Mi ero rassegnata al fatto di poter finire la mia missione da sola,
il mio nemico era più forte di me e sapeva nascondersi bene, ma non
riuscivo ancora a capacitarmi di aver coinvolto dei ragazzi innocenti
nei miei casini. Vendicare lo zio Mei era diventata un'ossessione,
anzi no, un dovere per poter tornare dalla mia seconda famiglia senza
rimpianti.
Avevo riferito tutto ciò che avevo scoperto ai miei nuovi compagni e
loro in un paio di giorni avevano trovato la residenza di Melinda
Rodes, una villa in periferia con vista sul Bayou.
Per quanto riguardava i tizi incappucciati di cui aveva parlato
Matter non riuscirono a trovare nulla. Fortunatamente io sapevo, più
o meno, con chi avrei avuto a che fare. Francis mi disse che alcune
confraternite di Streghe Hashashin
avevano l'abitudine di camuffarsi con vesti e cappucci a coprire loro
il viso. Provai a chiedere ad alcuni informatori ma, a detta di
tutti, sembravano fantasmi e coprivano le loro tracce in modo
maniacale.
- Bé, sanno come mantenere un profilo basso - mi rispose Amita
quando le riferii i miei inutili tentativi di reperire informazioni.
- Così basso da risultare invisibili anche a noi in casa nostra, il
che non è poco, fidati - specifico Den.
- In pratica non abbiamo niente, di nuovo - feci massaggiandomi le
palpebre. Quel stare sempre su un filo per trovare piste da seguire
era snervante.
Amita fece di sì con la testa. - Forse se seguiamo quella Melinda
Rodes scopriamo qualcosa, ma è rischioso avvicinarsi di nuovo
- Perché? - chiesi.
- Più segui una persona, più ci sono probabilità che ti scopra. E
allora sono dolori - spiegò Alan.
- Allora la ucciderò dopo che mi avrà detto tutto - gli risposi
seccata.
Warren alzò la mano e disse: - Non puoi.
Lo guardai male con le mani ai fianchi. - Pensi che sia così scarsa
da non riuscire ad entrare in quella villa?
- No. Penso che non riuscirai mai ad uscirne da viva, cherie. - La
sua maschera aveva gli occhi dell'emoticon risoluta.
Feci un profondo respiro per rilassarmi. Aveva ragione, quello che
avevo in mente era un piano suicida. Avrei chiuso quella faccenda in
fretta ma non sarei tornata da Evaline e avrei messo nei guai quei
ragazzi. - E cosa suggerisci? - chiesi.
- Semplice, cherie. Usiamo il piano meno pericoloso: seguo quella
stronza e se trovo qualcosa ve lo faccio sapere immediatamente. -
Anche se era completamente nascosto dietro quella maschera nera
sentivo che stava sorridendo.
Se gli succedesse qualcosa io
non..., Mi meravigliai
di quel pensiero. Quel piano mi piaceva ancora meno del mio, se
venisse catturato gli strapperebbero informazioni con la forza.
- E se ti... - provai a dire.
- Tranquilla, starò attento, cherie. Non ho intenzione di morire
tanto presto - mi fece l'occhiolino con gli occhiali digitali.
Io mi avvicinai e lo presi per il
colletto del giubbotto in pelle nera. - Lo spero per te, quella gente
non scherza - gli feci.
- Lo so. E poi dovresti smetterla di preoccuparti per me o tutti
penseranno che c'è del tenero tra noi, mon amour - cercò di
scherzare Warren.
- Idiota! - sbottai lasciandolo andare. In quel momento non lo diedi
a vedere ma per un attimo arrossii.
- Come sempre, cherie - ribatté lui mentre andava a preparare
l'attrezzatura da spionaggio.
- Sì, come no - sussurrai.
Tornai a casa con una strana sensazione nello stomaco. Rimasi sveglia
tutta la notte a ripensare a quello che era successo, cosa potesse
implicare in una vendetta come la mia e se una storia del genere
potesse avere un futuro nel mondo delle streghe.
Oh, andiamo, Kaileena. Non sai
nemmeno com'è fatto il suo viso,
cercai di rimproverarmi mentre mi pettinavo i capelli.
Nessun uomo mi aveva trattata bene e con galanteria come aveva fatto
Warren. Tutti gli uomini che avevo incontrato volevano qualcosa da
me, una sveltina, una relazione clandestina, un furto o un altro
lavoro... soprattutto per lavoro. Warren, invece, lo faceva perché
gli piacevo e senza un fine ben preciso. Non nego che la cosa mi
facesse eccitare da impazzire.
Il giorno dopo il telefono squillò, controvoglia lo presi notando
che la chiamata era di Den.
Accettai la chiamata speranzosa in informazioni utili. - Dimmi che
Warren ha trovato qualcosa di utile - gracchiai.
- No... non si tratta di quello. Abbiamo un problema - mi rispose
Den.
Mi alzai a sedere in un istante. - Quale problema? - chiesi. Avevo la
sensazione che i brutti presentimenti provati la sera prima si
stessero concretizzando.
- Warren non si è fatto vivo stamattina. - Il tono della voce di Den
era basso e pieno di preoccupazione.
- Starà ancora seguendo la stronza, no? - chiesi. Avevo i sudori
freddi, ero terrorizzata.
- No, lui avvisa sempre Alan al mattino, è una sua abitudine per
stimolarlo ad alzarsi. Non ha mai saltato un solo giorno - spiegò.
- Mi hai convinto, arrivo subito. Voi intanto cercate di
rintracciarlo in qualche modo - cercai di contenere l'agitazione che
provavo.
- Okay - mi rispose il ragazzo poco convinto e riattaccò.
Io mi vestii il più in fretta che potevo, uscii di casa e raggiunsi
la base dei Cani da Guardia ma le loro espressioni erano eloquenti:
pensavano che Warren fosse morto.
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