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lunedì 30 ottobre 2017

Recensione del blog: Opinioni Librose

Titolo: Lonely Souls: Le streghe di New Orleans (vol. 1)
Autrice: Andrea Romanato
Editore: Self Publishing
Genere: Urban Fantasy
Formato: ebook / cartaceo
Prezzo: 2,99 € / 9,99 € / KU
Data pubblicazione: 20 Gennaio 2016
Protagonisti: Erik Crane
Pagine: 181
Serie: Lonely Souls #1
ORDER
Pagina autore
Il protagonista è un ragazzo newyorchese, Erik Crane, che si ritrova mezzo morto dopo aver subito un'aggressione da parte di alcuni individui nel tentativo di salvare una ragazza. Quest'ultima gli sussurra delle parole incomprensibili e lui sviene. Quando si risveglia si rende conto di essere nel corpo di una ragazza di nome Evaline e che si trova a New Orleans.  Un anno dopo, tornando a casa da lavoro, aiuta un'altra ragazza da un aggressore maniaco armato di machete. Quell'incontro e quella ragazza segneranno per sempre la vita di Erik, trascinato sempre di più nel mondo segreto delle streghe e delle loro sanguinose leggi.

La serie è composta da:
1. Lonely Souls: Le streghe di New Orleans
2. Lonely Souls: La Guerra occulta delle streghe (27 Marzo 2017)
3. Lonely Souls: Diario di un future passato (19 Agosto 2017)
4. Prossimamente


Cari lettori, con questa recensione vi parlo di un Urban Fantasy: Lonely Souls - Le streghe di New Orleans di Andrea Romanato.
La storia ci parla di Erik, un ragazzo la cui anima vive nel corpo di una ragazza, Evaline. Erik aveva aiutato questa ragazza durante un’aggressione e sarebbe sicuramente morto, se lei, sussurrando strane parole, non avesse trasferito l’anima del ragazzo nel su corpo.
Erik con il tempo si è abituato a vivere nel corpo di una ragazza, ma dentro rimane sempre lui.

“Mi specchiai nel finestrino di un’auto parcheggiata sul ciglio della strada cogliendo il volto di una ragazza dai lineamenti morbidi e dagli occhi di un colore unico: viola naturale. Non mi stanco mai di guardarla, è davvero bella, riflettei mentre con un elastico mi sistemavo i capelli in una coda di cavallo. Non era il mio corpo, era quello di Evaline Deraneau. […] Non era stato facile abituarsi all’idea di aver improvvisamente cambiato sesso. Tutti gli atteggiamenti femminili e aspetti del mondo delle donne mi erano completamente estranei.”

La sua vita scorre senza troppi problemi, fino alla comparsa di Valentine. Anche questa volta cerca di salvare la ragazza da un’aggressione e questo incontro cambierà totalmente la vita di Erik. Dovrà fare i conti con un mondo che non conosce, fatto di streghe, poteri, faide e violenza. Durante questa avventura però riuscirà a capire meglio se stesso, a crescere come persona, aiutato da insospettabili amici.
Non mi addentro nel dettaglio della trama, poiché rischierei di svelare troppo. 
Leggendo mi sono chiesta subito: Evaline? Che fine ha fatto? Ce ne è voluto un po’ per arrivare a questo punto nel libro, ma poi l’arcano si svela.
Erik è un ragazzo buono, semplice, con una storia familiare alle spalle fatta di incomprensioni e affetto negato. 

“Ho sempre saputo come si sentono certe persone, quelle sole, perché lo sono anche io. Lo sono sempre stato. Fin da piccolo non ho avuto mai nessuno al mio fianco, nemmeno i miei genitori.”

Da quando vive nel corpo di Evaline si è costruito una nuova vita, pur rimanendo se stesso. Non riesce bene a capire cosa gli sia successo e cosa gli riservi il futuro, ma l’incontro con Valentine gli aprirà nuove porte e percorsi che lo metteranno davanti a delle scelte, a confrontarsi con gli altri e con se stesso. Erik evolverà riuscendo ad attingere a tutto quello che può prendere da se stesso, e non solo.

