Quando
tornai dagli altri raccontai tutto che rimasero a aperta. All'inizio
non mi avevano creduto, poi, vedendo le riprese delle telecamere
scovate nel dark web, si resero conto che era tutto vero. Anch'io
avrei dubitato se non l'avessi visto con i miei occhi.
Amita
si lasciò cadere su una sedia. - Cazzo, Kaileena. Questa storia è
dura da digerire. Insomma, altri mondi?
-
Non è poi così incredibile. Nella nostra galassia ci sono miliardi
di stelle con i propri pianeti e nell'universo ci sono miliardi di
galassie. Le probabilità che esistano altri mondi abitabili per gli
esseri umani è altissima - Alan aveva cercato di dare una
spiegazione razionale.
-
Cazzo... non prenderò mai più per il culo quelli che credono agli
alieni - scrollò la testa Warren.
-
Lo so. È assurdo, perfino io stento a crederci... - Ero ancora
sconvolta per ciò che era successo.
-
E adesso che facciamo? - chiese Amita.
Warren
andò fino al frigorifero, prese quattro birre, le stappò tutte e ne
diede una a ognuno di noi. - Si festeggia. Abbiamo fatto fuori chi ci
ha rovinato la vita e sistemato una stronza sadica assieme alla sua
organizzazione. - Alzò la sua bottiglia in alto per fare un
brindisi.
-
Abbiamo salvato molte persone - disse Amita alzando la bottiglia.
-
Abbiamo vendicato mio zio Mei e la nonna di Amita - replicai il loro
gesto.
-
Abbiamo reso giustizia a Den - E anche Alan alzo la sua bottiglia.
Io
e Warren ci girammo in silenzio verso Amita che aveva lo sguardo
triste. Poi lei avvicinò la bottiglia a quella di Alan facendole
tintinnare, io e Warren imitammo il gesto e insieme bevemmo un sorso
di birra fredda.
Dopo
questo “festeggiamento” tornai a casa per riprendere le forze e
guarire dalle ferite.
Passarono
alcuni giorni da quando avevamo brindato alla vittoria amara che
avevamo ottenuto. Li avevo passati nel vano tentativo di trovare le
parole per spiegare ai ragazzi che per sopravvivere dovevano
dividersi. Ero depressa e costantemente stanca oltre che malconcia,
non avevo voglia di fare niente tranne fissare la televisione in
continuazione.
Quella
sera, però, suonò il campanello. La prossima volta lo disattivo,
dissi mentre con un enorme sforzo e dolori ovunque andai a vedere
chi fosse.
Guardai
dallo spioncino e sorrisi quando riconobbi i visi: Alan, Amita e
Warren non in mano degli scatoloni.
Aprii
la porta. - Che ci fate qui? - chiesi ad Amita.
Warren
la sorpassò e rispose: - Portiamo il bottino di guerra.
-
Bottino? - continuai a non capire.
-
Le streghe cercano sempre di ampliare la loro conoscenza, quindi
abbiamo deciso di recuperare tutti i libri della biblioteca del
forte. Almeno quelli che sono stati risparmiati dal fuoco. - rispose
Alan mentre appoggiava il secondo scatolone.
Warren
tornò fuori e si diresse verso un camion che prima non avevo notato.
Poi mi passò accanto anche Alan che disse: - Amita mi ha baciato
sulla bocca. - E raggiunse anche lui il mezzo.
-
Buon per te... ma ci voleva un camion da trasloco per portare qualche
libro? - chiesi ancora più confusa.
-
Non qualche, centinaia e centinaia di libri - Si avvicinò Amita
sorridendo. - Con qualche libreria antica in ottime condizioni - mi
fece l'occhiolino.
Altro
lavoro pesante, pensai rassegnata. Dopo alcuni minuti di
indecisione cominciai ad aiutare i ragazzi a scaricare la merce. Una
volta finito ordinammo la pizza assieme a ridere, scherzare e parlare
del più e del meno finché Alan e Warren non si addormentarono tra
gli scatoloni.
Amita
mi raggiunse sul divano. - Quindi, adesso cosa facciamo?
-
Dormiamo. Sai devo ancora recuperare le forze dall'ultima battaglia -
le sorrisi.
Lei
rimase seria. - Non intendevo quello...
Sapevo
a cosa si stesse riferendo e sapevo che quel momento sarebbe arrivato
prima o poi. Presi un profondo respiro. - I ragazzi andranno con
gente che se ne prenderà cura, gli Inquisitori di questa zona.
-
E io? - mi chiese guardandomi negli occhi. Era strano ma sentivo una
forte attrazione per quella ragazza, qualcosa di artificiale.
-
Tu... dovrai diventare la nuova Reggente della Coalizione del Bayou.
È l'unico modo per toglierti quel potere che detesti tanto - le
risposi distogliendo lo sguardo.
-
Sembra che tu ci abbia pensato a lungo... - Amita non sembrava così
entusiasta. - E tu?
-
Devo finire un piccolo lavoro poi tornerò nella mia congrega, se
ancora mi vorranno - le risposi.
