La sera stessa arrivammo alla
casa di Melinda Rodes. Capii subito cosa intendesse dire Warren
quando disse di riconoscere le colonne, erano pacchiane e decisamente
sgraziate rispetto alla l'architettura della casa oltre ad essere
solo di decoro. Sulla sinistra dell'edificio notai un bosco e, tutto
attorno al giardino, una ringhiera in ferro.
Con circospezione facemmo il
giro per trovare un modo per entrare. Il problema era la
sorveglianza, quindici uomini armati con pistole e mitragliette. Non
sarebbe stato facile, ma non impossibile.
- Non vorrei sembrare ovvio, ma
sarebbe meglio entrare dalla parte del bosco - mi fece Warren con un
po' di timore.
- Già, avrò più copertura -
confermai.
- Un momento, io non vengo? -
mi chiese stupito.
- No - risposi schietta.
- Avevi promesso che ci sarei
stato anch'io quando avresti ucciso Chuck - mi rimproverò Warren.
Sospirai esausta. - Metterò in
sicurezza l'area poi ti chiamerò e, se vorrai, potrai entrare,
chiaro? - gli esposi il mio piano. Avevo accettato di portarlo con
me, non di metterlo in pericolo.
Warren ci pensò per qualche
secondo. - E va bene, chérie, ma non farlo fuori senza di me. Ho qui
una graziosa sorpresina per quel bastardo - mi mostrò lo zaino che
si era portato appresso.
Gli sorrisi. - Promesso
Scavalcai la ringhiera, mi
inoltrai nel boschetto e senza farmi notare cercai di avanzare, ma
presto mi accorsi che i turni di pattugliamento dei sicari di Chuck
erano troppo veloci e rigorosi per passare senza essere notata.
Cercai di nascondermi usando come riparo i tronchi degli alberi, ma
le persone da evitare erano semplicemente troppe. Decisi di ucciderne
alcuni, accoltellandoli, strangolandoli con prese militari o
spezzandogli il collo.
Stavo procedendo bene, quando
una delle guardie non notò uno dei cadaveri che non avevo nascosto
bene e diede l'allarme. I suoi colleghi si fiondarono con le torce
elettriche a illuminare più zone possibili. Brava Kaileena, bel
lavoro di merda che hai fatto, imprecai.
Non potevo stare ferma quindi
provai a spostarmi ma dopo tre metri un fascio di luce mi accecò per
un istante, mi avevano individuata. Subito dopo le guardie estrassero
le armi e cominciarono a spararmi addosso.
Corsi a perdifiato tra gli
alberi evitando pallottole e sfruttando ogni metodo di evasione che
conoscevo per guadagnare tempo e trovare una buona copertura. Quando
la trovai, un albero secolare con un incavo alla base, mi ci
rannicchiai e aspettai che finissero di sprecare proiettili.
- Basta! - urlò una delle
guardie. - Sei in trappola, non puoi scappare - mi disse.
- E chi vuole scappare? Forse
siete voi quelli in trappola - mentii cercando una soluzione che non
prevedesse la mia morte.
Percepii che si stavano
avvicinando quindi sparai un po' di proiettili nella loro direzione,
riuscii a beccarne due anche se non sapevo quanto gravemente.
- Chi ti manda? Messicani,
Cinesi, Argentini, mangia spaghetti? - chiese l'uomo.
- Mangia spaghetti? Ma come
cazzo parla questo? - mi chiesi sottovoce. - Non faccio parte di
nessuna organizzazione criminale - gli urlai.
- Cazzate! Ti muovi come un
soldato addestrato. Solo i professionisti si muovono in quel modo.
Quindi adesso dirai chi ti manda e io ti lascerò andare, okay? -
urlò quello che ormai avevo identificato come il capo. Subito dopo
sentii ridere una decina di persone.
Che coerenza, prima dice che
sono una professionista e poi mi tratta come una dilettante,
pensai ferita un po' nell'orgoglio.
- D'accordo, te lo dirò. Mi
manda una donna a cui è stato brutalmente ucciso il fidanzato dal
vostro cliente - gli confessai.
