Non riuscivo a capire come mai mi fossi trovata in
quella situazione. Ero sempre stata attenta a ogni passo che facevo,
era una abitudine di cui ero orgogliosa coltivata durante i numerosi
furti e nessuno era mai riuscito a scoprirmi. Eppure un gruppo di
sbarbatelli che giocano ai vigilantes mi aveva presa, mi sentivo una
novellina.
- Mon amour, che ci fai qui? - mi chiese il ragazzo
mascherato spezzando la tensione che si era creata.
Rilassai le spalle, dovevo essere pronta ad agire in
qualsiasi momento. - Come ho detto anche a lei, sono una vostra fan -
gli risposi.
- E io continuo a non crederti - ribadì la ragazza con
la pistola più salda di prima nelle mani.
- Infatti. Nemmeno io le credo. Secondo me è una spia
della Expedition Corp. Io propongo di ucciderla e lasciare il suo
cadavere davanti alla porta d'ingresso, nessuno scherza con i Cani da
Guardia - fece il ragazzo di colore. Lo guardai meglio, era alto e
robusto con capelli corti e la faccia da prepotente.
Il ragazzo mascherato alzò le mani. - Ehi, ehi, calma
non esageriamo. Questa è solo una tua ipotesi, non la verità.
- Chi se ne frega. Si è intrufolata nel nostro covo e
ora ne pagherà le conseguenze. - continuò quello di colore.
- Noi non uccidiamo nessuno! - urlò il ragazzo apatico,
ed entrami i suoi amici si zittirono.
Dopo una piccola pausa mi schiarii la voce e dissi: - A
dire il vero sono una mezza fan. Sto indagando su chi ha ucciso mio
zio e per ora sono a un punto morto. So solo che a dare l'ordine è
stata una donna dai capelli corti e biondi a capo della vostra amata
compagnia fittizia.
Il ragazzo mascherato mi guardò con l'emoticon felice.
- Quindi sei dei buoni. Questo mi rincuora, mon amour.
- E cosa ci facevi in quel magazzino? - chiese la
ragazza ancora titubante.
- Stavo seguendo una pista che voi avete letteralmente
mandato a puttane - risposi avvicinandomi di qualche passo.
La ragazza rise nervosa. - Quindi stai dicendo che
saresti dalla nostra parte? - e anche lei rilassò le spalle.
Sfruttando quel momento di distrazione, con una presa
militare, le tolsi la pistola. La ragazza rimase sorpresa dalla mia
velocità e alzò le mani mentre gli altri tre sussultarono restando
immobili.
Ottimo, ho fatto vedere chi comanda. Ora passiamo
alla seconda parte del piano, esultai.
Senza battere ciglio andai verso il tavolo centrale e
smontai il caricatore, tolsi il proiettile in canna e poggiai il
tutto vicino a uno dei computer.
- Bene, risolto questo inconveniente vi chiedo: il
nemico del mio nemico è mio amico o mio nemico? - Incrociai le
braccia aspettando la loro risposta.
I quattro si guardarono titubanti sul da farsi, poi
quello con la maschera alzò la mano. - Ehm... io pensavo di essere
più di un ami... - provò a dire ma fu fermato dalla ragazza che gli
diete uno scappellotto.
- Siamo alleati... per ora. - fece il ragazzo di colore.
Adoro i piani ben riusciti, esultai.
- Mi sta bene - risposi. - Cominciamo a conoscerci
meglio, come vi chiamate?
Riluttante la ragazza cominciò con le presentazioni. -
Mi chiamo Amita questi tre mi hanno nominata capo dei Cani da
Guardia. Questo idiota mascherato è Warren e quello che voleva farti
fuori è Den. Mentre lui è Alan, sembra un po' tonto ma in realtà,
quando si impegna, cafga in testa a tutti noi in fatto di elettronica
e se lo prendi per il culo te la vedrai con me. - Sull'ultima frase
mi rifilò un'occhiataccia che quasi mi fece preoccupare.
