Erano passate settimane dalla missione di perlustrazione al forte
della Thuleyman Corporation e, nonostante gli sforzi di Alan e di
Amita, Chuck sembrava sparito da ogni radar.
Nessuno di noi era riuscito a capire dove fosse andato dopo essere
scappato dall'isola della Coalizione del Bayou. Nemmeno i ciruli di
strada sapevano molto, solo che non lavorava più per Melinda Rodes e
che non era riuscito a lasciare la città.
I ciruli di strada erano i classici ragazzi problematici che gli
assistenti sociali non riuscivano a gestire o a dare in affidamento e
che finivano per strada. Si dilettavano a truffare, borseggiare o
rubare ai tanti turisti in vacanza nella città. Di solito non si
fidavano degli stranieri ma, considerato che da piccola ero stata una
di loro, mi avevano aiutato come potevano. Un aiuto del tutto
inaspettato.
Warren aveva cercato in tutti i fogli dei collegamenti per poter
individuare un possibile nascondiglio ma dalla sua impazienza non era
arrivato a niente. - È inutile. Qui non c'è nulla,
merde - sbottò.
- Forse ha usato un
nascondiglio improvvisato, una casa abbandonata o un magazzino in
periferia - ragionai rassegnata. Se fosse stato vero, sarebbe stato
impossibile trovarlo a New Orleans.
- Mi spiace dirtelo, cherie, ma
niente magazzini o case. Ci sono solo dati finanziari falsi e
annotazioni piuttosto squallide sulla Rodes. - rispose lui lanciando
uno dei fogli sul tavolo.
- Sì, anche i file che ho
esaminato avevano riferimenti a Melinda Rodes, forse è segretamente
innamorato di lei - provò a spiegare Alan. La sua innocenza, a
volte, era davvero disarmante.
- Uno stalker con manie di
grandezza e con i poteri di quattro congreghe che sbava per una
sociopatica nazista. Fantastico... - Amita sospirò esasperata. Poi
andò sul divano e accese la televisione e lo mise sul telegiornale.
- La teoria di Alan non è del
tutto giusta. Sull'isola della Coalizione del Bayou, Chuck disse che
voleva usarvi per colpire Melinda. Credo che lui odi quella donna
quanto noi odiamo lui - ragionai. Prima lezione su come sconfiggere
un nemico: pensare come il nemico.
In quel momento passò un
servizio di una palestra di una scuola dove era esplosa una tubatura
del gas ad Halloween, sei vittime in tutto. La
stessa dove vanno Francis e Jolene,
mi bloccai a fissare lo schermo. È
successa una cosa così grave e Francis non me ne ha parlato,
pensai, e istintivamente presi il cellulare per chiamare Evaline.
- Kaileena, tutto bene? - mi
chiese Amita, risvegliandomi dai mille pensieri che stavo avendo.
- Sì, sì, tutto bene - le
sorrisi. Sapevo che lei non ci avrebbe creduto, ma non potevo
abbandonare quei ragazzi in quel momento.
La cronista si fermò a parlare
con un esperto su come fosse possibile che degli agenti potessero
essere colpiti mortalmente da delle guardie del corpo private e non
essere perseguibili per legge. Mentre l'esperto rispondeva fu mandata
una carrellata di immagini del luogo e di alcune di quelle guardie.
- Aspetta, quella è la villa
di Melinda Rodes - commentò Warren.
- Cosa? Davvero? - chiesi
stupita. Anche se ero un'esperta di architettura non l'avevo per
niente riconosciuta.
- L'angolatura è un po' vaga
ma quelle colonne pacchiane non le scorderò mai - rispose Warren.
Melinda Rodes non avrebbe mai
fatto l'errore di lasciare che uno dei suoi uomini sparasse a dei
poliziotti. Molto probabilmente a chi abitava in quella casa non
interessava di attirare l'attenzione, forse era proprio quello che
sperava.
