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mercoledì 25 aprile 2018

[Spinoff] Episodio 34


Una volta tornati al garage raccontai tutto ciò che era successo ad Amita. Lei, senza dire una parola, mi abbracciò e scoppiò in un pianto liberatorio. Aveva atteso quel momento per molto tempo ed era bastata la conferma che Chuck fosse morto per liberarsi di quel peso.
- Mi dispiace - mi fece lei singhiozzando.
- E di cosa? - le chiesi.
- Di essere stata una vera stronza con te - mi rispose Amita.
- Non c'è problema, lo considero un modo che ha il karma per dirmi di far pace con la mia amica Evaline - le sorrisi.
Amita si asciugò le lacrime. - Non credo che il karma funzioni così - Sorrise.
Warren fece spazio sul tavolo e tirò fuori la planimetria e, assieme a Alan, cominciò ad esaminare gli appunti di Chuck. Dopo una decina di minuti di conversazioni inutili Alan si mise a urlare per far smettere Warren di criticarlo.
- Ma che razza di piano è? - sbottò Warren lanciando una penna sul muro.
- Il piano di un folle... credo - rispose Alan intimorito dall'amico.
- Ma dai? Come minimo, cazzo. Come si fa solo a pensare una cosa così assurda? - continuò Warren.
Mi ero stufata di sentirli litigare quindi li raggiunsi e guardai male Warren. - Stai spaventando Alan.
- Oh, poverino. Fagli affondare la faccia in mezzo a quel meraviglioso seno, visto che ci sei - continuò col suo sfogo, anche se aveva un tono amareggiato mentre mi guardava il petto.
Alan mi guardò con occhi dolci. - Posso? - mi chiese.
- No - risposi secca a Alan, poi mi girai verso Warren. - Okay, spiega, qual è il problema? - cercai di essere la più calma possibile.
Warren prese un tablet e cominciò a sventolarlo in giro. - Il problema è che quel coglione di Chuck voleva sabotare la struttura di Melinda Rodes infestandola di topi.
- Non mi sembra un cattivo piano, se usi un magliaio di topi affamati possono creare danni considerevoli ai cablaggi e potrebbe essere un discreto diversivo - gli risposi.
- No, no, no. Lui voleva addestrare alcuni ratti e fargli attaccare l'attrezzatura delle vasche - spiegò Warren.
Guardai Alan per avere conferma e lui annuì.
Rimasi a bocca aperta. - Ma che cazzo...? - Non avevo mai sentito un piano d'azione più stupido di quello in vita mia.
- E chi li avrebbe addestrati i ratti, il Maestro Splinter? - fece Amita alle mie spalle.
- Secondo i suoi folli calcoli, avrebbe impiegato anni per creare la razza di ratto perfetta per il piano - disse Alan facendo il segno del fuori di rotella con il dito.
Warren gettò il tablet che aveva in mano sul tavolo. - Ecco, appunto.
Mi sedetti sulla prima sedia a portata di mano. - Cristo Santo. E pensare che quelle persone erano sotto il controllo di un tale imbecille... - sbottai ancora incredula.
- Almeno ce lo siamo tolti di torno una volta per tutte - rispose Warren esausto per la frustrazione.
Ci fu qualche secondo di silenzio poi dal nulla Alan si mise a ridere. - Ratti. Maestro Splinter. Adesso l'ho capita. Forte.
Io, Amita e Warren restammo attoniti da quella confessione.
Scrollai la testa e provai a trovare una soluzione assieme agli altri ma non trovammo punti deboli nella struttura. Era quasi del tutto inespugnabile tranne che per il cancello principale: la grata non era quella originale ed era per fare scena più che per tenere fuori le persone.
Per giorni provammo a fare simulazioni e piani alternativi ma il risultato era sempre lo stesso: fallimento.
Purtroppo la speranza di agire prima di vedere le streghe impazzite per strada sparì quando sul web cominciò a girare in cui degli invasati attaccavano a testa bassa la U.S.S. Samaritan attraccata a Belle Chase. Le streghe erano state annientate mentre tra i marinai della nave ci furono molti morti e feriti. Era come vedere un vecchio film documentario sulla Grande Guerra in full HD.
