1 Ottobre 2015
Era una serata
calma come molte nei giorni passati. Avevo la sensazione che il tempo
stesse andando a rallentatore. Da un lato non vedevo l'ora di
incontrare la me bambina, dall'altro il pensiero di rivedere Emris mi
faceva venire i brividi.
Improvvisamente
suonò il campanello. Guardai Steve e lui andò ad aprire. Attesi per
alcuni minuti e alla fine si palesarono davanti a me cinque figure
incappucciate con mantelli marroni, quattro alte e una bassa.
- Salve
Oracolo, siamo qui per un tuo consiglio. - fece una delle figure
mentre si toglieva il cappuccio e rivelava un ragazzo sulla trentina
biondo e dagli occhi marroni.
Io, come
sempre, iniziai a mescolare le carte. - Prego siediti. - gli indicai
la sedia davanti al tavolo.
Per un attimo
mi fermai a osservare i presenti, uno a uno, cercando di ricordare
chi fosse Emris. Sapevo che era accanto a me in ogni istante proprio
come in quella occasione.
- Cosa volete?
Le vostre vesti indicano che fate parte del Gran Circolo, ma io sono
stata estromessa da quel gruppo, no? - chiesi.
Il ragazzo
rimase in silenzio ponderando ogni possibile risposta. - È vero. Ma
il valore delle tue parole vanno oltre questo ingiusto atto da parte
dei nostri Sacerdoti. Ti prego. Aiutaci.
Io presi una
carta dal mazzo e feci finta di essere sorpresa. - A quanto pare il
destino ha deciso che vi aiuterò. Bene, dunque. Quale problema ha
bisogno del mio consiglio?
Il ragazzo fece
un gesto con la mano e la figura accanto a quella bassa portò
quest'ultima vicino al tavolo. Poi le prese il cappuccio e lo abbassò
rivelando il volto di una bellissima bambina dai capelli rossi e
dagli occhi azzurri. - Devo sapere se questa bambina è una
Matriarca.
Vedere me
stessa da giovane mi riempì di gioia e confusione, era una
sensazione davvero strana.
Chiusi gli
occhi e presi altre tre carte e le poggiai sul tavolo, poi le girai
una a una. - Sì, lo è! - risposi.
Il ragazzo fece
un sospiro cupo. - Capisco... grazie mille, Oracolo! - E si alzò per
andarsene.
- Aspetta! - lo
fermai. - C'è qualcos'altro. Dì ai tuoi capi che una nuova
Matriarca nascerà. E che avrà la forza di un dio! - Sapevo che
questa profezia si sarebbe avverata perché avevo visto con i miei
occhi Tiffany uccidere Marcus con un solo pugno.
- Una profezia?
Allora lo dirò a ogni strega che conosco, meritano di sapere. -
rispose.
Ancora
meglio!, sorrisi e gli feci un piccolo inchino con la testa.
Attesi che se
ne fossero andati e tirai un sospiro di sollievo, speravo fosse
finita e che potessi godermi la vecchiaia in santa pace.
Due giorni
dopo, uno degli incappucciati sfondò la porta a calci. Sapevo chi
era ma non pensavo arrivasse a tanto.
Steve corse
subito a vedere il malvivente. - Tu? Come osi mancare di rispetto
verso l'Oracolo, maledetto bastardo? - sbraitò.
La figura guadò
verso Steve poi tornò su di me. - Oh. Io oso eccome. Ho molte cose
di cui discutere con te, madre! - disse con molta calma.
- Cosa? Madre?
Oracolo, di cosa sta parlando? - Steve era davvero confuso.
Io alzai la
mano. - Per favore calmati, Steve. - lui annuì e io passai alla
figura incappucciata. - Che cosa vuoi Emris?
La figura
abbassò il cappuccio rivelando il volto di un uomo cinquantenne dai
capelli grigi. - Tu racconti molte storie, è il tuo dono. Lascia,
però, che ti racconti io qualcosa stavolta. C'era una volta un
bambino innocente che venne rapito in facie e portato in un altro
mondo. Quel bambino poi divenne adulto e, una volta scoperta la
verità, tornò di nuovo sul suo mondo natale per vendicarsi di quei
genitori che lo avevano abbandonato al suo destino. Fine della storia
ed eccomi qua.
- Io e Joseph
non ti abbiamo abbandonato. Ti abbiamo cercato per tanto tempo, ma
alla fine abbiamo mollato. Non avevamo le forze per continuare. Mi
dispiace. - cercai di spiegargli con tutto l'affetto che provavo per
mio figlio.
Emris si mise a
ridere. - Ti dispiace? Davvero? Cinquantasei anni, madre. Ho vissuto
per cinquantasei anni in un mondo diverso dal mio senza mia madre o
mio padre. Rinunciando alle mie capacità naturali. Credi che delle
semplici scuse possano bastare?
- No, ma
possiamo... - provai a dire ma Emris si cagliò contro di me prima di
poter finire.
- Non ti
lascerò far del male all'Oracolo. - urlò Steve cercando di fermarlo
con un pugno.
Emris schivò
il colpo e si allontanò di qualche passo. - Ehi, sta calmo... o ti
farai male ragazzo.
Subito dopo,
dall'entrata sbucarono fuori tre figure impacciate e dall'aspetto
cadaverico. Con un gesto ampio della mano Emris scaglio i suoi zombie
contro Steve che urlò dal terrore.
Steve provò a
respingerli al meglio delle sue capacità, con calci, pugni e spinte
ma i suoi avversari erano semplicemente implacabili e alla fine
riuscirono a gettarlo a terra. Quasi immediatamente cominciarono a
morderlo e graffiarlo, poi a staccargli pezzi di carne e budella tra
le sue urla strazianti. Alla fine lo ridussero a brandelli, senza
arti o organi interni. Steve era diventato un ammasso di sangue e
membra sul pavimento.
Io rimasi a
guardare impotente l'intera scena. Il terrore si fece strada nella
mia mente e distolsi lo sguardo. Mi dispiace molto Steve!,
continuai a pensare mentre diventavo tutta un tremore.
Una mano mi
prese per i capelli e fui spinta verso la libreria dove sbattei la
testa e cadetti a terra.
- È ora di
giocare un po', madre! - disse poi cominciò a tirarmi calci senza
sosta tenendosi appoggiato alla libreria. Dopo l'ennesimo calcio
sentii cadere a terra un quaderno. Provai ad aprire gli occhi e vidi
il mio diario aperto. Come segnalibro usavo spesso la foto che ci
facemmo io e Joseph da bambini, provai a prenderla ma Emris fu più
rapido di me.
- E questa
cos'è? - chiese euforico. Poi guardò meglio e il suo volto cambiò.
- No, no, no. No! Non può essere... Tu sei... e lei è... Questo
cambia tutto. Sì, sì, posso cambiare il mio destino. - si rimise a
ridere e tornò a prendermi a calci in faccia.
Mi colpì così
forte che alla fine non sentii più dolore. Finsi di essere morta
finché Emris non se ne andò assieme ai suoi zombie.
Provai ad
alzarmi a sedere appoggiando la schiena alla libreria, A fatica presi
il diario e con la mano buona raccontai questa storia. L'ultima cosa
che riuscii a scrivere fu:
“Mi dispiace
tanto. Alla fine non sono riuscita a darti molto ma una cosa posso
assicuratela, ho mantenuto la promessa. Ho vissuto bene. Io ho davvero...”
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