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lunedì 30 gennaio 2017

Stagione 2 Episodio 46



Tiffany aveva portato Thessa, ancora scossa, vicino a Valentine, che si era ripresa dallo sforzo mentale che aveva fatto, Jolene e Francis. Io, invece, avevo accompagnato Hirina, con ancora gli occhi arrossati, vicino al resto del gruppo.
- Sembra un sogno, ce l'abbiamo davvero fatta. - sospirò Francis.
Jolene appoggiò la fronte a quella di lui. - A quanto pare sì. Uniti siamo più forti.
Mi schiarii la voce e li guardai. - Ragazzi... - Loro si staccarono e ci guardarono.
- Sì, ma non è stato per niente facile... se non fossero arrivate Tiffany e la sua amica... - provò a dire ma si bloccò guardando verso di me.
Diedi una piccola spinta ad Hirina con il gomito. - Dai presentati. - Le sorrisi.
Lei fece un piccolo passo in avanti. - Ehm... mi chiamo Hirina e sono l'allieva della maestra Tiffany, piacere di conoscervi. - Tirò su col naso.
Jolene la guardò storta. - Hirina? Hai un nome molto comune per una che viene da un'altra dimensione. - Francis le diede una spinta per rimproverarla.
- Per... per diventare allieva devo ricevere un nome da adulta dal io maestro, quindi... - Guardò la sua maestra.
Tiffany sospirò. - E va bene. Le ho dato io quel nome. Era il nome di mia madre... contenti adesso? - Mi fissò imbarazzata.
Le sorrisi amorevolmente. Sapevo che provava n po' di invidia per i rapporto madre-figlia che avevo con Jolene, ma non avevo pensato che avesse colto l'occasione di adottare una “figlia” così facilmente. Ero felice per lei, ora non si sarebbe più sentita troppo inferiore ma una mia pari, ed era quello che volevo anche io.
Valentine si alzò con un po' di fatica e osservò intensamente Hirina. - Hirina, eh?
Le guance della ragazza arrossirono. - D... dimmi. - bofonchiò.
- Che tipo di strega sei? Non ho mai visto un'abilità simile alla tua. - continuò indicando le spade frantumate a terra.
Hirina aveva gli occhi bloccati su quelli di Valentine. - Nel mio clan venivamo chiamate Forgiapietra. Posso manipolare con la mente la terra, radunare e fondere particelle di ferro al loro interno per forgiare armi da mischia di ogni genere o misura. In questo senso il mio unico limite è la fantasia che possiedo. - Spiegò senza mai toglierle gli occhi di dosso.
Oh, mio Dio! Colpo di fulmine, mi disse Evaline. Io mi limitai a ridere.
- Quindi sai manipolare il metallo e la terra col pensiero? - ribadì Valentine sorpresa.
Hirina le si avvicinò. - Sì, è così.
- Ed è una abilità naturale? - continuò Valentine assorta nei suoi pensieri.
La ragazza le prese le mani e si avvicinò ulteriormente, quasi si toccavano. - Esattamente! - rispose con occhi sognanti.
- Ma non ho mai sentito nulla del genere nei miei... - Non riuscì a finire la frase che Hirina le aveva dato un bacio a stampo e l'aveva avvolta tra le sue braccia. Restammo tutti impietriti.
Valentine provò a staccarsela di dosso ma sembrava ancora troppo debole per riuscirci. La cosa mi dava un po' fastidio, Valentine era stata la mia prima ragazza dopotutto, ma allo stesso tempo mi divertiva.
Dopo qualche secondo Hirina si staccò. - Ma che ti salta in mente? - urlò Valentine.
La ragazza le scostò una ciocca di capelli. - Un veggente tempo fa mi ha predetto che l'anima destinata a starmi accanto mi stava aspettando e che l'avrei riconosciuta al colore verde oliva dei suoi occhi, ed eccoti qua. - spiegò.
Questa si che è bella, sorrise Evaline. Potrebbe funzionare come punizione.
Bell'idea!, risposi.
- Sai vero che ci sono moltissime persone con gli occhi come i miei? E poi, se ancora non l'avessi notato, sono una donna. - rimbeccò Valentine.
- Ma a me non importa, il cuore non ha sesso o pregiudizi. - Le sorrise Hirina.
- E poi tu non dovresti fare questo tipo di discorsi Valentine. Hai avuto relazioni con molte donne, tra le quali la mamma. - convenne Jolene.
- Non ha tutti i torti. - fece Tiffany.
Valentine mi guardò speranzosa di trovare sostegno, ma io avevo già un ghigno sul volto, e la sua speranza sparì. - Ho deciso. Valentine, ti prenderai cura di Hirina, mentre Tiffany le sarà da maestra, qualunque cosa voglia dire. - decretai.
Tiffany annuì. - Mi sta bene. - Sorrise.
Valentine mi guardò come un cucciolo bastonato. - No. No, no, no, non esiste. Ti prego. Tutto ma non questo... - protestò.
- Su, su. Non vedi che si è già affezionata a te. E poi devi espiare alle tue colpe e prenderti cura di qualcuno mi sembra una punizione più che giusta. - Le feci l'occhiolino. Lei mi guardò per un istante e poi mi sorrise. Aveva capito cosa intendevo dire.
Mi girai verso il mostro. - A proposito. L'amico tentacoloso qui sarà un grosso problema da spiegare. - feci preoccupato. Una “cosa” del genere in un edificio abbandonato non era per niente una buona idea e soprattutto non sarebbe passata inosservata.
Tiffany mi abbracciò da dietro. - Non c'è problema. Si dissolverà nel giro di un paio d'ore, è fatto interamente di forza vitale senza materia. Guarda. - Indicò le ali del mostro che stavano sparendo come frammenti di cenere dorata.
- Oh, okay. - E le diedi un bacio sulla guancia.
In quel momento, Thessa riaprì gli occhi. Era stordita ma sembrava essersi ripresa dal trauma.
Mi avvicinai e le chiesi: - Stai meglio adesso?
- Sì, grazie. - rispose. Poi si guardò attorno e vide i cadaveri dei suoi persecutori. - Li avete uccisi...
L'abbracciai in modo da non farle distogliere lo sguardo. - Era inevitabile. Tu, però, dovrai vivere una vita piena per ripagare il debito. Me lo prometti?
Le mi guardò per qualche secondo sorpresa, poi scoppiò a piangere, con il singhiozzo. - Te lo prometto! Grazie! Grazie! Grazie! - rispose gettandosi di nuovo sul mio petto e scoppiando a piangere.
Era rimasta sola tutto quel tempo e alla fine era riuscita a trovare noi, un gruppo di sbandate streghe con un senso dell'unione fuori dal comune. Era impossibile che la sua corazza non crollasse come u castello di carte.