- Quella gente è pazza, alcuni hanno continuato ad avanzare anche con il corpo ridotto a un groviera... - sbottò Warren disgustato.
- Cazzo, se ci si mette la marina il mondo delle streghe verrà scoperto - cercai di ragionare a voce alta.
- Nei telegiornali non se ne è parlato, significa che è stato tutto insabbiato. Ho trovato la versione integrale per caso nel web sotterraneo - spiegò Alan fissando lo schermo e riavviando il video.
- Perché la marina dovrebbe insabbiare una cosa del genere? - gli chiesi.
- Perché il capitano della U.S.S. Samaritan, Natan James, e tutti i suoi sottoposti sono la cellula di Inquisitori di New Orleans. E a quanto pare, grazie a questo attacco, i nostri militari si sono attivati per trovare i responsabili - rispose Alan.
- E che tipo di metodi usano questi Inquisitori? - chiese Amita con un po' di timore per la risposta.
- Il metodo di Kaileena: prima spari e poi fai le domande - rispose il ragazzo.
- Ah, bene, confortante... - sbottò Amita.
La maggior parte delle volte funziona, pensai scocciata.
- Come fai a sapere queste cose? - gli chiesi. Io non gli avevo detto nulla di tutto ciò e gli Inquisitori erano una società segreta quindi trovare informazioni su di loro ere un'impresa quasi impossibile.
- Mentre voi andavate in giro per il mondo, il sottoscritto, tra le altre cose, si è documentato sul mondo delle streghe. Che c'è, mi annoiavo - provò a giustificarsi alla fine.
Improvvisamente Warren, che stava guardando un film, esultò: - Ragazzi, mi è venuta un'idea. -
- Cioè? - chiese Amita.
- Semplice, usiamo il piano dell'idiota di Chuck ma al posto dei poveri roditori usiamo i droni - rispose Warren.
- Ma come, se fino a stamattina dicevi che era un piano da psicopatici deviati? - chiese ancora lei.
- Il mio lo è ancora di più, ma al contrario del suo, funzionerà. Il problema è che ci serve molto materiale e non dobbiamo farci notare mentre lo recuperiamo - spiegò lui mentre ragionava.
- Oh, sì. Se sto pensando a quello che tu stai pensando...? - Ad Alan gli si stavano illuminando gli occhi dall'eccitazione.
- Sì, mon amie, è esattamente quello a cui sto pensando - gli rispose Warren.
- Io sono una delle migliori ladre in circolazione, non è un problema trovare tutto l'occorrente - feci.
Warren sorrise e ci fece partecipi del piano che aveva escogitato e lo perfezionammo al meglio delle nostre possibilità. Ci mettemmo al lavoro per trovare tutto il necessario e sistemare i dettagli. Era diventato un buon piano e finalmente potevo avere la mia vendetta sulla responsabile della morte dello zio Mei.

mercoledì 18 aprile 2018

[Spinoff] Episodio 33



Riconsegnai il cellulare a Warren, tolsi la palla da bondage a Chuck e gli diedi degli schiaffi per svegliarlo.
Lui riaprì gli occhi di scatto e si guardò attorno confuso. - Cosa cazzo...? - provò a dire mentre cercava di muoversi.
- Ti abbiamo preso, idiota - fece Warren.
Chuck si guardò le braccia e il corpo immobilizzati. - Slegatemi, pezzi di merda!
Quel comportamento mi sta irritando, pensai mentre prendevo un coltello appuntito dalla cucina.
Gli andai davanti e piantai l'arma sulla rotula destra. Lui urlò di dolore, cosa che mi fece immensamente piacere. - Modera i termini, per piacere - dissi.
- Vaffanculo, puttana - sbraitò in preda agli spasmi muscolari.
Sorrisi, speravo lo dicesse. Andai di nuovo in cucina, presi dei stuzzicadenti, glieli feci vedere e, senza dire nulla, cominciai ad infilarli uno a uno sotto alle sue unghie. Sentirlo urlare era davvero piacevole.
