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mercoledì 31 agosto 2016

Stagione 2 Episodio 7



Con uno sforzo considerevole cercai di riprendere il contatto con la realtà e notai che lo stereo era spento e lo guardai cercandone la causa. Davanti a me però vidi due figure familiari che ci fissavano in silenzio.
- Siete due zozzone! - ci ammonì Jolene.
- Lasciale in pace, scema. - protestò Francis.
- E perché? Stanno facendo petting in salotto! Sul divano! - ribatté Jolene mentre Tiffany non la smetteva di baciarmi sul viso, cosa che non mi dispiaceva affatto.
- Hanno avuto quasi un anno a dir poco tremendo, non hanno mai avuto più di un momento di pace. È normale che vogliano rilassarsi e stare insieme. - spiegò lui alzando un po' la voce.
Lei lo guardò male - E da quando saresti diventato un esperto in rapporti di coppia? Oh, aspetta, forse ho capito. Da quando cerchi di far colpo su quella zoccola dell'aula di scienze. -
- Non è zoccola. È carina, simpatica e intelligente. Tutto il contrario di te! - ribatté lui.
Lei fece per andarsene indispettita ma si fermò - Quella stronza non sa nemmeno la differenza tra bicarbonato di sodio e acido solforico, cazzo. Quella vuole solo fare la gatta morta con il nuovo atleta di turno, apri un po' gli occhi, cristo santo! - urlò infine, rimase con il fiatone a fissare la faccia attonita di Francis poi si girò e si chiuse in camera sua.
La sfuriata di Jolene fece riprendere il controllo a Tiffany che si guardò attorno stranita.
- Io... io vado a pranzare al pub qui sotto. Se avete bisogno sapete dove trovarmi. - e con lo sguardo fisso nel vuoto cominciò ad avviarsi.
- Ma che succede? - mi chiese Tiffany.
- Niente, il viaggio in paradiso è appena finito. Dobbiamo tornare a fare le madri. - le risposi scocciato.
Mi alzai e raggiunsi Francis - Ehi, capisco che ti senta preso in causa, ma mi puoi fare un piccolo piacere? - gli chiesi cercando di mantenere un tono comprensivo.
- Che piacere? - mi chiese con tono scocciato.
- Non bere alcolici. Alle tre di questo pomeriggio dobbiamo andare da Mei, okay? - gli misi una mano sulla spalla. Sapevo come ragionavano i baristi del Quartiere Francese: hai un problema? Bevi alla salute e passa tutto.
- Sei buffa con tutti quei succhiotti sul collo, i capelli arruffati, e le orecchie arrossate a farmi la predica, ma va bene farò come mi hai chiesto. - mi rispose lui quasi senza voglia di far nulla.
Misi le mani come per pregare - Grazie! - gli dissi, quella era un suo tentativo di fare la classica battuta retorica anche se gli era venuta molto male.
Avvertii anche Jolene che mi rispose con un seccato "Sì." da dietro la porta della sua stanza. Alle tre del pomeriggio come promesso entrambi si presentarono, Francis non era ubriaco e Jolene aveva la tenuta da arciere che le piaceva portare, una giacca con cappuccio verde, pantaloni comodi e stivali neri neri, parabracci, parastinchi, arco compound e faretra piena di frecce. Francis invece aveva solo le sue kilij con i rispettivi foderi dietro la schiena e un paio di parabracci neri vagamente famigliari, per il resto vestito normalmente.
Il loro atteggiamento l'uno verso l'altra non era cambiato, ma almeno erano costretti a stare assieme e a cooperare.
Avvertii Kaileena dei nostri movimenti, di risposta mi disse che sarebbe venuta anche lei più tardi, forse era stanca di fare da balia. E comunque anche se Emris e Thessa scappavano non avevano altri posti sicuri in città quindi non sarebbe stata per niente una buona mossa muoversi dal rifugio.
Salimmo in macchina e ci dirigemmo verso la Chinatown di New Orleans. Una volta arrivati in zona ci accorgemmo che le cose per le strade stavano migliorando, nessuna faida tra bande, i locali erano aperti e la gente camminava serenamente per le vie principali.
Arrivammo alla sede della congrega con a capo Mei, un edificio alto sei piani in stile tardo ottocentesco. Parcheggiammo l'auto ed entrammo, gli interni erano sfarzosi e datati ma tenuti in perfette condizioni, legno scuro ovunque anche sulla base delle colonne portanti, poltrone con cuscini a righe bianchi e blu, e un bancone in legno pregiato sul lato opposto.
Ci avvicinammo alle scale - Eccovi qui, sbarbatelli! - fece una voce arrogante da sopra le nostre teste.