  
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mercoledì 25 gennaio 2017

Stagione 2 Episodio 45



I piedi di Hirina, a contatto con il terreno, scivolavano come se lei stesse pattinando. In pochi istanti arrivò a portata di attacco e sferrò fendenti furiosi al ragazzo che riusciva facilmente a schivare. Arthur provò più di qualche volta a scappare di lato ma Hirina innalzò muri di roccia per impedirglielo. Notai che non aveva usato gesti, era come se la terra le obbedisse solo col pensiero.
Io approfittai del diversivo che mi aveva fornito Hirina e mi teletrasportai vicino a Thessa. Era sotto shock ma era ancora viva. Meno male. Sospirai sollevato. Feci un cenno a Tiffany che con uno scatto mi raggiunse in un istante.
Rimasi a bocca aperta, poi mi ripresi. - Ma cos'hai fatto in quel posto, hai assorbito la Forza della Velocità come Flash? - chiesi ironico.
- Quasi. Ho assorbito la forza vitale di un'intera città. Poco a poco si dissiperà e tornerò normale, almeno spero. - spiegò lei prima che potessi rimproverarla.
- Comunque rimarrai una Matriarca, lo sai? - ribadii.
- Sì, lo so. In ogni caso sarò più utile al gruppo di prima. - mi sorrise.
Sorrisi di rimando e le accarezzai dolcemente i capelli, poi tornai serio. - Tienila al sicuro finché io ed Hirina non avremmo finito. Ho in conto da regolare con quel bastardo.
Lei si sporse verso di me e mi baciò. - Ecco lo sguardo agguerrito di cui mi sono follemente innamorata. Vai e spaccagli il culo.
Restai di stucco a quella dichiarazione, non me lo aspettavo per niente. Sorrisi imbarazzato e le feci l'occhiolino. - Torno subito, non ti muovere.
Mi girai e notai che Hirina era in difficoltà. Sfoderai la spada, mi teletrasportai di nuovo di fianco alla ragazza e parai un fendente laterale. Hirina riprese il controllo e attaccò il fianco scoperto di Arthur ma lui riuscì a schivarlo.
Il ragazzo era pieno di graffi, abrasioni e scottature, ansimava ed era madido di sudore. Fece uno scatto indietro e, con uno sforzo considerevole, fece scaturire dal suo corpo fulmini viola e blu per costringerci ad indietreggiare. Un fulmine blu colpì in pieno Hirina che urlò e cadde sulle ginocchia.
- Stai bene? Ce la fai a continuare? - le domandai preoccupato.
Hirina aveva le convulsioni da scossa ma riuscì a fare di sì con la testa. Era ovvio che non ce l'avrebbe fatta.
Arthur aveva il fiato corto ed era piegato in due dalla fatica. L'attacco con i fulmini è più dispendioso di quello che credevo, ottimo. Sicuramente non lo userà di nuovo, pensai.
- Voi... voi non capite. Nemmeno tu, piccola ingrata. - invei Arthur guardando Hirina. - Il nostro mondo sta morendo... abbiamo bisogno di tutta la potenza possibile per sopravvivere. Quegli abomini devono essere eliminati prima che sia troppo tardi. - Cercava un briciolo di compassione negli occhi di entrambi ma io non riuscivo a seguire il discorso e non mi interessava.
- N... no... Arthur... Se tu prendi con la forza i poteri degli altri... diventi tu l'abominio. E comunque, sei l'unico ad averli visti... non ci... sono prove... di quello che dici. - rispose Hirina tremando.
- Non mi credi quindi... - sbuffò sarcastico Arthur. - Allora perché avrei fatto tutto questo? Eh? - chiese raddrizzando la schiena.
Hirina inspirò ed espirò profondamente per calmare i nervi. - Perché sei pazzo. Sei in questo stato da quando... sei caduto in quel burrone anni fa. Ti abbiamo trovato a vagare vicino... al torrente e vaneggiare su creature aberranti... e altre diavolerie. E dopo qualche mese hai sterminato il tuo stesso clan rubando la loro forza vitale. Sei intossicato da tutte quelle anime desiderose di andarsene dal tuo corpo. - spiegò anche se sembrava una supplica. In quell'istante capii che non sarebbe riuscita ad ucciderlo.
Lui scoppiò a ridere, la sua solita risata fastidiosa simile a quella di una iena. - Perché erano alla foce del ruscello. Io li ho visti che si replicavano... e divoravano tutto... Ma forse... forse hai ragione. Sono pazzo. Che ne dici allora di liberarmi da questo fardello, cugina. - sbraitò infine creando nuove lame di acciaio sui suoi avambracci.
Io conficcai la Honjo Masamune al terreno nell'incavo tra due piastrelle scheggiate e presi le spade di Hirina e intuii immediatamente come usarle. Era strano ma, nonostante le lame fossero ancora incandescenti, l'impugnatura era appena tiepida. - Queste le uso io, tu prenditi cura della mia Honjo. Sta attenta perché tengo molto a quella spada. - Le feci un cenno. All'inizio mi guardò confusa ma poi fisso la spada e mi sorrise. Aveva capito.
Attaccai Arthur con fendenti precisi e ponderati, avevo bisogno di tempo per far si che il piano funzionasse. Lui parò la maggior parte dei colpi ma alcuni miei fendenti iniziali gli procurarono altri tagli alla gamba e alle braccia.
Quindi la teoria ha un fondamento fisico! sorrisi.
Ci scambiammo altri colpi e incrociammo le lame un paio di volte per poi allontanarci a prendere fiato. Io mi misi in guardia con una spada sopra la testa e l'altra sul fianco.
Lui si mise di nuovo a ridere. - A quanto pare il numero non fa la differenza.
Sentii qualcosa scricchiolare. Spostai lo sguardo sulle spade si stavano scheggiando ed erano tornate di un griglio annerito. Merda, il raffreddamento lento ha indebolito la struttura del metallo. esclamò Evaline.
Okay, ora ripeti in lingua comprensibile, grazie... le risposi.
Evaline non fece in tempo a rispondermi che Arthur si lanciò verso di me e con entrambe le sue lame d'acciaio mi sferrò un fendente all'altezza della testa. Parai istintivamente il colpo che frantumò le armi di Hirina, mi rotolai di lato per evitare di finire decapitato.
Mi rialzai pronto a ricevere un altro fendente ma Arthur aveva continuato a correre verso la cugina. Hirina era indifesa con le mani appoggiate sulla lama della katana che era diventata arancione.
Gettai le spade a terra e mi teletrasportai davanti ad Hirina, disincastrai con un gesto netto la katana dal terreno e menai una stoccata all'indietro. Udii quasi immediatamente il rumore di qualcosa che sfrigolava seguito da un odore di carne bruciata. Ero riuscito istintivamente ad entrare nella guardia di Arthur e colpirlo.
- Tu? Come... hai... fatto a... capire? - mi domando incredulo Arthur.
- Durante il combattimento contro lo Stregone, al cimitero di qualche mese fa, ho notato che ogni colpo che subivi veniva bloccato da qualcosa di invisibile. All'inizio pensavo fosse una barriera d'aria compressa. Ieri c'è stato l'attacco alla USS Samaritan e in quell'occasione i proiettili sparati dal fucile d'assalto di Frank deviavano il loro percorso verso l'alto. Ed infine Hirina ha detto che l'unica in grado di penetrare le tue difese era lei. Lì ho capito: usavi un campo magnetico repulsivo attorno al tuo corpo. L'unica cosa in grado di penetrare quel tipo di difesa è qualcosa con una temperatura superiore ai duemila gradi, ed Hirina ha la capacità di far mantenere una tale temperatura al metallo senza farlo sciogliere, come ha fatto con questa katana.
Arthur rise. - Intelligente... avevo ragione, dovevamo uccidervi quando eravate ancora deboli... - Sputò sangue, poi guardò sua cugina. - Sarò anche pazzo e intossicato... ma non ho mentito. Ti prego... salva il... salvalo... Ti prego... - E smise di respirare. Osservai i suoi occhi, stava piangendo e Hirina a stento stava trattenendo le lacrime.
Con delicatezza posa il corpo di Arthur a terra, estrassi la katana dal suo petto e la rinfoderai. Abbracciai Hirina, la sua vendetta si era compiuta e sapevo che il senso di vuoto che provava l'avrebbe disorientata. Scoppiò a piangere per gettare fuori tutto ciò che aveva tenuto nel profondo. Era stata forte fino a quel momento ma doveva andare avanti e noi l'avremo aiutata in quella impresa.




