Salutai tutti con un cenno e andai fuori. Montai in sella alla mia
moto e indossai il casco quando vidi Den attraversare la strada.
- Cosa vuoi? - chiesi. Ero stanca di ripetere sempre le stesse cose.
Lui sospirò come se stesse buttando fuori la frustrazione che
provava. - Mettiamo... mettiamo il caso che riesci ad arrivare agli
studi, come farai ad entrare? Quel posto è una fortezza.
Sorrisi, era davvero ingenuo. - Con due trucchi che tu non potrai mai
usare - E mi strinsi il petto in modo provocatorio.
Den non batté ciglio. - Spero per te che funzioni
- Ma come, neanche una piega? Interessante... - Abbassai la visiera
del casco e accesi il motore.
- Fottiti! - mi urlò mentre acceleravo e imboccavo la strada.
Ci misi due ore ad arrivare a destinazione, la Crescent
City Connection era intasata e usai quel tempo per riflettere.
Speravo di non mettere in mezzo quei ragazzi ma forse era
inevitabile, ormai erano entrati nel mondo delle streghe e avrebbero
dovuto convivere ogni giorno con minacce mortali.
Parcheggiai davanti agli studi, un palazzo di mattoni a tre piani dei
quartieri bassi, all'entrata c'era una fila di ragazze molto giovani
bloccate da due uomini in giacca e cravatta. Mi tolsi il casco e
tirai giù la lampo del giubbotto in pelle mettendo in risalto il
decoltè.
Senza farmi notare, mi aggiunsi alla fila e aspettai che ci facessero
entrare tutte insieme. Purtroppo il mio piano rischiò di farmi
mettere nei guai: infatti i due uomini cominciarono a far entrare le
ragazze una alla volta.
Appena arrivato il mio turno uno dei due mi fermò con la mano. -
Fammi vedere il tesserino - mi disse.
Per un attimo entrai nel panico, non credevo che la base del traffico
di prostitute avesse bisogno di tesserini, anche se mascherata da
studio cinematografico.
Aspetta, se usano ragazze immigrate illegalmente non ha senso
usare documenti, pensai
- Quale tesserino? - feci con un accento cinese. Ero poliglotta e
anche brava a simulare accenti.
L'uomo abbassò la mano. - Va bene, entra... - provò a dire.
- Aspetta. E quelle? - mi chiese l'altro indicando le mie armi.
Dovevo inventarmi qualcosa e in fretta o sarebbero stati guai. Tirai
fuori le pistole e le impugnai come se non sapessi usarle. - Mani in
alto e fuori i piselli, questa è una rapina, amori miei.
I due si guarda perplessi e poi fecero una faccia eloquente. - Quel
tizio è fuori di testa - rise uno. L'altro fece di sì con la testa
compiaciuto.
Questi due sono proprio stupidi, esultai nella mia testa.
- Posso entrare adesso? - chiesi.
- Sì, certo. - mi rispose il secondo uomo.
All'interno cominciai a guardarmi attorno, era uno stabile con molti
set cinematografici: le prime quattro erano riproduzioni di stanze o
camere da letto, le due più in fondo, invece, erano simili a cantine
degli orrori con tanto di giocattoli di tortura. Girai a destra e
notai altri due stanze, aprii una delle porte e capii che non erano
semplici set come gli altri: erano camere completamente vuote e dalle
pareti insonorizzate con quattro telecamere ai quattro angoli, il
pavimento era pieno di chiazze di sangue. Provai ad aprire anche la
seconda ma un uomo mi urlò - Occupato! - e lasciai perdere.
Tornai indietro vidi ragazze frustate da uomini eccitati, bondage
dove le donne venivano umiliate pesantemente, e altre picchiate così
forte da farle piangere dal dolore.
Era strano, un po' mi eccitava ma allo stesso tempo mi dava la
nausea. Forse perché era tutto sbagliato, o almeno era quello che
pensavo.
Dopo aver girato per l'ennesima volta a destra individuai il regista,
un uomo ben posato ed elegante sulla trentina che parlava con una sua
addetta.
- Porta qui quelle nuove, devo fare il discorso - le ordinò mentre
le palpava il seno come se niente fosse.
