Mi avvicinai alla creatura con un po' di timore e mi rivolsi alla
ragazza col cappello a punta: - Sei in ritardo. - Era strano ma ad
ogni passo che facevo sentivo affiorare sentimenti contrastanti:
rabbia, felicità, imbarazzo, nervosismo...
Entrambe si girarono verso di me, poi quella con il cappello rispose:
- Scusa... - Fece un salto per scendere dalla creatura e si tolse il
copricapo. - ...avevo da fare! - mi sorrise Tiffany indicando
l'essere dietro di lei.
Il mio cuore perse un battito. Era davvero lei. Il suo viso, la sua
voce. Era sicuramente lei. Non riuscivo ancora a credere a quello che
stavano vedendo i miei occhi. I sentimenti che provavo ormai si erano
fusi tra loro e non riuscii a trattenermi.
Mi avvicinai quanto bastava e le tirai uno schiaffo alla guancia. -
Come hai potuto? - domandai.
- Hai fatto un grave errore. Ora la mia maestra ti farà molto male.
- intervenne la ragazza con le spade ardenti. Io la ignorai e
continuai a fissare la mia rediviva compagna.
- Hirina, basta. - sussurrò Tiffany. Hirina si ammutolì
immediatamente.
Tiffany rimase immobile con il volto di lato per qualche secondo poi
tornò a guardarmi, ma io continuai: - Come ti è venuta l'idea di
gettarti in quel portale? Come hai potuto lasciarmi qui da sola a
vivere in questo di inferno? - Le lacrime scesero senza che riuscissi
a fermarle.
- Quello in cui mi trovavo io era l'inferno... - provò a scusarsi.
- Non m'importa. La prossima volta abbi almeno la decenza di portarmi
con te. Ho vissuto tre mesi sprofondando nell'oscurità e tu sei
l'unica luce che mi fa andare avanti in questa pazzia... Senza di te
io... io... - Cercai di finire ma non ci riuscii.
Lei mi prese dolcemente le guance. - Mi dispiace. Davvero, mi
dispiace. Non credevo che qui fosse passato così tanto tempo. Se lo
avessi saputo avrei fatto più in fretta a tornare. Anch'io senza di
te non riuscirei a sopportare questo mondo. - I suoi occhi erano
sinceri.
Le portai le braccia alle spalle e sprofondai con il viso nell'incavo
suo collo e lei mi abbracciò forte coccolandomi la schiena e i
capelli. Amavo quando mi accarezzava, il suo profumo e sentite il suo
corpo contro il mio. Amavo Tiffany.
Improvvisamente un'onda d'urto mi fece risvegliare dalla sensazione
di benessere che provavo. Mi scostai e diedi un'occhiata: un muro di
energia verde illuminava l'ambiente e Valentine era tra noi e la
barriera.
Una volta finito l'attacco Valentine ringhiò: - Come osi
interrompere le nostre sacerdotesse? - Aveva il volto truce.
- Voi avete interrotto un importante rito. Quella Primigenia
Cronocineta possiede il potere di sconfiggere ogni nemico, e a noi
serve quel potere. - rispose Marcus.
Francis si portò sul fianco destro di Valentine. - Era una domanda
retorica, non serviva rispondere. -
Jolene si mise sul fianco sinistro. - Esatto. Ti faremo fuori in ogni
caso, stronzo. -
Marcus si mise in guardia. - Provateci! -
Jolene incoccò una freccia e la scagliò contro l'uomo che con
facilità deviò il proiettile. Lei continuò a scoccare frecce ma
Marcus riuscì a schivare e parare ogni colpo. Nel frattempo, Francis
aveva approfittato dell'attacco di Jolene per avvicinarsi
all'avversario e menare alcuni fendenti ma Marcus, ancora una volta,
riuscì a schivare tutti i colpi indietreggiando di alcuni passi.
Da dietro le spalle dell'uomo, quattro figure incappucciate si erano
avvicinate al luogo della battaglia costringendo Francis a tornare da
Valentine.
