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mercoledì 13 giugno 2018

[Spinoff] Episodio 41


Quando tornai dagli altri raccontai tutto che rimasero a aperta. All'inizio non mi avevano creduto, poi, vedendo le riprese delle telecamere scovate nel dark web, si resero conto che era tutto vero. Anch'io avrei dubitato se non l'avessi visto con i miei occhi.
Amita si lasciò cadere su una sedia. - Cazzo, Kaileena. Questa storia è dura da digerire. Insomma, altri mondi?
- Non è poi così incredibile. Nella nostra galassia ci sono miliardi di stelle con i propri pianeti e nell'universo ci sono miliardi di galassie. Le probabilità che esistano altri mondi abitabili per gli esseri umani è altissima - Alan aveva cercato di dare una spiegazione razionale.
- Cazzo... non prenderò mai più per il culo quelli che credono agli alieni - scrollò la testa Warren.
- Lo so. È assurdo, perfino io stento a crederci... - Ero ancora sconvolta per ciò che era successo.
- E adesso che facciamo? - chiese Amita.
Warren andò fino al frigorifero, prese quattro birre, le stappò tutte e ne diede una a ognuno di noi. - Si festeggia. Abbiamo fatto fuori chi ci ha rovinato la vita e sistemato una stronza sadica assieme alla sua organizzazione. - Alzò la sua bottiglia in alto per fare un brindisi.
- Abbiamo salvato molte persone - disse Amita alzando la bottiglia.
- Abbiamo vendicato mio zio Mei e la nonna di Amita - replicai il loro gesto.
- Abbiamo reso giustizia a Den - E anche Alan alzo la sua bottiglia.
Io e Warren ci girammo in silenzio verso Amita che aveva lo sguardo triste. Poi lei avvicinò la bottiglia a quella di Alan facendole tintinnare, io e Warren imitammo il gesto e insieme bevemmo un sorso di birra fredda.
Dopo questo “festeggiamento” tornai a casa per riprendere le forze e guarire dalle ferite.
Passarono alcuni giorni da quando avevamo brindato alla vittoria amara che avevamo ottenuto. Li avevo passati nel vano tentativo di trovare le parole per spiegare ai ragazzi che per sopravvivere dovevano dividersi. Ero depressa e costantemente stanca oltre che malconcia, non avevo voglia di fare niente tranne fissare la televisione in continuazione.
Quella sera, però, suonò il campanello. La prossima volta lo disattivo, dissi mentre con un enorme sforzo e dolori ovunque andai a vedere chi fosse.
Guardai dallo spioncino e sorrisi quando riconobbi i visi: Alan, Amita e Warren non in mano degli scatoloni.
Aprii la porta. - Che ci fate qui? - chiesi ad Amita.
Warren la sorpassò e rispose: - Portiamo il bottino di guerra.
- Bottino? - continuai a non capire.
- Le streghe cercano sempre di ampliare la loro conoscenza, quindi abbiamo deciso di recuperare tutti i libri della biblioteca del forte. Almeno quelli che sono stati risparmiati dal fuoco. - rispose Alan mentre appoggiava il secondo scatolone.
Warren tornò fuori e si diresse verso un camion che prima non avevo notato. Poi mi passò accanto anche Alan che disse: - Amita mi ha baciato sulla bocca. - E raggiunse anche lui il mezzo.
- Buon per te... ma ci voleva un camion da trasloco per portare qualche libro? - chiesi ancora più confusa.
- Non qualche, centinaia e centinaia di libri - Si avvicinò Amita sorridendo. - Con qualche libreria antica in ottime condizioni - mi fece l'occhiolino.
Altro lavoro pesante, pensai rassegnata. Dopo alcuni minuti di indecisione cominciai ad aiutare i ragazzi a scaricare la merce. Una volta finito ordinammo la pizza assieme a ridere, scherzare e parlare del più e del meno finché Alan e Warren non si addormentarono tra gli scatoloni.
Amita mi raggiunse sul divano. - Quindi, adesso cosa facciamo?
- Dormiamo. Sai devo ancora recuperare le forze dall'ultima battaglia - le sorrisi.
Lei rimase seria. - Non intendevo quello...
Sapevo a cosa si stesse riferendo e sapevo che quel momento sarebbe arrivato prima o poi. Presi un profondo respiro. - I ragazzi andranno con gente che se ne prenderà cura, gli Inquisitori di questa zona.
- E io? - mi chiese guardandomi negli occhi. Era strano ma sentivo una forte attrazione per quella ragazza, qualcosa di artificiale.
- Tu... dovrai diventare la nuova Reggente della Coalizione del Bayou. È l'unico modo per toglierti quel potere che detesti tanto - le risposi distogliendo lo sguardo.
- Sembra che tu ci abbia pensato a lungo... - Amita non sembrava così entusiasta. - E tu?
- Devo finire un piccolo lavoro poi tornerò nella mia congrega, se ancora mi vorranno - le risposi.
