Udii la porta principale aprirsi e passi svelti che si avvicinavano. Sul vetro della hall picchettava a pioggia e dai fori di proiettile, causati dal fucile di Kaileena, l'acqua sgorgava come un rubinetto aperto.
Da uno dei corridoi apparve Michael, era completamente fradicio. - Ragazzi, mi dispiace disturbarvi ma... - provò a dire. Poi guardò il mostro che si stava distruggendo. - Oh, mio Dio, cos'è? - urlò con un misto di stupore e paura.
Vidi Tiffany nascondersi dietro al corpo della creatura, non voleva farsi vedere da Michael. Forse provava ancora vergogna per la morte di Jaden, un sentimento che si porterà dietro per la vita.
- È solo un mimik. - mi sbrigai a spiegare.
Lui mi guardò confuso. - Un cosa?
- Mutaforma. - mi corressi.
- Sai no? Persone che mutano il loro aspetto e diventano grandi come case di due piani... cose così. - provò a spiegare Jolene, ma Michael non sembrava convinto. Era normale, con una balla del genere nessuno c'avrebbe creduto.
- Ma di mutaforma esistono sono solo le Streghe Licantrompe perché possono modificare il loro corpo come quello degli animali. Le Streghe Silvane come te danno loro la caccia da millenni. Dovresti saperlo. Una cosa del genere non esiste in natura. - spiegò Michael con un ciglio alzato.
Che figura di merda! pensai. - Okay. Quel coso è uscito da un altro mondo. Contento? - gli chiesi. Era inutile fingere ulteriormente.
- Un... un altro mondo? Che vuoi dire, che è un... alieno? - mi chiese ancora.
Sospirai esasperato. - Non lo so. Okay?
- Okay. Scusa. - Fece una pausa e si guardò attorno notando i cadaveri sparsi in giro. - Li avete davvero uccisi tutti... alcuni anche in un modo molto crudele. - Restò a fissare il corpo aperto e dilaniato di Marcus.
- Ce la siamo cavata. - mi sbrigai a dire di nuovo. - Perché sei entrato, cosa c'è di tanto urgente?
Lui mi guardò ancora assorto nei suoi pensieri, poi scrollò la testa e si riprese. - Sì, scusa. Un enorme tornado sta per investire New Orleans. Non ho mai visto una cosa simile, sembra irreale. - spiegò.
- Va bene, usciamo di qui. Non per sfiducia ma questo è l'ultimo posto dove vorrei essere in questa situazione. - ordinai a tutti e ci avviammo all'uscita.
- Aspetta, e questo? - mi indicò il mostro.
Mi girai per rispondere ma Tiffany uscì da dietro l'enorme carcassa. - Quando si sarà dissolto porta l'uomo all'interno in una delle vostre prigioni. È pericoloso per tutti lasciarlo libero.
Michael sgranò gli occhi. - Tiffany, sei davvero tu? - le chiese incredulo.
Lei fece di sì con la testa. Lui si avvicinò e l'abbracciò. - Pensavo avessi cambiato nazionalità ormai. - confidò.
- No, sono sempre stata a New Orleans. Volevo espiare le mie colpe stando vicina alla persona che amo. - rispose lei.
- Colpe? Quali colpe? Tu non hai nessuna colpa per quello che è successo a Jaden. La colpa è mia, sarei dovuto andare con le tue amiche quel giorno... e forse lui non... - confessò Michael. Stava piangendo, anche lui provava vergogna. - Ho cercato di uccidere la tua amica Evaline. Ero arrabbiato, con me stesso principalmente, ma anche con questo mondo assurdo. L'altra tua amica, Valentine, l'ha salvata all'ultimo istante. Volevo che quel mondo bruciasse... Poi, però, ho capito che anche nel mondo delle streghe esistono persone buone ed ora voglio fare ammenda. - continuò a raccontare.
Tiffany avvolse le man sulle guance di lui. - Allora continua su questa strada, Crociato, perché stai andando davvero bene. Io ho fatto cose peggiori delle tue. - le sorrise.
- Okay. Lo farò. - gli sorrise di rimando lui. - Ora vai, da quello che ho visto lì fuori avranno bisogno anche del tuo aiuto.
Tiffany lo baciò sulla fronte e corse per raggiungerci nei corridoi.
Uscimmo dal Charity Hospital e subito fummo investiti dalla pioggia fitta e dal vento. In lontananza a sud-est una enorme massa vorticosa d'aria, acqua, e fulmini, di colore blu e rosa si stagliava nel Bayou e si stava dirigendo verso la città.
Jolene si avvicinò a me. - Come facciamo a fuggire da una cosa del genere?
Ero rimasto a bocca aperta, era una visione terrorizzante ma i colori la rendevano anche affascinante. Era sicuramente qualcosa di anomalo ma ancora non riuscivo a capire cosa l'avesse provocato.
- Non fuggi. Preghi. - le rispose Kaileena con il fucile in mano. Dietro di lei il gruppo di streghe e quello dei Crociati.
Eppure deve esserci una soluzione... pensai mordendomi le unghie.
È una cosa troppo grande anche per noi, mi fece Evaline.
- Oppure combatti. - fece Valentine.
Sbuffai. - E come? - Non c'era modo di fermarlo, non avevamo abbastanza elementi e tempo per preparare un piano. New Orleans era spacciata.
- Se recuperassi abbastanza forza vitale potrei creare una barriera psichica attorno alla città, ma sono esausta... - spiegò.
- Sapresti fare una cosa del genere? Davvero? - chiese una delle streghe del gruppo.
Un'altra strega diede una gomitata alla prima. - Certo che può, quella è Atena. È una matriarca.
- Atena... per gli Dei... - mormorò una terza.
Valentine sospirò. - Sì, ne sarei in grado. L'ho già fatto in passato, un paio di volte, e con città decisamente più grandi di questa. - Sembrava ferita nell'orgoglio.
- E va bene... - Tiffany si avvicinò e toccò la schiena di Valentine. - Puoi usare la mia, almeno mi aiuterai a smaltirne un po'. - Le fece l'occhiolino.
Valentine dopo qualche istante sussultò. - Okay. Sì, la sento. Per la miseria Tiffany... come cazzo fai ad essere ancora viva con così tanta... ? Lasciamo perdere. - provò a dire. Poi chiuse gli occhi, si concentrò e li riaprì.
D'all'alto, una cupola si formò dal nulla sopra l'intera città, era visibile grazie alla pioggia. Dopo pochi secondi, all'interno della barriera, smise di tirare vento. Stava funzionando. I detriti rilasciati dal tornado si infrangevano sullo scudo invisibile e i fulmini venivano bloccati senza difficoltà.
Quando il vortice innaturale si abbatté sulla barriera, inizialmente sembrò reggere poi alcune deformità mi fecero intuire che quell'espediente non sarebbe durato abbastanza.
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