10 Agosto
2014
La mia vita era
passata velocemente, tra natali in famiglia con Murphen, Mikela e
Evaline, il lavoro di Oracolo per i sottoposti di Era, e la vecchiaia
che avanzava.
Quando seppi
dell'incidente in cui fu coinvolta la mia nipotina corsi in ospedale
e ci tornai ogni giorno per essere sicura che si risvegliasse. Avevo
avuto il terrore di aver cambiato qualcosa nella linea temporale
durante gli anni passati, ma quando Murphen mi disse che si era
svegliata senza alcun ricordo del passato feci un sospiro di
sollievo, non era cambiato nulla.
Era passato
quasi un anno dall'incidente di Evaline quando qualcuno bussò alla
mia porta. Andai a vedere allo spioncino e riconobbi subito chi
fosse. Era una donna bionda e snella, indossava un vestito bianco e,
nonostante il viso sciupato, il suo sguardo era più che mai vispo.
Accanto a lei una ragazza dagli occhi verdi e capelli mori con la
frangetta dritta.
Aprii la porta
e la feci entrare.
- Salve
Oracolo, ho bisogno di un tuo consiglio. - mi fece la donna.
- Somma Era,
siediti, prego. - le indicai la sedia riservata ai miei clienti
posizionata davanti a una vecchia scrivania scura. Io mi sedetti
davanti a Era e comincia a mescolare le carte, mentre Valentine e
altri due uomini entrarono nel mio ufficio.
- Ti ringrazio.
- mi fece un inchino Era.
- Cosa vuole
sapere la Grande Sacerdotessa di New Orleans? - le chiesi.
Lei fece un
profondo respiro. - Quello che vogliono tutti, Sacro Oracolo: il vero
potere.
- Di potere ne
avete in abbondanza con il vostro bagaglio di esperienza, Somma Era.
- le risposi.
Era si sporse
verso di me con un sorriso maligno. - Io voglio il vero potere.
Il potere ultimo!
Il potere
ultimo?, mi chiesi. Quale potrebbe essere il potere più
grande per una strega? Uccidere chiunque ti intralci? No, troppo
banale. Certo, la conoscenza per creare altre streghe, ragionai.
Dovevo evitare
che continuasse a cercare quel potere, non doveva averlo. Cominciai a
posizionare le carte sul tavolo e a girarne due, avevo deciso di
sfruttate la possibilità di mentire. - Questo potere non esiste in
questo mondo, mia Sacerdotessa. - le risposi.
Era batté con
la mano sul tavolo. - Esatto, in questo mondo no. Ma in altri? - mi
chiese con un po' di malizia.
Altri mondi?
Ma di cosa sta...? Aspetta, Tiffany diventerà una Matriarca nella
città di Samath che era letteralmente in un altro mondo. Forse non è
poi così assurdo, ragionai cercando di rimanere impassibile.
Presi un'altra
carta e la girai. - Forse. - Cominciai a sudare freddo.
Era si girò
verso la figlia. - Quindi esiste un modo per trovare quel tipo di
potere. - poi tornò a guardarmi. - Io e mia figlia in antichità
potevamo raggiungere il Monte Olimpo attraverso un portale di un
tempio ora in rovina. Esiste un tempio simile anche qui, magari in
quella putrida palude? - fece un gesto con la mano.
Girai un'altra
carta. - Può essere. Ma io non so dove si trovi e non posso
scoprirlo con la mia precognizione. - le risposi.
Era aggottò la
fronte - Lo capisco.
- Mi dispiace.
- le feci.
Lei annuì. -
Ma qualcuno deve pur sapere qualcosa. Dei discendenti indigeni, o
qualche congrega situata nel Bayou e che la conosce come le sue
tasche. - provò a ragionare.
No! No! No!
Non pensare a quello che credo, ti prego!, la supplicai nella mia
testa.
Era alzo lo
sguardo sorridendo. - So cosa fare. - Il suo sguardo era quello di un
sadico.
- No credo
che... - provai a dirle ma lei mi fermo.
Mi prese le
mani e mi guardò negli occhi. - Grazie Oracolo. Lei mi ha aiutata a
illuminare la via da percorrere. Lei mi ha salvata. - Poi s alzò,
fece un cenno ai due uomini e a Valentine e si avviò verso l'uscita.
Valentine fece
per seguire sua madre quando la fermai dicendole: - Tu, aspetta!
Lei rimase
immobile senza girarsi. - Cosa vuoi da me, Oracolo?
Attesi che Era
fosse abbastanza lontana. - Il tuo piano funzionerà ma perderai
molto in cambio. - le dissi.
Valentine
rimase in silenzio per qualche secondo. - Nulla ha più valore per me
della libertà. - mi ringhiò.
- Quindi
l'amore, l'amicizia e la fiducia per te sono nulla? - le chiesi.
Lei si girò
verso di me. - Voglio la libertà per poter vivere e trovare quelle
cose. Ma devo essere libera da mia madre prima. Questo o un'eternità
di dolore e schiavitù.
Sospirai,
speravo di poterla aiutare e farle capire che senza i suoi amici,
senza la sua congrega, non avrebbe mai raggiunto la vera libertà. -
Allora permettimi di darti un consiglio: quando penserai di star per
cadere nel baratro ricorda sempre che puoi farcela.
Valentine
annuì. - Ti ringrazio per il consiglio. Addio Oracolo. - si girò e
se ne andò.
- Addio e buona
fortuna, vecchia amica mia. - dissi con le lacrime agli occhi.
Abbassai lo
sguardo e notai che le mie mani stavano tremando. Ero stata io a
consigliare a Era di sterminare la famiglia di Jolene. Avevo causato
altre morti, mi sentivo incolpa e scoppiai a piangere.
Nessun commento:
Posta un commento