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mercoledì 18 gennaio 2017

Stagione 2 Episodio 44




Valentine si girò verso di noi. Aveva la camicia e la faccia coperti di sangue e aveva il fiatone. Sembrava esausta, aveva parato l'onda d'energia con la telecinesi innalzando un muro e aperto la cassa toracica di Marcus ma non pensavo che potesse richiedere molti sforzi per una Matriarca come lei.
Mi sorrise. - A quanto pare stavolta ho esagerato un po'... - E si accasciò a terra priva di sensi.
Francis e Jolene corsero per portarle soccorso. - Non doveva trattenere anche gli altri quattro, ce l'avremo fatta anche noi contro di loro. - disse Jolene. - Non puoi esserne certa. Quelli sono gli stessi che ha affrontato Tiffany in palestra da Mei. Erano indubbiamente forti. - controbatté Francis. Jolene rimase in silenzio e si prodigò a pulire il viso a Valentine con un fazzoletto.
- Cavolo, quella tizia con la frangetta non scherza. - esclamò Hirina. Aveva lo sguardo affascinato mentre osservava Valentine.
- E dovresti vedere quando è incazzata. - replicai. - E tu chi sei? - le chiesi poi.
Lei conficcò la spada nel terreno: il calore della lama fece sciogliere il cemento e le piastrelle che scese come un coltello conficcato nel burro. Poi mi porse la mano. - Hirina, allieva della maestra Tiffany, piacere.
Le strinsi la mano. - Evaline, fidanzata di Tiffany, piacere mio, credo. - Mi voltai verso Tiffany. - Cosa? Maestra? -
- Storia lunga, te la racconto dopo. - provò a dire ma continuai a fissarla. - T... tu hai una figlia adottiva e io una allieva, siamo pari. - si lamentò. - Ora abbiamo un problema più urgente da risolvere. - Guardò il mostro che si stava muovendo.
Per un attimo avevo temuto che la creatura si rialzasse e ci attaccasse, poi però, da sotto la testa, era sbucata una mano. Dopo qualche secondo l'uomo dalla testa pelata alzò di peso il capo della creatura e gettandola di lato. Aveva solo la narice destra sanguinante.
È ancora vivo? pensai incredulo. - Quel tizio non molla. - sbottai.
Tiffany avanzò e si frappose tra me e l'uomo. - Se permetti, vorrei pensarci io.
- Tifa, no. Ti ho appena ritrovata, non ho intenzione di perderti di nuovo. - le risposi. Lei girò il volto verso di me e sorrise. Capii improvvisamente che le mie paure erano infondate e che dovevo fidarmi di lei. - D'accordo. Ma la promessa che mi hai fatto un anno fa è ancora valida: non morire. - le ordinai infine.
- Tranquilla amore, ci metterò un attimo! - mi fece l'occhiolino. Notai che il suo sguardo era in qualche modo cambiato, aveva un luccichio innaturale. Era come se fosse entrata in Trance.
No, non è possibile! Lei non è una Matriarca. Strabuzzai gli occhi.
Invece è possibile. Controlla la sua forza vitale. È impressionante quanto sia forte. Sentivo che anche Evaline era rimasta stupefatta da quello che vedeva.
Mi concentrai sulla forza vitale di Tiffany e subito capii cosa intendesse dire Evaline: la sfera che delineava il centro di quella forza, all'altezza dell'ombelico, era così grande che copriva quasi interamente la sagoma della ragazza.
È una Matriarca... Feci nella mia testa. Quella ragazza è davvero incredibile! Sorrise Evaline.
L'avversario di Tiffany si portò davanti a lei e si mise a ridere. - Vuoi batterti solo tu?
- Sì, questo è il piano. - rispose lei facendo stretching alle gambe.
L'uomo rise incredulo. - Cosa vorresti fare scusa?
- Voglio farti molto male. Spero di non ucciderti, ma dubito fortemente di riuscire a trattenermi fino a quel punto, devo ancora abituarmi a questa forza. - Sorrise terminando i suoi esercizi.
- Tu sei pazza. Sai che io sono indistruttibile? Cento anime si sono sacrificate per darmi questa invulnerabilità, non posso essere ferito. E tu non puoi uccidermi. - sbraitò furioso l'uomo.
- Come ti chiami? - gli chiese lei.
- Kirant. - rispose lui.
- Bé, Kirant, indubbiamente sei molto resistente, sei sopravvissuto ad una testata di quella cosa... - Indicò la creatura. - Ma non sei per niente indistruttibile. - dichiarò Tiffany. Poi si mise in guardia.
Kirant sbuffò. - E cosa te lo fa pensare?
Tiffany scattò in avanti con una velocità che a stento riuscii a vederla ed entrò nella guardia del suo avversario e si fermò a guardarlo. - Dal fatto che stai sanguinando dal naso.
Lui, preso alla sprovvista, provò a reagire ma era troppo tardi. Tiffany tirò un diretto in faccia a Kirant e subito dopo sparì dalla mia vista. Quasi contemporaneamente una colonna in cemento si sgretolò alzando una nuvola di polvere.
Provai a percepire la forza vitale di Kirant ma non sentii nulla. Dopo pochi istanti la polvere si diradò rivelando il destino che l'uomo indistruttibile aveva subito: il suo collo era girato a centottanta gradi e dal quantitativo di sangue che stava uscendo dal viso, molto probabilmente non aveva più una faccia. La sua gamba destra aveva spasmi involontari, era morto sul colpo.
L'intero ambiente rimase in silenzio. Un solo colpo. Lo ha ucciso con un solo colpo. mi disse Evaline stupefatta. Ho visto. risposi sorpreso quanto lei.
- Poveretta chi se la porta a letto... - sussurrò Jolene.
Alzai timidamente la mano. - Sono io quella poveretta.
- Lo so. - Rise sotto i baffi. La guardai male in risposta e lei fece spallucce.
Tiffany si girò verso di me sorridendo. - Visto? Penso che Kirant non potrà fare più male a nessuno.
- Sì ho visto, ma non dovresti dare le spalle al nemico. - le risposi preoccupato.
- Chi? - Si girò verso Arthur. - Quel tizio vestito con un dubbioso stile rock anni ottanta? È in catalessi da quando siamo arrivate io ed Hirina. - sorrise Tiffany.
- Di chi parli, maestra? - chiese la ragazza. Osservò attentamente Arthur, poi la sua espressione cambiò di colpo, era infuriata. - Arthur... tu... maledetto bastardo.
- Lo conosci?
Hirina afferrò la spada che aveva conficcato nel terreno e la estrasse dal terreno. - Puoi scommetterci che lo conosco, è mio cugino. Quel maledetto ha ucciso e rubato le capacità dell'intero clan Asath per diventare sempre più forte. È una vita che lo cerco. Lo avevo trovato mesi fa. Poi un suo amico, Emris, mi ha esiliata a Samat dove ho incontrato la maestra Tiffany. - La spada era tornata ad essere un tizzone ardente.
- Emris? Quindi Emris era un loro compagno? - Guardai Tiffany che aveva l'espressione corrucciata. - Ho capito, storia lunga. Comunque, mi dispiace ma quel figlio di puttana è mio.
- Cos...? No, non esiste. Ti farai ammazzare se lo affronti. Io sono l'unica in grado di penetrare la sua barriera invisibile. - spiegò.
Per un istante tornai con la memoria alla sera in cui Mei aveva combattuto contro Arthur e di come non era riuscito a colpirlo nemmeno una volta nonostante la superiorità di forza. Ragionai su quale potere potesse dare ad Arthur una tale protezione. Poi ricordai un programma di Discovery Channel. Ho un piano! decretai.
Sì, con un potere come quello di Hirina possiamo vincere. confermò Evaline.
Sospirai per trattenere la risata, alla fine era una cosa così stupido che per poco non svelavo il piano.
- D'accordo. Allora facciamo così: chi prima arriva meglio alloggia, senza intralciarci a vicenda. Ti sta bene? - Le porsi la mano per suggellare l'accordo.
Hirina mi strinse la mano. - Che vinca la migliore... Cioè io. - E si lanciò verso Arthur che si era messo in guardia.