Guardammo il alto e da sopra la ringhiera in ferro del secondo piano trovammo un vecchio di nazionalità cinese e dal palese sguardo strabico - Vecchietto, era da un po' che non ci si vedeva! - gli risposi con un sorriso.
Mei fece il giro e cominciò a scendere le scale - Sei mesi, non è poi così tanto. -
- Vero, soprattutto se abbiamo una balia a tenerci d'occhio! - controbattei.
- Mia nipote è uno spirito libero, dovreste averlo capito ormai, non è semplice avere a che fare con lei. Infatti non mi informa dei vostri affari da tre mesi ormai, come sta? - mi chiese con un tono grave ma con una punta di orgoglio.
- Fa la babysitter ai nostri nuovi amici. - gli risposi con un sorrisetto malefico.
- Non cambierai mai, ragazzina. - sbuffò - Il tono con cui hai detto "amici" mi fa supporre che non ti fidi di loro. Questo è bene, venite di sopra, parliamo in privato. - e risalì le scale.
Lo seguimmo in silenzio, arrivammo all'ultimo piano per poi inoltrarci per i corridoi decorati in stile ottocentesco fino ad arrvare a una porta marrone scuro. Mei la aprì rivelando una suite reale che fungeva da studio, da appartamento e da camera. L'arredamento era in pendant con il resto dell'edificio, la scrivania era in legno massello come le poltrone e gli scaffali ornati appoggiati ai muri. Due porte ai due lati dell'ufficio portavano una alla camera e l'altra al bagno.
- Ti tratti bene, vecchietto! - sbottò Jolene.
- Sì. Accomodatevi. E tu non toccare nulla, bambina. >> la rimproverò lui.
Jolene mi fece una faccia da "ma che ho fatto?" e io gli risposi facendogli spallucce.
- Scusaci per essere venuti qui armati. - fece Francis, forse non sapeva come presentarsi o forse era solo intimidito da Mei.
Mei fece un segno accondiscendente e lo guardò - Tu devi essere l'Hashashin che si è ribellato a Era, alquanto strano visto che il tuo tipo di streghe è fedele al loro padrone fino alla morte! - lo scrutò intensamente.
- Io non ho padroni, avevo una famiglia ed Era me l'ha strappata via pezzo dopo pezzo. - guardò per un istante Jolene - E non sono l'unico... Ora ho un'altra famiglia, e farò qualunque cosa per proteggerla! - fissò Me con altrettanta intensità.
- Spero davvero che tu sia sincero ragazzo, perché queste tre avranno bisogno di te e delle tue capacità più che mai. - era serio, molto serio.
- Sissignore! - rispose Francis con fermezza. Mi stupì la risolutezza di Francis, non credevo tenesse così tanto a noi.
Dopo qualche secondo Tiffany sospirò – Allora, veniamo al sodo, quanto siamo nella merda? -
Mei la guardò per un istante - Fino agli occhi. Se il Gran Circolo viene a sapere che voi siete coinvolti in tutto questo casino, verrete braccate come animali. Ogni congrega, ogni gruppo anche se piccolo, verrà a cercarvi per sapere dove si trova la nuova Matriarca. E se un gruppo ottiene una Matriarca diventa automaticamente il padrone di New Orleans. - spiegò lui
- Ma non è già il Concilio il padrone di New Orleans? - chiese Tiffany.
Mei sospirò - Purtroppo e per fortuna, no! Il Gran Circolo è formato da tredici sacerdoti e sacerdotesse, ed ognuna rappresenta una delle grandi congreghe della città. Ma tutte loro vogliono la supremazia sulle altre e sapete che significa questo vero? - chiese infine con tono cupo.
- Che ora c'è un periodo di relativa pace solo perché le forze in campo si equivalgono. - risposi con altrettanta apprensione. Mei sorrise come per approvare il mio ragionamento.
- Aspetta, se siamo in pace perché dovrebbe essere un problema? Che se la sbrighino tra di loro, no? - Jolene era confusa e non le davo torto, anch'io facevo fatica a collegare i vari pezzi.
Ragionai per trovare le parole giuste e spiegargli la situazione - Ti ricordi il discorso che ho fatto sul Gran Circolo e l'eventuale entrata in capo di una Matriarca? - lei fece sì con la testa - Bene, la stessa cosa vale per questa situazione, solo che non sarà più un semplice ed innocuo gioco politico, ma letteralmente un deathmach a squadre dove vincerà chi resta vivo per ultimo. - le spiegai in soldoni.
Lei fece mezzo sorriso incredula - Ma se sono "le squadre" sono le tredici congreghe più forti, raderanno al suolo l'intera New Orleans e migliaia di innocenti rimarranno coinvolti negli scontri... sarà un massacro. - aveva la mano sulla bocca e la voce tremante.
- Esatto. - risposi senza mezzi termini.



