Uscirono entrambi di corsa e la casa rimase vuota, mi chiesi dove potesse essere andata Tiffany, e come avremmo dovuto procedere con la faccenda della bambina di undici anni. Mi affacciai in terrazzo e vidi quasi subito una folla di gente in mezzo alla strada proprio dove c'era stato lo scontro la sera prima. Mi concentrai per percepire la presenza di streghe e ne individuai una, sapevo già chi era.
Mi preparai e scesi di corsa in strada, arrivato vicino al gruppo di persone mi feci largo fino ad arrivare alla strega che avevo percepito. Era imbambolata davanti al nastro giallo che avevano applicato gli agenti di polizia per delimitare la scena del crimine, indossava ancora la camicetta da letto che usava sempre un paio di pantaloni e delle scarpe da ginnastica. Le presi la mano fasciata in silenzio, lei appoggiò la testa sulla mia spalla e restammo lì a guardare.
Dopo alcuni minuti Tiffany con voce rauca - Grazie! -
- Prego - sospirai.
Fece una lunga pausa - Che intendi fare con la bambina di ieri sera? Non possiamo di certo nasconderla per sempre. - aveva la voce bassa e affaticata.
- Dobbiamo trovare informazioni sul Gran Circolo per verificare la teoria di Emris e sulla ragazzina in generale, e con quelle elaborare un piano, qualcosa di concreto che non ci faccia ammazzare. Prima però torniamo a casa, troppa gente ci sta guardando in modo strano. - le risposi guardandomi attorno con la coda degli occhi.
- Sei gelosa? - mi fece lei.
- Sì! - lo dissi senza esitare, era quello che provavo.
Lei mi strinse dolcemente il braccio e intrecciò le dita della sua mano con la mia. Appoggiai la guancia sul suo capo e la coccolai.
La gente attorno a noi ci guardò male, a New Orleans molti non vedono di buon occhio le coppie gay, come nella maggior parte degli Stati Uniti.
Dopo alcuni minuti tornammo a casa, Tiffany andò a cambiarsi mentre io chiamai Mei al telefono.
- Ciao vecchietto, come va? - lo salutai.
- Ragazzina mostra un po' di rispetto per un anziano. - mi rispose lui.
Mi buttai sul divano - Sì, sì, va bene. Senti, cosa mi sai dire sul Gran Circolo? -
Ci fu un lungo silenzio, per un attimo pensai avesse attaccato invece era solo rimasto in silenzio - Sono persone pericolose quelle... non devi averci a che fare in nessun modo e per nessun motivo. - mi fece.
- Credo sia un po' troppo tardi per quello. Ieri ho salvato un tizio strano e una ragazzina di undici anni che secondo un certo "oracolo" dovrebbe essere una Matriarca. L'uomo ci ha riferito che molto probabilmente il mandante dell'attacco fa parte del Gran Circolo. Sinceramente odio le teorie complottistiche ma... - gli spiegai cercando di non far trapelare la preoccupazione.
Mei mi interruppe - Ma cazzo, non riuscite mai a stare lontani dai guai voi? Va bene, oggi pomeriggio venite da me, vi spiegherò tutto quello che so. -
- D'accordo. Grazie, sei il mio vecchietto preferito! - ammiccai.
- Piantala cretina, e porta rispetto ti ho detto! - mi urlò, poi riattaccò bruscamente. Avevo intuito che fosse preoccupato per quello che gli avevo raccontato, speravo solo di avergli strappato un sorriso con quell'ultima frase.
"Il Gran Circolo è pieno di persone pericolose, sai che novità?" pensai.
"Infatti, sei mesi fa abbiamo affrontato la morte più volte di chiunque altro, eppure siamo qui!" mi disse Evaline "Però... qualcosa non quadra." ragionò.
"E cosa?" chiesi stremato dalla situazione e dal troppo ragionare.
"Capisco la paura di ritrovarsi una Matriarca sociopatica come capo o destabilizzare il potere che hanno, ma arrivare ad uccidere una bambina e chiunque le stia attorno? Mi sembra eccessivo perfino per una strega, Era a parte ovviamente." spiegò lei.
"Forse si tratta di una strega con analoghi problemi mentali." le risposi.
"Forse..." sospirò.
"È inutile pensarci adesso, non abbiamo elementi per trarre le conclusioni quindi stiamo calmi e cerchiamo di trovare più elementi possibili." cercai di tirarle su il morale.
Evaline prese un profondo respiro "Va bene, aspettiamo e vediamo." sorrise "Comunque sei proprio bravo a fare la mamma di casa." mi prese in giro per alleviare la tensione.
"Grazie, non è semplice e lo sai!" le risposi.
