div id='fb-root'/> expr:class='"loading" + data:blog.mobileClass'>

Libri Precedenti

domenica 14 ottobre 2018

Episodio 7

Scrollai la testa per riprendermi. Decisi di uscire e cercare qualcuno che potesse rispondere alle numerose domande che mi frullavano per la testa: che cosa mi avevano fatto?; cosa era andato storto di preciso?; e soprattutto come faccio ad andarmene?
Con molta fatica, tolsi lo sguardo dal cadavere e mi avviai verso l'uscita.
Una volta all'esterno mi ritrovai in un giardino fatiscente, pieno di erbacce e rami caduti, la scalinata che andava verso il basso era piena di crepe, le panche esterne avevano solo il telaio di metallo arrugginito.
Mi girai per dare un'occhiata all'abitazione in cui mi trovavo poco prima: era peggio del giardino. Le mura erano costellate di squarci pieni di rampicanti e rattoppati con assi di legno, stipiti delle finestre marciti e penzolanti, al primo piano altre assi per sigillarle.
Alla mia destra c'era l'unica struttura mantenuta in ottime condizioni, un gazebo ottagonale in legno con ringhiere, sempre in legno ai lati e sul fondo.
Lì c'era anche la donna dai capelli bianchi di pochi minuti prima, indossava un abito lungo in stile gotico.
Mi avvicinai cauta, non volevo scontrarmi ma parlare se fosse stato possibile. Forse lei poteva darmi le risposte che cercavo.
Entrai nel gazebo tenendomi a distanza di sicurezza. - Spero tu non sia uno di quei mostri schifosi.
- Non lo sono - rispose. La voce era uguale a quella che avevo sentito poco prima: impassibile.
- Bene, finalmente una gioia - sospirai rasserenata. - Eri insieme a quel pazzo con la maschera, vero? - chiesi per esserne sicura.
- Sì, hai passato due giorni e mezzo sotto ai ferri del Sindaco. In realtà non è un dottore ma si dilette a fare esperimenti per il Maestro - spiegò sempre con lo stesso tono.
- Due giorni e mezzo? - chiesi incredula. Per me erano passati pochi istanti ma era passato tutto quel tempo senza che me ne accorgessi. Per quanto mi riguardava era anche troppo.
- Sei sorda? Sì, due giorni e mezzo e a quanto pare sono stati inutili - rispose ancora la donna.
- Inutili? Che cosa significa? - chiesi spaventata. Da quello che avevo capito nemmeno con lei riuscivo a percepire se stesse mentendo oppure no.
- Significa che abbiamo sprecato tempo e risorse preziose per creare un possibile soldato potente quanto i Pilastri. Il problema è che sei miracolosamente sopravvissuta - rispose la donna.
- Mi volevate trasformare in un vostro soldato, come quegli zombie che infestano Samat? - chiesi disgustata.
- Precisamente - affermò lei con la solita impassibilità.
- Insomma, che cosa mi avete fatto? - le urlai afferrandole le spalle e girandola in modo che mi guardasse negli occhi. Mi ero stufata di quel tono, come se non le fregasse niente.
Appena la vidi, però, mi bloccai. Aveva si e no la mia stessa età, con un viso dai lineamenti così perfetti da sembrare di porcellana, un rossetto le faceva risaltare ancora di più le labbra, gli occhi blu erano senza difetti, il corpo aveva proporzioni perfette visibili da un decolleté molto ampio del vestito. L'unico difetto era l'espressione impassibile.
Era semplicemente bellissima, forse più di Kaileena.
- L'esperimento consisteva nel creare un'arma non vivente sfruttando l'innata capacità che possedevano i nativi di questo pianeta: assorbire energia vitale in pochi istanti. Purtroppo un'anomalia nel tuo sangue ha attivato la tua capacita di rigenerazione, guarendoti completamente - spiegò la ragazza.
- Ecco perché sono riuscita ad uccidere quello zombie. Ma il fatto che sono ancora viva non dovrebbe essere un bene per questo vostro Maestro? - continuai a domandare.
- Al Maestro non serve che ci siano troppi esseri viventi in giro, gli serve solo qualcuno da poter sfruttare - rispose inclinando la testa la ragazza.
- È un mostro peggiore di quelli che sfrutta... - replicai indignata.
- Ci tiene tutti in vita - disse lei guardando verso l'esterno del gazebo.
Voltai lo sguardo nella stessa direzione dove ammirai la grande città che si estendeva fino a un lago, a destra c'era una fitta foresta e a sinistra un ponte tranciato a metà da qualcosa di invisibile ai miei occhi. Il tutto illuminato dalla luce rossa dell'enorme luna perfettamente in eclissi che dava a tutto un'atmosfera inquietante.
Capii immediatamente a chi si riferiva, ai civili che ancora vivono in quel posto. Erano in una situazione impossibile e, forse, erano costretti ad attuare soluzioni altrettanto impossibili.


Libri pubblicati:


Nessun commento:

Posta un commento