“Scappare. Sono stufo di scappare! Era vero, scappavo da sempre. Dai miei genitori, dalla mia vita, dalla gente. Tutte queste cose mi facevano paura perché non sapevo come affrontarle, non sapevo nemmeno da dove iniziare. Però, da quando era cominciata questa follia delle streghe, avevo cominciato a capire come combattere per ciò che volevo.”
Nel racconto c’è  molta azione, qualche scena cruenta ed erotica. C’è un po’ di tutto. Il ritmo della narrazione è parecchio serrato, le situazioni si svolgono con molta velocità. Tutto è narrato in prima persona dal punto di vista di Erik di cui, poco alla volta, conosciamo la storia, l’indole e i sentimenti. La scrittura è semplice, scarna e di facile comprensione, anche se sono presenti alcuni refusi.
L’idea del ragazzo nel corpo di una ragazza è abbastanza originale in questo genere, almeno per quanto riguarda le mie letture. Mi ricorda però alcuni manga/anime giapponesi in cui è un tema che viene ripreso spesso. Le streghe invece sono figure ampiamente trattate, ma qui l’autore ha cercato di portare qualche novità suddividendole in varie categorie e affidando loro diverse abilità. L’ambientazione è la più classica per quanto riguarda la stregoneria: New Orleans. Quale posto migliore per ambientare una storia di questo tipo? All’inizio non tutto è di facile comprensione  ma leggendo ci facciamo un quadro più chiaro, anche perché alla fine troviamo un’appendice con le spiegazioni sulle varie tipologie di streghe.
Purtroppo questa storia non mi ha preso molto, le scene d’azione così frequenti e veloci non mi hanno permesso di creare un legame con i personaggi. Solo dopo metà libro si comincia a vedere il protagonista per quello che è, e possiamo conoscerlo un po’ meglio. Da qui è aumentato l’interesse, le scene d’azione sono diminuite per lasciare spazio alla parte introspettiva e psicologica e per prepararci alle scene finali. Un colpo di scena fa tremare le sicurezze e la fiducia dei nostri personaggi, soprattutto di Erik. Ho apprezzato questo elemento inserito per creare una svolta,  che destabilizza gli equilibri creati, poiché ha destato interesse e ha messo alla prova il protagonista. Per quanto riguarda le relazioni tra i personaggi, non mi hanno molto convinto, sono nate troppo repentinamente e sono state poco approfondite.
Considerando che parliamo di una serie, immagino che nei prossimi volumi scopriremo molto di più su Erik, Evaline e gli altri. 
Lo consiglio sicuramente agli amanti del genere.

Buona lettura!

Dal blog: Opinioni Librose

domenica 29 ottobre 2017

Recensione del blog: The Story Teller Cat

Miao, ciao a tutti, oggi parleremo di streghe, ma non quelle classiche, diciamo che sono un po' particolari.
Ma bando alle ciance, iniziamo con la trama.


"Il protagonista è un ragazzo newyorchese, Erik Crane, che si ritrova mezzo morto dopo aver subito un'aggressione da parte di alcuni individui nel tentativo di salvare una ragazza. Quest'ultima gli sussurra delle parole incomprensibili e lui sviene. Quando si risveglia si rende conto di essere nel corpo di una ragazza di nome Evaline e che si trova a New Orleans.
Un anno dopo, tornando a casa da lavoro, aiuta un'altra ragazza da un aggressore maniaco armato di machete. Quell'incontro e quella ragazza segneranno per sempre la vita di Erik, trascinato sempre di più nel mondo segreto delle streghe e delle loro sanguinose leggi"




Che dire, ci sono elementi buoni e non. Iniziamo con quelli positivi: ho apprezzato la struttura della società stregonesca: i clan, i rapporti coi membri, le gerarchie ecc. Mi sono piaciuti anche la divisione dei poteri: le streghe ne posseggono due tipi. I primi sono più superpoteri e sono unici, la strega nasce con tali abilità, i secondi sono magie derivate da rituali e sono particolarmente complessi.
Come avete capito dalla trama, l' immagine inganna: non è un romanzo d' amore. L' atmosfera supereroistica mescolata all' Urban fantasy non è male, anzi, è un ibrido molto particolare. Anche il tocco d' erotismo mette pepe alla storia, con scene molto esplicite, ma non pesanti. Vi avviso che le relazione erotiche e d'amore nel libro sono molto complesse, soprattutto per l'assurda situazione in cui è capitato il nostro protagonista.
I personaggi principali sono ben caratterizzati e lo stile è scorrevole. Una nota in particolare va per Erik stesso, forse il personaggio piu approfondito di tutti, proprio per il suo rapporto coi genitori. Erik è il classico sfortunato, con genitori ambiziosi ma anafettivi, la cui vita viene stravolta dopo aver fatto un'azione buona. Ed i suoi genitori non sembrano sentire la mancanza di un figlio che essi stessi considerano un errore, ponendoci un dubbio sul perché i vari governi non dovrebbero mettere un patentino procreativo per evitare traumi emotivi ai figli.
Passiamo ai lati negativi: lo scrittore si dimostra frettoloso nel descrivere diversi eventi. A parer mio avrebbe dovuto soffermarsi di più per approfondire alcuni elementi della trama, tra cui un maggiore foscus sul trauma sessuale del protagonista. Insomma,  è un uomo nel corpo di una donna, se non è scombussolante questa cosa!
A volte la reazione dei personaggi a certi eventi, come la scena della segretaria, non sono molto realistici.
Per chi ha letto il libro, le scene stile "tutte pazze per Erik" dopo un po' assumono un ruolo involontariamente comico.

