Avevo passato due settimane a cercare informazioni sui
dipendenti e sulle planimetrie della sede di New Orleans ma non
trovai nulla. Erano ovunque su internet ma sembravano dei fantasmi
nella vita reale: nessuna sede, nessun deposito. Nulla.
Provai a contattare alcuni informatori ma non sapevano
nulla. Alcuni mi chiusero la chiamata in faccia dal terrore. Solo uno
mi disse che aveva qualcosa per me, Kabunti, uno Sciamano che viveva
nel Bayou.
Presi la moto e andai nel Bayou. Sapevo che a Kabunti
piaceva stare da solo ma sapevo anche che aveva le mani in pasta
ovunque. Era una buona fonte di informazioni ma non era per niente il
tipo da tenere sotto gamba.
Arrivai a destinazione dopo due ore, parcheggiai in uno
spazio di terra battuta. In prossimità della riva c'era una roulotte
grigia in stile anni sessanta con davanti un tavolino e ombrellone,
due sedie una delle quali occupata da un uomo intento a bere una
birra. Era caucasico, barba incolta, capelli lunghi. Indossava una
camicia hawaiana sopra una canottiera bianca sporca, un paio di jeans
e ciabatte nere.
- Kaileena Mine. Che piacevole sorpresa. - mi salutò.
Mi tolsi il casco e scesi dalla moto. - Sono qui per
lavoro, Kabunti.
Kabunti non era un nome ma una onorificenza da parte di
alcune congreghe minori del Bayou. In pratica lui era colui che
faceva da intermediario per quattro congreghe.
Lui appoggiò la sua mano libera sul petto. - Ma così
mi spezzi il cuore, dolcezza. - Poi si mise in guardia. - Aspetta,
non è che mi farai un buco in testa per questa battuta, vero? -
chiese preoccupato.
Sospirai. - No, anche se ci sto seriamente pensando.
Kabunti rise. - Oh, scusa. - Alzò le mani.
- Come fai a sapere che ho l'hobby di sparare ai
cattivi? Chi ha spifferato tutto? - chiesi incrociando le braccia.
- Oh, tesoro. Dopo la sfuriata di settimana fa al
funerale del vecchio Mei, chiunque con un briciolo di cervello ci
arriverebbe. - rispose con tono strafottente.
Sbuffai. - Era quello che volevo.
- Mi dispiace per il vecchio, so che si è fatto valere
prima di tirare le cuoia, senza offesa naturalmente. - continuò
bevendo la sua birra.
- Vuoi morire? - gli chiesi. Ero improvvisamente
diventata nera di rabbia, nessuno doveva parlare di mio zio in quel
modo.
- Ahi. Nervo ancora scoperto. Scusa. - rispose
abbassando la testa.
Feci scrocchiare la lingua, era inutile prendersela con
un tipo del genere. - E, dimmi, cosa sai sulla Exped Corporation?
Il suo volto cambiò espressione, era diventato serio. -
Molte cose, zuccherino. È un'agenzia import-export e compravendita
in internet. Computer, libri, cibo, vestiario, elettronica, omicidi,
rapimenti, traffico di armi e droga. Il pacchetto completo insomma.
- E scommetto che queste persone sono intoccabili a
livello legale. - commentai.
- Esatto, piccoletta. - rispose aprendo una seconda
birra a mani nude.
Rimasi in attesa per ricevere altre informazioni ma lui
rimase zitto. - Tutto qui? Non hai nient'altro per me?
Lui alzò la gamba e l'appoggiò sulla seconda sedia, i
suoi movimenti erano tutt'altro che fluidi. - Se intendi un indirizzo
fisico hai toppato alla grande. Quell'azienda è su internet,
letteralmente. Niente sedi, niente indirizzi ma tutto online.
- Ma non ha senso, se vogliono trafficare roba che
scotta devono avere un magazzino dove depositare la merce, no? -
provai a ragionare.
- Per questa domanda c'è solo una risposta:
affiliazione. O meglio, affiliazione illecita visto che si avvalgono
delle bande criminali della città. Ho provato a fare la mia magia
con i tasti ma non ho trovato molto. - spiegò lui.
- Qualcosa è meglio di niente. - dissi.
- Ma io non so nulla. Nulla ti dico. - provò a dire. Io
però sapevo che stava mentendo grazie al legame empatico tra
streghe.
Avanzai di un passo. - Avanti sputa il rospo. - gli
intimai.
- D'accordo... - Tirò fuori il cellulare e cominciò a
picchiettare sullo schermo. - Ti ho inviato un file con tutto quello
che ho.
Quasi subito mi suonò il telefono, controllai e notai
che era una mail con un indirizzo di un magazzino in centro città. -
Grazie. - gli dissi.
- Non ringraziarmi, ho fatto solo il mio dovere. - Mi porse la mano. - Se scopri qualcos'altro fammelo sapere. - Mi fece l'occhiolino.
- Non ringraziarmi, ho fatto solo il mio dovere. - Mi porse la mano. - Se scopri qualcos'altro fammelo sapere. - Mi fece l'occhiolino.
Gli strinsi la mano. - Certo.
Mi girai e mi misi il casco. Accesi la moto e montai in sella.
- Sta attenta, dolcezza. Quelle persone sono pericolose. - mi urlò
Kabunti.
Girai la testa verso di lui. - Io sono molto più pericolosa di loro.
Accelererai, feci una derapata e tornai da dove ero venuto.
Nonostante Kabunti fosse un tipo strambo era anche uno dei migliori
informatori sulla piazza, nonché hacker esperto.
Nessun commento:
Posta un commento