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giovedì 6 settembre 2018

Episodio 1

Tutti credono che l'estinzione sia un evento catastrofico, sciagurato e apocalittico.
In realtà è una fase essenziale all'evoluzione per progredire, un immenso prezzo da pagare per resettare gli errori commessi e ricominciare da capo.
Dico questo perché ho assistito all'estinzione di un intero mondo che io stessa ho provocato.
Mi chiamo Tiffany Sanders e questa è l'avventura che ho vissuto all'inferno.
Mentre cadevo nel vuoto pensavo fosse finita, avevo infranto per l'ennesima volta la promessa fatta a Evaline. Era incredibile ma tutto quello che riuscivo a pensare in quel momento era proprio il fatto di averla delusa di nuovo.
Cadevo con gli occhi chiusi aspettando l'istante in cui avrei impattato col suolo e che avrebbe posto fine alla mia vita, ma non andò così. Quello che sentii fu l'impatto con l'acqua. Lo sbalzo di temperatura mi fece riaprire gli occhi, il liquido che mi circondava era di colore rosso trasparente.
Con un paio di bracciate riemersi e inalai più aria possibile. Mi osservai attorno per individuare una possibile riva e per mia fortuna ne intravidi una a pochi centinaia di metri.
Cominciai a nuotare, ma il dolore dell'impatto con l'acqua si fece sentire quasi subito e faticai moltissimo a raggiungere la costa. Quando riuscii a calpestare il suolo della spiaggia di sassi mi lasciai cadere sfinita.
Mi girai supina a guardare il cielo di colore rosso, le nuvole e la luna erano dello stesso colore. La luna, in particolare, era strana, non aveva la classica immagine del volto che ti osservava dall'alto, era puntellata da alcuni crateri ed era più grande del normale.
Scommetto che non sono più sulla Terra, o forse nemmeno nel mio universo, pensai scoraggiata.
Presi un bel respiro per calmare la voglia di disperarmi e mi alzai a sedere percependo l'aria fredda. Osservai meglio il paesaggio, davanti a me una grande distesa d'acqua e dietro di me una città con edifici in stile settecentesco.
Non si vedevano luci accese da quella posizione. La gente sarà a letto ormai, cercai di convincermi anche se intuivo che qualcosa non andava in quel posto.
Mi alzai in piedi, il vestito elegante che portavo era irrimediabilmente rovinato e camminare con i tacchi sui sassi non era il massimo. Mi tolsi le scarpe e mi incamminai verso la città sperando di trovare qualcuno che mi aiutasse a tornare a casa.
Vagai per un po' tra strade piene di detriti, carri in legno rovesciati e distrutti, statue ammuffite e piene di rampicanti. La maggior parte delle case erano buie o diroccate mentre in altre si intravvedeva una debole luce dalle finestre. Il tutto era reso più tetro dall'illuminazione rossa dell'atmosfera di quel mondo. Sembrava una città sotto il bombardamento di qualche nazione.
Merda, stavolta ho fatto un bel casino, pensai sempre più scoraggiata.
Girai in una stradina laterale, scavalcai un cumulo di macerie e uscii dal vicolo ritrovandomi in una strada principale. Davanti a me c'erano due persone girate di spalle. Finalmente un segno di vita, esultai nella mia testa.
Con cautela mi avvicinai per chiedere informazioni su quel posto, ma quando le due figure si girarono capii che non erano persone. Assomigliavano a cadaveri umani, avevano occhi frenetici e inquietanti, denti marciti e grondanti di saliva. La pelle grigia aveva la consistenza del cuoio e le unghie affilate e aguzze. Indossavano armature arrugginite in disfacimento e in mano asce scheggiate da innumerevoli battaglie.
- Salve, vengo in pace... - provai a dire, speravo di poter comunicare in qualche modo.
Le creature non risposero. Erano diversi dagli zombie affrontati pochi minuti prima, erano dei veri e propri mostri creati per essere implacabili e spietati. Lo percepivo dai loro sguardi vuoti e assetati di sangue.
Presa dal panico indietreggiai lentamente. - Scusate, non volevo... io... - dissi prima di girarmi e cominciare a correre.
Le due creature fecero uno stridio innaturale e cominciarono a rincorrermi. Senza pensarci due volte aumentai la velocità cambiando in continuazione la direzione per seminare i miei inseguitori. Infine, esausta, mi arrampicai su uno degli edifici diroccati e mi nascosi in un cantuccio.
Aspettai che le creature passassero oltre e che si calmassero le acque, poi uscii per cercare un riparo più sicuro. L'abilità di percepire la forza vitale mi fu molto utile in quel momento per sorvegliare le loro azioni senza dover uscire allo scoperto.
Tremavo per il freddo e perché ero sconvolta. Non potevo credere che esistesse un posto come quello eppure c'ero finita proprio in mezzo. Quello che volevo era tornare dalla mia Evaline e chiederle di sposarmi, come avevo programmato da una settimana.
Il problema era come fare per tornare a casa. Non sapevo aprire portali magici e senza qualcuno che sapesse farlo non avrei avuto speranze.
E c'era anche un'altra questione. Non sapevo dove fosse finito Emris nonostante fossimo caduti insieme e sulla spiaggia o in acqua non avevo visto nessuno.
Meglio per lui se è annegato, pensai furiosa.
In realtà ero tremendamente terrorizzata all'idea di non poter più tornare a New Orleans.

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