(Le streghe di New Orleans sono letteralmente pazze per Erik... O il suo corpo. Chi ha letto capirà).

Nonostante ciò do fiducia a questo romanzo d' esordio. Spero che lo stile dello scrittore migliorerà col tempo.


Dal blog: The Story Teller Cat

sabato 28 ottobre 2017

Recensione del blog: Anima di drago




Passione: 8 “Dinamico”
Originalità:  7 “Buone idee”
Creazione del mondo: 7,5 “Poteva incidere maggiormente” 
Caratterizzazione personaggi: 9 “Ottimo”  
Trama e Intreccio:  7 “Ad episodi”
Incidenza del Fato: Alta
Copertina: 8 “Semplice ma perfetta”
Finale: 7,5 “Ottimo finale di stagione”

Mi piace l’immagine di un mondo popolato da streghe che combattono per sopravvivere fra i mille nemici di questo mondo. Come anche mi piace l’idea che il protagonista sia un uomo che si ritrova “incarnato” per magia nel corpo di una donna. Questo cambio di sesso poteva essere un arma pericola se maneggiata in maniera banale e non curata ma devo dire che in questo Romanato è stato bravo anche se avrei lasciato, soprattutto all’inizio, più capitoli per elaborare il concetto magari sacrificando qualche “spiegone” per lasciare scoprire al lettore con calma ciò che questo implica. Tutti i personaggi sono comunque curati e ben distinti cattivi compresi (Non capisco perché anche i maschi vengano identificati con il termine strega invece che mago o stregone).

“Una congrega è un insieme di persone che ragionano ognuna con la propria testa … il gruppo collabora per i risolvere i problemi dei propri membri …insomma è una famiglia”

La scelta di catapultare le protagoniste nell’azione “forte” senza tempi di “elaborazione interiore” è opinabile, io avrei proceduto per livelli in una scoperta guidata ma è una questione di gusti,  di sicuro non si può dire che ci si annoi leggendo e cogliendo le varie citazioni sparse per il romanzo (seppure troppe e massicce per i miei gusti avrei preferito sfumature meno marcate). Più che un romanzo Lonely Soul è una sequenza di episodi come le moderne serie televisive e come tale con una trama principale più debole ma con emozionanti puntate perfette dinamicità.

Curioso che un uomo-scrittore decida di avere protagoniste femmine, noi maschietti tendiamo a popolare il mondo di bulli muscolosi invece in Lonely Souls troviamo femmine per nulla indifese ma non per questo meno fragili e complicate.

L’incidenza del destino è alta, troppe cosa avvengono troppo ravvicinate per generare l’azione e troppo spesso le protagoniste ci capitano dentro al di fuori della loro volontà o colpa.

“lei è un’anima sola, che soffre, è davvero una donna forte, più forte di me”

La scelta di New Orleans come ambientazione non è innovativa ma è sicuramente vincente per un mondo di streghe anche se l’episodio a chinatown stride con il resto andando a sconfinare con la magia cinese invece che il woodoo.

Il finale è bello forse la parte meglio congegnata e, oltre a regalare un senso al titolo, ha anche un forte impulso per proseguire la serie di romanzi.

I combattimenti sono realizzati con un giusto livello di mescolanza fra abilità e magia (l’apprendimento stesso delle tecniche di lotta è legato alla magia e un qualche capitolino in più non erano pagine sprecate).

La copertina mi divide perché essenzialmente non mi piace ma però comunica perfettamente il concetto di anime sole.