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martedì 30 agosto 2016

Stagione 2 Episodio 6




Uscirono entrambi di corsa e la casa rimase vuota, mi chiesi dove potesse essere andata Tiffany, e come avremmo dovuto procedere con la faccenda della bambina di undici anni. Mi affacciai in terrazzo e vidi quasi subito una folla di gente in mezzo alla strada proprio dove c'era stato lo scontro la sera prima. Mi concentrai per percepire la presenza di streghe e ne individuai una, sapevo già chi era.
Mi preparai e scesi di corsa in strada, arrivato vicino al gruppo di persone mi feci largo fino ad arrivare alla strega che avevo percepito. Era imbambolata davanti al nastro giallo che avevano applicato gli agenti di polizia per delimitare la scena del crimine, indossava ancora la camicetta da letto che usava sempre un paio di pantaloni e delle scarpe da ginnastica. Le presi la mano fasciata in silenzio, lei appoggiò la testa sulla mia spalla e restammo lì a guardare.
Dopo alcuni minuti Tiffany con voce rauca - Grazie! -
- Prego - sospirai.
Fece una lunga pausa - Che intendi fare con la bambina di ieri sera? Non possiamo di certo nasconderla per sempre. - aveva la voce bassa e affaticata.
- Dobbiamo trovare informazioni sul Gran Circolo per verificare la teoria di Emris e sulla ragazzina in generale, e con quelle elaborare un piano, qualcosa di concreto che non ci faccia ammazzare. Prima però torniamo a casa, troppa gente ci sta guardando in modo strano. - le risposi guardandomi attorno con la coda degli occhi.
- Sei gelosa? - mi fece lei.
- Sì! - lo dissi senza esitare, era quello che provavo.
Lei mi strinse dolcemente il braccio e intrecciò le dita della sua mano con la mia. Appoggiai la guancia sul suo capo e la coccolai.
La gente attorno a noi ci guardò male, a New Orleans molti non vedono di buon occhio le coppie gay, come nella maggior parte degli Stati Uniti.
Dopo alcuni minuti tornammo a casa, Tiffany andò a cambiarsi mentre io chiamai Mei al telefono.
- Ciao vecchietto, come va? - lo salutai.
- Ragazzina mostra un po' di rispetto per un anziano. - mi rispose lui.
Mi buttai sul divano - Sì, sì, va bene. Senti, cosa mi sai dire sul Gran Circolo? -
Ci fu un lungo silenzio, per un attimo pensai avesse attaccato invece era solo rimasto in silenzio - Sono persone pericolose quelle... non devi averci a che fare in nessun modo e per nessun motivo. - mi fece.
- Credo sia un po' troppo tardi per quello. Ieri ho salvato un tizio strano e una ragazzina di undici anni che secondo un certo "oracolo" dovrebbe essere una Matriarca. L'uomo ci ha riferito che molto probabilmente il mandante dell'attacco fa parte del Gran Circolo. Sinceramente odio le teorie complottistiche ma... - gli spiegai cercando di non far trapelare la preoccupazione.
Mei mi interruppe - Ma cazzo, non riuscite mai a stare lontani dai guai voi? Va bene, oggi pomeriggio venite da me, vi spiegherò tutto quello che so. -
- D'accordo. Grazie, sei il mio vecchietto preferito! - ammiccai.
- Piantala cretina, e porta rispetto ti ho detto! - mi urlò, poi riattaccò bruscamente. Avevo intuito che fosse preoccupato per quello che gli avevo raccontato, speravo solo di avergli strappato un sorriso con quell'ultima frase.
"Il Gran Circolo è pieno di persone pericolose, sai che novità?" pensai.
"Infatti, sei mesi fa abbiamo affrontato la morte più volte di chiunque altro, eppure siamo qui!" mi disse Evaline "Però... qualcosa non quadra." ragionò.
"E cosa?" chiesi stremato dalla situazione e dal troppo ragionare.
"Capisco la paura di ritrovarsi una Matriarca sociopatica come capo o destabilizzare il potere che hanno, ma arrivare ad uccidere una bambina e chiunque le stia attorno? Mi sembra eccessivo perfino per una strega, Era a parte ovviamente." spiegò lei.
"Forse si tratta di una strega con analoghi problemi mentali." le risposi.
"Forse..." sospirò.
"È inutile pensarci adesso, non abbiamo elementi per trarre le conclusioni quindi stiamo calmi e cerchiamo di trovare più elementi possibili." cercai di tirarle su il morale.
Evaline prese un profondo respiro "Va bene, aspettiamo e vediamo." sorrise "Comunque sei proprio bravo a fare la mamma di casa." mi prese in giro per alleviare la tensione.
"Grazie, non è semplice e lo sai!" le risposi.
