Entrai in casa, gettai la custodia e la borsa con la refurtiva sul divano e appoggiai la radio sul tavolino per capirne il funzionamento. Era semplice ogni apparecchio captava le varie frequenze della città. Se volevi i segnali di un determinato distretto bastava solo aspettare la frequenza desiderata e triangolarne la recezione con gli altri apparecchi della radio.
Anche un bambino saprebbe farlo sorrisi.
Andai in bagno per cambiarmi i vestiti. Tornai in salotto aprii la custodia ed iniziai a pulire il fucile da cecchino con la radio accesa, in attesa della frequenza che cercavo. Avevo bisogno di una finestra d'azione e la polizia era in fermento per via del “Massacro Della Città Dei Morti” e per la morte del sindaco e del figlio.
Ore di ascolto ebbero i loro frutti, trovai la falla in una pattuglia che si sarebbe fermata ad un ristorante poco lontano dalla base dei motociclisti verso le undici di sera.
Riposi il fucile nella sua custodia, pronto e perfettamente calibrato. Ci misi due ore ad arrivare al posto giusto, trovare un buon punto d'osservazione e preparare il tutto. Ero appostata sul tetto del palazzo difronte al bar, una bettola a due piani con un discreto parcheggio sul davanti per le moto. Aveva due uscite, di cui una laterale, e una fila di Harley nel parcheggio: ipotizzai che ci fossero almeno venti persone.
Attesi per altre tre ore. Speravo di riuscire a cavarne qualcosa di utile oltre a liberare le strade di New Orleans quel tipo di feccia. Avevo partecipato a raduni di motociclisti qualche anno a dietro e nessuno di quei centauri si sarebbe sognato di fare cose illegali o portare armi. Le persone che stavo per affrontare invece avevano usato quello stile di vita come una maschera per i loro traffici illeciti.
Non mancheranno a nessuno risi.
Erano quasi le undici quando sentii una presenza alle mie spalle.
È lei? No, non può essere pensai mentre cercavo di identificane la forza vitale Cazzo, è lei!
- Che cosa vuoi, Evaline? - le chiesi.
- Ero preoccupata, quindi sono venuta a cercarti. - rispose con tono sommesso.
- Come vedi sto benone. Adesso vattene! - le intimai, non volevo coinvolgerla nei miei affari.
Lei rimase zitta per qualche istante - Sei... sei in collera con me per non aver salvato Mei? -
Sospirai, tolsi il viso dal mirino e mi girai - No, Evaline. Non ce l'ho con te. Ce l'ho con il mondo, con tutti quei viscidi bastardi che si sentono al di sopra della legge. Le persone per bene muoiono e loro invece vivono come se niente fosse. Non da fastidio anche a te tutto questo? -
Lei si avvicinò - Capisco come ti senti, ma seminare cadaveri per la città non aiuterà a cambiare le cose. Anzi peggiorerà solo la situazione. Uccidere non è mai la cosa giusta. -
Scoppiai a ridere, una risata nervosa - Uccidere non è la cosa giusta? Lo dici tu, una Legionaria, una strega destinata a togliere vite... questo è proprio il colmo. Anzi, no, forse è ipocrisia visto che anche tu hai seminato morti ovunque. -
- È vero, ma do sempre loro la possibilità di arrendersi! - aveva un'espressione amareggiata.
- Ma oro non prendono sul serio le tue parole e ti tocca ucciderle. Quindi ti chiedo, dove stanno le differenze tra noi e qualunque altra strega, Evaline? - alzai la voce, ma era solo un impeto di frustrazione, non rabbia.
Lei mi guardò con occhi severi - La differenza sta che possiamo dimostrare compassione e forse salvare qualcuno, piuttosto che ucciderlo. -
Aveva ragione, una persona normale potrebbe fare in quel modo ed evitando morti sulla coscienza. Ma la mia, di coscienza, non ne soffriva. Anzi, ne ero entusiasta, avevo la forza, le capacità e un buon motivo per uccidere a sangue freddo Sono una strega. Uccidi o essere ucciso è la regge fondamentale del mio mondo. Sto solo seguendo quella regola mi girai, imbracciai il fucile e mi misi in posizione.
