Tornai a casa, speravo mi avesse dato la chiave di volta per andare
in fondo alla faccenda e chiuderla in fretta. Ero ancora tormentata
dalle parole che mi aveva detto Evaline e concentrarmi risultava
difficile.
Feci qualche ricerca sull'indirizzo che il Reggente mi aveva dato e
scoprii che era un magazzino vicino al porto.
Uno stabile dove possono lasciare la merce al porto? Non potrebbe
essere più nascosto in bella vista, ragionai. In questa città,
se paghi abbastanza qualcuno puoi far entrare di tutto nel paese.
Mi preparai con fondine e pistole dietro la schiena e giacca di pelle
nera. Accesi la moto e andai al porto di New Orleans. Parcheggiai
fuori della ringhiera in metallo che delimitava la zona.
Scavalcai e andai in mezzo ai container, fortunatamente avevo optato
per agire di notte e, grazie al mio abbigliamento scuro, ero riuscito
a sfruttare le ombre per passare inosservata. Evitata l'ennesima luce
di un faro mobile raggiunsi il magazzino. Percorsi l'intera parete
per trovare un punto sicuro da cui osservare l'interno, l'unico era
una finestra troppo alta per poterci arrivare. Spostai un rialzo e
arrampicandomi riuscii ad arrivare alla finestra.
All'interno c'erano centinaia di casse e pacchi perfettamente
sistemati nelle strutture per il deposito, molti operai stavano
dividendo le merci intimati da altri armati di armi automatiche.
Poi notai una persona nascosta dietro una cassa di legno, indossava
un cappuccio nero e una strana maschera con borchie all'altezza della
bocca e strani occhiali da scii. Quando si mosse per raggiungere
un'altra cassa sembrava cercasse di non venire scoperto. Si fermò,
frugò nello zaino che portava sulla schiena per cercare qualcosa e
lo appiccicò al telaio della struttura.
Merda. Che sta facendo quel tizio?, imprecai. Se lo avessero
scoperto addio possibilità di passare inosservata.
Aprii la finestra, mi calai aiutandomi con una tubatura lì accanto e
senza farmi notare, e con qualche difficoltà riuscii a raggiungerlo.
Notai che stava attaccando a una cassa militare una di quelle strane
cose. - Ehi, che stai facendo? - gli chiesi visibilmente arrabbiata.
Lui si girò di scatto. - Oh, cazzo! Ragazzi, ho una buona e una
cattiva notizia - fece toccandosi l'orecchio con le dita. Notai anche
che gli occhiali avevano dei led che replicavano gli occhi delle
emoticon, in questo caso era sorpreso.
- Con chi stai parlando? - gli chiesi.
- Sì, esatto. La buona è che mi sono follemente innamorato di un
angelo. - L'emoticon cambiò in occhi sognanti. - Quella brutta è
che ho finito ma sono stato scoperto... - continuò.
- Hai finito cosa? - chiesi a tradimento mentre era impegnato ad
ascoltare quello che gli dicevano alle orecchie.
Lui guardò verso la cassa e poi verso di me. - L'esplosivo che che
ho piazzato in questo posto. - Poi si bloccò. - Cazzo, forse non
dovevo dirlo. Aspetta un attimo, sei dei buoni vero? Ti prego dimmi
di sì - chiese con occhi speranzosi.
- Esplosivo? Ma sei fuori di testa? Ci saranno almeno trenta di
persone qui dentro. - lo rimproverai.
- Tranquilla, nessuno si farà male. - mi fece.
- Cosa? Di che stai parlando? - chiesi, ero sempre di più sul punto
di tirare fuori la pistola e sparargli.
- Bé, ecco... - provò a dire ma si bloccò di nuovo e si alzò di
scatto.
Da dietro le mie spalle percepii due persone che ci urlarono: - Fermi
dove siete!
Guardai il ragazzo mascherato e lui vece spallucce. - Ci hanno
beccati, mon amour. È stato bello finché è durato - mi fece
l'occhiolino la maschera.
- Breve ma intenso... - restai al gioco cercando di trovare una via
di fuga.
- Ho detto: fermi dove siete! - ripeté la guardia slacciando la
fondina.
Dovevo avvertire più gente possibile del pericolo, ma se la guardia
mi avesse presa nessuno sarebbe stato disposto a credermi. Dovevo
farlo alla vecchia maniera.
Con uno veloce scatto presi il primo corridoio a sinistra mentre il
ragazzo era corso dritto verso l'uscita.
Percorsi tutto il dedalo tra scaffali ed enormi casse di legno fino a
trovarmi in mezzo al magazzino dove c'erano gli operai e le guardie
che mi guardavano confusi.
Se quelle bombe esplodono adesso finiamo tutti uccisi,
ragionai.
- Scappate, ci sono delle bombe. Questo posto crollerà. - urlai.
Gli operai e le guardie si guardie si misero a ridere. Era normale
non credere a una cosa del genere.
Uno di loro si fece avanti. - Bel tentativo, ragazzina. Ma con noi
non funziona.
Sbuffai dal nervoso, estrassi una pistola, la puntai verso l'alto e
feci fuoco un paio di volte. - Tutti fuori. Adesso! - urlai.
Tutti nel magazzino rimasero immobili e in silenzio per un istante,
poi mollarono tutto e cominciarono a scappare terrorizzati.
Approfittai della confusione e con un po' di forza vitale nelle gambe
riuscii a correre abbastanza velocemente da confondermi tra la folla
e a scappare senza essere notata dalle guardie. Riuscii a raggiungere
i container appena prima che l'edificio saltasse in aria.
Quella fu un'ulteriore distrazione che mi permise di scappare.
Tornai alla mia moto e l'accesi quando notai una figura incappucciata
e famigliare entrare in un furgone acceso dietro l'angolo.
Guarda, guarda. Il mio spasimante mascherato si fa dare un
passaggio dagli amici, sorrisi.
Decisi a seguire il dinamitardo, se era disposto a uccidere degli
innocenti allora non poteva essere un santo e io avrei fatto
giustizia, o almeno alla mia maniera.
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