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mercoledì 2 agosto 2017

[Oneshot] Episodio 18




10 Agosto 2014
La mia vita era passata velocemente, tra natali in famiglia con Murphen, Mikela e Evaline, il lavoro di Oracolo per i sottoposti di Era, e la vecchiaia che avanzava.
Quando seppi dell'incidente in cui fu coinvolta la mia nipotina corsi in ospedale e ci tornai ogni giorno per essere sicura che si risvegliasse. Avevo avuto il terrore di aver cambiato qualcosa nella linea temporale durante gli anni passati, ma quando Murphen mi disse che si era svegliata senza alcun ricordo del passato feci un sospiro di sollievo, non era cambiato nulla.
Era passato quasi un anno dall'incidente di Evaline quando qualcuno bussò alla mia porta. Andai a vedere allo spioncino e riconobbi subito chi fosse. Era una donna bionda e snella, indossava un vestito bianco e, nonostante il viso sciupato, il suo sguardo era più che mai vispo. Accanto a lei una ragazza dagli occhi verdi e capelli mori con la frangetta dritta.
Aprii la porta e la feci entrare.
- Salve Oracolo, ho bisogno di un tuo consiglio. - mi fece la donna.
- Somma Era, siediti, prego. - le indicai la sedia riservata ai miei clienti posizionata davanti a una vecchia scrivania scura. Io mi sedetti davanti a Era e comincia a mescolare le carte, mentre Valentine e altri due uomini entrarono nel mio ufficio.
- Ti ringrazio. - mi fece un inchino Era.
- Cosa vuole sapere la Grande Sacerdotessa di New Orleans? - le chiesi.
Lei fece un profondo respiro. - Quello che vogliono tutti, Sacro Oracolo: il vero potere.
- Di potere ne avete in abbondanza con il vostro bagaglio di esperienza, Somma Era. - le risposi.
Era si sporse verso di me con un sorriso maligno. - Io voglio il vero potere. Il potere ultimo!
Il potere ultimo?, mi chiesi. Quale potrebbe essere il potere più grande per una strega? Uccidere chiunque ti intralci? No, troppo banale. Certo, la conoscenza per creare altre streghe, ragionai.
Dovevo evitare che continuasse a cercare quel potere, non doveva averlo. Cominciai a posizionare le carte sul tavolo e a girarne due, avevo deciso di sfruttate la possibilità di mentire. - Questo potere non esiste in questo mondo, mia Sacerdotessa. - le risposi.
Era batté con la mano sul tavolo. - Esatto, in questo mondo no. Ma in altri? - mi chiese con un po' di malizia.
Altri mondi? Ma di cosa sta...? Aspetta, Tiffany diventerà una Matriarca nella città di Samath che era letteralmente in un altro mondo. Forse non è poi così assurdo, ragionai cercando di rimanere impassibile.
Presi un'altra carta e la girai. - Forse. - Cominciai a sudare freddo.
Era si girò verso la figlia. - Quindi esiste un modo per trovare quel tipo di potere. - poi tornò a guardarmi. - Io e mia figlia in antichità potevamo raggiungere il Monte Olimpo attraverso un portale di un tempio ora in rovina. Esiste un tempio simile anche qui, magari in quella putrida palude? - fece un gesto con la mano.
Girai un'altra carta. - Può essere. Ma io non so dove si trovi e non posso scoprirlo con la mia precognizione. - le risposi.
Era aggottò la fronte - Lo capisco.
- Mi dispiace. - le feci.
Lei annuì. - Ma qualcuno deve pur sapere qualcosa. Dei discendenti indigeni, o qualche congrega situata nel Bayou e che la conosce come le sue tasche. - provò a ragionare.
No! No! No! Non pensare a quello che credo, ti prego!, la supplicai nella mia testa.
Era alzo lo sguardo sorridendo. - So cosa fare. - Il suo sguardo era quello di un sadico.
- No credo che... - provai a dirle ma lei mi fermo.
Mi prese le mani e mi guardò negli occhi. - Grazie Oracolo. Lei mi ha aiutata a illuminare la via da percorrere. Lei mi ha salvata. - Poi s alzò, fece un cenno ai due uomini e a Valentine e si avviò verso l'uscita.
Valentine fece per seguire sua madre quando la fermai dicendole: - Tu, aspetta!
Lei rimase immobile senza girarsi. - Cosa vuoi da me, Oracolo?
Attesi che Era fosse abbastanza lontana. - Il tuo piano funzionerà ma perderai molto in cambio. - le dissi.
Valentine rimase in silenzio per qualche secondo. - Nulla ha più valore per me della libertà. - mi ringhiò.
- Quindi l'amore, l'amicizia e la fiducia per te sono nulla? - le chiesi.
Lei si girò verso di me. - Voglio la libertà per poter vivere e trovare quelle cose. Ma devo essere libera da mia madre prima. Questo o un'eternità di dolore e schiavitù.
Sospirai, speravo di poterla aiutare e farle capire che senza i suoi amici, senza la sua congrega, non avrebbe mai raggiunto la vera libertà. - Allora permettimi di darti un consiglio: quando penserai di star per cadere nel baratro ricorda sempre che puoi farcela.
Valentine annuì. - Ti ringrazio per il consiglio. Addio Oracolo. - si girò e se ne andò.
- Addio e buona fortuna, vecchia amica mia. - dissi con le lacrime agli occhi.
Abbassai lo sguardo e notai che le mie mani stavano tremando. Ero stata io a consigliare a Era di sterminare la famiglia di Jolene. Avevo causato altre morti, mi sentivo incolpa e scoppiai a piangere.




Per chi volesse contribuire in questo modo all'editing dei libri: Grazie mille.


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