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mercoledì 16 maggio 2018

[Spinoff] Episodio 37


Riaprii lentamente gli occhi, il macellaio era a terra con un foro in mezzo alla fronte, gli occhi e bocca sbarrati. Girai incredula la testa e vidi una mano tesa verso di me.
Ero sicura che fosse arrivata la mia ora, di aver dato tutto quello che potevo in quella battaglia, anche se non era servito a nulla. Invece qualcuno mi aveva salvata.
- Ti muovi? Non abbiamo tutto il giorno - mi fece Amita.
Le presi la mano e a fatica mi alzai. - L'hai ucciso tu. - Non era una domanda ma un'affermazione. Amita era riuscita in cui io avevo miseramente fallito.
- Sì, ieri notte lo avevo sognato che ti puntava una pistola alla testa. Quindi ho chiesto a Warren dev'eri andata e ho seguito la scia di cadaveri finché non ti ho trovata - spiegò, poi mi guardò attentamente. - Che cos'è quella faccia? Non dirmi che ho fatto male a... - provò a dire.
Io mi gettai tra le sue braccia, stavo tremando dal terrore. - Grazie - le dissi con un nodo in gola.
Lei ricambiò l'abbraccio e mi strinse forte coccolandomi la schiena per farmi calmare. - Prego.
Mi resi conto che non ricordavo di non essere mai stata abbracciata da un'amica in modo sincero e senza un secondo fine. Era una sensazione calda e materna, e mi piaceva davvero molto.
Dopo qualche secondo mi calmai e mi staccai da Amita. Dall'espressione serena del suo viso capii che non era turbata per aver ucciso una persona a sangue freddo, il che mi preoccupava.
Lei mi accarezzò il viso. - Cavolo, ti ha ridotta davvero male.
- Già, era un bastardo davvero forte. Se non ci fossi stata tu... - le risposi guardando il cadavere del macellaio.
Amita cercò di dire qualcosa ma io la fermai domandandole: - Hai ucciso una persona senza battere ciglio, non ti senti in colpa?
- No. Ho ucciso almeno cinque persone la fuori che cercavano di uccidere me e Warren. Questo non è tanto diverso, un tizio stava per ammazzare una mia amica e io l'ho fermato ficcandogli una pallottola in testa. Come hai detto tu: prima spari e dopo fai domande. E poi chissà quanta gente ho salvato eliminando questo merdoso psicopatico - mi sorrise Amita.
- Okay - le sorrisi a mia volta.
Purtroppo non ero riuscita a proteggere la sua anima dal sangue che caratterizza il mondo delle streghe. Ma forse era meglio così, sarebbe sopravvissuta più a lungo se lo avesse accettato.
Presi le pistole e le ricaricai per la seconda volta. Per un istante mi guardai il taglio sul braccio che avevo subito per accertarmi che non fosse profondo. Per fortuna non era nulla di grave e Amita lo fasciò con un fazzoletto.
Uscimmo da quel mattatoio, percorremmo un breve corridoio in mattoni per poi aprire la porta del dormitorio in cui erano rinchiuse le streghe impazzite dopo il loro trattamento. Il posto era in disordine e puzzava di sudore e chiuso, l'unica illuminazione erano le lampadine attaccate al soffitto.
Davanti all'altra porta c'era una donna di origine mediorientale con una strana veste bianca con cappuccio dello stesso colore, che ci sorrideva.
- E adesso tu chi cazzo sei? - sbottai.
- Una che è in debito con voi - rispose incrociando le braccia. Aveva uno strano accento, sicuramente non era madrelingua.
- Allora levati di mezzo - le intimai.
La donna sorrise. - No, non lo farò. Sono felice di vedere che siete sopravvissute perché vuol dire che il mio capo è finalmente morto.
- Allora in cambio lasciaci passare - provò a proporre Amita.
- Ho detto di no. Ora che il mio capo è morto io posso salire di grado nella mia comunità. Il problema è che se non torno con la testa dell'assassino del mio capo, la tagliano a me la testa. E questo è inaccettabile, ci tengo alla mia vita, sapete? - spiegò ridendo alla sua stessa battuta.
Fantastico, una Strega Hashashin che vuole fare carriera, pensai scrollando la testa.
Provai a percepire la forza vitale della donna e notai che l'intensità era diversa rispetto a quella del macellaio, era molto più debole. La cosa mi stupì parecchio, non mi era mai successa una cosa del genere. Di solito riuscivo a percepire la differenza tra streghe e umani, ma mai la differenza d'intensità di forza vitale di varie streghe.
Ragionai un secondo e ricordai quello che il ciccione mi aveva detto: stavo diventando più forte mentre combattevo. Ho acquisto una nuova skill, quindi sono salita di livello?, mi chiesi divertita.
Provai a percepire la forza vitale di Amita notando che era nettamente superiore a quella della donna e della mia. Sorrisi, mi era venuta in mente un'idea al quanto crudele ma necessaria.
- Sai fare combattere? - chiesi sottovoce alla mia compagna.
- Ho fatto dieci anni di taekwondo, può servire? - mi chiese di rimando.
Rimasi a bocca aperta. Da quello che sapevo, di solito una Strega Chiaroveggente non è quasi mai incline alla lotta, ma quelle poche che si addestrano potevano rivaleggiare in termini di forza con le Streghe Legionarie e le Streghe Hashashin.
- C... certo che sì - le risposi avvicinandomi a lei.
- Oh, bene, meno male - sospirò Amita. Aveva i nervi troppo tesi, sarebbe morta in quello stato.
Le presi delicatamente le guance tra le mie mani e avvicinai il suo viso al mio, poi le diedi un bacio sulle labbra. - Mi raccomando, segui ciecamente il tuo istinto, okay? - le consigliai.
- Va bene... ma io sono eterosessuale... - mi fece lei.
Io sorrisi, il bacio aveva sortito l'effetto voluto, si era calmata. - Anch'io, ma anche a me è piaciuto molto - le feci l'occhiolino.
Con uno scatto estrassi una delle pistole e la puntai verso l'Hashashin. - Se vuoi l'assassina del tuo capo, eccola qui. - Feci un cenno con la testa verso Amita.
Amita mi guardò male. - Ma cosa stai...? - provò a chiedere.
- Tranquilla. Tu sei due o forse tre volte più forte di lei, fidati - le sussurrai.
Era vero e lei lo percepì subito, rilassandosi. - Sappi che questa me la paghi.
- Diciamo che voglio metterti alla prova. Prendila come un battesimo del fuoco. Cerca solo di non morire, okay? - le risposi mentre mi avvicinavo alla donna col cappuccio.
Se la mia ipotesi sull'identità di Amita era esatta, allora avrebbe avuto bisogno di più esperienza possibile riguardo questo mondo.
L'Hashashin mi fece passare, aveva un sorriso beffardo. - Spero che quel bacio sia stato soddisfacente perché, dopo aver sistemato la tua fidanzata, verrò a prenderti per farti letteralmente a pezzi.
Aprii la porta, tenendo sotto tiro la donna uscii e prima di richiudere le risposi: - buona fortuna, tene servirà davvero tanta.
Rimasi in attesa finché non sentii rumori di lotta tra le due streghe. Era un metodo spartano ma necessario per aiutare Amita a crescere in fretta. Speravo solo di rivederla tutta intera.

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