Amita, Den e Alan mi guardarono dispiaciuti. Per un secondo ebbi
paura che avessero capito che il ragazzo mi piacesse. Io invece stavo
per crollare per la stanchezza e per lo stress provato, non abituata
a stare in pensiero per una persona.
- Avete informazioni? E dai vostri contatti? Niente? - chiesi ad
ognuno di loro.
Fecero tutti e tre di no con la testa, nessuno sapeva niente.
Entrai ufficialmente nel panico. - For... forse lo ha catturato
quella tizia, Melinda... - ipotizzai.
- O forse è stato ucciso - fece Den.
- Continuo a dire che non ha senso - ribatté Alan.
- Ancora con questa storia? - chiese Den scocciato.
- Sì, lo ripeto ancora perché nessuno mi ascolta. Perché uccidere
una buona fonte di informazioni? - spiegò Alan.
- Forse perché non tutti sono svegli come te - gli rispose malamente
Den.
Amita si mise in mezzo. - Ehi, scusati. Sai che non mi piacciono
questi atteggiamenti Den.
- Andiamo, non l'ho offeso. Ho solo espresso una mia opinione in
merito - replicò.
- Allora dovresti spendere più tempo a cercare Warren piuttosto di
demoralizzarci con le tue stupide teorie pessimistiche - lo
rimproverò Amita.
Ero paralizzata ad ascoltare i loro continui battibecchi, capii anche
che Den e Amita avevano una relazione da alcune frasi che si erano
detti, ma non mi importava nulla. Volevo solo trovare Warren.
- Ora basta! - sbraitai esasperata. Tutti nella sala si zittirono. -
Adesso voi rimarrete qui finché non tornerò con Warren, chiaro? -
urlai.
- E come intendi trovarlo se nemmeno noi ci siamo riusciti? - chiese
Amita, dal tono di voce sembrava stanca, come se non avesse dormito
molto. Forse un effetto collaterale del suo potere, molte Streghe
Chiaroveggenti soffrono d'insonnia per colpa delle loro visioni.
- Cercate nei posti sbagliati. Forse conosco qualcuno che sa qualcosa
- le risposi.
- D'accordo, noi nel frattempo cerchiamo di trovare il cellulare
attraverso il GPS ma le pratiche burocratiche sono lunghe, ci vorrà
un po' - mi disse Amita con la voce stanca.
- Non se ne parla proprio, tu ti stendi sul divano e ti riposi. Al
resto ci penseranno Alan e Den, va bene? - le ordinai. Lei fece di sì
con la testa e io uscii dalla loro base.
Tornai nel Bayou dall'unica persona che poteva sapere di un rapimento
insolito e che allo stesso momento non volevo più vedere, il
Reggente.
Quando arrivai lo vidi armeggiare con il motore di una vecchia auto
arrugginita e senza ruote.
- Bellezza, cosa ti porta di nuovo da me? Non ti sarai innamorata di
questo vecchio spero? - mi chiese pulendosi le mani con uno straccio
sporco di grasso e altri liquidi.
- Un mio amico e stato rapito, sai qualcosa? - gli chiesi senza mezzi
termini, il tempo era fondamentale.
- Vengono rapite tante persone in questa città - mi sorrise. Era
palese che sapesse qualcosa, ma per qualche motivo non voleva dire
nulla.
- Ha una maschera con occhiali digitali e cappotto in pelle con
cappuccio nero - gli dissi con voce più alta.
- Cavolo, vai proprio al sodo, eh? Siediti, ti offro una birra e ne
parliamo - mi indicò una sedia.
Impugnai le pistole senza estrarle. - Non ho tempo da perdere.
- Ehi, ehi, ehi. Calma. Sì, ho sentito qualcosa in merito.
Stamattina è stato preso in custodia dalla mafia cinese un ragazzo
come quello che mi hai descritto. - alzò le mani intimorito.
- Dove l'hanno portato? - continuai.
- Fuori città... - rispose poco convinto.
Sapevo che stava mentendo o non diceva del tutto la verità. - Non
farmelo ripetere! - gli intimai.
- Houston, Texas - mi rispose rassegnato.
- Cazzo, ci voleva tanto? - sbottai.
- Sì, ci voleva. E sai una cosa, con te ho un conto in sospeso,
stronza - mi sbraitò mentre andavo alla mia moto e la accendevo.
Presi il telefono e avvisai Amita e gli altri della mia nuova
destinazione. Quello che mi preoccupava era la facilità con cui il
Reggente aveva ricevuto informazioni così precise, ma lasciai da
parte quel pensiero e partii per salvare il mio amico.
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