Con
molta fatica, tolsi lo sguardo dal cadavere e mi avviai verso
l'uscita.
Una
volta all'esterno mi ritrovai in un giardino fatiscente, pieno di
erbacce e rami caduti, la scalinata che andava verso il basso era
piena di crepe, le panche esterne avevano solo il telaio di metallo
arrugginito.
Mi
girai per dare un'occhiata all'abitazione in cui mi trovavo poco
prima: era peggio del giardino. Le mura erano costellate di squarci
pieni di rampicanti e rattoppati con assi di legno, stipiti delle
finestre marciti e penzolanti, al primo piano altre assi per
sigillarle.
Alla
mia destra c'era l'unica struttura mantenuta in ottime condizioni, un
gazebo ottagonale in legno con ringhiere, sempre in legno ai lati e
sul fondo.
Lì
c'era anche la donna dai capelli bianchi di pochi minuti prima,
indossava un abito lungo in stile gotico.
Mi
avvicinai cauta, non volevo scontrarmi ma parlare se fosse stato
possibile. Forse lei poteva darmi le risposte che cercavo.
Entrai
nel gazebo tenendomi a distanza di sicurezza. - Spero tu non sia uno
di quei mostri schifosi.
-
Non lo sono - rispose. La voce era uguale a quella che avevo sentito
poco prima: impassibile.
-
Bene, finalmente una gioia - sospirai rasserenata. - Eri insieme a
quel pazzo con la maschera, vero? - chiesi per esserne sicura.
-
Sì, hai passato due giorni e mezzo sotto ai ferri del Sindaco. In
realtà non è un dottore ma si dilette a fare esperimenti per il
Maestro - spiegò sempre con lo stesso tono.
-
Due giorni e mezzo? - chiesi incredula. Per me erano passati pochi
istanti ma era passato tutto quel tempo senza che me ne accorgessi.
Per quanto mi riguardava era anche troppo.
-
Sei sorda? Sì, due giorni e mezzo e a quanto pare sono stati inutili
- rispose ancora la donna.
-
Inutili? Che cosa significa? - chiesi spaventata. Da quello che avevo
capito nemmeno con lei riuscivo a percepire se stesse mentendo oppure
no.
-
Significa che abbiamo sprecato tempo e risorse preziose per creare un
possibile soldato potente quanto i Pilastri. Il problema è che sei
miracolosamente sopravvissuta - rispose la donna.
-
Mi volevate trasformare in un vostro soldato, come quegli zombie che
infestano Samat? - chiesi disgustata.
-
Precisamente - affermò lei con la solita impassibilità.
-
Insomma, che cosa mi avete fatto? - le urlai afferrandole le spalle e
girandola in modo che mi guardasse negli occhi. Mi ero stufata di
quel tono, come se non le fregasse niente.
Appena
la vidi, però, mi bloccai. Aveva si e no la mia stessa età, con un
viso dai lineamenti così perfetti da sembrare di porcellana, un
rossetto le faceva risaltare ancora di più le labbra, gli occhi blu
erano senza difetti, il corpo aveva proporzioni perfette visibili da
un decolleté molto ampio del vestito. L'unico difetto era
l'espressione impassibile.
Era
semplicemente bellissima, forse più di Kaileena.
-
L'esperimento consisteva nel creare un'arma non vivente sfruttando
l'innata capacità che possedevano i nativi di questo pianeta:
assorbire energia vitale in pochi istanti. Purtroppo un'anomalia nel
tuo sangue ha attivato la tua capacita di rigenerazione, guarendoti
completamente - spiegò la ragazza.
-
Ecco perché sono riuscita ad uccidere quello zombie. Ma il fatto che
sono ancora viva non dovrebbe essere un bene per questo vostro
Maestro? - continuai a domandare.
-
Al Maestro non serve che ci siano troppi esseri viventi in giro, gli
serve solo qualcuno da poter sfruttare - rispose inclinando la testa
la ragazza.
-
È un mostro peggiore di quelli che sfrutta... - replicai indignata.
-
Ci tiene tutti in vita - disse lei guardando verso l'esterno del
gazebo.
Voltai
lo sguardo nella stessa direzione dove ammirai la grande città che
si estendeva fino a un lago, a destra c'era una fitta foresta e a
sinistra un ponte tranciato a metà da qualcosa di invisibile ai miei
occhi. Il tutto illuminato dalla luce rossa dell'enorme luna
perfettamente in eclissi che dava a tutto un'atmosfera inquietante.
Capii
immediatamente a chi si riferiva, ai civili che ancora vivono in quel
posto. Erano in una situazione impossibile e, forse, erano costretti
ad attuare soluzioni altrettanto impossibili.
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