"Quindi nessuno di questo mondo, al di fuori delle nostre conoscenze, sa che siamo stati noi a uccidere Era e il suo Gran Circolo, interessante!" pensai, quell'informazione sarebbe stata molto utile come effetto sorpresa.
- Di cosa avete bisogno? - sembrava un deja-vù, ma lasciai correre.
- Di un posto sicuro dove riposarci e sparire dai radar del Gran Circolo stesso. Non posso rischiare. - rispose con risolutezza.
- Quindi pensi che ci sia una talpa, o peggio il mandante, proprio all'interno del Circolo. -
Lui fece si con la testa senza dire una parola.
- Ho capito un pochino la situazione. Faremo così, tu e Thessa potrete stare qui con Kaileena mentre noi quattro cercheremo informazioni a riguardo. - ordinai.
Vidi la faccia di Kaileena contrariata e sapevo anche il perché. Quella abitazione era diventata sua in caso portasse a casa il lavoro, il che significava prestanti uomini d'affari o dell'alta società con collegamenti a oggetti del mondo delle streghe da rubare.
- Va bene, grazie! - fece con un inchino l'uomo.
Feci segno agli altri di uscire e mi avviai alla porta quando mi venne in mente una cosa - Scusa ma come ti chiami? -
L'uomo mi guardò stranito - Emris! - rispose.
- Evaline. - gli feci di rimando con un po' di timore, poi uscii assieme agli altri.
Mentre l'auto nera percorreva la Bourbon Street cercai di fare mente locale sulla situazione: un gruppo di streghe era stato attaccato da un gruppo di elementari evocati da un "soggetto ignoto", due di loro sono sopravvissuti, abbiamo scoperto che l'imboscata serviva per impadronirsi di una Matriarca, e che molto probabilmente il "soggetto ignoto" faceva parte del così detto Gran Circolo composto dalle sacerdotesse di varie congreghe della città.
- Mamma, posso farti una domanda? - mi chiese Jolene seduta accanto a me nei sedili posteriori.
Sbuffai, di solito quando Jolene chiedeva di fare una domanda si trattava di qualcosa di decisamente infantile - Spara. - risposi con poca convinzione.
- Mi chiedevo, se in quel fantomatico Gran Circolo fanno parte tutti i leader delle congreghe della città, perché tu non sei stata chiamata per farne parte? -
Stavolta era una domanda intelligente, ne rimasi quasi stupito - Non lo so. Forse non siamo riconosciute come congrega ufficiale, oppure hanno paura di qualcosa, o semplicemente non sanno che esistiamo. le risposi, poi l'illuminazione.
Se davvero fossero queste le ragioni per tale comportamento risulterebbero alquanto infantili o peggio, incompetenti visto il trambusto creato sei mesi prima. Avere dalla loro parte una Matriarca e una congrega in grado di tenere testa al Gran Circolo stesso sarebbe la mossa più sensata, a meno ché...
- A meno ché a loro interessi solo lo status quo! - sbottai.
- E questo che significa? Più forti sono e meglio è no? - replicò Francis.
- È questo il punto, loro non vogliono essere forti ma alla pari tra loro. Se per esempio entrasse una Matriarca all'interno del Circolo il potere decisionale si sposterebbe verso di lei e non verso gli altri membri del club. In sostanza hanno paura di ritrovarsi alla mercé di una Matriarca come Era. - spiegai continuando a fissare fuori dal finestrino per concentrarmi sul ragionamento.
Tiffany cominciò a far talentare la macchina, a lei piaceva guidare quindi ci faceva spesso e volentieri da autista personale - Oh, andiamo! - sbraitò.
- Che c'è? - le chiesi.
- Un gruppo di persone in mezzo alla strada. - inveì, questo genere di cose succedeva spesso ne Quartiere Francese ma mai dopo un acquazzone.
Mi concentrai e notai subito la forza vitale una strega - Fermati! - ordinai a Tiffany.
La macchina si fermò e scesi dall'auto, corsi verso la folla e con fatica l'oltrepassai trovandomi davanti una scena raccapricciante: corpi martoriati o arti amputati ovunque e tanto sangue sull'asfalto, una persona con una felpa rossa e cappuccio bianco con qualche chiazza di sangue sulla testa, jeans anch'essi sporchi di sangue e scarpe da ginnastica immobile, e ansimante.