Warren gli prese la faccia e lo guardò dritto negli occhi. - Hai capito la lezione? Niente parolacce, cazzo.
Lui fece uno sforzo immane per riprendere il controllo. - Che cosa volete? - riuscì a chiedere.
Io pizzicai gli stuzzicadenti e lui urlò ancora. - Prima di tutto voglio farti soffrire come un cane - gli risposi quando finì di gridare. - Poi voglio sapere perché stai stalkerando Melinda Rodes.
Chuck si mise lentamente a ridere. - Mi sono innamorato, bambolina - rispose. Era una palese bugia, non serviva nemmeno il legame empatico per capirlo.
Estrassi violentemente il coltello dal suo ginocchio e lo piantai su quello sinistro. L'uomo gridò in modo straziante. - Smettila con le stronzate e rispondi alla domanda - gli intimai. Non avevamo molto tempo, se la Rodes avesse visto il notiziario avrebbe mandato i suoi sicari per farlo sparire.
- E va bene, troia schifosa - rispose con tutto il fiato che aveva in corpo. Poi prese fiato per concentrarsi e riorganizzare le idee. - Volevo sabotare qualunque cosa stia facendo quella donna. Mi sta dando la caccia da mesi ormai. Prima ero protetto dalla Coalizione del Bayou ma adesso sono un bersaglio facile per lei. Volevo almeno colpirla per primo.
- E come avresti fatto esattamente? - chiese Warren.
- Con un piano a cui sto pesando da un po' - rispose l'uomo tirando su col naso.
- Che tipo di piano? - continuò il ragazzo.
L'uomo sorrise. - Se la uccidi e mi liberi, te lo dico.
Warren mi guardò incredulo. - Passo! - gli rispose e scrollando la testa si diresse verso la biblioteca.
- Che c'è, solo perché ti ha dato un assaggio di fica fai il burattino? - rise nervoso Chuck.
Warren senza rispondere cominciò a frugare incuriosito nella libreria, forse si sentiva a disagio per quello che stavo facendo. Vedere torturare un uomo, per quanto tu possa odiarlo, non è mai una bella scena.
- Non hai capito nulla vero? - gli chiesi.
Chuck, continuò a muovere gli occhi da me a Warren sempre più ansioso. - Cosa... non avrei capito?
- Tu hai fatto in modo che quei ragazzi si incontrassero, gli hai dato un motivo per stare uniti e di fare giustizia per ciò che gli è capitato. In pratica gli hai donato una nuova famiglia. Questo è un legame che non potrai spezzare - gli spiegai.
- Un'altra cazzata da cancellare dalla... dalla lista di stronzate che ti sono venute in mente? - Chuck comincio a ridere, sembrava un tossico in preda al delirio. Sicuramente aveva perso molto sangue considerata la pozza rossa sotto i suoi piedi.
Poi ebbi l'illuminazione, guardai Warren e Chuck che continuava a spostare lo sguardo verso il ragazzo. Perché non ci ho pensato prima, che idiota che sono, mi rimproverai.
- Warren, controlla ogni centimetro di quella stanza - gli chiesi, poi alzai il mento dell'uomo con le dita. - Secondo me troveremo qualcosa di molto interessante, vero Reggente fallito? - gli sorrisi.
Warren in pochi minuti ribaltò l'intera biblioteca finché, dietro un mobile antico, non trovò un porta documenti cilindrico.
Chuck cominciò ad agitarsi. - Figli di puttana!
Il ragazzo aprì il contenitore e srotolò i fogli contenuti all'interno. - Mon amour, questa è la planimetria aggiornata della base della Rodes.
Sorrisi. - Abbiamo quello che ci serve. Addio Chuck - gli dissi mentre rimettevo in bocca all'uomo la palla da bondage.
Fra poco gli uomini di Melinda Rodes verranno qui per finire o catturare Chuck, quel pensiero mi fece venire un'idea.
Feci un cenno al mio compagno e ce ne andammo. Dovevo usare Chuck per un ultimo lavoretto e il tempismo era essenziale. A una decina di metri dall'edificio Warren tirò fuori un detonatore a distanza, ma io lo fermai.
- Che fai? - chiese lui.
