Paura, disprezzo e odio, sono tutte emozioni che creano violenza e morte. Provo tutto questo per ogni persona che causa dolore e disperazione al prossimo.
Il mio nome è Kaileena Mine e questa è la mia violenta storia.
All'inizio non ero così. Ero spensierata, solare e con molti amici che mi volevano bene. Come lavoro, se così si può chiamare, facevo la ladra di reperti antichi ed ero anche brava. I miei datori di lavoro spaziavano tra ricchi che volevano opere costose per arredare casa, a streghe che volevano determinati oggetti per i loro riti.
Sì, avete capito bene. Le streghe esistono anche se hanno capacità simili ai poteri psichici e io sono una di loro, una Strega Combattente che riesce a combattere grazie alla propria forza vitale.
Ma un giorno successe la tragedia, una persona a me cara fu assassinata da una strega con capacità quasi surreali. Una strega normale può avere una sola capacità, ma quella di cui parlo usa moltissimi elementi e questo di per se è impossibile nel nostro mondo.
Durante il funerale feci una scenata a dir poco epica. I miei amici Evaline, Tiffany, Jolene e Francis, che sono anche la mia congrega, rimasero a dir poco sbigottiti come il resto dei partecipanti.
Il mio piano era quello di istigare paura su chiunque avesse fatto la spia sul luogo di ritrovo del Gran Circolo.
La sera stessa andai in un locale nel Quartiere Francese, il MagicTo, volevo ballare per sfogare la rabbia e magari riuscire anche a dormire almeno un po'. Mi ero vestita con un vestito nero senza maniche con minigonna larga e pizzo nero all'altezza della della vita, ero davvero sexy.
Arrivai in testa alla fila e il buttafuori mi fermò - Documento d'identità. - mi porse il palmo della mano.
Sbuffai e lo guardai male - Davvero? - ammiccai.
Lui non fece nemmeno una smorfia e continuò a fissarmi.
Scocciata aprii la borsa e tirai fuori la patente - Ecco, contento? -
Lui controllò con accuratezza il documento, poi me lo restituì e con un gesto mi fece entrare. Guardai dietro di me, l'uomo che prima mi aveva fermata stava strattonando due ragazze dall'aspetto normale. Era la prassi in questi locali, non importava se fossi maggiorenne o minorenne, se sei figa entri se non lo sei resti fuori. Il fatto di chiedere i documenti era solo pura formalità.
“Che schifo, se incontro il proprietario lo pesterò a sangue!” il pensiero mi arrivò all'improvviso e mi stupii di averlo fatto. Capii che ero entrata solo grazie al mio fascino orientale.
Entrai nel locale, la musica house era assordante, le vibrazioni mi facevano battere forte il cuore. La pista era un semplice ambiente chiuso e ampio pieno di gente, luci di vario colore erano installate sul soffitto e si muovevano in sincronia con la musica. Il deejay era su un palco e istigava la folla a scatenarsi sulla pista mentre maneggiava i suoi apparecchi.
Mi infilai tra la massa di persone e cominciai a muovermi e a ballare, poco a poco tutto attorno a me si fece più lontano, anche i pensieri erano più leggeri. Ballai per alcune ore anche se dei ragazzi provarono a rimorchiarmi con le più comuni frasi fatte, lì mandai tutti a quel paese e tornai a ballare.
Quando non ce la feci più mi misi a sedere su uno dei divanetti appoggiati al muro. Mi guardai meglio attorno vedendo coppiette che si baciavano e si palpeggiavano, gruppi di ragazzi che si ubriacavano e scherzavano tra loro, altri solitari che dormivano. Quello che mi incuriosì fu un gruppo di uomini sulla trentina nei divanetti vip che facevano il filo a ogni ragazza che passava sotto il loro raggio, molte delle quali palesemente minorenni.
Uno in particolare sembrava più determinato a portarsene a casa una, era un uomo vestito elegante e ben curato sul metro e ottantacinque. L'aveva presa per il polso e cercava di trattenerla ma lei si divincolò con uno schiaffo in faccia e provò a scappare in mezzo alla folla della pista da ballo.
L'uomo rimase per un istante stordito poi scrollò la testa e si precipitò all'inseguimento della ragazza. Il suo volto era contratto in una smorfia di rabbia.