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sabato 14 gennaio 2017

Recensione Del Blog: Un Libro Nel Cassetto

Lonely Souls è un urban fantasy con una trama originale che ci propone il mondo della stregoneria in un'ottica decisamente diversa dal solito. Le streghe che ci troviamo difronte infatti non sono solo alle prese con formule e incantesimi, ma sono vere e proprie combattenti dato che la storia si svolge in un mondo molto cruento dove le congreghe di streghe sono sempre sul piede di guerra, pronte a battersi per ottenere più potere e difendere il proprio territorio.
Azione, magia, personaggi particolari e storie d'amore piccanti: sono sicuramente tra i punti a favore di questo libro, il cui miglior pregio rimane senza ombra di dubbio il protagonista. L'idea che Erik finisca nel corpo di Evaline dopo aver subito un aggressione è semplicemente brillante.
Ci sono però delle cose che possono essere migliorate.
Lonely Souls risente un po' dell'inesperienza del suo autore, che si riflette in alcuni aspetti della storia che risultano poco sviluppati.
Due elementi cardine di ogni storia sono il contesto fisico e temporale e qui entrambi sono carenti. Pur avendo scelto come ambientazione una delle città più suggestive e circondata da un'aura mistica, New Orleans non viene quasi descritta all'interno della storia né tanto meno viene integrata nella narrazione, tanto che se venisse sostituita con una qualsiasi altra città, la trama non risulterebbe alterata.
Anche la dimensione temporale presenta alcune carenze, che si riflettono immancabilmente sulla trama.
La storia, come già detto, è estremamente ricca di azione tuttavia ben presto, andando avanti con la lettura, ho avuto la sensazione che stessero succedendo tante, troppe cose in modo ravvicinato. In parte questa sensazione è dovuta al fatto che si è scelto di tagliare sistematicamente quei momenti (giorni/settimane) in cui non c'è un combattimento da affrontare (o un'azione diretta da intraprendere) e che avrebbero potuto rallentare il ritmo di una narrazione che alla fine risulta troppo carica e quindi poco verosimile.
La scelta di centrare la trama sulla sola azione, fa si che i personaggi risultino poco approfonditi, mancando momenti di riflessione e introspezione. In particolare mi è dispiaciuto vedere il rapporto tra Evaline e Erik prendere forma solo verso la fine, perché la particolarità della loro situazione mi ha affascinata tantissimo e meritava uno sviluppo un po' più articolato.
Ultimo piccolo appunto è la necessità di una revisione per la storia che risulta ricca di refusi e ripetizioni. Nel mio piccolo quindi mi sento di dire che Andrea Romanato ha uno stile interessante, ma ancora immaturo su cui senza dubbio deve lavorare.
Leggendo Lonely Souls ho avuto la sensazione di trovarmi davanti più ad una storia a capitoli che ad un romanzo coeso, però nonostante questo l'ho trovato un libro originale e ricca di potenzialità.
Due stelline.



mercoledì 11 gennaio 2017

Stagione 2 Episodio 43



Mi avvicinai alla creatura con un po' di timore e mi rivolsi alla ragazza col cappello a punta: - Sei in ritardo. - Era strano ma ad ogni passo che facevo sentivo affiorare sentimenti contrastanti: rabbia, felicità, imbarazzo, nervosismo...
Entrambe si girarono verso di me, poi quella con il cappello rispose: - Scusa... - Fece un salto per scendere dalla creatura e si tolse il copricapo. - ...avevo da fare! - mi sorrise Tiffany indicando l'essere dietro di lei.
Il mio cuore perse un battito. Era davvero lei. Il suo viso, la sua voce. Era sicuramente lei. Non riuscivo ancora a credere a quello che stavano vedendo i miei occhi. I sentimenti che provavo ormai si erano fusi tra loro e non riuscii a trattenermi.
Mi avvicinai quanto bastava e le tirai uno schiaffo alla guancia. - Come hai potuto? - domandai.
- Hai fatto un grave errore. Ora la mia maestra ti farà molto male. - intervenne la ragazza con le spade ardenti. Io la ignorai e continuai a fissare la mia rediviva compagna.
- Hirina, basta. - sussurrò Tiffany. Hirina si ammutolì immediatamente.
Tiffany rimase immobile con il volto di lato per qualche secondo poi tornò a guardarmi, ma io continuai: - Come ti è venuta l'idea di gettarti in quel portale? Come hai potuto lasciarmi qui da sola a vivere in questo di inferno? - Le lacrime scesero senza che riuscissi a fermarle.
- Quello in cui mi trovavo io era l'inferno... - provò a scusarsi.
- Non m'importa. La prossima volta abbi almeno la decenza di portarmi con te. Ho vissuto tre mesi sprofondando nell'oscurità e tu sei l'unica luce che mi fa andare avanti in questa pazzia... Senza di te io... io... - Cercai di finire ma non ci riuscii.
Lei mi prese dolcemente le guance. - Mi dispiace. Davvero, mi dispiace. Non credevo che qui fosse passato così tanto tempo. Se lo avessi saputo avrei fatto più in fretta a tornare. Anch'io senza di te non riuscirei a sopportare questo mondo. - I suoi occhi erano sinceri.