- Fidati di me, aspetta - gli dissi.
Lo accompagnai nel boschetto e mi nascosi assieme a lui in un punto dove si potesse vedere bene l'entrata della villa.
- Cosa stiamo aspettando? - chiese Warren.
- Fidati - gli ripetei.
Attesi per cinque minuti e sei uomini si intrufolarono nel giardino e con circospezione entrarono in casa. Con la percezione controllai che tutti fossero all'interno dell'edificio e diedi l'ordine: - Ora!
- Il cammino dell'uomo timorato è minacciato da ogni parte dalle iniquità degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi. Benedetto sia colui che nel nome della carità e della buona volontà conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre; perché egli è in verità il pastore di suo fratello e il ricercatore dei figli smarriti. E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare ed infine a distruggere i miei fratelli. E tu saprai che il mio nome è... - provò a recitare lui.
Io lo guardai male. - Ma che cazzo stai dicendo?
- Ezechiele 25.17, Pulp Fiction – rispose incredulo premendo il detonatore, ma non successe nulla.
Lui cominciò ad andare nel panico e a premere, picchiare e rigirare il dispositivo. Improvvisamente la casa esplose illuminando l'intera area a giorno.
Per un attimo entrambi trasalimmo e ci riparammo dalle schegge, poi sospirai quando non riuscii a percepire nessuna forza vitale nei presi della casa. Era andato tutto bene e finalmente Amita poteva lasciar perdere la vendetta.
Diedi uno scappellotto a Warren e ce ne andammo prima dell'arrivo della polizia.

mercoledì 11 aprile 2018

[Spinoff] Episodio 32

L'interno della villa aveva uno stile più sobrio e moderno anche se alcuni quadri erano cossi orribile da rendere l'ambiente inquietante. Davanti a noi una grande scala a ridosso del muro mentre ai lati una cucina a destra e soggiorno con biblioteca a sinistra.
Dal secondo piano udii una porta aprirsi, alzai lo sguardo e vidi Chuck con gli occhi spalancati dalla sorpresa. Senza preavviso l'uomo ci lanciò una saetta che fortunatamente finì su un costoso vaso ming. Io e Warren ci riparammo dietro ai muri che separavano l'entrata appena in tempo per evitare il secondo attacco con una palla di fuoco di Chuck.
L'ex Reggente continuò a lanciare attacchi elementari di ogni tipo in suo possesso mentre scendeva le scale nella speranza di colpirci, ma noi continuavamo a cambiare nascondigli e a muoverci.
Durante una pausa dagli attacchi puntai una delle mie pistole verso la scala e scaricai il caricatore mentre camminavo verso Warren, Chuck si era riparato dietro al muretto a metà scala.
Mi inginocchiai vicino al ragazzo. - Ehi, stai bene?
- Ah, benissimo. A parte il fatto che sono nel bel mezzo di uno scontro soprannaturale tra streghe - rispose ancora incredulo.
- Calmati, ora è sicuramente più debole di settimane fa... - gli spiegai per l'ennesima volta, anche se non sembrava dagli attacchi che avevamo subito.
- Okay, okay. Non so se serva a qualcosa ma ho notato che il suo aggro è diminuito - mi fece.
- Il suo che? - chiesi confusa mentre un getto d'acqua compressa mi passava accanto e creava un cratere sul pavimento in marmo.
- Sì, il suo aggro, la forza e il rateo degli attacchi. Si sta indebolendo, credo - spiegò guardando il disastro che si era creato attorno a noi.
Provai a controllare la forza vitale di Chuck e notai che, effettivamente, a ogni attacco diminuiva a ritmo esponenziale.
- Hai ragione, bel lavoro - gli sorrisi.
- Grazie, mesi passati sulla playstation quattro sono serviti a qualcosa. Facciamo così, io attiro la sua attenzione e tu lo metti al tappeto - propose Warren.
Annuii, non mi piaceva come piano, stavolta si trattava di una strega potenzialmente letale nonostante fosse debole, ma era stato bravo a concentrarsi e a farmi notare quel dettaglio quindi decisi di assecondarlo per quella volta. Mi misi in posizione pronta a scattare.