Amita
mi accarezzò delicatamente i capelli. - Come potrebbero non volerti,
sei una persona meravigliosa.
-
A parte il fatto che ho seminato morti ovunque in città... -
rimbeccai.
Lei
si avvicinò al mio viso. - Non me ne sono accorta, sai? E poi se la
sono andata a cercare - mi sussurrò.
Il
cuore cominciò a battermi all'impazzata e il suo viso cosi vicino al
mio non aiutava a mantenere il controllo. Era improbabile che mi
sentissi davvero attratta da lei, non era il mio tipo, soprattutto
perché era una donna e io ero sempre stata etero. C'è qualcosa
di strano tra noi, pensai.
Lei
cambiò espressione e distolse lo sguardo. - Abbiamo mangiato troppe
schifezze con troppo alcool.
-
Sì, hai ragione - tagliai corto imbarazzata.
Amita
si alzò e andò a dormire sul mio letto, mentre io restai sul
divano, anche perché non avevo la forza di alzarmi. Mi addormentai
col pensiero di ciò che era successo.
Il
giorno dopo andammo tutti e quattro a Belle Chase. Alan individuò il
pontile in cui era attraccata la U.S.S. Samaritan. Ci aveva messo
appena trenta minuti e nei successivi dieci era riuscito a contattare
il capitano James e informarlo del nostro arrivo.
Questo
ragazzo è un mostro al computer, commentai a me stessa con un
po' di terrore.
Nathan
James era davanti alla passerella che dava sul ponte della nave. - A
cosa devo questa sorpresa? - ci chiese.
-
O capitano. Mio capitano - dissi quando lo riconobbi. - Ho da
proporti un affare - gli risposi.
-
E quale sarebbe? - chiese ancora senza dare segno di aver capito il
mio commento.
-
Un genio del computer e un sabotatore esperto in cambio della loro
sicurezza - proposi.
Warren
provò a replicare ma Amita lo fermò con uno sguardo e scrollando la
testa.
Nathan
James mi guardò confuso. - Ma così tu non ci guadagni niente. Cosa
vuoi davvero? -
-
Invece ci guadagno parecchio. Per esempio due amici sani e salvi. In
più, voglio che loro tre rimangano in contatto - gli risposi.
-
Per quale motivo l'ultima richiesta? - chiese sempre imperturbabile.
Mi
avvicinai all'uomo col volto serio. - Perché sono una famiglia.
Warren
ignorò la richiesta di Amita e si fece avanti. - Aspetta, un attimo.
Amita non viene con noi? - Alan la guardò come se stesse per
mettersi a piangere.
-
Il nostro compito come Cani da Guardia è finito. Ci siamo vendicati
tutti per quello che ci ha fatto la Compagnia e adesso è ora di
andare avanti - rispose Amita che a stento tratteneva le lacrime.
-
Ma... - provò a dire Alan. Amita lo abbracciò forte seguita a ruota
da Warren che continuava a dire: - Non è giusto.
Mi
sentivo in colpa per quello che stavo facendo, ma preferivo essere
odiata da loro piuttosto che vederli morti in un lurido vicolo della
città.
Warren
si staccò dai compagni e mi fissò. - È stata tua l'idea, vero?
-
Sì! - risposi secca.
-
Capisco. Per noi è troppo pericoloso non avere una protezione nel
Mondo delle Streghe. Però avresti dovuto dircelo prima di decidere
per noi - mi rimproverò Warren.
-
È vero. Mi dispiace - abbassai lo sguardo.
Alan
mi vanne vicino e mi abbracciò. - Addio, mi mancherà il tuo seno
perfetto.
Lo
abbracciai anch'io. - Anche tu mi mancherai, Alan - gli sorrisi. Poi
il ragazzo tornò da Amita.
Warren
mi fissò - Sai che se andiamo con loro, io e te, cherié, ci
dobbiamo lasciare?
Io
mi avvicinai a lui. - Non siamo mai stati insieme, ricordi? - e gli
diedi un bacio sulla guancia.
-
Già... - sorrise Warren. - Ci si vede mi bellissimo angelo della
morte. - Poi chiamò Alan e insieme salirono a bordo della nave.
Speravo davvero che con gli Inquisitori potessero essere al scuro.
Nathan
James mi mise una sulla spalla. - Tranquilla, li proteggerò.
Dovranno portarci nella loro base per vedere come lavorano assieme a
una scorta e a degli esperti e fare un addestramento. Ci vorranno dei
mesi. Mi assicurerò che in questo periodo non corrano pericoli.
Io
gli sorrisi. - Ti conviene, altrimenti... - provai a dire. Per quanto
brave potessero essere quelle persone, erano comunque Inquisitori.
Amita
mi spinse e gli porse la mano per ringraziarlo. - Grazie mille, per
il suo aiuto.
NathaN
James le strinse la mano. - Non serve ringraziare. Sto mantenendo
fede a una promessa fatta a una persona che mi ha dato una ragione in
più per vivere.
-
Capisco - rispose Amita con un sorriso.
L'uomo
ricambiò, poi fece un saluto militare e si congedò tornando sulla
sua nave. Io e Amita invece tornammo a casa mia.
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