Le portai le braccia alle spalle e sprofondai con il viso nell'incavo suo collo e lei mi abbracciò forte coccolandomi la schiena e i capelli. Amavo quando mi accarezzava, il suo profumo e sentite il suo corpo contro il mio. Amavo Tiffany.
Improvvisamente un'onda d'urto mi fece risvegliare dalla sensazione di benessere che provavo. Mi scostai e diedi un'occhiata: un muro di energia verde illuminava l'ambiente e Valentine era tra noi e la barriera.
Una volta finito l'attacco Valentine ringhiò: - Come osi interrompere le nostre sacerdotesse? - Aveva il volto truce.
- Voi avete interrotto un importante rito. Quella Primigenia Cronocineta possiede il potere di sconfiggere ogni nemico, e a noi serve quel potere. - rispose Marcus.
Francis si portò sul fianco destro di Valentine. - Era una domanda retorica, non serviva rispondere. -
Jolene si mise sul fianco sinistro. - Esatto. Ti faremo fuori in ogni caso, stronzo. -
Marcus si mise in guardia. - Provateci! -
Jolene incoccò una freccia e la scagliò contro l'uomo che con facilità deviò il proiettile. Lei continuò a scoccare frecce ma Marcus riuscì a schivare e parare ogni colpo. Nel frattempo, Francis aveva approfittato dell'attacco di Jolene per avvicinarsi all'avversario e menare alcuni fendenti ma Marcus, ancora una volta, riuscì a schivare tutti i colpi indietreggiando di alcuni passi.
Da dietro le spalle dell'uomo, quattro figure incappucciate si erano avvicinate al luogo della battaglia costringendo Francis a tornare da Valentine.
- Merda. Si fa proteggere dai suoi amichetti del cuore. - sbottò Francis.
- Ho visto. - rispose svogliatamente Valentine. Aveva lo sguardo rivolto all'edificio che si vedeva dall'enorme vetrata sul tetto e sorrideva. - Francis, presta le tue spade a Jolene. Jolene, lascia giù l'arco, con quei tizi non ti servirà.
Jolene la guardò male. - Ma... - provò a replicare.
Valentine appoggiò la mano sulla spalla di Jolene. - Tranquilla. Voi attaccate Marcus senza curarvi degli altri quattro. Mi raccomando, non esagerate ma cercate di girarlo di schiena rispetto a me. - spiegò sorridendo. Sembrava sicura di se e capii che aveva intuito il mio piano, usare Kaileena per eliminare i quattro incappucciati.
Francis diede le spade a Jolene e fece scattare le lame flessibili sui parabracci neri. - Spero tu abbia ragione.
I due ragazzi si guardarono e cominciarono ad avanzare. Marcus attaccò Jolene con un fendente dall'alto ma lei riuscì, anche se con molta difficoltà, a parare quel colpo e altri fendenti laterali. Francis provò ad attaccarlo facendo roteare le lame flessibili, ma Marcus con un gesto rapido del polso riuscì di nuovo a parare con la sua doppia lama. Jolene rotolò in avanti attirando l'attenzione dell'avversario che si girò, poi sorrise e fece un segno ai quattro alle spalle della ragazza.
Appena fecero un passo in avanti furono colpiti tutti e quattro: uno alla testa, il secondo al collo, il terzo al petto, e il quarto alla spalla e in mezzo agli occhi.
Francis si posizionò accanto a Jolene ed entrambi si misero in guardia.
- Maledetti bastardi, avete usato stupidi trucchetti per eliminare i nostri accoliti. - sbraitò Marcus. Sembrava furioso e attorno al suo corpo un alone verde stava diventando sempre più intenso. La sua forza vitale stava aumentando.
- Avete oltrepassato il limite. Siete solo dei ragazzini indisciplinati che meritano una punizione. - inveì Marcus caricando l'arma sopra la sua testa per lanciare un colpo di forza vitale, ma si bloccò.
- Davvero pensi che ti lascerò far del male ai miei ragazzi? - domandò Valentine. Si era avvicinata di soppiatto e gli aveva appoggiato la mano sulla schiena nuda.
- L'unico modo per fermarmi è uccidermi. E come intendi fare, con coccole e carezze? - rise Marcus.
Valentine sbuffò. - Ti racconterò una storia. Molto tempo fa conobbi dei guerrieri davvero spietati. Venivano dal nord e conoscevano metodi davvero originali per provocare dolore. Una in particolare era così crudele che venne usata raramente, si chiamava aquila di sangue. - spiegò.
- E quindi? Arriva al punto. - commentò spazientito Marcus.
- Il punto è che sono stata io ad insegnare a loro come si esegue questa tortura. - gli sussurrò le all'orecchio.
Incredulo Marcus rise. Sembrava voler dire qualcosa ma non ne aveva avuto il tempo. Cominciò ad emettere rantoli di dolore mentre la schiena cominciava a muoversi in modo strano, irregolare. Una linea rossa percorse l'intera spina dorsale per poi aprirsi e far vedere le scapole e le costole. Lui urlò dallo strazio che stava sopportando. Rumori di costole che staccavano dalla spina dorsale mi arrivò alle orecchie.
Non riuscii a distogliere lo sguardo, nell'altra realtà aveva ucciso Jolene e Francis a sangue freddo, dovevo vedere fino alla fine.
Le costole cominciarono ad aprirsi come se fossero ali. Marcus si inginocchiò tra urla strazianti e imprecazioni lasciò cadere la sua arma. Infine Valentine fece cadere a terra i polmoni dell'uomo che, prima di cadere a terra morto, rimase a boccheggiare per una trentina di secondi.