- Ehi, coglione. Con tutti quei poteri non riesci ad uccidere due semplici persone. Come miniboss fai cagare al cazzo - urlò Warren a Chuck.
- Tu, piccolo e inutile bastardo - sbraitò furioso l'ex Reggente.
Warren provò a scappare ma fu bloccato da un muro di terra che si era innalzato in un istante. Quando Chuck lo raggiunse il ragazzo provò a difendersi con qualche pugno ma non sortì effetti, mentre l'uomo avvolse una delle sue bracca attorno al collo per tenerlo fermo.
- Allora, Kaileena Mine, che cosa vuoi fare adesso? - chiese l'ex Reggente creando scariche elettriche sulla mano libera.
- Se tu ammazzi me, lei ammazza te, idiota - gli disse Warren cercando di divincolarsi.
Ma l'uomo lo ignorò continuando il suo monologo. - Oh, giusto. Il tuo soprannome è Angelo della Morte. Appropriato, visto che tutte le persone che ami muoiono. I tuoi genitori, la tua banda di ladruncoli, quel vecchio bastardo di Mei Song ed infine la tua amica Tiffany. Quest'ultima notizia non la sapevi vero? A quanto pare quella cretina si è sacrificata per salvare una bambina. - si mise a ridere.
Tiffany è morta?, pensai con un nodo alla gola. Mi stava simpatica ed eravamo diventate amiche, era l'unica con cui mi sfogavo quando un furto era particolarmente difficile o semplicemente durante i periodi di pausa. Ma cercai di stare calma, ne dipendeva la vita del mio amico.
- Se non vieni fuori subito farò fuori anche il tuo amante. Anzi, chi se ne frega, lo ammazzo e basta - rise Chuck mentre faceva scattare l'elettricità sulla testa di Warren.
Warren rimase immobile a tremare, poi scoppiò in una risata come se soffrisse il solletico. - Basta, basta, ti prego, basta. Mi fa male la pancia, non riesco a fare il finto morto. - E continuò a ridere finché Chuck non smise di fulminarlo.
L'uomo, stupito, lasciò andare Warren. - Ma che cazzo mi sta capitando?
Warren si riprese e fece un profondo respiro per ritrovare il controllo. - Potrei dirtelo, ma pi non sarebbe più così divertente.
- Cos...? - lo guardò confuso, Chuck. Poi si girò verso l'uscita della biblioteca e sbraitò: - Perché fai parlare questo ritardato inferiore?
Io rimasi in silenzio.
- Angelo della Morte, dove diavolo sei? - Chuck urlò con tutto il fiato che aveva.
- Qui! - gli sussurrai alle spalle. Lui si girò di scatto e fece un urlo di terrore mentre io lo tramortii col calcio della pistola.
- Stai bene? - chiesi al ragazzo.
- Sì, sto bene. Ma per un attimo ho pensato che fosse la fine - mi sorrise.
- Ottimo. Adesso che ne facciamo di questo stronzo? - domandai.
Warren si sfregò le mani. - Bene, bene, bene. Ora lo leghiamo a una sedia.
Non avevo idea di cosa volesse farne ma lo aiutai ad alzarlo, spogliarlo e lo legarlo a una sedia della cucina usando qualunque cosa potesse esserci utile corde, manette, e una palla da bondage che gli ficcammo in bocca per non farlo parlare.
- Ed ora il tocco finale - disse Warren mentre apriva lo zaino. Tirò fuori dei panetti di C4, dei cavi elettrici e un detonatore a distanza.
- Sarebbe questa la sorpresina di cui parlavi? - chiesi.
Worren mi guardò euforico. - Sì, sì. Non sai quanto ci ho messo per rubare questi giocattoli, non vedo l'ora di vederne il risultato dal vivo.
Ho fatto sesso con unabomber, pensai stranita. Però dove ammettere che l'idea era geniale, con tutto quell'esplosivo per chiunque sarebbe stato impossibile scappare.
- Warren... - feci per dire.
- Ti prego, non dire è un'idea stupida e che non dovrei farlo. Perché io voglio farlo, okay? - mi disse con convinzione.