“Quel tipo non vorrà mica...?” pensai mentre mi alzavo dal divano su cui ero seduta.
Mi immersi di nuovo nella massa confusa di persone che ballava e saltava. Gli ostacoli erano molti, la gente spingeva o si metteva in mezzo, la visibilità scarsa per colpa del fumo artificiale. Non riuscii a raggiungere la ragazza prima dell'uomo che ricominciò a strattonarla e urlarle qualcosa.
Continuai ad avanzare con non poca fatica, li raggiunsi appena in tempo per fermare il pugno dell'uomo dal colpire la ragazza al volto.
- Sai che non si colpisce una donna? - cercai di restare calma.
Lui mi guardò con aria di sfida - Fatti i cazzi tuoi, stronzetta! - urlò, il suo tono era quello di un ubriaco.
- Senti, hai bevuto troppo. Ora ti conviene andare da un'altra parte. - gli intimai stringendo forte il pugno, notai la reazione di dolore sul suo volto.
Lui cercò di colpire anche me ma gli storsi il braccio mentre caricava il colpo.
- Cosa c'è? Prima vuoi picchiare una ragazzina e adesso vuoi provarci anche con me? -
Lui rimase sorpreso dalla forza che avevo usato, poi fece no con la testa. In quel momento arrivarono i buttafuori che, dopo un breve momento di sgomento, lo portarono fuori dal locale.
Mi girai verso la ragazza - Stai bene? - lei annuì in risposta.
Avevo una brutta sensazione su quel tipo, ero sicura che non fosse solo una serata da ubriaco. Raggiunsi i buttafuori all'entrata del locale, volevo fargli alcune domande a cui servivano risposte.
Uno dei buttafuori con capelli grigi e un fisico robusto - Quel bastardo ci ha provato di nuovo con due ragazzine. - imprecò.
Un altro buttafuori di colore - È incredibile che non sia stato ancora denunciato. -
- Non possono denunciarlo, è il figlio di un importante ministro. Pubbliche relazioni, dicono. - il primo era schifato a quell'ultima affermazione.
Il buttafuori di colore rimase sorpreso - Dici che insabbiano tutto ogni volta? -
Quello con i capelli grigi annuì senza parlare.
Senza nemmeno chiedere avevo raccolto un gran numero di informazioni utili, bastava solo un'ultima spinta e avrei risposto a tutte le domande.
- Scusatemi, conoscete quell'uomo? - chiesi senza troppi preamboli.
I due uomini si girarono e mi guardarono - Sì, più o meno. -
- Quindi sapete come si chiama? - continuai.
L'uomo con i capelli grigi mi guardò storto - Perché vuoi saperlo? -
- Forse voglio sporgere denuncia per aggressione. - gli risposi.
I due uomini si guardarono perplessi poi quello più vecchio - Forse ti metterai nei guai, ragazzina. - mi fissò negli occhi ma io non distolsi lo sguardo - E va bene. Si chiama Bartholomew Miller ed è il figlio del ministro Miller. Viene qui ad ogni evento e ogni volta si porta a casa una ragazza diversa. Ci siamo insospettiti quando ha cominciato a portarsi via le ballerine. Alcune di loro non si sono più fatte vedere. Sono letteralmente sparite. - spiegò.
Rimasi impassibile nonostante fosse una situazione inquietante, quello che provavo era solo una grande rabbia verso quella persona. Era sicuramente un maniaco sessuale seriale ma la sua continua caccia lo rendeva molto pericoloso.
Sospirai - Capisco. Potete darmi i nomi di queste ragazze, magari riesco a trovarle sui social e farmi dare spiegazioni? - provai a chiedere anche se pensavo di ricevere il ben servito.
L'uomo con i capelli grigi era titubante ma poi mi rispose - Si chiamano Melinda Firerty, Liliana Walker e Mary Sondrar. Spero solo che tu riesca a trovarle e che stiano bene, anche se ne dubito. -
Mi segnai tutti i nomi sul cellulare e lo rimisi nella borsa - Grazie mille! - lì oltrepassai e feci per uscire poi mi girai - Domani c'è qualche evento? -
- Sì, la quattordicesima serata di halloween. - mi sorrise l'uomo di colore. Gli sorrisi come ringraziamento e tornai a casa.
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