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domenica 8 gennaio 2017

Sarah Gilmore vol. 1 - Fabio Fanelli

Abbandonata in fasce, davanti alla porta di un convento, Sarah venne adottata da una famiglia del luogo che le dona tutto l'amore di cui aveva bisogno. Condurrà una vita normale fino a quando, in una normale giornata estiva incontrerà Atena.
La donna misteriosa gli aprirà le
porte di un nuovo mondo, un mondo magico dove Sarah andrà ad occupare un ruolo fondamentale. Verrà a conoscenza della storia dei suoi veri genitori, ereditando da sua madre, Penelope, un libro potente, bramato dalle forze oscure: il Grimorio.
Riuscirà Sarah a fermare la Triade che
vuole ottenere il Grimorio a tutti i costi?
Riuscirà ad adattarsi ad una nuova
vita piena di pericoli e di ostacoli da superare?

sabato 7 gennaio 2017

Quando dal cielo cadevano le stelle. - Federica Pannocchia


Quando dal cielo cadevano le stelle

Sinossi: Lia ha tredici anni. È una ragazzina italiana piena di sogni e di allegria, con l’unica colpa di essere ebrea durante la seconda guerra mondiale. Dallo scoppio delle leggi razziali la sua vita cambia, e con la sua famiglia è costretta a rifugiarsi in numerosi nascondigli, a sparire dal mondo. Da quel mondo di cui vuole fare disperatamente parte. Passano gli anni, conditi da giornate piene di vicende, di primi amori, di paure e di speranze, come quella più grande, la speranza che presto la guerra finirà. Ma nessuno ha preparato Lia alla rabbia dei nazisti. Il 16 ottobre 1943, la comunità ebraica del ghetto di Roma viene rastrellata dalla Gestapo e i nazisti le ricorderanno che una ragazzina ebrea non ha il diritto di sognare, di sperare, di amare. Di vivere. Lia sarà deportata ad Auschwitz con la sua famiglia, e da quel giorno avrà inizio il suo incubo. Terrore, lavoro, malattie, camere a gas, morti. E determinazione. Quella che Lia non vuole abbandonare. Quella determinazione che vorrà usare per gridare al mondo di non dimenticare. Quella determinazione che brillerà nei suoi occhi quando il freddo sarà troppo pungente, quando la fame sarà lancinante, quando la morte sarà troppo vicina e quando sarà deportata in altri campi di concentramento.

