Aspettai seduta sul divanetto con la pistola nascosta dietro la
schiena, dovevo rimanere completamente sola con lui per il mio
personale interrogatorio.
Quando Matter entrò nella stanza, come previsto, chiuse la porta
dietro di se e mi diede un'occhiata veloce. - Sei ancora meglio di
quello che speravo, ho già il cazzo duro. - Sorrise.
Poi si diresse verso un armadietto, aprì la portiera rivelando un
piccolo mimi bar e prese una bottiglia di whisky. Aprì il mobiletto
sopra il primo e prese un bicchiere, andò alla scrivania e aprì il
liquore.
- Allora, tu fai amore lungo, lungo? - cominciò a ridere mentre si
versava un po' di whisky nel bicchiere.
- Full Metal Jacket? Davvero? Non avevi una battuta migliore? - gli
chiesi tirando fuori la pistola e puntandogliela contro.
Lui all'inizio non si era accorto di nulla poi però girò la testa
perplesso. - Ma tu non avevi un accento...? - E si bloccò.
- No, non faccio amore lungo, lungo e no, non ho un accento
cinese - gli risposi con un sorriso sardonico.
Matter fece un'espressione eccitata. - E vuoi spararmi con una
pistola finta?
Io presi la mira e sparai al bicchiere, che l'uomo teneva in mano, e
andò in un istante in frantumi. - E... no, non è finta. - Sorrisi.
Lui restò a bocca aperta e alzò le mani in segno di resa. - Sei
della mafia? Fai parte di quei macellai della compagnia? Oppure quei
strani tipi incappucciati che girano ultimamente?
A ogni domanda feci di no con la testa e quando finì gli chiesi: -
Perché usi quelle povere ragazze come carne da macello?
Matter si mise a ridere nervoso. - Chiedi il perché? Ma chi ti credi
di essere, il giustiziere della città?
- Se serve a fare un po' di pulizia, perché no? - gli risposi.
- E cosa farai, andrai in giro in calzamaglia e mantello? - continuò
a ridere lui.
Stava cominciando a darmi sui nervi quindi decisi di diventare più
seria. - Rispondi alla domanda o ti faccio saltare il cervello - gli
intimai. Lo avrei fatto comunque ma lui non lo sapeva.
L'espressione dell'uomo cambiò ancora diventando più serio anche
lui. - Era destino. Da giovane ero così timido che nessuno mi
cagava. Non avevo amici ed ero considerato quello strano da tutti. Le
ragazze a scuola mi prendevano per il culo o mi picchiavano: l'unico
segno d'affetto che mi meritavo, dicevano. A casa non andava meglio,
mia madre mi bastonava a sangue ogni giorno e a mio padre non fregava
un cazzo. - Abbassò le mani e si appoggiò alla scrivania.
- Solo questo? Molti ragazzi hanno avuto la stessa esperienza ma non
vanno a massacrare ragazzine impaurite - gli dissi con disprezzo.
- Certo che no. Quello era solo l'inizio, diventando più grande le
cose erano peggiorate. Le compagne che ero riuscito a conquistare
dopo un po' mi lasciavano per colpa dei miei problemi infantili: no
erezione, no party. Sai quant'è difficile evitare di pensare agli
abusi che ho ricevuto? Ma che ne sai... Comunque, un giorno una donna
di nome Melinda Rodes mi offrì la possibilità di amministrare il
traffico di immigrati e la prostituzione. Feci i salti di gioia
perché potevo finalmente vendicarmi di tutte quelle troiette che mi
avevano reso la vita impossibile. Potevo torturarle, fare loro quello
che mi interessava e, se poi mi stancavo, eliminare il problema. Il
fatto che mi eccitava straziare i loro corpi era solo un optional.
Contenta adesso? - mi chiese infine.
Rimasi ad ascoltare tutto e capii che era uno psicopatico omicida con
il potere e i mezzi per farlo, ma restai impassibile per quanto
potessi resistere. - E della compagnia che cosa sai? - gli chiesi.