- Evie, ho dovuto lasciare quei due scalmanati a guardia di Baby. Che cazzo succ...? - era Tiffany, mi aveva portato la Honjo Masamune che mi ero scordato. Si era ammutolita alla vista di quella scena raccapricciante.
Presi delicatamente la spada dalle sue mani - Ci penso io! - feci.
- No, voglio farlo io! - aveva uno sguardo truce in volto, non l'avrei contraddetta per nessun motivo.
- D'accordo. Non morire! - le sorrisi. Lei fece si con la testa e si avvicinò al tizio con la felpa rossa senza guardarmi.
- Perché? Perché hai fatto questo? - chiese Tiffany al tizio.
Lui si guardò attorno, sembrava spaesato - Sei, sei una di loro... sei una di loro! - sbraitò, la sua voce era squillante come quella di una ragazza. Guardandolo meglio era una ragazza.
Con un gesto del braccio alzò un intero blocco di cemento davanti a Tiffany e lo ripiegò in modo da colpirla. Tiffany non si fece minimamente intimorire e sferrò un pugno così potente da ridurre in piccoli sassi la lastra di cemento, poi si avvicinò di qualche passo - Loro chi? - chiese.
La ragazza visibilmente impaurita - Loro... non hanno anima, non hanno cuore. Hanno solo la loro stupida fede. - sibilò.
- Parli dei Crociati? Hai ucciso queste persone solo perché hai paura di quei maniaci? - la voce di Tiffany era calma ma aveva anche un qualcosa di rimprovero.
La ragazza ansimò in modo convulso - Loro sono... sono ovunque! Mi hanno presa. Mi hanno fatta diventare così... droga, veleno... male... Tu sei il male! - urlò alla fine, sembrava come se stesse trattenendo le lacrime.
Con un altro gesto creò dei blocchi di roccia acuminati che partivano dal cemento alla destra di Tiffany, ma lei con scatti precisi li evitò di pochi centimetri per poi colpirle con calci e pugni. A ragazza non si arrese e continuò ad attaccare con una stalagmite creata nel suo braccio sinistro che allungò verso la sua avversaria. Tiffany con sicurezza bloccò il pezzo di roccia e contrattaccò con un pugno proprio sulla punta della stalagmite, la forza fu così tanta da frantumare il pezzo di roccia e creare serie ferite alla sua proprietaria.
Il dolore al braccio combinato alla forza d'urto del pugno di Tiffany fece indietreggiare con una giravolta la ragazza.
Con l'altra mano si strinse il braccio ferito - Sei forte, molto forte... il male è forte... dolore, morte... - sembrava per perdere di nuovo la testa ma non lo fece - Ti prego, ti scongiuro... uccidimi! Uccidimi! Uccidimi, prima che faccia del male a qualcun altro! - i suoi occhi erano pieni di dolore, un dolore straziante mentre guardava i corpi dilaniati sulla strada.
A quelle parole cominciai ad estrarre la spada ma Tiffany scattò in avanti, la ragazza con un gesto del braccio destro creò una barriera di cemento con spuntoni acuminati per difendersi, forse una specie di movimento istintivo. Tiffany continuò ad avanzare fino alla barriera, con una raffica di pugni la distrusse e con l'ennesimo pugno colpì la ragazza che subì il colpo al petto.
Il rumore di ossa che si spezzavano fu inquietante. La ragazza si accasciò a terra con gli occhi spalancati e sangue alla bocca.
Mi avvicinai per controllare Tiffany, era visibilmente scossa e aveva le mani piene di graffi ed escoriazioni, perdeva molto sangue.
- Si sbagliava, io non sono per niente forte. Se lo fossi stata, sarei riuscita a salvarla. - commentò impassibile.
Le appoggiai una mano sulla spalla - Lo so... -
Lei mi guardò - Come fai a sopportarlo Evie? Come fai a non provare dolore quando...? - aveva lo sguardo implorante di una risposta.
- Non lo faccio, ogni volta è straziante! Andiamo a casa adesso. - le risposi con sincerità, sapevo esattamente cosa stesse provando.
La gente rimase ammutolita, non osava parlare, gli guardi spaziavano dal risentimento all'ammirazione, ma nessuno parlò. Forse tutti bene o male avevano paura di noi e questo era un bene perché ci lasciarono passare e tornare a casa senza alcun problema.
Ma qualcosa si stava muovendo nell'ombra da entrambe le fazioni, streghe e Crociati, e questo qualcosa non avrebbe portato nulla di buono per nessuno.
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