Mi girai di scatto verso Alan e
gli chiesi: - Riesci ad identificare quelle guardie del corpo di quel
notiziario? -
- Intendi identificazione
facciale, fedina penale, estratti conto e... un abbonamento mensile a
porconemilf.com? - si interrogò sull'ultima frase.
- Se necessario... l'hai già
fatto vero? - lo rimproverai nonostante fossi soddisfatta.
- Sai che ho il bisogno
compulsivo di conoscere tutto ciò che mi circonda, compresi gli
stimoli che mi da la televisione - rispose Alan davanti allo schermo.
- No, non lo sapevo. Quindi chi
diavolo sono? - chiesi ancora.
- A quanto pare si tratta della
Mafia Dixie, sono tutti i loro sicari, o quello che ne rimane -
rispose Amita leggendo dal monitor di Alan.
- La Mafia Dixie? Lo zio Mei mi
ha detto che tra loro e la mafia cinese non corre buon sangue. Questo
significa che... - provai a dire seguendo il mio ragionamento.
- Visto che Melinda Rodes ha a
disposizione quattro esponenti della mafia cinese di New Orleans, la
persona che abita in quella villa è qualcuno che la odia, ossia il
nostro amico Chuck. Amico in senso dispregiativo del termine -
specificò ad Amita.
- Esatto. Si è nascosto in
bella vista il figlio di puttana - confermai la teoria di Alan.
Chuck voleva attirare
l'attenzione di Rodes per farle sapere che aveva abbastanza
informazioni da colpirla dove faceva più male. La strategia di un
classico megalomane come lui.
- E pensare che avevamo la
soluzione sotto agli occhi per tutto il tempo - rise Warren.
- Okay, ora sappiamo dov'è.
Non ti resta che andare lì e fargli saltare la testa - mi guardò
impaziente Amita.
- Calma, calma. Se andiamo
senza un piano potrebbe fuggi... - provai a dirle.
- Ti stai tirando indietro? -
mi incalzò Amita.
- No, voglio solo essere... -
cercai di rispondere.
- Vuoi cosa? Tornare dai tuoi
amici? Piantarci in asso? - urlò Amita. Aveva capito a cosa stessi
pensando quando vidi il servizio sulla scuola ma quel suo
atteggiamento mi fece davvero arrabbiare.
- No. Voglio solo essere sicura
di farlo fuori stavolta - strillai più forte di lei fissandola negli
occhi. Un po' aveva ragione, volevo tornare da Evaline, Tiffany,
Francis e Jolene, ma non li avrei mai piantati in quel momento.
Warren si mise tra me e Amita.
- Adesso basta! - urlò. Poi si girò verso Amita. - Kaileena ha
ragione, non possiamo fare i John Rambo in pieno giorno e sperare di
non finire ammazzati o peggio, che Chuck ci sfugga di nuovo.
- La difendi solo perché te la
sei scopata - sibilò Amita.
- Sì, anche. Ma soprattutto
perché non voglio morire per seguire la tua personale vendetta.
Pensi che non mi senta responsabile della morte del mio amico. Cazzo,
tutti qui stanno male per quello che è successo, perfino Kaileena,
che lo conosceva poco, si sta facendo in quattro per vendicarlo. Ma
un conto è usare il cervello, un altro è andare contro un
battaglione a testa bassa - spiegò con un tono di voce che andava
via via scemando fino a diventare gentile.
- Mi... Mi manca, Warren -
disse Amita con un nodo alla gola.
- Lo so. Manca anche a me -
rispose Warren. - Andremo di sera e approfitteremo del buio per
passare inosservati, okay? - propose.
Amita tirò su col naso e
annuì, anch'io feci di sì con la testa.
Io e Warren ci preparammo. Lui
caricò lo zaino di qualcosa che non riuscii ad identificare mentre
io presi un coltello e caricatori per le pistole.
La pazienza di Amita era ormai
al limite, se fosse andava avanti avrebbe sicuramente fatto qualche
stupidaggine finendo per farsi ammazzare.