- Warren, mi piace! - gli sorrisi.
Lui esultò e ci mettemmo a lavoro per sistemare tutto nel migliore dei modi. Poi presi il telefono di Warren e scattai una foto di Chuck e la mandai ad Amita con un messaggio: Finalmente lo abbiamo catturato.

mercoledì 4 aprile 2018

[Spinoff] Episodio 31

La sera stessa arrivammo alla casa di Melinda Rodes. Capii subito cosa intendesse dire Warren quando disse di riconoscere le colonne, erano pacchiane e decisamente sgraziate rispetto alla l'architettura della casa oltre ad essere solo di decoro. Sulla sinistra dell'edificio notai un bosco e, tutto attorno al giardino, una ringhiera in ferro.
Con circospezione facemmo il giro per trovare un modo per entrare. Il problema era la sorveglianza, quindici uomini armati con pistole e mitragliette. Non sarebbe stato facile, ma non impossibile.
- Non vorrei sembrare ovvio, ma sarebbe meglio entrare dalla parte del bosco - mi fece Warren con un po' di timore.
- Già, avrò più copertura - confermai.
- Un momento, io non vengo? - mi chiese stupito.
- No - risposi schietta.
- Avevi promesso che ci sarei stato anch'io quando avresti ucciso Chuck - mi rimproverò Warren.
Sospirai esausta. - Metterò in sicurezza l'area poi ti chiamerò e, se vorrai, potrai entrare, chiaro? - gli esposi il mio piano. Avevo accettato di portarlo con me, non di metterlo in pericolo.
Warren ci pensò per qualche secondo. - E va bene, chérie, ma non farlo fuori senza di me. Ho qui una graziosa sorpresina per quel bastardo - mi mostrò lo zaino che si era portato appresso.
Gli sorrisi. - Promesso
Scavalcai la ringhiera, mi inoltrai nel boschetto e senza farmi notare cercai di avanzare, ma presto mi accorsi che i turni di pattugliamento dei sicari di Chuck erano troppo veloci e rigorosi per passare senza essere notata. Cercai di nascondermi usando come riparo i tronchi degli alberi, ma le persone da evitare erano semplicemente troppe. Decisi di ucciderne alcuni, accoltellandoli, strangolandoli con prese militari o spezzandogli il collo.
Stavo procedendo bene, quando una delle guardie non notò uno dei cadaveri che non avevo nascosto bene e diede l'allarme. I suoi colleghi si fiondarono con le torce elettriche a illuminare più zone possibili. Brava Kaileena, bel lavoro di merda che hai fatto, imprecai.
Non potevo stare ferma quindi provai a spostarmi ma dopo tre metri un fascio di luce mi accecò per un istante, mi avevano individuata. Subito dopo le guardie estrassero le armi e cominciarono a spararmi addosso.
Corsi a perdifiato tra gli alberi evitando pallottole e sfruttando ogni metodo di evasione che conoscevo per guadagnare tempo e trovare una buona copertura. Quando la trovai, un albero secolare con un incavo alla base, mi ci rannicchiai e aspettai che finissero di sprecare proiettili.
- Basta! - urlò una delle guardie. - Sei in trappola, non puoi scappare - mi disse.
- E chi vuole scappare? Forse siete voi quelli in trappola - mentii cercando una soluzione che non prevedesse la mia morte.
Percepii che si stavano avvicinando quindi sparai un po' di proiettili nella loro direzione, riuscii a beccarne due anche se non sapevo quanto gravemente.
- Chi ti manda? Messicani, Cinesi, Argentini, mangia spaghetti? - chiese l'uomo.
- Mangia spaghetti? Ma come cazzo parla questo? - mi chiesi sottovoce. - Non faccio parte di nessuna organizzazione criminale - gli urlai.
- Cazzate! Ti muovi come un soldato addestrato. Solo i professionisti si muovono in quel modo. Quindi adesso dirai chi ti manda e io ti lascerò andare, okay? - urlò quello che ormai avevo identificato come il capo. Subito dopo sentii ridere una decina di persone.
Che coerenza, prima dice che sono una professionista e poi mi tratta come una dilettante, pensai ferita un po' nell'orgoglio.
