata? Che stupida - mi schernì
Melinda.
Quattro
individui incappucciati con mantelli scuri uscirono da dietro gli
scaffali e le librerie, posizionandosi tra me e Melinda Rodes. Il
loro viso era nascosto dal cappuccio e non riuscivo a riconoscerli
nonostante avessi capito che si trattavano di streghe dalla loro
forza vitale.
-
Okay, proviamo il metodo di Evaline. Se mi lasciate passare vi
risparmio una morte orrenda - dissi alle quattro streghe.
-
Loro non ti ascolteranno. Obbediscono solo a me - rispose Melinda
Rodes.
-
Poco male, non mi crogiolerò nel dolo... - provai a replicare.
Uno
dei quattro fece un passo in avanti. - Non fare lo stesso errore di
tuo zio, Kaileena Mine nipote del despota Mei Song.
-
Mio zio non era un despota, ha solo cercato di aiutare la comunità
cinese a rialzarsi da cento anni di tirannia di Chan Fung. Ma come
fai a conoscermi? - chiesi infine confusa.
-
Era un despota perché il comando non era destinato a lui - fece
l'uomo incappucciato.
-
Oh, mio Dio. Sei la nipote di quel vecchio. È stato straordinario
come sia riuscito a tenere testa ad Arthur in quel modo e per così
tanto tempo. Se solo avesse avuto quarant'anni in meno avrei fatto di
tutto per andare a letto con lui - commentò Melinda Rodes.
Mi
vennero i brividi da nausea al solo pensiero. Poi capii, le uniche
che potevano sapere dove fosse lo zio Mei quella sera erano le sue
guardie del corpo, ossia i quattro maestri della gilda cinese.
Che
stupida, dovevo pensarci prima. Erano pure venuti al funerale dello
zio, mi rimproverai da sola.
-
Maestro Xan, Maestra Fei, Maestro Mi Xin e Maestra Asomi. Siete stati
voi a tradire lo zio - affermai disgustata.
Uno
a uno si tolsero i cappucci rivelando le loro fattezze, erano ragazzi
sui trent'anni di origine asiatica, uno tra loro spiccava più degli
altri per una vecchia cicatrice dal mento all'orecchio, Mi Xin.
-
Ovvio che lo abbiamo tradito. Non potevamo stare al servizio di un
vecchio rimbambito mentre il mondo delle streghe cambia sempre di più
ogni giorno che passa - rispose Mi Xin.
-
Quindi siete passati dall'essere comandati da un vecchio scorbutico
all'essere frustati e bacchettati da una puttana nipote di un
nazista? Bel cambiamento - battei le mani ironica. Ini realtà non
vedevo l'ora di ucciderli nel modo più doloroso possibile.
-
Mei Song era una delle Leggende ma il suo tempo era scaduto molti
anni fa - fece Fei cercando di creare in me compassione.
-
Allora facciamo assassinare tutti i vecchi del mondo, tanto non
servono più, gusto? - replicai.
-
Tu non capisci - commentò Xan. - Melinda ci ha mostrato un mondo
molto diverso da quello che tu conosci. Un mondo più grande,
immensamente più grane, con infinite possibilità.
Mi
misi a ridere. - Sembrate come quei fanatici che si uniscono alle
sette religiose.
-
Non sprecare il fiato, Maestro Xan. Finché non lo vedrà con i suoi
occhi non potrà capire - rispose Asomi.
Erano
completamente invasati dalle idiozie che Melinda gli aveva inculcato.
Non riuscivo a credere che dei maestri di arti marziali, nonché
Streghe Combattenti, come loro siano stati sottomessi o ingannati
così facilmente.
Scrollai
la testa incredula. - Porca miseria. Sei riuscita a fare a tutti loro
il lavaggio del cervello, eh? - chiesi a Melinda Rodes.
Melinda
si mise a ridere. - Sei così ignorante. Proprio come il tuo amato
zietto defunto. Ma sappi questo, è inutile provare a rimandare
l'inevitabile. Prima o poi questo mondo subirà un cambiamento così
radicale che sarà impossibile tornare indietro. E, sinceramente, non
vedo l'ora di assistere a quel momento.
-
Cazzo, donna. Sei davvero fuori di testa... - sbottai stizzita da
quello che avevo sentito.
-
Oh, può essere. Voi quattro, uccidetela - ordinò infine Melinda
Rodes.
I
quattro maestri si misero in guardia pronti ad attaccare.
-
Vi avverto, non sono più la randagia di una volta - dissi a tutti,
ma dai loro sguardi sembrava non fregare a nessuno.
Sapevo
di non avere speranze contro tutti e quattro assieme in un corpo a
corpo e per di più ero completamente esausta.
Decisi
di barare.
Con
un movimento veloce della mano puntai la pistola sulle ginocchia dei
primi due e premetti il grilletto. Mi Xin e Asomi urlarono e caddero
a terra feriti e sanguinanti. Con un'acrobazia, Xan e Fei
scavalcarono i primi due e corsero nella mia direzione.
Se
avessi sparato in quel momento non sarei mai riuscita a prenderli
entrambi e mi avrebbero raggiunta. Mi guardai attorno e notai la
seconda pistola vicino a una libreria a destra.
Mi
gettai in quella direzione evitando i loro attacchi, afferrai la
seconda pistola, mi girai e puntai le armi verso i due maestri.
Premetti il grilletto finché non riuscii a colpirli, Xan alla spalla
e Fei al braccio. Entrambi si ritirarono per soccorrere i loro
compagni.
Io
approfittai di quel momento per ricaricare le armi con gli ultimi
colpi, alzai lo sguardo verso il balcone ma Melinda Rodes era
sparita.
-
Merda! - urlai frustrata.
Era
a pochi metri di distanza e me l'ero fatta sfuggire come una
dilettante.
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