Dal blog: anima di drago

mercoledì 25 ottobre 2017

[Spinoff] Episodio 8



Avevo passato due settimane a cercare informazioni sui dipendenti e sulle planimetrie della sede di New Orleans ma non trovai nulla. Erano ovunque su internet ma sembravano dei fantasmi nella vita reale: nessuna sede, nessun deposito. Nulla.
Provai a contattare alcuni informatori ma non sapevano nulla. Alcuni mi chiusero la chiamata in faccia dal terrore. Solo uno mi disse che aveva qualcosa per me, Kabunti, uno Sciamano che viveva nel Bayou.
Presi la moto e andai nel Bayou. Sapevo che a Kabunti piaceva stare da solo ma sapevo anche che aveva le mani in pasta ovunque. Era una buona fonte di informazioni ma non era per niente il tipo da tenere sotto gamba.
Arrivai a destinazione dopo due ore, parcheggiai in uno spazio di terra battuta. In prossimità della riva c'era una roulotte grigia in stile anni sessanta con davanti un tavolino e ombrellone, due sedie una delle quali occupata da un uomo intento a bere una birra. Era caucasico, barba incolta, capelli lunghi. Indossava una camicia hawaiana sopra una canottiera bianca sporca, un paio di jeans e ciabatte nere.
- Kaileena Mine. Che piacevole sorpresa. - mi salutò.
Mi tolsi il casco e scesi dalla moto. - Sono qui per lavoro, Kabunti.
Kabunti non era un nome ma una onorificenza da parte di alcune congreghe minori del Bayou. In pratica lui era colui che faceva da intermediario per quattro congreghe.
Lui appoggiò la sua mano libera sul petto. - Ma così mi spezzi il cuore, dolcezza. - Poi si mise in guardia. - Aspetta, non è che mi farai un buco in testa per questa battuta, vero? - chiese preoccupato.
Sospirai. - No, anche se ci sto seriamente pensando.
Kabunti rise. - Oh, scusa. - Alzò le mani.
- Come fai a sapere che ho l'hobby di sparare ai cattivi? Chi ha spifferato tutto? - chiesi incrociando le braccia.
- Oh, tesoro. Dopo la sfuriata di settimana fa al funerale del vecchio Mei, chiunque con un briciolo di cervello ci arriverebbe. - rispose con tono strafottente.
Sbuffai. - Era quello che volevo.
- Mi dispiace per il vecchio, so che si è fatto valere prima di tirare le cuoia, senza offesa naturalmente. - continuò bevendo la sua birra.
- Vuoi morire? - gli chiesi. Ero improvvisamente diventata nera di rabbia, nessuno doveva parlare di mio zio in quel modo.
- Ahi. Nervo ancora scoperto. Scusa. - rispose abbassando la testa.
Feci scrocchiare la lingua, era inutile prendersela con un tipo del genere. - E, dimmi, cosa sai sulla Exped Corporation?
Il suo volto cambiò espressione, era diventato serio. - Molte cose, zuccherino. È un'agenzia import-export e compravendita in internet. Computer, libri, cibo, vestiario, elettronica, omicidi, rapimenti, traffico di armi e droga. Il pacchetto completo insomma.
- E scommetto che queste persone sono intoccabili a livello legale. - commentai.
- Esatto, piccoletta. - rispose aprendo una seconda birra a mani nude.
Rimasi in attesa per ricevere altre informazioni ma lui rimase zitto. - Tutto qui? Non hai nient'altro per me?
Lui alzò la gamba e l'appoggiò sulla seconda sedia, i suoi movimenti erano tutt'altro che fluidi. - Se intendi un indirizzo fisico hai toppato alla grande. Quell'azienda è su internet, letteralmente. Niente sedi, niente indirizzi ma tutto online.
- Ma non ha senso, se vogliono trafficare roba che scotta devono avere un magazzino dove depositare la merce, no? - provai a ragionare.
- Per questa domanda c'è solo una risposta: affiliazione. O meglio, affiliazione illecita visto che si avvalgono delle bande criminali della città. Ho provato a fare la mia magia con i tasti ma non ho trovato molto. - spiegò lui.
- Qualcosa è meglio di niente. - dissi.
- Ma io non so nulla. Nulla ti dico. - provò a dire. Io però sapevo che stava mentendo grazie al legame empatico tra streghe.
Avanzai di un passo. - Avanti sputa il rospo. - gli intimai.
- D'accordo... - Tirò fuori il cellulare e cominciò a picchiettare sullo schermo. - Ti ho inviato un file con tutto quello che ho.
Quasi subito mi suonò il telefono, controllai e notai che era una mail con un indirizzo di un magazzino in centro città. - Grazie. - gli dissi.
- Non ringraziarmi, ho fatto solo il mio dovere. - Mi porse la mano. - Se scopri qualcos'altro fammelo sapere. - Mi fece l'occhiolino.
Gli strinsi la mano. - Certo.
Mi girai e mi misi il casco. Accesi la moto e montai in sella.
- Sta attenta, dolcezza. Quelle persone sono pericolose. - mi urlò Kabunti.
Girai la testa verso di lui. - Io sono molto più pericolosa di loro.
 Accelererai, feci una derapata e tornai da dove ero venuto. Nonostante Kabunti fosse un tipo strambo era anche uno dei migliori informatori sulla piazza, nonché hacker esperto.