- D'accordo, te lo dirò. Mi manda una donna a cui è stato brutalmente ucciso il fidanzato dal vostro cliente - gli confessai.
Improvvisamente, un fruscio alle mie spalle mi fece sobbalzare, puntai la pistola sul cespuglio e aspettai di avere il bersaglio. Quando vidi la maschera borchiata e il cappuccio nero abbassai l'arma.
- Warren, Cristo Santo - imprecai serrando la mandibola.
- Ho sentito sparare e ho temuto per il peggio, mon amour - si scusò il ragazzo.
- Stavo per spararti, idiota - lo rimproverai sottovoce. In realtà ero felice che fosse arrivato, in due potevamo farcela.
Uno sparo ci fece trasalire. Guardai Warren ma lui alzò le spalle come segno che stava bene, io scossi la testa per lo stesso motivo. Lentamente mi affacciai per controllare chi avesse sparato e vidi un uomo in giacca e cravatta con un braccio alzato e una pistola fumante in mano. Stava cercando di attirare la mia attenzione nonostante stesse per meta al riparo dietro un albero.
- Allora, mi hai sentito? - chiese l'uomo.
- Sì, benissimo >> mentii ancora. Mi girai verso Warren e gli ordinai: - Fai finta di essere me e continua a farlo parlare. Io faccio il giro largo, va bene?
- Ma che cazzo...? Sei impazzita? - mi chiese mentre mi avviavo.
Non gli risposi e proseguii silenziosamente strisciando e sfruttando ogni albero abbastanza grande da essere usato come nascondiglio. Per fortuna, nonostante il pessimo farsetto di Warren, tutte le guardie erano concentrate ad illuminare nella sua direzione. Passai di albero in albero e alla fine raggiunsi il mio obbiettivo.
- Getta l'arma - intimai al capo puntandogli la pistola alla testa.
L'uomo lasciò cadere la pistola rassegnato. - Eravate in due...
- A quanto pare, sì. Avevo detto che eravate voi quelli in trappola - gli risposi.
- E quella storia sulla donna che ha perso il suo fidanzato era falsa, vero? - chiese fissando il tronco.
- No, è vera e io sono soltanto un'umile strega in cerca di vendetta per conto di un'amica - spiegai prima di tirare indietro il percussore.
- Cosa? Sei una strega? Quel bastardo... - ringhiò l'uomo. Io attesi qualche istante e lui continuò a parlare. - Senti, il nostro cliente non ha parlato di streghe e la mia organizzazione non vuole avere nulla a che fare col vostro assurdo mondo, okay?
- Quindi, che suggerisci? - gli chiesi facendo uno sforzo immenso per non ucciderlo.
- I... Io e i miei uomini ce ne andiamo senza nessun rancore e tu potrai vendicarti come meglio credi - propose l'uomo madido di sudore.
Ragionai, quell'uomo aveva più paura delle streghe che della morte stessa, forse potevo avere un incentivo. - Non mi basta. Voglio che smantelliate ogni vostro traffico illecito in città
- Ma io non posso farlo, non ne ho l'autorità - rispose l'uomo terrorizzato. I suoi uomini ci illuminarono e puntarono le armi contro ma non fecero nulla.
- Chiama il tuo capo e digli che, se non accetta le mie condizioni, ogni membro della sua organizzazione entrerà ufficialmente nel mondo delle streghe - gli ordinai.
Lui fece la chiamata e dopo due minuti di discussione riattaccò. - Abbiamo un accordo - mi disse l'uomo.
Indicai i suoi uomini che avevano ancora le armi puntate su di me. - Puoi, per cortesia...?
L'uomo mi guardò confuso poi si girò e vide la scena. - Oh, sì. Ragazzi, abbassate le armi. Chiamate gli altri, ce ne andiamo - ordinò. I suoi sottoposti obbedirono anche se pure loro erano confusi.
In dieci minuti tutte le guardie se ne erano andate lasciando la villa completamente vuota tranne Chuck che, secondo il capo delle guardie, era a letto. Finalmente la mia preda era in trappola e potevo giocare con lei come e quanto volevo.