Link d'acquisto - sito casa editrice Eden Editori: http://edeneditori.com/it/prodotto/dal-cielo-cadevano-le-stelle/

Sito Associazione: www.unponteperannefrank.org

giovedì 5 gennaio 2017

Stagione 2 Episodio 42



Diedi un forte calcio alla porta d'ingresso per sfondarla, quel gesto mi sembrava la cosa più giusta e figa da fare. Peccato, però, che non era successo niente, la porta rimase chiusa. Restai immobile a fissare la catena, non mi ero accorto fosse ancora chiusa con il lucchetto.
Che figura di merda! pensai, poi mi girai e sconsolato ordinai a Francis: - Pensaci tu! - Infine mi spostai per fare spazio con la testa abbassata.
Valentine sbuffò e forzò con la mente il lucchetto, poi Francis diede un calcio all'altezza della serratura che saltò e la porta si spalancò con un forte frastuono.
Entrammo nell'edificio, il deja-vù era particolarmente dettagliato: i due corridoi illuminati dalla colonna energetica, i cocci che tremavano per le vibrazioni, il generatore che a malapena si riusciva ad udirne il motore... tutto uguale alla versione in cui tutti morivano.
Tranquillo, mi fece Evaline. Il nostro piano funzionerà. Sembrava davvero sicura di se.
Speriamo bene, non so se riuscirò a sopportare di nuovo un tale supplizio, le risposi.
Presi dalla tasca il cellulare e controllai l'ora, mancava poco al grande evento. Ero nervoso e tremavo dall'emozione. Feci un profondo respiro ed imboccai il corridoio a destra seguito dai miei compagni che rimasero tutto il tempo guardinghi.
Raggiunsi la parte finale del corridoio. - Fermi. Non ancora. - ordinai al gruppo guardando ancora il cellulare.
- Perché ci fermiamo? Se completano il rito... - provò a dire Valentine.
- Sì, sì. Thessa muore e le ruberanno il potere di modificare il tempo. Ma non succederà. - Le feci l'occhiolino.
Valentine mi guardò torva, ancora non riusciva a capire cosa avessi in mente. Poi però chiuse gli occhi, respirò profondamente e riapri gli occhi per guardarmi di nuovo. - Va bene. Mi fiderò di te. Ma se ti sbagli... - rispose.
- Non sbaglierò. In questo momento sono la strega più potente del pianeta. - Sorrisi.
Le urla di dolore di Thessa erano come delle lame allo stomaco ma non potevo farci nulla, dovevo aspettare altri tre minuti prima di agire.
Feci capolino all'angolo per vedere la situazione. La scena era simile a quella che avevo vissuto nell'altra realtà, ma aveva alcune differenze: cinque figure erano al pian terreno mentre le altre due erano a quello che tempo prima era il terzo piano ma che ora era un semplice terrazzo in cemento. La litania in lingua stregonesca era inconfondibile nonostante il rumore delle vibrazioni. In mezzo alla colonna di luce intravvedevo Thessa, sospesa a un metro d'altezza con le braccia e le gambe aperte, la luce proveniva da lei.
Il cellulare vibrò, era il segnale per agire. Feci segno agli altri di seguirmi facendo piano e di appoggiarci al muro accanto all'uscita del corridoio, mi serviva più spazio possibile.
- Reggetemi il gioco. Qualunque cosa accada, non muovetevi da quest'area. - Mostrai alcune rovine a pochi metri dalla nostra posizione. Fecero tutti di si con la testa anche se non sembravano capire il mio piano.
Bene, inizia lo show! fece Evaline euforica.
Spacchiamogli il culo. le sorrisi.
Riempii i polmoni d'aria. - Ehi, coglione con la croce rovesciata sul petto. - urlai.
L'uomo e Marcus accanto a lui al terzo piano si girarono sorpresi - Ancora voi? - fece l'uomo.
- Salve, vi siamo mancati? - Alzai la mano in segno di saluto.
- Sarebbe stato più saggio se foste rimasti a casa, vi sareste risparmiati dolore inutile. - commentò Marcus.
Sbuffai. - Che vuoi farci. Siamo streghe, siamo fatte così! - risposi sorridendo. - E poi volevo cogliere l'opportunità di specchiarmi sulla testa pelata del tuo fidanzato.
L'uomo guardò Marcus e si mise a ridere. - Allora hai fatto male. Nessuno di voi uscirà vivo da questo luogo. - replicò e avanzò di qualche passo.
- Non lo so, sai?! Secondo me ti da troppe arie da duro in stile anni ottanta, quando in realtà non sei altro che un glabro di merda. - Sorrisi. Poi guardai gli altri del mio gruppo. - Cavolo, mi sa che ho offeso le persone glabre includendo anche lui nel loro gruppo... mi sto vergognando per questo.
Lui si avvicinò al bordo del terrazzo. - Se fossi in te la smetterei di offendere. Potresti morire molto, molto lentamente e dopo i tuoi sciocchi amichetti.
Strattonai Jolene e Valentine accanto a me. - Oh mio Dio. Atterraggio da supereroe. Atterraggio da supereroe. Atterraggio da supereroe.
L'uomo si lasciò cadere e atterrò accucciato su un ginocchio con un tonfo, e infine si rialzò come se non avesse fatto un salto di nove metri.
Mi misi a battere le mani ed esultai. - Atterraggio da supereroe! È sempre una figata da vedere ma è un vero suplizio per le ginocchia, credetemi. - aggiunsi guardando gli altri che avevano uno sguardo misto tra l'imbarazzo e il perplesso.
Lui cominciò ad avanzare verso di noi. - Siete solo voi quattro?
- Scusa, ma è difficile rispondere quando la luce di quella colonna si riflette sulla tua testa calva. - risposi. Con la coda dell'occhio notai dei fulmini rossi sul soffitto.
- Non prendi sul serio la mia forza a quanto pare. - commentò. Stava cominciando ad innervosirsi.
- Io prendo in seria considerazione la tua calvizia... - provai a dire.
La faccia dell'uomo si contrasse in una smorfia di rabbia. - Io non sono pelato, calvo e nemmeno glabro. Non possiedo peli per colpa del rito che rende la mia pelle indistruttibile. È il prezzo che ho dovuto pagare quindi non permetterti mai più di offendermi, puttana. - sbraitò. Aveva il fiato corto da quanto forte avesse urlato.
Io rimasi un po' stupito da quella reazione improvvisa. Non pensavo di essere così bravo a far perdere le staffe alla gente. pensai.
Oh, sì. Lo sei. Comunque ha funzionato, è proprio sotto al portale, mi fece notare Evaline.
I fulmini si erano fatti più intensi e più frequenti. Dopo un paio di secondi un cerchio energetico rosso si era aperto sul soffitto, l'uomo era così concentrato su di me che non si era accorto di nulla.
Avanzai di qualche passo. - Ehi, pelato! - lo chiamai con le braccia incrociate sul petto.
- Che cosa vuoi? - Mi lanciò uno sguardo iniettato di sangue. In quel momento, un mostro enorme con la testa simile a quella di un polpo e contornata da tentacoli, il corpo possente, braccia muscolose con artigli affilati al posto delle dita, gambe anch'esse muscolose, sul dorso un paio di ali membranose e la pelle di colore verde putrefazione fuoriuscì dal portale rosso.
Alzai il dito indice al cielo e sorrisi. - Cthulhu!
L'uomo non fece in tempo a guardare in alto che il mostro lo colpì di faccia schiacciandolo durante il rovinoso schianto a terra. La polvere si alzò facendomi lacrimare gli occhi e impedendomi di vedere. Quando finalmente si diradò rimasi stupefatto. La creatura era stesa al suolo, non si muoveva ed era lunga come metà della larghezza stanza, il suo odore era nauseabondo.
Subito dopo, ammirando le ali fatte da membrane sulla schiena, notai due figure umanoidi: una era vestita con un corsetto, un paio di pantaloni, stivali in pelle neri e un cappello a punta nero che le copriva il volto, l'altra era una ragazza dai capelli corti color rosso veneziano con in mano due spade rosse come tizzoni ardenti.
Tutti in quel momento rimasero in silenzio, la litania si bloccò di colpo e la colonna di luce si affievolì fino a sparire del tutto. Il rito era stato spezzato.



