Percorsi le strade principali e secondarie cercando di non farmi
notare, ero abbastanza brava in questo. Ma mai come Francis,
dopotutto era una Strega Hashashin, aveva un talento naturale per
seguire gli obbiettivi che io mi sognavo.
Dopo vari giri a vuoto per il Quartiere Francese, il furgone svoltò
in una vietta interna, in fondo c'era un garage accanto a quello che
sembrava il retro di un negozio. La grata del garage si aprì, lasciò
entrare il furgone e si richiuse.
Quindi questa è la loro base operativa, eh?, sorrisi. Sapevo
che il Quartiere era uno dei migliori posti al mondo dove
nascondersi.
Tornai a casa, fare irruzione in quel momento mi avrebbe fatto
scoprire immediatamente. Lo avrei fatto la notte dopo quando ormai
avevano la guardia abbassata.
Una volta tornata a casa mi spogliai, non mi piaceva stare vestita in
casa, i vestiti erano come una camicia di forza e non riuscivo a
rilassarmi, soprattutto dopo la morte dello zio Mei.
Accesi il portatile per cercare informazioni sulla base di quel
ragazzo e i suoi complici e scoprii che il negozio accanto al garage
era una libreria ma non trovai nulla su quel strano ragazzo
mascherato.
Alla fine mi arresi e andai a sdraiarmi sul divano. Ripensai a come
il ragazzo con la maschera mi avesse trattato, era stato simpatico e
carino, tanto da farmi sorridere davvero per la prima volta dopo
settimane di rabbia e sentimenti di vendetta. Con quel pensiero mi
addormentai e riuscii a riposare serenamente.
Il giorno dopo mi alzai e accesi la televisione, andai in cucina a
preparare del caffè e tornai al portatile. Cercai inutilmente
collegamenti con quello che sapevo ma quelle persone sembravano dei
fantasmi, non riuscivo a trovare nulla.
Rimasi alcune ore a cercare informazioni, quando al telegiornale del
pomeriggio diedero la notizia dell'esplosione al porto della notte
prima. Alzai il volume per ascoltare meglio: diedero la colpa ad una
fuga di gas e un piccolo accenno a un gruppo di hacker, purtroppo non
diedero nomi o acronimi utili per una ricerca veloce.
Ritornai sul portatile e cercai tutti i gruppi di hacker abbastanza
spavaldi da piazzare delle bombe, e quasi immediatamente trovai un
video su Youtube dove qualcuno rivendicava l'attentato, qualcuno che
conoscevo bene: il ragazzo mascherato.
“Questo video è per voi soggiogati dalle cazzate dei telegiornali
pagati da multinazionali corrotte. Non c'è stato nessun morto,
nessun ferito.
Le uniche vittime di questo attentato sono le armi e la droga che
vengono quotidianamente importati nella nostra amata città. I
responsabili di questo traffico di morte sono i dirigenti della
Expedition Corp, attraverso mazzette e ricatti.
Noi non siamo assassini.
Noi siamo cittadini stanchi che combattono per la sicurezza dei
proprio cari. Aprite gli occhi cittadini di New Orleans, siamo tutti
intrappolati nella tela di un ragno pronto a cibarsi di noi i
qualsiasi momento.
Condividete, informate, osservate. I Cani da Guardia sono con voi.
Sempre.”
Era un video breve accompagnato da immagini trash interattive ma allo
stesso tempo divertente e che faceva riflettere.
Chi lo ha creato deve essere molto bravo a montare video,
pensai. Però hanno del fegato, non c'è che dire, ragionai.
Anch'io sapevo che postare un video su Youtube era un suicidio per
dei terroristi, ma molto probabilmente facevano rimbalzare il loro
ID. In pratica era impossibile trovare le loro tracce perché ce
n'erano troppe.
Trovai altri video e notai che ogni volta la posta in gioco era
sempre più alta e sempre contro l'Expedition Corp. Hanno hackerato
un loro dipendente, hanno fatto azzerare alcune a loro azioni in
borsa, hanno provato ad infiltrasi con scarsi risultati, e infine
l'attentato della notte prima.
A sera tardi presi la moto e tornai alla libreria. Per mia fortuna
era un posto abbastanza isolato dalle strade più trafficate quindi
mi assicurai che non ci fosse nessuno nei paraggi e forzai la
serratura. Appena entrata notai che era una di quelle librerie dove
potevi tranquillamente ordinare u caffè al bancone e leggere un
libro.
Una libreria come base operativa
per hacker terroristi? Geniale,
pensai stupita.
Andai verso il retro cercando di fare meno rumore possibile dove
trovai una porta chiusa a chiave. Dall'altra parte si sentivano
deboli urla e schiamazzi.
Staranno ancora festeggiando la
loro vittoria, sorrisi.
Se erano distratti sarebbe stato più facile prenderli di sorpresa.
Forzare quella porta era stato più arduo del previsto, sembrava
antiscasso e di nuova generazione, ma dopo alcuni tentativi riuscii
ad aprila.
Davanti a me c'era un muro interamente pirografato con ottimi disegni
coloratissimi, a destra un corridoio che percorsi fino all'estremità
dove mi fermai per valutare la situazione: tre ragazzi, compreso
quello con la maschera, stavano ridendo attorno guardando video da un
computer in mezzo alla stanza.
Osservai meglio l'ambiente, era un semplice magazzino con al centro
un grande tavolo con vari computer sopra, a sinistra un divano
rivolto verso uno schermo gigante, affianco al divano c'erano degli
armadietti con panche annesse. Ero sbalordita per come avessero
creato quell'ambiente in totale clandestinità.
- E tu chi diavolo saresti? - mi fece una voce femminile alle mie
spalle.
Mi girai di scatto notando subito
la pistola puntata alla mia testa. Addio
effetto sorpresa,
pensai. Poi vidi il volto della ragazza che la impugnava, era di
etnia indiana e portava i capelli scuri lievemente rasati da un lato
e lunghi dall'altro con un ciuffo che le arrivava alla spalla.
Alzai lentamente le mani in segno di resa. - Sono una vostra fan!? -
le riposi.
- Non so il perché ma non ti credo – ribadì confusa facendomi
segno di indietreggiare.
Riluttante obbedii fino a farmi notare anche dagli altri membri del
gruppo. Avevo fatto un grosso errore di calcolo, non dovevo abbassare
la guardia ma ormai non potevo farci più niente.
- Ragazzi, guardate cos'ho trovato qui dietro, stava origliando. -
sorrise lei.
Tutti e tre si ammutolirono e si girarono verso di me con un'espressione
mista tra il sorpreso e il confuso. In quel momento sperai davvero
fossero solo dei cazzoni che si credevano eroi perché, in caso
contrario, per me sarebbe stata la fine.
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