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mercoledì 16 agosto 2017

[Oneshot] Episodio 20




 1 Ottobre 2015


Era una serata calma come molte nei giorni passati. Avevo la sensazione che il tempo stesse andando a rallentatore. Da un lato non vedevo l'ora di incontrare la me bambina, dall'altro il pensiero di rivedere Emris mi faceva venire i brividi.
Improvvisamente suonò il campanello. Guardai Steve e lui andò ad aprire. Attesi per alcuni minuti e alla fine si palesarono davanti a me cinque figure incappucciate con mantelli marroni, quattro alte e una bassa.
- Salve Oracolo, siamo qui per un tuo consiglio. - fece una delle figure mentre si toglieva il cappuccio e rivelava un ragazzo sulla trentina biondo e dagli occhi marroni.
Io, come sempre, iniziai a mescolare le carte. - Prego siediti. - gli indicai la sedia davanti al tavolo.
Per un attimo mi fermai a osservare i presenti, uno a uno, cercando di ricordare chi fosse Emris. Sapevo che era accanto a me in ogni istante proprio come in quella occasione.
- Cosa volete? Le vostre vesti indicano che fate parte del Gran Circolo, ma io sono stata estromessa da quel gruppo, no? - chiesi.
Il ragazzo rimase in silenzio ponderando ogni possibile risposta. - È vero. Ma il valore delle tue parole vanno oltre questo ingiusto atto da parte dei nostri Sacerdoti. Ti prego. Aiutaci.
Io presi una carta dal mazzo e feci finta di essere sorpresa. - A quanto pare il destino ha deciso che vi aiuterò. Bene, dunque. Quale problema ha bisogno del mio consiglio?
Il ragazzo fece un gesto con la mano e la figura accanto a quella bassa portò quest'ultima vicino al tavolo. Poi le prese il cappuccio e lo abbassò rivelando il volto di una bellissima bambina dai capelli rossi e dagli occhi azzurri. - Devo sapere se questa bambina è una Matriarca.
Vedere me stessa da giovane mi riempì di gioia e confusione, era una sensazione davvero strana.
Chiusi gli occhi e presi altre tre carte e le poggiai sul tavolo, poi le girai una a una. - Sì, lo è! - risposi.
Il ragazzo fece un sospiro cupo. - Capisco... grazie mille, Oracolo! - E si alzò per andarsene.
- Aspetta! - lo fermai. - C'è qualcos'altro. Dì ai tuoi capi che una nuova Matriarca nascerà. E che avrà la forza di un dio! - Sapevo che questa profezia si sarebbe avverata perché avevo visto con i miei occhi Tiffany uccidere Marcus con un solo pugno.
- Una profezia? Allora lo dirò a ogni strega che conosco, meritano di sapere. - rispose.
Ancora meglio!, sorrisi e gli feci un piccolo inchino con la testa.
Attesi che se ne fossero andati e tirai un sospiro di sollievo, speravo fosse finita e che potessi godermi la vecchiaia in santa pace.
Due giorni dopo, uno degli incappucciati sfondò la porta a calci. Sapevo chi era ma non pensavo arrivasse a tanto.
Steve corse subito a vedere il malvivente. - Tu? Come osi mancare di rispetto verso l'Oracolo, maledetto bastardo? - sbraitò.
La figura guadò verso Steve poi tornò su di me. - Oh. Io oso eccome. Ho molte cose di cui discutere con te, madre! - disse con molta calma.
- Cosa? Madre? Oracolo, di cosa sta parlando? - Steve era davvero confuso.
Io alzai la mano. - Per favore calmati, Steve. - lui annuì e io passai alla figura incappucciata. - Che cosa vuoi Emris?
La figura abbassò il cappuccio rivelando il volto di un uomo cinquantenne dai capelli grigi. - Tu racconti molte storie, è il tuo dono. Lascia, però, che ti racconti io qualcosa stavolta. C'era una volta un bambino innocente che venne rapito in facie e portato in un altro mondo. Quel bambino poi divenne adulto e, una volta scoperta la verità, tornò di nuovo sul suo mondo natale per vendicarsi di quei genitori che lo avevano abbandonato al suo destino. Fine della storia ed eccomi qua.
- Io e Joseph non ti abbiamo abbandonato. Ti abbiamo cercato per tanto tempo, ma alla fine abbiamo mollato. Non avevamo le forze per continuare. Mi dispiace. - cercai di spiegargli con tutto l'affetto che provavo per mio figlio.
Emris si mise a ridere. - Ti dispiace? Davvero? Cinquantasei anni, madre. Ho vissuto per cinquantasei anni in un mondo diverso dal mio senza mia madre o mio padre. Rinunciando alle mie capacità naturali. Credi che delle semplici scuse possano bastare?
- No, ma possiamo... - provai a dire ma Emris si cagliò contro di me prima di poter finire.
- Non ti lascerò far del male all'Oracolo. - urlò Steve cercando di fermarlo con un pugno.
Emris schivò il colpo e si allontanò di qualche passo. - Ehi, sta calmo... o ti farai male ragazzo.
Subito dopo, dall'entrata sbucarono fuori tre figure impacciate e dall'aspetto cadaverico. Con un gesto ampio della mano Emris scaglio i suoi zombie contro Steve che urlò dal terrore.
Steve provò a respingerli al meglio delle sue capacità, con calci, pugni e spinte ma i suoi avversari erano semplicemente implacabili e alla fine riuscirono a gettarlo a terra. Quasi immediatamente cominciarono a morderlo e graffiarlo, poi a staccargli pezzi di carne e budella tra le sue urla strazianti. Alla fine lo ridussero a brandelli, senza arti o organi interni. Steve era diventato un ammasso di sangue e membra sul pavimento.
Io rimasi a guardare impotente l'intera scena. Il terrore si fece strada nella mia mente e distolsi lo sguardo. Mi dispiace molto Steve!, continuai a pensare mentre diventavo tutta un tremore.
Una mano mi prese per i capelli e fui spinta verso la libreria dove sbattei la testa e cadetti a terra.
- È ora di giocare un po', madre! - disse poi cominciò a tirarmi calci senza sosta tenendosi appoggiato alla libreria. Dopo l'ennesimo calcio sentii cadere a terra un quaderno. Provai ad aprire gli occhi e vidi il mio diario aperto. Come segnalibro usavo spesso la foto che ci facemmo io e Joseph da bambini, provai a prenderla ma Emris fu più rapido di me.
- E questa cos'è? - chiese euforico. Poi guardò meglio e il suo volto cambiò. - No, no, no. No! Non può essere... Tu sei... e lei è... Questo cambia tutto. Sì, sì, posso cambiare il mio destino. - si rimise a ridere e tornò a prendermi a calci in faccia.
Mi colpì così forte che alla fine non sentii più dolore. Finsi di essere morta finché Emris non se ne andò assieme ai suoi zombie.
Provai ad alzarmi a sedere appoggiando la schiena alla libreria, A fatica presi il diario e con la mano buona raccontai questa storia. L'ultima cosa che riuscii a scrivere fu:
“Mi dispiace tanto. Alla fine non sono riuscita a darti molto ma una cosa posso assicuratela, ho mantenuto la promessa. Ho vissuto bene. Io ho davvero...”




Per chi volesse contribuire in questo modo all'editing dei libri: Grazie mille.


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