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domenica 16 settembre 2018

Episodio 3

Ma che sta succedendo?, pensai indietreggiando.
Il mese prima ero riuscita a frantumare un enorme blocco di asfalto a mani nude, adesso non riuscivo neanche a rompere una fragile finestra. Ero terrorizzata, se avessi perso anche la mia capacità di Strega Combattente sarei sicuramente morta.
Mi osservai le mani e notai che stavano tremando. Forse mi sono indebolita o forse questo posto è più strano di quello che sembra, ragionai.
Mi guardai attorno e trovai quello che mi serviva: un moro diroccato. Sferrai un pugno con tutta la forza in mio possesso ai mattoni che si frantumarono facendo crollare l'intera parete.
Come pensavo, è questa città ad essere strana, ragionai.
Piano, piano, il panico che provavo si affievolì. Se avevo ancora la mia forza avrei avuto più probabilità di sopravvivere e di tornare a casa.
Se ci sono delle persone significa che c'è gente viva, e se c'è gente viva allora c'è più forza vitale di quello che pensavo, ragionai. Mi sedetti su di un scalino e mi concentrai chiudendo gli occhi.
Sorrisi quando riuscii ad identificare così tante persone nei paraggi, poi però mi accorse che alcune si muovevano troppo per essere all'interno delle case. Sicuramente si trattavano dei non morti che avevo incontrato, erano almeno un centinaio in quella zona. Due di loro erano dirette a gran velocità verso di me.
Cazzo, avranno sentito il muro crollare, pensai.
Mi alzai e me ne andai il più in fretta possibile. Provai a chiedere aiuto a tutte le case che riuscivo a trovare lungo la strada, ma nessuno voleva più parlarmi. Era strano ma alcune di quelle persone mi chiamò per nome intimandomi di andarmene.
Delusa continuai a provare, ma fu tutto inutile.
Cercai di sfruttare la capacità di percepire la forza vitale per non farmi notare dai non morti, come una sorta di radar spirituale.
Più andavo avanti e più la situazione migliorava. Le strade erano decenti e le case erano intatte anche se molte rimanevano catapecchie abbandonate, ma i mostri cominciavano a farsi più numerosi.
Ero allo stremo delle forze, non a livello fisico ma morale. L'unica persona con cui ero riuscita a parlare era una specie di pazzoide che faceva discorsi ambigui. In più sembrava che con lui l'empatia non stesse funzionando, non ero riuscita a capire se stesse mentendo o meno.
Durante il mio girovagare come una latitante per le strade di Samat, l'unica cosa che volevo era un riparo per passare la notte e magari riposare e che non fosse una trappola mortale.
Mi sembrava di vivere in un incubo in cui i mostri inseguono la propria vittima finché non fa un passo falso e la fanno a pezzi.
Ero anche amareggiata, avevo agito d'istinto per salvare Thessa sacrificandomi al posto suo. Conoscendo Evaline ero sicura che sarebbe andata fuori di testa e avrebbe cercato in tutti i modi di salvarmi. Ma non potevo chiederle un atto così egoistico, per aiutarla dovevo salvarmi da sola.
Girai per l'ennesima stradina a destra per evitare le creature non morte e, una volta percorsa tutta, mi ritrovai in una piazza. Sgranai gli occhi era piena di pire accese con sopra ognuna almeno tre cadaveri carbonizzati. L'odore di carne bruciata mi fece venire la nausea, mi appoggiai a una parete e vomitai.
Voltai lentamente lo sguardo per assicurarmi che fosse vero. Chi può aver fatto una cosa così orribile?
Ripensai al Massacro della Città dei Morti e a come avesse potuto sentirsi Evaline in quel momento, indifesa e inutile. Lei era riuscita a superare la cosa mentre io non riuscivo a darmi pace per la morte di Jaden, mi sentivo ancora responsabile.
Improvvisamente udii un urlo femminile provenire dal centro della piazza. Rimasi immobile per qualche secondo, incredula sul fatto che esistessero persone al di fuori delle loro abitazioni, oltre ai non morti.
Valutai se intervenire oppure no, poi mi ricordai quello che diceva spesso Evaline in certe situazioni: - Il Mondo delle Streghe non cambierà mai se non siamo noi per prime a dare l'esempio.
Mi misi una mano sulla faccia rassegnata. Odio quando fa così. Ogni volta è un rischio inutile per tutti, mi dissi, poi sorrisi.
Ero demoralizzata, indebolita e molto probabilmente indolenzita dalla caduta, in quello stato sarei stata un peso per chiunque ma non potevo abbandonare una persona in pericolo.
Corsi verso il centro della piazza cercando di evitare i numerosi zampilli selle pire. Raggiunsi che aveva urlato, una ragazza dai capelli corti e di colore rosso scuro sdraiata a terra incosciente. Accanto a lei vidi una creatura umanoide alta tre metri composta da diversi pezzi di cadavere, due teste, tre braccia una delle quali attaccata alla spina dorsale, con la pelle grigia e vestito di una sorta di armatura raffazzonata con assi, porte e lacci di cuoio.
La ragazza fece uno spasmo, capii che era ancora viva e sembrava non avere lesioni gravi.
Nonostante il terrore presi la mia decisione: avrei salvato quella ragazza per poi farmi aiutare in qualche modo.


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