"Sì, lo so!" rise lei. Riuscivo a sentire le sue emozioni e i suoi sentimenti, e lei faceva altrettanto con me, anzi lei sentiva molto di più.
Tiffany tornò in sala con addosso una camicia a quadri bianca e nera, i pantaloni erano gli stessi che aveva usato per uscire e le sue solite scarpe da ginnastica.
Lei si appoggiò con i gomiti sullo schienale del divano facendo involontariamente intravvedere la scollatura - Che ha detto il vecchietto? - mi fece.
Per un istante le fissai il decolté - Non mi ha detto molto. - mi ripresi e continuai - Ha detto che il Gran Circolo è pieno di gente pericolosa. Credo sia perfino preoccupato, ci ha detto di andare da lui nel pomeriggio. - le spiegai.
Tiffany strabuzzò gli occhi - Il vecchietto preoccupato per noi, questo si che è un evento. - guardò l'orologio a pendolo che avevamo in sala - Manca un bel po' al pomeriggio... facciamo qualcosa assieme nel frattempo, ti va? - mi fece gli occhi dolci.
- Per quanto immensamente io lo desideri, non farò sesso con te mentre sei in queste condizioni. - cercai di rimproverarla, anche se non avevo il tono adatto e mi venne fuori una specie di stridio senza alcun carisma.
Tiffany si avvicinò al mio viso - E chi ha mai parlato di sesso! - aveva un sorriso malvagio sul volto.
Allungò la mano in cerca di qualcosa in mezzo ai cuscini senza mai staccarmi gli occhi di dosso. Quando trovò quello che cercava si alzò e si diresse verso lo stereo bianco e lo accese, l'oggetto che aveva in mano era il telecomando per cercare le canzoni dalla chiavetta usb, ne selezionò una, alzò il volume al massimo e si girò verso di me, con il dito mi fece segno di andare da lei.
Io risposi scrollando la testa, da sempre mi imbarazzava ballare con qualcuno, per il semplice fatto che non sapevo ballare. Lei tornò da me e usò un po' di forza per tirarmi fino davanti lo stereo, poi cominciò a muovere le anche e le spalle, sorrideva cercando di convincermi.
Mi avvicinai a lei per parlarle all'orecchio - Mi vergogno, non so ballare. Non l'ho mai fatto prima, scusa. - le spiegai con lo sguardo dispiaciuto.
Feci per andarmene ma lei mi trattenne stringendomi la mano e guardandomi negli occhi - Non me ne frega niente se non sai ballare, quello che voglio è lasciarmi andare con la donna che amo! - poi mi prese con entrambe le mani sui fianchi e cominciò a farmi dondolare - Visto non è così difficile. - mi sorrise - Adesso chiudi gli occhi e lasciati andare, fidati! - lo sguardo che aveva era di supplica, capii che era quello di cui lei aveva bisogno.
Mi allontanai un pochino e feci come aveva detto. Lasciai andare tutti i pensieri e le preoccupazioni e continuai a dondolare e a muovermi a ritmo di musica, non sapevo se stessi solo saltellando e muovendo le braccia come un cretino o stessi effettivamente ballando, ma sapevo che non mi imbarazzava più come una volta.
Riaprì gli occhi continuando a muovermi senza pensare, vidi Tiffany che si muoveva in modo molto sensuale. Mi avvicinai, volevo solo starle più vicino e continuare a ballare con lei. Tiffany mi mise un braccio attorno alla vita, io invece mi accarezzai i capelli e continuammo a muoverci.
Mi accorsi presto che mi sentivo bene, e che avevo sempre desiderato poter fare quelle movenze femminili e sensuali senza sembrare strano.
Tiffany mi baciò, un bacio lungo e che mi fece ansimare, io le misi delicatamente la mano sulla guancia e la ricambiai.
Quando le nostre labbra si staccarono avevo il fiatone - Per cos'era questo? - le chiesi a voce alta così che potesse sentirmi.
- Nulla in particolare, eri così sexy che non ho resistito. - aveva lo sguardo completamente perso, sapevo che ne voleva ancora.
- Allora perché ti sei fermata? - lo volevo anch'io, lo capivo dal cuore che mi batteva all'impazzata nel petto e dalla voglia matta di starle attaccato.
Lei sorrise e mi spinse sul divano, si mise a cavalcioni sopra di me e con tutta la delicatezza del mondo mi baciò, le lingue vorticarono nelle nostre bocche. Ci toccammo e coccolammo per tutto il tempo. Non ci fermammo nemmeno per un secondo, eravamo insaziabili l'uno per l'altra. Non ci fu sesso, solo lunghi baci e molte coccole, e mi piaceva, mi piaceva da morire. Ogni bacio, ogni gesto, ogni carezza era una nuova scoperta per entrambe.
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