Per chi volesse contribuire in questo modo all'editing dei libri: Grazie mille.



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mercoledì 18 ottobre 2017

[SpinOff] Episodio 7





Quando il brusio della battaglia era cessato, sentii distintamente dei passi provenire dal soffitto, era Evaline che cercava di raggiungermi. Se ci fosse riuscita avrebbe tentato ancora di fermarmi e sarebbe stata in pericolo. E questo per me era inaccettabile.
Corsi verso la porta blindata che dava sulle scale di servizio. Quando arrivai alla porta Evaline era davanti all'ascensore, dall'altra parte del corridoio. Aprii la porta e la richiusi subito dietro di me, sfondai la teca con dentro un'accetta, la presi e bloccai l'uscita.
Lo zio Mei una volta mi disse che i Guardiani non potevano attraversare pareti metalliche con il loro teletrasporto. Speravo valesse anche per Evaline. Alzai lo sguardo e lei era lì a fissarmi, era arrabbiata, delusa e sofferente nei miei confronti. Lo capivo ma non riuscivo ad accettarlo.
Misi una mano sul vetro della porta aspettando che lei ricambiasse. Lo fece. - Grazie! - le dissi anche se sapevo che non poteva sentirmi.
Mi girai sentendo altri motociclisti salire le scale urlando e sbraitando. Estrassi la pistola e mirai alla testa del primo che cadde rotolando giù. Andai incontro agli altri, il secondo colpo ferì un altro alla spalla ma cadde nella tromba delle scale, il terzo bersaglio riuscì a schivare il colpo e a raggiungermi. Lui provò a colpirmi con la mazza da baseball in metallo che aveva in mano. Schiva il fendente, portai la canna della pistola sotto al mento dell'uomo e sparai. Il sangue mi schizzò in faccia imbrattando capelli e vestiti. L'uomo cadde appoggiato al muro.
Scesi ancora di altri tre piani ma trovai ad attendermi altri quattro motociclisti, erano davanti alla porta per il garage.
- Andate, è solo una stupida ragazzina. - comandò uno di loro.
Titubanti due armati di coltelli da caccia eseguirono l'ordine e cominciarono a salire verso di me. Schivai due fendenti rivolti alla mia pancia e al viso. Sparai al petto a quello più distante e disarmai il secondo spezzandogli il polso. Presi la testa di quest'ultimo e la sbattei ripetutamente contro la ringhiera fino a fargli uscire il cervello.
Un terzo provò a spararmi ma io gli tirai un calcio al petto, lui cadde all'indietro rotolando fino al pianerottolo. Lo seguii per tutto il tragitto e alla fine gli tirai un altro calcio sul collo, gli spasmi mi fecero capire che era morto. Mi girai verso l'ultimo, stava tremando.
- Ti prego, non uccidermi. Ho una famiglia, ti scongiuro! - frignò.
Gli andai vicino e gli presi la mandibola. - Hai una famiglia? Davvero? E alla mia di famiglia se mi avessero ammazzata, ci hai pensato? - Lo guardai negli occhi.
- Sì... ci penso sempre... ogni... ogni volta... - Stava palesemente mentendo, lo avrebbe capito chiunque.
Sospirai. - Sai che c'è? Non ti credo! - Gli misi la seconda mano dietro la nuca e gli spezzai il collo, morto sul colpo.
Presi la pistola al cadavere sul pianerottolo e aprii la porta del garage. Feci qualche passo ma venni colpita alle spalle da due uomini armati di assi di legno. Barcollai in avanti, il dolore era intenso ma riuscii a reggermi in piedi. Mi voltai estraendo le pistole e scaricai il caricatore sui due che caddero crivellati di colpi in un lago di sangue.
- Ma tu chi cazzo sei? - Mi chiese una voce maschile dietro di me.
Mi girai. L'uomo che aveva parlato era in mezzo ad altri due motociclisti che fissavano, inorriditi, i loro compagni morti. Aveva la testa pelata con dei tatuaggi disegnati sulla pelle raffiguranti diverse simbologie. I suoi compagni erano armati di coltello e machete.
- Qualcuno che farà giustizia! - ringhiai.
- Ah, sì? Ragazzi fatela a pezzi, adesso! - ordinò l'uomo pelato. Era lui che comandava la banda.
- Siete sicuri? I vostri amici ci hanno provato ed ora marciscono lì dentro. - Indicai la porta delle scale.
I due si guardarono preoccupati. Guardarono il loro capo, gettarono le armi e si misero a correre verso l'uscita.
Eh no, ragazzi. Non scapperete!” pensai.
Con uno scatto cambiai il caricatore alla mia pistola. Avanzai camminando, mirai alle loro gambe e sparai. Il capo si spostò di lato sconcertato.
Presi il machete e mi avvicinai ai due motociclisti a terra e li colpii alla testa, il sangue e la materia grigia mi era finito i vestiti.