"Sì, lo so!" rise lei. Riuscivo a sentire le sue emozioni e i suoi sentimenti, e lei faceva altrettanto con me, anzi lei sentiva molto di più.
Tiffany tornò in sala con addosso una camicia a quadri bianca e nera, i pantaloni erano gli stessi che aveva usato per uscire e le sue solite scarpe da ginnastica.
Lei si appoggiò con i gomiti sullo schienale del divano facendo involontariamente intravvedere la scollatura - Che ha detto il vecchietto? - mi fece.
Per un istante le fissai il decolté - Non mi ha detto molto. - mi ripresi e continuai - Ha detto che il Gran Circolo è pieno di gente pericolosa. Credo sia perfino preoccupato, ci ha detto di andare da lui nel pomeriggio. - le spiegai.
Tiffany strabuzzò gli occhi - Il vecchietto preoccupato per noi, questo si che è un evento. - guardò l'orologio a pendolo che avevamo in sala - Manca un bel po' al pomeriggio... facciamo qualcosa assieme nel frattempo, ti va? - mi fece gli occhi dolci.
- Per quanto immensamente io lo desideri, non farò sesso con te mentre sei in queste condizioni. - cercai di rimproverarla, anche se non avevo il tono adatto e mi venne fuori una specie di stridio senza alcun carisma.
Tiffany si avvicinò al mio viso - E chi ha mai parlato di sesso! - aveva un sorriso malvagio sul volto.
Allungò la mano in cerca di qualcosa in mezzo ai cuscini senza mai staccarmi gli occhi di dosso. Quando trovò quello che cercava si alzò e si diresse verso lo stereo bianco e lo accese, l'oggetto che aveva in mano era il telecomando per cercare le canzoni dalla chiavetta usb, ne selezionò una, alzò il volume al massimo e si girò verso di me, con il dito mi fece segno di andare da lei.
Io risposi scrollando la testa, da sempre mi imbarazzava ballare con qualcuno, per il semplice fatto che non sapevo ballare. Lei tornò da me e usò un po' di forza per tirarmi fino davanti lo stereo, poi cominciò a muovere le anche e le spalle, sorrideva cercando di convincermi.
Mi avvicinai a lei per parlarle all'orecchio - Mi vergogno, non so ballare. Non l'ho mai fatto prima, scusa. - le spiegai con lo sguardo dispiaciuto.
Feci per andarmene ma lei mi trattenne stringendomi la mano e guardandomi negli occhi - Non me ne frega niente se non sai ballare, quello che voglio è lasciarmi andare con la donna che amo! - poi mi prese con entrambe le mani sui fianchi e cominciò a farmi dondolare - Visto non è così difficile. - mi sorrise - Adesso chiudi gli occhi e lasciati andare, fidati! - lo sguardo che aveva era di supplica, capii che era quello di cui lei aveva bisogno.
Mi allontanai un pochino e feci come aveva detto. Lasciai andare tutti i pensieri e le preoccupazioni e continuai a dondolare e a muovermi a ritmo di musica, non sapevo se stessi solo saltellando e muovendo le braccia come un cretino o stessi effettivamente ballando, ma sapevo che non mi imbarazzava più come una volta.
Riaprì gli occhi continuando a muovermi senza pensare, vidi Tiffany che si muoveva in modo molto sensuale. Mi avvicinai, volevo solo starle più vicino e continuare a ballare con lei. Tiffany mi mise un braccio attorno alla vita, io invece mi accarezzai i capelli e continuammo a muoverci.
Mi accorsi presto che mi sentivo bene, e che avevo sempre desiderato poter fare quelle movenze femminili e sensuali senza sembrare strano.
Tiffany mi baciò, un bacio lungo e che mi fece ansimare, io le misi delicatamente la mano sulla guancia e la ricambiai.
Quando le nostre labbra si staccarono avevo il fiatone - Per cos'era questo? - le chiesi a voce alta così che potesse sentirmi.
- Nulla in particolare, eri così sexy che non ho resistito. - aveva lo sguardo completamente perso, sapevo che ne voleva ancora.
- Allora perché ti sei fermata? - lo volevo anch'io, lo capivo dal cuore che mi batteva all'impazzata nel petto e dalla voglia matta di starle attaccato.
Lei sorrise e mi spinse sul divano, si mise a cavalcioni sopra di me e con tutta la delicatezza del mondo mi baciò, le lingue vorticarono nelle nostre bocche. Ci toccammo e coccolammo per tutto il tempo. Non ci fermammo nemmeno per un secondo, eravamo insaziabili l'uno per l'altra. Non ci fu sesso, solo lunghi baci e molte coccole, e mi piaceva, mi piaceva da morire. Ogni bacio, ogni gesto, ogni carezza era una nuova scoperta per entrambe.