Improvvisamente, un fruscio
alle mie spalle mi fece sobbalzare, puntai la pistola sul cespuglio e
aspettai di avere il bersaglio. Quando vidi la maschera borchiata e
il cappuccio nero abbassai l'arma.
- Warren, Cristo Santo -
imprecai serrando la mandibola.
- Ho sentito sparare e ho
temuto per il peggio, mon amour - si scusò il ragazzo.
- Stavo per spararti, idiota -
lo rimproverai sottovoce. In realtà ero felice che fosse arrivato,
in due potevamo farcela.
Uno sparo ci fece trasalire.
Guardai Warren ma lui alzò le spalle come segno che stava bene, io
scossi la testa per lo stesso motivo. Lentamente mi affacciai per
controllare chi avesse sparato e vidi un uomo in giacca e cravatta
con un braccio alzato e una pistola fumante in mano. Stava cercando
di attirare la mia attenzione nonostante stesse per meta al riparo
dietro un albero.
- Allora, mi hai sentito? -
chiese l'uomo.
- Sì, benissimo >>
mentii ancora. Mi girai verso Warren e gli ordinai: - Fai finta di
essere me e continua a farlo parlare. Io faccio il giro largo, va
bene?
- Ma che cazzo...? Sei
impazzita? - mi chiese mentre mi avviavo.
Non gli risposi e proseguii
silenziosamente strisciando e sfruttando ogni albero abbastanza
grande da essere usato come nascondiglio. Per fortuna, nonostante il
pessimo farsetto di Warren, tutte le guardie erano concentrate ad
illuminare nella sua direzione. Passai di albero in albero e alla
fine raggiunsi il mio obbiettivo.
- Getta l'arma - intimai al
capo puntandogli la pistola alla testa.
L'uomo lasciò cadere la
pistola rassegnato. - Eravate in due...
- A quanto pare, sì. Avevo
detto che eravate voi quelli in trappola - gli risposi.
- E quella storia sulla donna
che ha perso il suo fidanzato era falsa, vero? - chiese fissando il
tronco.
- No, è vera e io sono
soltanto un'umile strega in cerca di vendetta per conto di un'amica -
spiegai prima di tirare indietro il percussore.
- Cosa? Sei una strega? Quel
bastardo... - ringhiò l'uomo. Io attesi qualche istante e lui
continuò a parlare. - Senti, il nostro cliente non ha parlato di
streghe e la mia organizzazione non vuole avere nulla a che fare col
vostro assurdo mondo, okay?
- Quindi, che suggerisci? - gli
chiesi facendo uno sforzo immenso per non ucciderlo.
- I... Io e i miei uomini ce ne
andiamo senza nessun rancore e tu potrai vendicarti come meglio credi
- propose l'uomo madido di sudore.
Ragionai, quell'uomo aveva più
paura delle streghe che della morte stessa, forse potevo avere un
incentivo. - Non mi basta. Voglio che smantelliate ogni vostro
traffico illecito in città
- Ma io non posso farlo, non ne
ho l'autorità - rispose l'uomo terrorizzato. I suoi uomini ci
illuminarono e puntarono le armi contro ma non fecero nulla.
- Chiama il tuo capo e digli
che, se non accetta le mie condizioni, ogni membro della sua
organizzazione entrerà ufficialmente nel mondo delle streghe - gli
ordinai.
Lui fece la chiamata e dopo due
minuti di discussione riattaccò. - Abbiamo un accordo - mi disse
l'uomo.
Indicai i suoi uomini che
avevano ancora le armi puntate su di me. - Puoi, per cortesia...?
L'uomo mi guardò confuso poi
si girò e vide la scena. - Oh, sì. Ragazzi, abbassate le armi.
Chiamate gli altri, ce ne andiamo - ordinò. I suoi sottoposti
obbedirono anche se pure loro erano confusi.
In dieci minuti tutte le
guardie se ne erano andate lasciando la villa completamente vuota
tranne Chuck che, secondo il capo delle guardie, era a letto.
Finalmente la mia preda era in trappola e potevo giocare con lei come
e quanto volevo.
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