- Compassione? Anch'io dimostrerò compassione, ma per le vittime di quei bastardi! - replicai.
- Puoi sempre ferirli e consegnarli alla giustizia, non devi per forza ucciderli. - mi supplicò lei.
Evaline sperava di cambiare quel modo di ragionare, di salvare il mondo delle streghe da se stesso con le sue azioni. Non aveva ancora capito che quei sogni si realizzano solo nei romanzi per ragazzine.
- Con il tuo metodo si rialzano e ricominciano. Con il mio restano a terra. È l'unico modo. - puntai il mirino sulla testa di un uomo di grossa stazza sotto a portico del locale - Se vuoi fermarmi, uccidimi, Evie! - e premetti il grilletto.
- Ti prego, Kaileena, no farlo! - mi implorò ancora.
Il primo proiettile arrivò a bersaglio spargendo materia cerebrale ovunque. Mirai di nuovo e sparai di nuovo colpendo il secondo in mezzo al petto. Sparai la terza volta e colpii il mio bersaglio alla gola mentre usciva dal locale.
- Basta, fermati! - continuò a strillare Evaline, ma non le diedi corda, non ne avevo il tempo.
Altri quattro uscirono dal bar, due dall'entrata principale e due da quella laterale. Spostai il fucile in direzione dei serbatoi delle Harley e sparai una granata che fece esplodere la maggior parte delle moto. I quattro uomini furono investiti in pieno dai detriti assieme ad altri due che li avevano raggiunti.
Gli altri centauri uscirono a frotte da tre alla volta, in tutto quindici. Si guardarono attorno spaesati per qualche secondo, ma alla fine riuscirono ad individuarmi e corsero verso l'entrata del palazzo dove ero posizionata.
Tutto secondo i piani pensai compiacendomi.
Mi alzai in piedi, smontai velocemente il fucile e lo riposi nella custodia. Guardai per un istante Evaline, era in lacrime. Quella sua espressione contrariata e dolorante mi fece sussultare. Era una buona amica e avevo cominciato a volerle bene e vederla in quello stato mi faceva male.
Chiusi la custodia e presi un grosso respiro - Ora cosa farai, mi aiuterai o rimarrai lì a piangere? - e senza ricevere risposta scesi per le scale del palazzo.
Cercai l'ascensore, aprii le porte e ci misi il la borsa col fucile, ed infine premetti il pulsante del piano terra. Feci per andare verso le scale di servizio per il garage quando mi trovai davanti tre uomini armati di spranga di ferro, coltello lungo, e mazza da demolizione.
Senza esitare corsi verso di loro, l'uomo con la spranga menò un fendente. Schivai il colpo e colpii a tutta forza in faccia quello armato di coltello che cadde a terra con la testa sfondata. Il tizio col martello provò a colpirmi dall'alto ma schivai di nuovo e approfittai del disequilibrio per rompergli il braccio con una presa. Raccolsi il coltello e glielo infilai nella gola, mi girai e lanciai la lama verso quello con la spranga, lo colpii in mezzo agli occhi e cadde a terra, morto.
Senza esitare corsi verso di loro, l'uomo con la spranga menò un fendente. Schivai il colpo e colpii a tutta forza in faccia quello armato di coltello che cadde a terra con la testa sfondata. Il tizio col martello provò a colpirmi dall'alto ma schivai di nuovo e approfittai del disequilibrio per rompergli il braccio con una presa. Raccolsi il coltello e glielo infilai nella gola, mi girai e lanciai la lama verso quello con la spranga, lo colpii in mezzo agli occhi e cadde a terra, morto.
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