Mi voltai verso il capo dei motociclisti, gli puntai la pistola alla testa fino a raggiungerlo. - Voglio sapere chi ha coperto i vostri crimini. Sicuramente il sindaco riusciva a coprire molte tracce, ma non tutti i dettagli. È impossibile, a meno che non ci sia qualcuno di grosso a coprirvi le spalle. - Gli premevo la canna sulla fronte. - Allora, parli o no? - e gli sparai su un ginocchio.
L'uomo urlò di dolore e cadde a terra. Mi acquattai, gli misi di nuovo la canna sulla fronte e lo fissai negli occhi.
Per un istante sembrava non voler rispondere. - La E.Corp. La donna della E.Corp. - bofonchiò dolorante.
- La E.Corp? La nuova multinazionale che si è trasferita qui a New Orleans? E di quale donna parli? - chiesi.
Lui non rispose. Puntai la pistola sul ginocchio sano premetti il grilletto. - Allora? - gli intimai.
L'uomo gridò di nuovo di dolore. Appena si riprese dallo shock mi disse: - Una donna con i capelli corti... è lei che ci paga. Cazzo, che male! - Si stringeva le ginocchia piangendo.
La stessa donna descritta da Evaline durante la riunione del Gran Circolo!” ragionai.
Dovevo fare delle ricerche più approfondite su quella azienda e sulle persone al vertice del comando a New Orleans, la questione era diventata, improvvisamente, più grossa di quanto mi aspettassi.
Mi guardai attorno, l'ascensore era a pochi passi dalla porta di servizio e la spia lampeggiava. La premetti il pulsante e le porte si aprirono. Vidi la custodia ancora a terra dove l'avevo lasciata e la raccolsi.
Tornai verso l'uscita del garage, ma sulla soglia ad aspettarmi c'era Evaline con una mano sulla bocca, disgustata. - Che cos'hai fatto? - mi rimproverò.
- Quello che nessuno avrebbe potuto fare. Credevo l'avessimo chiarito questo punto? - risposi.
Mi guardò stupefatta. - Questo è un massacro, Kaileena! - commentò.
Rimasi a guardare la sua espressione. “Non riesce a capire!” pensai con un nodo alla gola.
- Queste persone non sarebbero mai andate ad un processo, Evie. Qualcuno più in alto di loro, del sindaco, e di tutti i dei giudici della città, li farebbe scagionare. Oppure li avrebbe fatti sparire. - provai a spiegarle.
- Ma questo non giustifica un tale massacro. - continuò urlando.
- La gente di cui ti ho parlato capisce solo una cosa: la paura di incontrare persone come me, incorruttibile e implacabile. Solo questo! - sbraitai più forte di lei.
L'uomo si mise a ridere isterico. - Quella donna ti farà fuori. Diceva di essere una strega, come quei strani tizi che girano per le strade negli ultimi anni. Ed io... le credo perché ho visto di cos'è capace. E le sue guardie del corpo sono anche peggio. - Ci spiegò, poi tornò a ridere.
Sapevo che non sarebbe sopravvissuto all'arrivo di un'ambulanza, aveva perso troppo sangue. - Questa è un'ottima informazione, grazie! - Puntai la pistola alla sua testa e sparai un paio volte per essere sicura di averlo eliminato.
Evaline mi guardò con un volto truce. - Non dovevi farlo! -
Mi diressi all'uscita. - Hai ragione. Non dovevo farlo. Ma anche loro non dovevano spacciare droga, uccidere rivali a sangue freddo. Oppure fare a pezzi i corpi di ragazze innocenti e nasconderle nel Bayou aspettando che i coccodrilli se ne cibassero. - Continuai a camminare senza guardarla.
Lei guardò i corpi a terra e poi passò a me, aveva capito finalmente cosa intendevo dire. - Non potrai tornare con noi in questo stato, lo sai? - mi chiese con le lacrime che le scendevano sulle guance.
- Non intendo farlo finché non avrò finito! - le risposi.
- Spero solo riuscirai a risalire il fondo... da sola. - continuò.
Mi girai verso di lei. - Fondo? No. Ho solo raschiato la superficie. - Le sorrisi e mi voltai. - Ma se avrai bisogno del mio aiuto basta che fai uno squillo sul cellulare, non esiterò. - le urlai girando l'angolo. Le sirene della polizia in lontananza mi intimarono ad accelerare il passo.
Feci qualche isolato, mi infilai in un vicolo buio, mi misi a sedere e cominciai a piangere. Quella che avevo intrapreso era una strada solitaria e avere legami con altre persone significava metterle in serio pericolo. Volevo troppo bene a Evaline, che per me era una sorella, e nemmeno a Tiffany, neppure ai due marmocchi, Jolene e Francis. Loro erano la mia famiglia, l'unico posto dove mi sentivo a casa e li avrei difesi a costo della vita.