- Merda. Si fa proteggere dai suoi amichetti del cuore. - sbottò
Francis.
- Ho visto. - rispose svogliatamente Valentine. Aveva lo sguardo
rivolto all'edificio che si vedeva dall'enorme vetrata sul tetto e
sorrideva. - Francis, presta le tue spade a Jolene. Jolene, lascia
giù l'arco, con quei tizi non ti servirà.
Jolene la guardò male. - Ma... - provò a replicare.
Valentine appoggiò la mano sulla spalla di Jolene. - Tranquilla. Voi
attaccate Marcus senza curarvi degli altri quattro. Mi raccomando,
non esagerate ma cercate di girarlo di schiena rispetto a me. -
spiegò sorridendo. Sembrava sicura di se e capii che aveva intuito
il mio piano, usare Kaileena per eliminare i quattro incappucciati.
Francis diede le spade a Jolene e fece scattare le lame flessibili
sui parabracci neri. - Spero tu abbia ragione.
I due ragazzi si guardarono e cominciarono ad avanzare. Marcus
attaccò Jolene con un fendente dall'alto ma lei riuscì, anche se
con molta difficoltà, a parare quel colpo e altri fendenti laterali.
Francis provò ad attaccarlo facendo roteare le lame flessibili, ma
Marcus con un gesto rapido del polso riuscì di nuovo a parare con la
sua doppia lama. Jolene rotolò in avanti attirando l'attenzione
dell'avversario che si girò, poi sorrise e fece un segno ai quattro
alle spalle della ragazza.
Appena fecero un passo in avanti furono colpiti tutti e quattro: uno
alla testa, il secondo al collo, il terzo al petto, e il quarto alla
spalla e in mezzo agli occhi.
Francis si posizionò accanto a Jolene ed entrambi si misero in
guardia.
- Maledetti bastardi, avete usato stupidi trucchetti per eliminare i
nostri accoliti. - sbraitò Marcus. Sembrava furioso e attorno al suo
corpo un alone verde stava diventando sempre più intenso. La sua
forza vitale stava aumentando.
- Avete oltrepassato il limite. Siete solo dei ragazzini
indisciplinati che meritano una punizione. - inveì Marcus caricando
l'arma sopra la sua testa per lanciare un colpo di forza vitale, ma
si bloccò.
- Davvero pensi che ti lascerò far del male ai miei ragazzi? -
domandò Valentine. Si era avvicinata di soppiatto e gli aveva
appoggiato la mano sulla schiena nuda.
- L'unico modo per fermarmi è uccidermi. E come intendi fare, con
coccole e carezze? - rise Marcus.
Valentine sbuffò. - Ti racconterò una storia. Molto tempo fa
conobbi dei guerrieri davvero spietati. Venivano dal nord e
conoscevano metodi davvero originali per provocare dolore. Una in
particolare era così crudele che venne usata raramente, si chiamava
aquila di sangue. - spiegò.
- E quindi? Arriva al punto. - commentò spazientito Marcus.
- Il punto è che sono stata io ad insegnare a loro come si esegue
questa tortura. - gli sussurrò le all'orecchio.
Incredulo Marcus rise. Sembrava voler dire qualcosa ma non ne aveva
avuto il tempo. Cominciò ad emettere rantoli di dolore mentre la
schiena cominciava a muoversi in modo strano, irregolare. Una linea
rossa percorse l'intera spina dorsale per poi aprirsi e far vedere le
scapole e le costole. Lui urlò dallo strazio che stava sopportando.
Rumori di costole che staccavano dalla spina dorsale mi arrivò alle
orecchie.
Non riuscii a distogliere lo sguardo, nell'altra realtà aveva ucciso
Jolene e Francis a sangue freddo, dovevo vedere fino alla fine.
Le costole cominciarono ad aprirsi come se fossero ali. Marcus si
inginocchiò tra urla strazianti e imprecazioni lasciò cadere la sua
arma. Infine Valentine fece cadere a terra i polmoni dell'uomo che,
prima di cadere a terra morto, rimase a boccheggiare per una trentina
di secondi.
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