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lunedì 29 agosto 2016

Stagione 2 Episodio 5




Appena arrivati a casa Tiffany si sedette sul divano a fissare il vuoto. Sulle mani era piena di graffi e ferite, anche serie. Cercai di pulire il sangue con un fazzoletto pulito per vedere meglio, con delicatezza per non farle male, ma lei era rimasta impassibile tutto il tempo.
Le disinfettai e fasciai le ferite, poi mi sedetti accanto a lei.
Fece un profondo respiro - Ho ucciso un'altra persona. Una ragazza innocente è morta per colpa mia. Ho tolto la vita a qualcuno... - sussurrò.
- Tu non avevi scelta. Avrebbe ucciso altri innocenti, tu non hai colpa, Tifa. - le accarezzai il braccio.
Cominciò a dondolarsi avanti e indietro - Io... Io ho ucciso un'altra persona... un'altra persona...- continuò senza guardarmi.
Era sotto shock, anch'io avevo subito questo tipo di trauma la prima volta e avevo reagito vagando per le strade del Quartiere Francese durante un tifone.
La presi per le spalle e la girai verso di me - È stata legittima difesa. Sai benissimo che nel nostro mondo le persone muoiono, o tu o loro. È così che funziona! - avvicinai la mia fronte alla sua e chiusi gli occhi - Ti prego, riprenditi. So che è dura, lo è per tutti noi, ma se non reagisci non ne verrai mai fuori. - mi staccai e riaprii gli occhi.
La sua espressione era cambiata, mi stava guardando - L'ho uccisa come ho ucciso Jaden, capisci? - aveva gli occhi lucidi. Mi abbracciò delicatamente come se stesse cercando qualcosa a cui aggrapparsi per non cadere.
Sospirai - Ti senti ancora in colpa per lui. -
- Io mi sento in colpa perché non sono abbastanza forte per proteggere le persone. Vorrei avere questa capacità, vorrei essere più forte. - abbassò lo sguardo.
La baciai sulla fronte - Sei già forte di tuo, devi solo fare esperienza. -
Mi fece si con la testa, poi appoggiò il la testa sul mio seno in silenzio. Guardai verso la cucina, Jolene e Francis si erano seduti sugli sgabelli dell'isola in rigoroso silenzio. Erano visibilmente preoccupati quindi feci un cenno di "va tutto bene" anche se non era così.
Andammo tutti a letto, eravamo tutti stanchi, avevamo salvato una ragazza e la sua guardia del corpo da dei pupazzi ambulanti fatti interamente d'acqua e controllati a distanza da un soggetto ignoto, e avevamo ucciso l'ennesima strega impazzita da degli esperimenti condotti dai Crociati.
Il mattino dopo quando mi svegliai provai a toccare Tiffany, volevo sapere come si sentiva dopo una dormita, ma non ci riuscii. Mi girai e vidi che non c'era nessuno a letto con me, le lenzuola erano calde quindi era lì fino a poco tempo prima.
Mi alzai e mi vestii con una maglietta bianca con maniche lunghe nere con motivi a fiori rosa e un paio di jeans con strappi all'altezza delle cosce.
Uscii dalla camera e feci colazione con Francis che sembrava turbato - Che hai? -
Lui prese una tazza di caffè - Niente... sono solo preoccupato per Tiffany. È uscita mezzora fa senza dire una parola, non è da lei... - mi rispose sospirando.
- Forse ha bisogno di spazio dopo quello che è successo ieri sera. - provai a rassicurarlo.
Lui posò la tazza sul ripiano in marmo bianco e nero dell'isola - Ho avuto anch'io quel momento, Evaline, e ti assicuro che avere spazio non serve a niente. Quando togli la vita a qualcuno per la prima volta è come se anche una parte di te sparisse per sempre. Devi solo accettarlo, e devi farlo da solo. -
Sospirai, anch'io avevo affrontato questa prova del fuoco, e nella maniera più brutale - Hai ragione! -
- Già... - sospirò - Ma senti, devo davvero frequentare quel posto? È una rottura di palle. - continuò guardandomi con occhioni da gatto.
Sapevo che si stava riferendo al liceo - Sì devi! Credimi, lo so. - gli appoggiai la mano sulla spalla - Prendila come un allenamento sul mantenere il controllo. Male certo non ti fa. - lo presi in giro. Lui di risposta mi mostro il dito medio.
- Ti voglio bene anch'io! - gli feci l'occhiolino.
In quel momento uscì dal bagno Jolene vestita con camicetta nera semitrasparente, una minigonna nera con strisce di pelle bianche, e stivaletti neri. Non portava nessun tipo di reggiseno quindi le si intravedeva il seno capezzoli compresi.
Francis rimase imbambolato, io invece ero un misto tra ammirazione per il coraggio di uscire in quel modo e gelosia paterna per lo stesso motivo - Ma che...? - esclamai.
Jolene fece un giro su se stessa facendo svolazzare le strisce di pelle della minigonna e i suoi capelli biondi perfettamente lisci - Come sto? -
- Molto bene, davvero, se vuoi andare a battere per le strade! - cercai di essere il più diretto possibile.
Lei strabuzzò gli occhi - Che c'è che non va? -
- Non lo so, forse il fatto che hai le tette in bella vista? - ribattei.
- Ma le ragazze della mia età si vestono tutte così. Anche tu lo fai molte volte. - controbatté lei.
- Tu non sei della loro età, hai un anno in meno, Jolene. E io ho ventuno anni per la miseria. Tu sei ancora una ragazzina. - continuai.
- Ma loro... - provò a dire.
- Non mi interessa, va subito a metterti qualcosa sotto la camicia! - le ordinai.
Lei alzò le mani e con una delle sue solite facce da schiaffi se ne tornò in camera per cambiarsi. Quando tornò indietro si era messa un reggiseno nero, ma la scollatura era appariscente, aveva evidentemente slacciato un bottone in più per dispetto nei miei confronti "Meglio di prima, comunque!" pensai.
- Posso andare ora? - mi chiese lei con strafottenza.
- Sì! - le sorrisi, anche se avevo una gran voglia di strozzarla mentre mi passava accanto per uscire di casa.
Notai Francis con la mano alzata - Che c'è? -
- Secondo me non era poi così scandalosa. - fece con uno strano sorrisetto sulle labbra.
Lo guardai male - Vattene a scuola. Subito! -
Francis prese lo zaino e a passo svelto mi passò accanto, io con uno scatto gli diedi uno scappellotto seguito da un suo "Ahia!" - Sai già il perché. - gli dissi con tono da rimprovero.