- Sì... - rispose la donna e fece per andare via quando Matter le
diede una forte strizzata sul sedere, lei si irrigidì ma continuò
ad avanzare.
È veramente uno schifoso maiale..., restai di stucco.
Mi avvicinai cercando di farmi notare. - Ciao, sei tu il regista? -
chiesi.
Lui rimase imbambolato quando mi vide. - Ma certo bellezza, in carne
e ossa - rispose mordendosi le labbra eccitato.
- Posso fare un provino? - continuai civettando.
- Certo che puoi, tesoro - mi rispose ancora e si avvicinò al mio
orecchio. - Nel mio ufficio dopo il discorso per le verginelle. -
sorrise.
- Ti aspetterò lì. Non metterci troppo, la mia fica è già bagnata
- gli dissi e feci per andarmene quando sentii una mano stringermi
una natica. La cosa mi fece rabbrividire ma mi limitai a girarmi e a
fare uno sguardo eccitato.
Avanzai per il corridoio e finalmente trovai l'ufficio di Matter,
entrai e richiusi la porta. L'ufficio era diviso in due ambienti: da
una parte c'era la scrivania, il computer e scaffali pieni di cd;
dall'altra un paio di divanetti rossi con tavolino al centro. Andai
al computer e lo accesi, aprii del tutto la giacca, presi la
chiavetta USB e la inserii in una delle porte. Alzai lo sguardo verso
il monitor e capii subito che stavo osservando le riprese delle
telecamere di sicurezza dell'ufficio, dei corridoi, delle cantine
degli orrori e delle camere insonorizzate: in una di esse c'era un
uomo che stava brutalmente massacrando una ragazza.
Presi il cellulare e chiamai i ragazzi. - Warren, ho fatto.
- Bene, cherie. Ma come hai fatto a... - provò a dire ma qualcuno
gli prese il telefono prima che finisse la frase.
- Pronto, Kaileena, sono Alan. Ho il segnale - E sentii Warren
esultare per qualche secondo per poi fare un verso di disgusto. - Ti
dicevo, mi serve una registrazione della confessione.
Capii che Warren mi stava guardando attraverso le telecamere e che io
sotto alla giacca indossavo solo il reggiseno. Mi sbrigai a chiudere
la giacca e dissi ad Alan: - Tra poco Matter farà un discorso per le
nuove arrivate. Spero faccia una confessione involontaria in diretta.
- Bella idea. Provvedo subito. - E riagganciò.
Riposi il telefono in tasca, andai alla porta e la aprii un po' per
sentire cosa dicesse il mio obbiettivo.
Matter andava avanti e indietro davanti una fila di ragazze
impaurite. - Bene, bene, bene. Voi siete qui per un motivo molto
semplice: ho speso molti soldi per farvi venire in America. Ho dato
quei soldi a persone molto potenti che hanno fatto molte cose per
portarvi qui, cose illegali. Ora voi mi ripagherete lavorando per me.
Ora voi siete di mia proprietà e se volete tornare libere farete
tutto quello che vi dico. Se vi chiedo di fare pompini tutto il
giorno, succhierete cazzi tutto il giorno. Se vi chiedo di farvi
scopare da dieci uomini di fila, voi aprirete le gambe e godrete come
vacche in calore. Se vi chiedo di farvi bastonare a sangue, voi
accetterete volentieri. Se vi chiedo di farvi torturare dai clienti
voi mi ringrazierete con un bel sorriso sulle labbra. Non ammetto
nessun no, solo sì. E sapete perché? - guardò tutte aspettando una
risposta che non arrivò. - Perché non siete altro che spazzatura.
Ognuna di voi e merda che mi deve un mucchio di soldi e, in un modo o
nell'altro, mi ripagherete. È chiaro, stupide puttane? - sbraitò.
Le ragazze annuirono terrorizzate.
- Ottimo. Ora andate a sistemarvi, stasera girerete per le strade e
vi farete sverginare per ben bene. Andate. Muovetevi, cazzo - ordinò
Matter.
Chiusi la porta, andai su uno dei divanetti, estrassi una delle
pistole e avvitai il silenziatore, ed infine attesi che la mia preda
entrasse per fargli qualche domanda.