Riaprii
lentamente gli occhi, il macellaio era a terra con un foro in mezzo
alla fronte, gli occhi e bocca sbarrati. Girai incredula la testa e
vidi una mano tesa verso di me.
Ero
sicura che fosse arrivata la mia ora, di aver dato tutto quello che
potevo in quella battaglia, anche se non era servito a nulla. Invece
qualcuno mi aveva salvata.
-
Ti muovi? Non abbiamo tutto il giorno - mi fece Amita.
Le
presi la mano e a fatica mi alzai. - L'hai ucciso tu. - Non era una
domanda ma un'affermazione. Amita era riuscita in cui io avevo
miseramente fallito.
-
Sì, ieri notte lo avevo sognato che ti puntava una pistola alla
testa. Quindi ho chiesto a Warren dev'eri andata e ho seguito la scia
di cadaveri finché non ti ho trovata - spiegò, poi mi guardò
attentamente. - Che cos'è quella faccia? Non dirmi che ho fatto male
a... - provò a dire.
Io
mi gettai tra le sue braccia, stavo tremando dal terrore. - Grazie -
le dissi con un nodo in gola.
Lei
ricambiò l'abbraccio e mi strinse forte coccolandomi la schiena per
farmi calmare. - Prego.
Mi
resi conto che non ricordavo di non essere mai stata abbracciata da
un'amica in modo sincero e senza un secondo fine. Era una sensazione
calda e materna, e mi piaceva davvero molto.
Dopo
qualche secondo mi calmai e mi staccai da Amita. Dall'espressione
serena del suo viso capii che non era turbata per aver ucciso una
persona a sangue freddo, il che mi preoccupava.
Lei
mi accarezzò il viso. - Cavolo, ti ha ridotta davvero male.
-
Già, era un bastardo davvero forte. Se non ci fossi stata tu... - le
risposi guardando il cadavere del macellaio.
Amita
cercò di dire qualcosa ma io la fermai domandandole: - Hai ucciso
una persona senza battere ciglio, non ti senti in colpa?
-
No. Ho ucciso almeno cinque persone la fuori che cercavano di
uccidere me e Warren. Questo non è tanto diverso, un tizio stava per
ammazzare una mia amica e io l'ho fermato ficcandogli una pallottola
in testa. Come hai detto tu: prima spari e dopo fai domande. E poi
chissà quanta gente ho salvato eliminando questo merdoso psicopatico
- mi sorrise Amita.
-
Okay - le sorrisi a mia volta.
Purtroppo
non ero riuscita a proteggere la sua anima dal sangue che
caratterizza il mondo delle streghe. Ma forse era meglio così,
sarebbe sopravvissuta più a lungo se lo avesse accettato.
Presi
le pistole e le ricaricai per la seconda volta. Per un istante mi
guardai il taglio sul braccio che avevo subito per accertarmi che non
fosse profondo. Per fortuna non era nulla di grave e Amita lo fasciò
con un fazzoletto.
Uscimmo
da quel mattatoio, percorremmo un breve corridoio in mattoni per poi
aprire la porta del dormitorio in cui erano rinchiuse le streghe
impazzite dopo il loro trattamento. Il posto era in disordine e
puzzava di sudore e chiuso, l'unica illuminazione erano le lampadine
attaccate al soffitto.
Davanti
all'altra porta c'era una donna di origine mediorientale con una
strana veste bianca con cappuccio dello stesso colore, che ci
sorrideva.
-
E adesso tu chi cazzo sei? - sbottai.
-
Una che è in debito con voi - rispose incrociando le braccia. Aveva
uno strano accento, sicuramente non era madrelingua.
-
Allora levati di mezzo - le intimai.
La
donna sorrise. - No, non lo farò. Sono felice di vedere che siete
sopravvissute perché vuol dire che il mio capo è finalmente morto.
-
Allora in cambio lasciaci passare - provò a proporre Amita.
-
Ho detto di no. Ora che il mio capo è morto io posso salire di grado
nella mia comunità. Il problema è che se non torno con la testa
dell'assassino del mio capo, la tagliano a me la testa. E questo è
inaccettabile, ci tengo alla mia vita, sapete? - spiegò ridendo alla
sua stessa battuta.
Fantastico,
una Strega Hashashin che vuole fare carriera, pensai scrollando
la testa.
Provai
a percepire la forza vitale della donna e notai che l'intensità era
diversa rispetto a quella del macellaio, era molto più debole. La
cosa mi stupì parecchio, non mi era mai successa una cosa del
genere. Di solito riuscivo a percepire la differenza tra streghe e
umani, ma mai la differenza d'intensità di forza vitale di varie
streghe.
Ragionai
un secondo e ricordai quello che il ciccione mi aveva detto: stavo
diventando più forte mentre combattevo. Ho acquisto una nuova
skill, quindi sono salita di livello?, mi chiesi divertita.
Provai
a percepire la forza vitale di Amita notando che era nettamente
superiore a quella della donna e della mia. Sorrisi, mi era venuta in
mente un'idea al quanto crudele ma necessaria.
-
Sai fare combattere? - chiesi sottovoce alla mia compagna.
-
Ho fatto dieci anni di taekwondo, può servire? - mi chiese di
rimando.
Rimasi
a bocca aperta. Da quello che sapevo, di solito una Strega
Chiaroveggente non è quasi mai incline alla lotta, ma quelle poche
che si addestrano potevano rivaleggiare in termini di forza con le
Streghe Legionarie e le Streghe Hashashin.
-
C... certo che sì - le risposi avvicinandomi a lei.
-
Oh, bene, meno male - sospirò Amita. Aveva i nervi troppo tesi,
sarebbe morta in quello stato.
Le
presi delicatamente le guance tra le mie mani e avvicinai il suo viso
al mio, poi le diedi un bacio sulle labbra. - Mi raccomando, segui
ciecamente il tuo istinto, okay? - le consigliai.
-
Va bene... ma io sono eterosessuale... - mi fece lei.
Io
sorrisi, il bacio aveva sortito l'effetto voluto, si era calmata. -
Anch'io, ma anche a me è piaciuto molto - le feci l'occhiolino.
Con
uno scatto estrassi una delle pistole e la puntai verso l'Hashashin.
- Se vuoi l'assassina del tuo capo, eccola qui. - Feci un cenno con
la testa verso Amita.
Amita
mi guardò male. - Ma cosa stai...? - provò a chiedere.
-
Tranquilla. Tu sei due o forse tre volte più forte di lei, fidati -
le sussurrai.
Era
vero e lei lo percepì subito, rilassandosi. - Sappi che questa me la
paghi.
-
Diciamo che voglio metterti alla prova. Prendila come un battesimo
del fuoco. Cerca solo di non morire, okay? - le risposi mentre mi
avvicinavo alla donna col cappuccio.
Se
la mia ipotesi sull'identità di Amita era esatta, allora avrebbe
avuto bisogno di più esperienza possibile riguardo questo mondo.
L'Hashashin
mi fece passare, aveva un sorriso beffardo. - Spero che quel bacio
sia stato soddisfacente perché, dopo aver sistemato la tua
fidanzata, verrò a prenderti per farti letteralmente a pezzi.
Aprii
la porta, tenendo sotto tiro la donna uscii e prima di richiudere le
risposi: - buona fortuna, tene servirà davvero tanta.
Rimasi
in attesa finché non sentii rumori di lotta tra le due streghe. Era
un metodo spartano ma necessario per aiutare Amita a crescere in
fretta. Speravo solo di rivederla tutta intera.
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