- Il loro capo è quella troia dai capelli corti, Melinda Rodes.
Quella vacchetta sempre assieme a dei tipi incappucciati come i
membri di una setta satanica vecchio stile, e sono pericolosi. Non si
fanno problemi ad ammazzare la gente, un po' li ammiro, vorrei avere
quello stile. Poi ci sono quei tre tipi strambi e sono anche peggio
di quelli incappucciati, ho sentito che uno di loro è l'artefice del
Massacro Della Città Dei Morti. I loro agganci sono ovunque nella
città e nel mondo, che cosa potrebbe fare una puttanella come te per
fermarli? - e si mise ancora a ridere.
Sospirai, mi aveva detto tutto spinto dalla paura e dall'ego, il
piano aveva funzionato meglio del previsto anche grazie a una buona
dose di fortuna. Chi l'avrebbe mai detto che Shon Matter fosse,
oltre a un maniaco omicida, anche un grandissimo idiota,
ironizzai nella mia testa.
- Grazie! - gli dissi. Poi premetti il grilletto. La materia grigia e
il sangue schizzarono sugli scaffali e il corpo cadde a terra.
Andai al computer e presi la chiavetta, che fortunatamente non si era
sporcata, e uscii dall'ufficio. Subito notai tre degli uomini di
Matter che trascinavano alcune ragazze terrorizzate nei camerini.
Io estrassi la seconda pistola e la puntai verso i tre uomini. Sparai
in contemporanea ma udii solo uno sparo, due uomini furono colpiti in
al petto e alla schiena e caddero a terra morti. Il terzo lo colpii
alla spalla con un secondo tentativo e provò a fuggire in un
corridoio laterale.
Improvvisamente, le ragazze e gli attori cominciarono a correre verso
l'uscita urlando in preda al panico. Capii di aver fatto un errore ad
usare la pistola senza silenziatore. - Merda! - imprecai.
Corsi in mezzo al set della cantina degli orrori dove c'era una
ragazza stesa su un tavolo coperta di sangue e ferita gravemente,
accanto a lei un uomo di mezza età con un passamontagna e un arnese
che non riuscii ad identificare. Puntai la pistola e gli feci saltare
la testa.
Uscii dal set e vidi passarmi accanto l'uomo ferito, presi la mira e
premetti il grilletto. L'uomo cadde a terra in una pozza di sangue.
Proseguii fino al secondo incrocio e girai a destra per raggiungere
la stanza insonorizzata chiusa ma fui fermata per la spalla da uno
dei buttafuori.
- Cosa credi di fare? - mi fece.
Con uno scatto, afferrai la mano dell'uomo, la torsi e gli feci una
proiezione buttandolo a terra. Puntai l'arma verso il secondo
buttafuori e sparai colpendolo in pieno, poi appoggiai la canna sulla
testa del primo e lo uccisi.
In quel momento un uomo uscì dalla stanza che volevo raggiungere e
mi puntò la pistola contro. Dalla posa che aveva e dal modo di
impugnare l'arma capii che era ben addestrato.
- Ferma, sei in arresto, stronza. - mi fece mentre alcune sirene
della polizia, che in precedenza non avevo sentito, si avvicinavano.
Calcolai i tempi di reazione della polizia, erano stati troppo
veloci. Poi ricordai che Matter aveva abbassato le mani e le aveva
appoggiate alla scrivania. Un allarme, figlio di puttana!,
imprecai mentalmente.
Provai a fare un passo verso l'uomo, se era lì dentro significava
era un poliziotto corrotto e se avessi fatto in fretta ad eliminarlo,
forse sarei riuscita a scappare in tempo. Purtroppo il poliziotto si
mise in copertura dietro all'intelaiatura della porta impedendomi di
colpirlo.
Quando arrivarono gli altri poliziotti misi a terra le armi, mi misi
in ginocchio e intrecciai le mani sulla testa.
Per tutto il tempo, anche mentre mi arrestavano, continuai a fissare
il poliziotto corrotto che nella confusione ne approfittò per
scappare da una porta sul retro.
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