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giovedì 25 agosto 2016

Stagione 2 Episodio 4



"Quindi nessuno di questo mondo, al di fuori delle nostre conoscenze, sa che siamo stati noi a uccidere Era e il suo Gran Circolo, interessante!" pensai, quell'informazione sarebbe stata molto utile come effetto sorpresa.
- Di cosa avete bisogno? - sembrava un deja-vù, ma lasciai correre.
- Di un posto sicuro dove riposarci e sparire dai radar del Gran Circolo stesso. Non posso rischiare. - rispose con risolutezza.
- Quindi pensi che ci sia una talpa, o peggio il mandante, proprio all'interno del Circolo. -
Lui fece si con la testa senza dire una parola.
- Ho capito un pochino la situazione. Faremo così, tu e Thessa potrete stare qui con Kaileena mentre noi quattro cercheremo informazioni a riguardo. - ordinai.
Vidi la faccia di Kaileena contrariata e sapevo anche il perché. Quella abitazione era diventata sua in caso portasse a casa il lavoro, il che significava prestanti uomini d'affari o dell'alta società con collegamenti a oggetti del mondo delle streghe da rubare.
- Va bene, grazie! - fece con un inchino l'uomo.
Feci segno agli altri di uscire e mi avviai alla porta quando mi venne in mente una cosa - Scusa ma come ti chiami? -
L'uomo mi guardò stranito - Emris! - rispose.
- Evaline. - gli feci di rimando con un po' di timore, poi uscii assieme agli altri.
Mentre l'auto nera percorreva la Bourbon Street cercai di fare mente locale sulla situazione: un gruppo di streghe era stato attaccato da un gruppo di elementari evocati da un "soggetto ignoto", due di loro sono sopravvissuti, abbiamo scoperto che l'imboscata serviva per impadronirsi di una Matriarca, e che molto probabilmente il "soggetto ignoto" faceva parte del così detto Gran Circolo composto dalle sacerdotesse di varie congreghe della città.
- Mamma, posso farti una domanda? - mi chiese Jolene seduta accanto a me nei sedili posteriori.
Sbuffai, di solito quando Jolene chiedeva di fare una domanda si trattava di qualcosa di decisamente infantile - Spara. - risposi con poca convinzione.
- Mi chiedevo, se in quel fantomatico Gran Circolo fanno parte tutti i leader delle congreghe della città, perché tu non sei stata chiamata per farne parte? -
Stavolta era una domanda intelligente, ne rimasi quasi stupito - Non lo so. Forse non siamo riconosciute come congrega ufficiale, oppure hanno paura di qualcosa, o semplicemente non sanno che esistiamo. le risposi, poi l'illuminazione.
Se davvero fossero queste le ragioni per tale comportamento risulterebbero alquanto infantili o peggio, incompetenti visto il trambusto creato sei mesi prima. Avere dalla loro parte una Matriarca e una congrega in grado di tenere testa al Gran Circolo stesso sarebbe la mossa più sensata, a meno ché...
- A meno ché a loro interessi solo lo status quo! - sbottai.
- E questo che significa? Più forti sono e meglio è no? - replicò Francis.
- È questo il punto, loro non vogliono essere forti ma alla pari tra loro. Se per esempio entrasse una Matriarca all'interno del Circolo il potere decisionale si sposterebbe verso di lei e non verso gli altri membri del club. In sostanza hanno paura di ritrovarsi alla mercé di una Matriarca come Era. - spiegai continuando a fissare fuori dal finestrino per concentrarmi sul ragionamento.
Tiffany cominciò a far talentare la macchina, a lei piaceva guidare quindi ci faceva spesso e volentieri da autista personale - Oh, andiamo! - sbraitò.
- Che c'è? - le chiesi.
- Un gruppo di persone in mezzo alla strada. - inveì, questo genere di cose succedeva spesso ne Quartiere Francese ma mai dopo un acquazzone.
Mi concentrai e notai subito la forza vitale una strega - Fermati! - ordinai a Tiffany.
La macchina si fermò e scesi dall'auto, corsi verso la folla e con fatica l'oltrepassai trovandomi davanti una scena raccapricciante: corpi martoriati o arti amputati ovunque e tanto sangue sull'asfalto, una persona con una felpa rossa e cappuccio bianco con qualche chiazza di sangue sulla testa, jeans anch'essi sporchi di sangue e scarpe da ginnastica immobile, e ansimante.
- Evie, ho dovuto lasciare quei due scalmanati a guardia di Baby. Che cazzo succ...? - era Tiffany, mi aveva portato la Honjo Masamune che mi ero scordato. Si era ammutolita alla vista di quella scena raccapricciante.
Presi delicatamente la spada dalle sue mani - Ci penso io! - feci.
- No, voglio farlo io! - aveva uno sguardo truce in volto, non l'avrei contraddetta per nessun motivo.
- D'accordo. Non morire! - le sorrisi. Lei fece si con la testa e si avvicinò al tizio con la felpa rossa senza guardarmi.
- Perché? Perché hai fatto questo? - chiese Tiffany al tizio.
Lui si guardò attorno, sembrava spaesato - Sei, sei una di loro... sei una di loro! - sbraitò, la sua voce era squillante come quella di una ragazza. Guardandolo meglio era una ragazza.
Con un gesto del braccio alzò un intero blocco di cemento davanti a Tiffany e lo ripiegò in modo da colpirla. Tiffany non si fece minimamente intimorire e sferrò un pugno così potente da ridurre in piccoli sassi la lastra di cemento, poi si avvicinò di qualche passo - Loro chi? - chiese.
La ragazza visibilmente impaurita - Loro... non hanno anima, non hanno cuore. Hanno solo la loro stupida fede. - sibilò.
- Parli dei Crociati? Hai ucciso queste persone solo perché hai paura di quei maniaci? - la voce di Tiffany era calma ma aveva anche un qualcosa di rimprovero.
La ragazza ansimò in modo convulso - Loro sono... sono ovunque! Mi hanno presa. Mi hanno fatta diventare così... droga, veleno... male... Tu sei il male! - urlò alla fine, sembrava come se stesse trattenendo le lacrime.
Con un altro gesto creò dei blocchi di roccia acuminati che partivano dal cemento alla destra di Tiffany, ma lei con scatti precisi li evitò di pochi centimetri per poi colpirle con calci e pugni. A ragazza non si arrese e continuò ad attaccare con una stalagmite creata nel suo braccio sinistro che allungò verso la sua avversaria. Tiffany con sicurezza bloccò il pezzo di roccia e contrattaccò con un pugno proprio sulla punta della stalagmite, la forza fu così tanta da frantumare il pezzo di roccia e creare serie ferite alla sua proprietaria.
Il dolore al braccio combinato alla forza d'urto del pugno di Tiffany fece indietreggiare con una giravolta la ragazza.
Con l'altra mano si strinse il braccio ferito - Sei forte, molto forte... il male è forte... dolore, morte... - sembrava per perdere di nuovo la testa ma non lo fece - Ti prego, ti scongiuro... uccidimi! Uccidimi! Uccidimi, prima che faccia del male a qualcun altro! - i suoi occhi erano pieni di dolore, un dolore straziante mentre guardava i corpi dilaniati sulla strada.
A quelle parole cominciai ad estrarre la spada ma Tiffany scattò in avanti, la ragazza con un gesto del braccio destro creò una barriera di cemento con spuntoni acuminati per difendersi, forse una specie di movimento istintivo. Tiffany continuò ad avanzare fino alla barriera, con una raffica di pugni la distrusse e con l'ennesimo pugno colpì la ragazza che subì il colpo al petto.
Il rumore di ossa che si spezzavano fu inquietante. La ragazza si accasciò a terra con gli occhi spalancati e sangue alla bocca.
Mi avvicinai per controllare Tiffany, era visibilmente scossa e aveva le mani piene di graffi ed escoriazioni, perdeva molto sangue.
- Si sbagliava, io non sono per niente forte. Se lo fossi stata, sarei riuscita a salvarla. - commentò impassibile.
Le appoggiai una mano sulla spalla - Lo so... -
Lei mi guardò - Come fai a sopportarlo Evie? Come fai a non provare dolore quando...? - aveva lo sguardo implorante di una risposta.
- Non lo faccio, ogni volta è straziante! Andiamo a casa adesso. - le risposi con sincerità, sapevo esattamente cosa stesse provando.
La gente rimase ammutolita, non osava parlare, gli guardi spaziavano dal risentimento all'ammirazione, ma nessuno parlò. Forse tutti bene o male avevano paura di noi e questo era un bene perché ci lasciarono passare e tornare a casa senza alcun problema.
Ma qualcosa si stava muovendo nell'ombra da entrambe le fazioni, streghe e Crociati, e questo qualcosa non avrebbe portato nulla di buono per nessuno.