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lunedì 2 gennaio 2017

Recensione Dal Blog: Lina Giudetti Autrice

“Lonely Souls: Le streghe di New Orleans” è un fantasy molto particolare poiché una volta tanto, differisce dai soliti romanzi di genere che ormai siamo abituati a leggere e questo per me che apprezzo molto l’originalità in una storia, non può che essere un pregio o un valore aggiunto.
La trama si rivela estremamente avvincente e suscita interesse e curiosità sin da subito perché è davvero ben congegnata e densa di avventura, mistero, magia, azione e tensione psicologica su uno scenario fantastico assai suggestivo e a tratti grottesco, che prende vita principalmente in un’inquietante New Orleans.
Il protagonista e narratore della storia, è Erik, un giovane uomo di ventotto anni che vive a New York e che in seguito a un’aggressione in cui si batte per salvare una ragazza, si risveglia poi nel corpo di Evaline, una donna! Ne consegue dunque che la sua vita sarà sconvolta, diverse altre scoperte e avvenimenti contribuiranno a cambiargliela, introducendolo in un mondo dark molto pericoloso, quello delle streghe!
Le idee ma anche lo stile attraverso il quale l’autore dipinge questo mondo e ne fa il perno della storia che sviluppa con cura, senza nè superficialità nè banalità, sono ineccepibili, di grande effetto e rendono pertanto la lettura gustosa, mai monotona.
  Così, tra incantesimi, poteri soprannaturali, case infestate, lotte cariche di adrenalina, congreghe di magia, streghe e stregoni il lettore non si annoierà neppure per un momento anche perchè l’autore, con diligenza, non trascura di arricchire il piatto con tematiche d’amore (attraverso un triangolo intrigante e godibilissimo), di passione e di scene calde. Il romanzo dunque si dimostra ricco di tutti quegli elementi in grado di intrattenere e di catturare l’attenzione e possiede tra gli altri pregi, la capacità di emozionare e sorprendere grazie a una scrittura sciolta e intuitiva. 
Il tema centrale tuttavia, è a doppio taglio ed effetto poichè non è incentrato solo sulla magia come si può pensare a una prima impressione, ma si incentra anche su tematiche socio-psicologiche che toccano nel profondo come la diversità e la solitudine mista alla necessità delle persone appunto diverse, di sentirsi accettate e amate ma che spesso invece finiscono con il sentirsi anime buie e fuori dal mondo in cui si ritrovano a vivere.
Molto buona la caratterizzazione dei personaggi, soprattutto mi è piaciuto poichè mi ha in parte divertita, leggere il tutto attraverso l’esperienza di Erik\Evaline che riesce a convivere con la sua doppia natura, mantenendo un bizzarro equilibrio tra la sua parte maschile interiore e quella femminile invece esteriore. Pensa ancora come un uomo, eppure non disdegna di ostentare e fare emergere all’occorrenza, la donna che è in lui.
L’autore inoltre, riesce a rendere il romanzo in parte introspettivo poichè approfondisce i retroscena su ciò che ha forgiato le personalità dei protagonisti, Erik in primis, che inizialmente sembra annegare in dei complessi di inferiorità causati dalla pressione di genitori opprimenti ed esigenti che non lo ritengono un tipo in gamba, bensì un fallito e un inetto anche se poi lui riuscirà a ribaltare tutto e a riscattarsi.
Lo stile narrativo del signor Romanato è piacevole, mediamente disinvolto, fluido, a tratti molto ipnotico e accattivante mentre il suo lessico è semplice e maturo al tempo stesso.
Un’opera in definitiva meritevole di attenzione perchè farcita di un estro di serie A.
 

Recensione dal blog: Lina Giudetti Autrice