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mercoledì 11 ottobre 2017

[SpinOff] Episodio 6



Entrai in casa, gettai la custodia e la borsa con la refurtiva sul divano e appoggiai la radio sul tavolino per capirne il funzionamento. Era semplice ogni apparecchio captava le varie frequenze della città. Se volevi i segnali di un determinato distretto bastava solo aspettare la frequenza desiderata e triangolarne la recezione con gli altri apparecchi della radio.
Anche un bambino saprebbe farlo sorrisi.
Andai in bagno per cambiarmi i vestiti. Tornai in salotto aprii la custodia ed iniziai a pulire il fucile da cecchino con la radio accesa, in attesa della frequenza che cercavo. Avevo bisogno di una finestra d'azione e la polizia era in fermento per via del “Massacro Della Città Dei Morti” e per la morte del sindaco e del figlio.
Ore di ascolto ebbero i loro frutti, trovai la falla in una pattuglia che si sarebbe fermata ad un ristorante poco lontano dalla base dei motociclisti verso le undici di sera.
Riposi il fucile nella sua custodia, pronto e perfettamente calibrato. Ci misi due ore ad arrivare al posto giusto, trovare un buon punto d'osservazione e preparare il tutto. Ero appostata sul tetto del palazzo difronte al bar, una bettola a due piani con un discreto parcheggio sul davanti per le moto. Aveva due uscite, di cui una laterale, e una fila di Harley nel parcheggio: ipotizzai che ci fossero almeno venti persone.
Attesi per altre tre ore. Speravo di riuscire a cavarne qualcosa di utile oltre a liberare le strade di New Orleans quel tipo di feccia. Avevo partecipato a raduni di motociclisti qualche anno a dietro e nessuno di quei centauri si sarebbe sognato di fare cose illegali o portare armi. Le persone che stavo per affrontare invece avevano usato quello stile di vita come una maschera per i loro traffici illeciti.
Non mancheranno a nessuno risi.
Erano quasi le undici quando sentii una presenza alle mie spalle.
È lei? No, non può essere pensai mentre cercavo di identificane la forza vitale Cazzo, è lei!
- Che cosa vuoi, Evaline? - le chiesi.
- Ero preoccupata, quindi sono venuta a cercarti. - rispose con tono sommesso.
- Come vedi sto benone. Adesso vattene! - le intimai, non volevo coinvolgerla nei miei affari.
Lei rimase zitta per qualche istante - Sei... sei in collera con me per non aver salvato Mei? -
Sospirai, tolsi il viso dal mirino e mi girai - No, Evaline. Non ce l'ho con te. Ce l'ho con il mondo, con tutti quei viscidi bastardi che si sentono al di sopra della legge. Le persone per bene muoiono e loro invece vivono come se niente fosse. Non da fastidio anche a te tutto questo? -
Lei si avvicinò - Capisco come ti senti, ma seminare cadaveri per la città non aiuterà a cambiare le cose. Anzi peggiorerà solo la situazione. Uccidere non è mai la cosa giusta. -
Scoppiai a ridere, una risata nervosa - Uccidere non è la cosa giusta? Lo dici tu, una Legionaria, una strega destinata a togliere vite... questo è proprio il colmo. Anzi, no, forse è ipocrisia visto che anche tu hai seminato morti ovunque. -
- È vero, ma do sempre loro la possibilità di arrendersi! - aveva un'espressione amareggiata.
- Ma oro non prendono sul serio le tue parole e ti tocca ucciderle. Quindi ti chiedo, dove stanno le differenze tra noi e qualunque altra strega, Evaline? - alzai la voce, ma era solo un impeto di frustrazione, non rabbia.