mercoledì 24 agosto 2016

Stagione 2 Episodio 3




Passammo il pomeriggio in relativa pace, nubi in lontananza facevano presagire un temporale in arrivo. Sapevo che prima o poi sarebbe accaduto qualcosa, un litigio più grosso del normale, una discussione delicata, un altro tradimento che ci avrebbe divisi ma per quel pomeriggio saremo stati uniti.
Cenammo con cibo a domicilio da un locale della Bourbon Street e come ogni sera ci rilassammo a guardare la TV o stando sul computer, quando sentii una presenza strana. Chiusi gli occhi e mi concentrai per identificare questa presenza, notai un gruppo di cinque streghe che correvano sulla Royal Street, era come se stessero scappando da qualcosa che, al contrario di loro, non riuscivo a identificare.
Riaprii gli occhi e mi alzai - Ragazzi c'è un problema... -
In quel momento entrò in casa, aprendo bruscamente la porta, una donna sulla ventina dai capelli castano scuri - Evaline, c'è un grosso problema sulla Royal, dobbiamo intervenire subito o qui ci scapperà un altro morto. - urlò lei col fiato corto.
- Calmati, Kaileena. Lo so, stavo appunto per dirlo a tutti. - le risposi. Kaileena si era unita permanentemente alla nostra congrega dopo la battaglia contro Era, così da poterci tenere d'occhio con più facilità, aveva detto. Secondo me gli piaceva la nostra compagnia.
Loro mi guardarono come se non aspettassero altro, Francis prese le sue spade dalla rastrelliera in soggiorno, Jolene corse in camera e prese il suo arco e le frecce e io presi la mia katana. Uscimmo di casa, noi quattro prendemmo l'unica auto che avevamo tenuto, una Maseati Ghibli S Q4 nera, e Kaileena con la sua moto, una Suzuki GSX-R nera, e partimmo per raggiungere il posto dove stavano combattendo quelle streghe.
La pioggia cominciò a battere sul finestrino, nessuno parlava erano tutti concentrati. Il numero delle streghe era sceso a quattro e si dirigevano verso Bienville sulla Peters Street. Ragionai, se andavano verso il Woldenberg Park sarebbero stati allo scoperto, ma anche i loro aggressori il che gli dava un vantaggio anche se minimo. Sentii una fitta alle tempie, un'altra strega era morta sulla Conti Street ad un centinaio di metri dal loro obbiettivo.
Informai Tiffany e Kaileena, speravo di arrivare in tempo per salvarne almeno uno, era l'unico modo per ricevere informazioni. Eravamo quasi arrivati quando sentii un'altra fitta, un'altra strega era morta, si era sacrificata per aiutare le ultime due ad entrare nel parco.
Parcheggiamo la macchina e la moto, e corremmo ad aiutare le streghe anche se non sapevamo con cosa avevamo a che fare. Usai il teletrasporto per essere più veloce, riuscii ad arrivare appena in tempo per parare il colpo che avrebbe ucciso anche la quarta strega.
Ero completamente fradicio e faceva anche freddo, il mio avversario invece era munito di cappotto nero lungo e cappuccio che non lasciava intravedere il volto. In mano aveva una spada corta coperta di sangue.
- Chi diavolo sei? - chiesi con la guardia alta.
Non ricevetti risposta.
Osservai per un istante le streghe che stavo salvando, erano un uomo sulla quarantina terrorizzato e una bambina che non aveva più di dieci anni, anche lei terrorizzata.
- A-attenta, non è da solo! - mi fece l'uomo. In quel momento arrivarono anche tutti gli altri membri della mia congrega.
La rabbia era tanta, presi un bel respiro - D'accordo. Voi pensate agli amici di questo tipo, io penso a lui. - comandai agli altri.
- Sicura di farcela? - mi fece Tiffany.
- Sicurissima! - le risposi.
L'uomo incappucciato si mise in guardia, e aspettò che attaccassi. Da parte mia l'avrei anche fatto ma il mio istinto mi diceva di restare fermo e così feci. Nessuno dei due si voleva muovere.
Improvvisamente dal buio uscirono altri due forme umanoidi col cappuccio "Eccoli finalmente!" pensai.
Con uno scatto veloce l'uomo incappucciatomi attaccò con un fendente laterale. Io, preso alla sprovvista, faticai a parare il colpo ma per fortuna non subii danni. Il mio avversario continuò ad attaccare con fendenti precisi e potenti ma riuscii a tenere facilmente il passo grazie all'abilità di Legionaria. Schivai l'ennesimo attacco e mi teletrasportai dietro di lui per poi attaccarlo ma lui riuscì a sentirmi in qualche modo e a darmi un calcio all'altezza della pancia, i suoi riflessi erano davvero rapidi.