Amita mi accarezzò delicatamente i capelli. - Come potrebbero non volerti, sei una persona meravigliosa.
- A parte il fatto che ho seminato morti ovunque in città... - rimbeccai.
Lei si avvicinò al mio viso. - Non me ne sono accorta, sai? E poi se la sono andata a cercare - mi sussurrò.
Il cuore cominciò a battermi all'impazzata e il suo viso cosi vicino al mio non aiutava a mantenere il controllo. Era improbabile che mi sentissi davvero attratta da lei, non era il mio tipo, soprattutto perché era una donna e io ero sempre stata etero. C'è qualcosa di strano tra noi, pensai.
Lei cambiò espressione e distolse lo sguardo. - Abbiamo mangiato troppe schifezze con troppo alcool.
- Sì, hai ragione - tagliai corto imbarazzata.
Amita si alzò e andò a dormire sul mio letto, mentre io restai sul divano, anche perché non avevo la forza di alzarmi. Mi addormentai col pensiero di ciò che era successo.
Il giorno dopo andammo tutti e quattro a Belle Chase. Alan individuò il pontile in cui era attraccata la U.S.S. Samaritan. Ci aveva messo appena trenta minuti e nei successivi dieci era riuscito a contattare il capitano James e informarlo del nostro arrivo.
Questo ragazzo è un mostro al computer, commentai a me stessa con un po' di terrore.
Nathan James era davanti alla passerella che dava sul ponte della nave. - A cosa devo questa sorpresa? - ci chiese.
- O capitano. Mio capitano - dissi quando lo riconobbi. - Ho da proporti un affare - gli risposi.
- E quale sarebbe? - chiese ancora senza dare segno di aver capito il mio commento.
- Un genio del computer e un sabotatore esperto in cambio della loro sicurezza - proposi.
Warren provò a replicare ma Amita lo fermò con uno sguardo e scrollando la testa.
Nathan James mi guardò confuso. - Ma così tu non ci guadagni niente. Cosa vuoi davvero? -
- Invece ci guadagno parecchio. Per esempio due amici sani e salvi. In più, voglio che loro tre rimangano in contatto - gli risposi.
- Per quale motivo l'ultima richiesta? - chiese sempre imperturbabile.
Mi avvicinai all'uomo col volto serio. - Perché sono una famiglia.
Warren ignorò la richiesta di Amita e si fece avanti. - Aspetta, un attimo. Amita non viene con noi? - Alan la guardò come se stesse per mettersi a piangere.
- Il nostro compito come Cani da Guardia è finito. Ci siamo vendicati tutti per quello che ci ha fatto la Compagnia e adesso è ora di andare avanti - rispose Amita che a stento tratteneva le lacrime.
- Ma... - provò a dire Alan. Amita lo abbracciò forte seguita a ruota da Warren che continuava a dire: - Non è giusto.
Mi sentivo in colpa per quello che stavo facendo, ma preferivo essere odiata da loro piuttosto che vederli morti in un lurido vicolo della città.
Warren si staccò dai compagni e mi fissò. - È stata tua l'idea, vero?
- Sì! - risposi secca.
- Capisco. Per noi è troppo pericoloso non avere una protezione nel Mondo delle Streghe. Però avresti dovuto dircelo prima di decidere per noi - mi rimproverò Warren.
- È vero. Mi dispiace - abbassai lo sguardo.
Alan mi vanne vicino e mi abbracciò. - Addio, mi mancherà il tuo seno perfetto.
Lo abbracciai anch'io. - Anche tu mi mancherai, Alan - gli sorrisi. Poi il ragazzo tornò da Amita.
Warren mi fissò - Sai che se andiamo con loro, io e te, cherié, ci dobbiamo lasciare?
Io mi avvicinai a lui. - Non siamo mai stati insieme, ricordi? - e gli diedi un bacio sulla guancia.
- Già... - sorrise Warren. - Ci si vede mi bellissimo angelo della morte. - Poi chiamò Alan e insieme salirono a bordo della nave. Speravo davvero che con gli Inquisitori potessero essere al scuro.
Nathan James mi mise una sulla spalla. - Tranquilla, li proteggerò. Dovranno portarci nella loro base per vedere come lavorano assieme a una scorta e a degli esperti e fare un addestramento. Ci vorranno dei mesi. Mi assicurerò che in questo periodo non corrano pericoli.
Io gli sorrisi. - Ti conviene, altrimenti... - provai a dire. Per quanto brave potessero essere quelle persone, erano comunque Inquisitori.
Amita mi spinse e gli porse la mano per ringraziarlo. - Grazie mille, per il suo aiuto.
NathaN James le strinse la mano. - Non serve ringraziare. Sto mantenendo fede a una promessa fatta a una persona che mi ha dato una ragione in più per vivere.
- Capisco - rispose Amita con un sorriso.
L'uomo ricambiò, poi fece un saluto militare e si congedò tornando sulla sua nave. Io e Amita invece tornammo a casa mia.



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