Lei mi guardò con occhi severi - La differenza sta che possiamo dimostrare compassione e forse salvare qualcuno, piuttosto che ucciderlo. -
Aveva ragione, una persona normale potrebbe fare in quel modo ed evitando morti sulla coscienza. Ma la mia, di coscienza, non ne soffriva. Anzi, ne ero entusiasta, avevo la forza, le capacità e un buon motivo per uccidere a sangue freddo Sono una strega. Uccidi o essere ucciso è la regge fondamentale del mio mondo. Sto solo seguendo quella regola mi girai, imbracciai il fucile e mi misi in posizione.
- Compassione? Anch'io dimostrerò compassione, ma per le vittime di quei bastardi! - replicai.
- Puoi sempre ferirli e consegnarli alla giustizia, non devi per forza ucciderli. - mi supplicò lei.
Evaline sperava di cambiare quel modo di ragionare, di salvare il mondo delle streghe da se stesso con le sue azioni. Non aveva ancora capito che quei sogni si realizzano solo nei romanzi per ragazzine.
- Con il tuo metodo si rialzano e ricominciano. Con il mio restano a terra. È l'unico modo. - puntai il mirino sulla testa di un uomo di grossa stazza sotto a portico del locale - Se vuoi fermarmi, uccidimi, Evie! - e premetti il grilletto.
- Ti prego, Kaileena, no farlo! - mi implorò ancora.
Il primo proiettile arrivò a bersaglio spargendo materia cerebrale ovunque. Mirai di nuovo e sparai di nuovo colpendo il secondo in mezzo al petto. Sparai la terza volta e colpii il mio bersaglio alla gola mentre usciva dal locale.
- Basta, fermati! - continuò a strillare Evaline, ma non le diedi corda, non ne avevo il tempo.
Altri quattro uscirono dal bar, due dall'entrata principale e due da quella laterale. Spostai il fucile in direzione dei serbatoi delle Harley e sparai una granata che fece esplodere la maggior parte delle moto. I quattro uomini furono investiti in pieno dai detriti assieme ad altri due che li avevano raggiunti.
Gli altri centauri uscirono a frotte da tre alla volta, in tutto quindici. Si guardarono attorno spaesati per qualche secondo, ma alla fine riuscirono ad individuarmi e corsero verso l'entrata del palazzo dove ero posizionata.
Tutto secondo i piani pensai compiacendomi.
Mi alzai in piedi, smontai velocemente il fucile e lo riposi nella custodia. Guardai per un istante Evaline, era in lacrime. Quella sua espressione contrariata e dolorante mi fece sussultare. Era una buona amica e avevo cominciato a volerle bene e vederla in quello stato mi faceva male.
Chiusi la custodia e presi un grosso respiro - Ora cosa farai, mi aiuterai o rimarrai lì a piangere? - e senza ricevere risposta scesi per le scale del palazzo.
Cercai l'ascensore, aprii le porte e ci misi il la borsa col fucile, ed infine premetti il pulsante del piano terra. Feci per andare verso le scale di servizio per il garage quando mi trovai davanti tre uomini armati di spranga di ferro, coltello lungo, e mazza da demolizione.
Senza esitare corsi verso di loro, l'uomo con la spranga menò un fendente. Schivai il colpo e colpii a tutta forza in faccia quello armato di coltello che cadde a terra con la testa sfondata. Il tizio col martello provò a colpirmi dall'alto ma schivai di nuovo e approfittai del disequilibrio per rompergli il braccio con una presa. Raccolsi il coltello e glielo infilai nella gola, mi girai e lanciai la lama verso quello con la spranga, lo colpii in mezzo agli occhi e cadde a terra, morto.





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