Il mio avversario si girò velocemente e mi attaccò dall'alto, io parai anche quel colpo ma sentii una fitta al braccio dove tenevo la spada, subito dopo notai che l'acqua era stata spazzata via da un forte spostamento d'aria. La potenza di quel colpo era stata notevole.
Mi allontanai, ero stranito non capivo chi fosse o cosa fosse, provai a colmarmi e a trovare una soluzione. Riusciva a intuire dove mi teletrasportavo e aveva una rapidità e forza notevoli.
"Ho un'idea!" pensai tra me e me.
"Sì, potrebbe funzionare." rispose un'altra voce nella mia testa, era Evaline.
Mi misi in posizione e aspettai l'attacco del mio avversario che menò con due fendenti alti e uno basso. Schivai gli attacchi teletrasportandomi dietro di lui che provò a tirarmi di nuovo un calcio ma io con un tempismo quasi perfetto mi teletrasportai davanti e con una stoccata riuscii a trafiggerlo.
Non emise nessuna parola, a malapena un rantolo di dolore, poi cadde a terra per un attimo per poi sparire nel nulla lasciando lì solo gli indumenti.
Anche gli altri suoi amici fecero la stessa fine per mano di Jolene, Tiffany, Kaileena e Francis. Tutti loro sembrarono straniti, la pioggia era talmente forte che il rumore surclassava gli altri.
Mi girai verso le due streghe che avevo appena salvato - Chi erano quei tizi? -
L'uomo si avvicinò per farsi sentire meglio - Erano degli elementari. Delle bambole costituite da un elemento naturale, in questo caso acqua. -
- Capisco. E voi cosa cazzo fate nel nostro territorio? - gli chiesi aumentando il tono di voce per farmi sentire.
- Mi dispiace, non volevamo, è solo che oltre i confini del Quartiere abbiamo avuto enormi problemi in questi ultimi sei mesi. - spiegò l'uomo.
Tiffany si avvicinò per ascoltare - E che tipo di problemi sono per spingere un un gruppo di streghe a sacrificare la vita per una bambina? -
- Meglio se ne parliamo al vostro covo. - fece l'uomo.
Guardai Tiffany e lei capì. Portammo l'uomo e la ragazzina in un appartamento sulla Royal Street, tutt'altra parte rispetto alla nostra nuova abitazione. Avevamo comprato anche quell'immobile per eventi di quel tipo dove non ci fidavamo delle persone appena incontrate.
- Allora, che diavolo succede? - domandò Tiffany all'uomo.
- Lei è Thessa, ha undici anni ed è una Matriarca. - La ragazzina si scoprì il volto rivelando una chioma rossa, lentiggini su tutto il viso e occhi azzurro chiari intensi - Non sappiamo ancora i suoi poteri, ma un Oracolo ce lo ha confermato sei mesi fa. Da quel momento tutte le congreghe cercano il modo di accaparrarsi il bottino. Il mio obbiettivo e tenerla al sicuro finché quei poteri non si manifestano. - spiegò l'uomo.
- E ce lo dici così? Potremmo essere noi a prenderci la ragazzina e far fuori te. - commentò Francis.
L'uomo rise - Potreste, ma poi dovreste fare i conti con il Gran Circolo delle streghe, e questo si rivelerebbe un grave errore per una congrega così piccola e con un territorio tanto vasto come il Quartiere. - e si levò il cappuccio rivelando il volto di un uomo sulla cinquantina, capelli grigi, volto affaticato e segnato da molte battaglie, alto sul metro e settantacinque.
- Avere una Matriarca tra le proprie fila può rivelarsi un coltello a doppio filo, potrebbe sfuggire al controllo della sacerdotessa o potrebbe prendere facilmente il comando della congrega. - spiegò meglio Jolene.
- Capisco. Ma cos'è il Gran Circolo? - ero curioso, non pensavo potesse esistere una cosa del genere.
L'uomo, Jolene e Francis strabuzzarono gli occhi - Non lo sai? - mi fece il primo, - Ma mamma... - commentò la seconda con una mano sulla faccia, il terzo se ne restò zitto.
- No, non ne ho la più pallida idea. Scusate. - cercai di giustificarmi.
L'uomo sbuffò - Il Gran Circolo è un'assemblea delle più influenti streghe dell'intera nazione. Ogni stato o nazione ha almeno un Gran Circolo e ogni congrega ne risponde a loro. - spiegò - Ma il vuoto lasciato da Era si dimostrò una voragine quindi abbiamo eletto un Gran Circolo solo per New Orleans. - continuò asciugandosi con l'asciugamano che gli aveva portato Tiffany.
Ascoltai con attenzione, sembrava che sotto le righe stesse cercando di dire qualcos'altro, poi l'illuminazione - Un attimo, stai dicendo che la congrega di Era era il Gran Circolo di New Orleans? -
- Esattamente. Chiunque sia stato deve essere davvero forte, oltre ad avere una congrega eccezionale. - commentò l'uomo.
Io e Tiffany ci guardammo per un istante.





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