Era
la sensazione di panico che avevo avvertito quando la mannaia recise
la testa dal corpo di Jaden. Ma avevo promesso alla donna della mia
vita che avrei superato le mie insicurezze e che sarei tornata da
lei. Non potevo arrendermi.
Usai
tutta la volontà che possedevo e aprii ancora una volta gli occhi
riempiendo il più possibile i miei polmoni di aria. Continuai a
respirare avidamente per poi calmarmi.
Istintivamente
controllai con le mani il petto per individuare il peso che mi
bloccava ma capii quasi subito che non c'era nulla, nemmeno i vestiti
che indossavo al mio arrivo. Ero completamente nuda.
Fantastico,
pensai asciugandomi il sudore dalla fronte.
Mi
alzai dal lettino indolenzita, le candele illuminavano la stanza
piena di ragnatele e schizzi di sangue secco, le finestre erano
chiuse con delle spesse assi di legno.
Dietro
di me c'era uno specchio a grandezza umana pulito e senza un granello
di polvere. Presi una candela accesa da una delle credenze e mi ci
specchiai, speravo solo di non aver subito mutazioni o lesioni
visibili dallo scontro con l'enorme mostro.
Con
mia grande sorpresa, però, noitai che era rimasta solo la vecchia
cicatrice in mezzo al seno che mi aveva fatto Era.
Non
è possibile. Ero in fin di vita e ridotta a un colabrodo,
pensai. Ero sicura che alcune lesioni erano profonde e che mi
avrebbero lasciato orribili cicatrici anche sul volto. Invece nulla,
avevo la pelle candida e liscia come quella una modella fotografica.
Forse,
il sangue che Era mi ha somministrato si attiva solo in casi estremi.
Non è solo questo, sicuramente mi hanno fatto qualcos'altro, ma
cosa?, mi chiesi guardandomi le mani.
E
se non fosse un cambiamento esterno ma interno?, quel pensiero mi
fece venire i brividi.
Levai
lo sguardo dall'immagine riflessa e lo spostai di lato dove c'era una
sedia con sopra dei vestiti: una camicetta leggera trasparente, un
corsetto scuro, una gonna lunga aperta sul davanti dello stesso
colore del corsetto e dei stivali in pelle scura. Indossai tutto e
uscii dalla stanza.
Percorsi
lentamente un corridoio fino a delle scale, scesi con cautela
evitando il più possibile di fare rumore. Una volta arrivata al pian
terreno, udii uno strano rumore provenire da una grata aperta al di
là di un salotto con camino acceso. C'era tutto: una poltrona, una
libreria colma di volumi ingialliti, un tappeto elaborato sul
pavimento e un tavolino con al centro un candelabro acceso.
Dall'oscurità
grata emerse una mano rattrappita che afferrò una delle sbarre, poi
una figura umanoide, simile a quelle che mi avevano inseguita, fece
capolino e mi fissò ringhiando con occhi spenti.
Io
feci un piccolo passo di lato verso la porta d'uscita ma la creatura
gridò in modo innaturale e si scagliò contro di me.
-
Merda! - imprecai cercando di trovare qualcosa che potessi usare come
arma, ma non trovai nulla.
All'ultimo
secondo, schivai il suo tentativo di afferrarmi e la feci finire
sulla ringhiera in legno delle scale. Quella mossa però mi allontanò
dalla porta d'ingresso, quindi decisi di avvicinarmi al camino.
Attesi
per un istante che la creatura si girasse e mi puntasse di nuovo per
poi corrermi in contro urlando. Appena fu abbastanza vicina le feci
uno sgambetto e la spinsi tra le fiamme.
La
creatura strillò e si dimenò in modo inquietante per qualche
secondo per poi fermarsi.
-
Il fuoco funziona. Il fuoco funziona sempre - esultai allontanandomi
di qualche passo per sicurezza.
Improvvisamente,
il corpo della creatura fece un sussulto togliendomi il respiro dallo
spavento. Feci un urlo tappandomi la bocca con una mano. Poi un altro
sussulto, un terzo e un quarto fino a rotolare fuori dal camino ed
infine a rialzarsi. Le fiamme che l'avvolgevano si estinsero come se
venissero risucchiate all'interno del corpo.
“Il
fuoco non ha funzionato, anzi, sembra aver reso questa cosa più
forte di prima, pensai paralizzata mentre controllavo la forza
vitale della creatura. Non riuscivo a credere a quello che avevo
appena visto e non avevo idee su come ucciderla.
La
creatura mi corse per l'ennesima volta in contro cercando di
lacerarmi con le unghie affilate. Mi misi in posizione e parai alcuni
colpi e poi sferrai pugni e calci che sortirono solo l'effetto di
allontanarla di qualche passo.
Era
logico, non sentiva dolore poiché era già morta ed era instancabile
per lo stesso motivo. Se avessi continuato a combattere in quel modo
avrebbe avuto la meglio su di me.
Continuai
a spingere la creatura fino alla libreria e con uno scatto le bloccai
i polsi tenendoli in alto con una mano e con l'altro braccio
appoggiato sullo sterno per evitare che mi mordesse con le zanne che
aveva al posto dei denti.
La
puzza che emanava era così nauseabonda che per un istante mi venne
l'istinto di vomitare e l'alito era anche peggio.
L'avevo
bloccata ma non sapevo che fare, cercai di percepire ancora la forza
vitale ma successe qualcos'altro: sentii uno strano formicolio alla
mano appoggiata al petto delle creatura, poi un dolore simile a degli
aghi che premevano su tutta la superficie della mano.
Poco
a poco, i movimenti della creatura da scattanti si affievolirono fino
a smettere del tutto di muoversi, era diventato letteralmente un peso
morto tra le mie mani.
La
lasciai cadere e provai a percepirne di nuovo la forza vitale ma non
c'era nulla. Era definitivamente morta. Per sicurezza mi allontanai e
attesi per qualche minuto che si rialzasse, ma non successe nulla. In
qualche modo l'avevo uccisa.
“Ma
che cazzo mi sta succedendo? Che cosa mi hanno fatto?, mi chiesi
terrorizzata guardandomi le mani.
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