- Ricevuto. E come vi siete trovati in questo casino? -
continuai a chiedere.
- Per il tuo stesso motivo - fece timidamente Alan.
- Cioè? - Stranamente nessuno voleva parlarne e pensai
fossero cose troppo personali. - D'accordo. Allora ditemi come avete
fatto a trovare quel magazzino senza soffiate?
Warren guardò Amita che gli fece di sì con la testa,
poi andò verso una piccola libreria, prese un vecchio quaderno nero
dalle pagine ingiallite e lo portò sul tavolo. - La nonna di Amita
le diede questo in punto di morte. Dopo averlo esaminato abbiamo
scoperto che quel magazzino era già stato usato negli anni 60' da
una organizzazione criminale chiamata Macchia Nera - spiego.
Provai a ragionarci su ma non riuscii a capire il
collegamento. - E quindi?
- Quindi la direttrice dell'Expedition Corp è la
pronipote di un membro della Macchia Nera, un certo Tilan Von Ziegler
- rispose Amita.
- State dicendo che questa Macchia Nera è qui in città
e che sta contrabbandando droga e armi? - chiesi ancora più confusa.
- No, no. no. La Macchia Nera è stata distrutta nello
stesso periodo in cui è stato scritto questo libro contabile. A
quanto pare un gruppo di vigilantes che si faceva chiamare le
Leggende di New Orleans l'hanno smantellata quasi del tutto, l'unico
che gli era sfuggito era proprio questo Ziegler - spiegò Warren,
sembrava quasi eccitato a raccontare tutto ciò.
- E come avete trovato tutti questi dettagli? Internet?
- chiesi sfogliando il quaderno nero.
- No, mia nonna era un membro di queste Leggende e mi ha
raccontato tutta la storia finché non lasciò il gruppo per
questioni famigliari - rispose Amita.
- E come avrebbero fatto...? - provai a chiedere.
- Erano tutti e cinque streghe, come lo è Amita - mi
rispose Alan che si era rimesso a schiacciare tasti sulla tastiera.
In quel momento capii cosa volesse dire Amita, quando Alan stava
davanti ad un computer era come se si trasformasse da ritardato a
genio in un istante.
Ripensai alla risposta e rimasi a bocca aperta, non
conoscevo quella storia e nemmeno di Leggende di New Orleans
nonostante i miei numerosi viaggi e ricerche per i furti di oggetti
antichi per le streghe. Le risposte plausibili per tale situazione
poteva essere: io non ero così brava come pensavo oppure la gente
del mondo delle streghe voleva dimenticarsi di loro per qualche
motivo.
- Alan. Quante volte ti ho detto di non dire certe cose?
Non si insultano gli amici - si lamentò Amita.
- Ma se puoi prevedere le cose? - continuò Alan.
Amita stava per replicare ma io, stremata dai loro
discorsi, sbottai: - Una Strega Chiaroveggente? Ora capisco come sei
riuscita a prendermi alle spalle.
Amita strabuzzò gli occhi. - Ma cos...?
Sospirai stanca. - Alan ha ragione. Le streghe esistono
e noi due facciamo parte di quel mondo. Però mi stupisce che tu sia
ancora un'anima solitaria in questa città, in genere persone come te
o muoiono presto o si uniscono a una congrega - ragionai ad alta
voce.
Amita aveva lo sguardo pietrificato, come se stesse
guardando un pazzo. - Non capisco il perché ma stavolta ti credo...
- borbottò. Ringraziai il legame empatico che ci impediva di mentire
tra noi.
- Storia lunga, ti spiegherò un altro giorno - tagliai
corto. - Tornando a noi, spero abbiate altre piste da seguire
altrimenti siamo nella merda. - Lasciai cadere il libro contabile sul
tavolo attirando ancora di più l'attenzione di tutti i presenti.
- In un certo senso... ma abbiamo bisogno di fare altre
ricerche prima di agire - rispose Warren.
- D'accordo. Io torno a casa quando avete finito
chiamatemi... - presi un foglio di carta e scrissi il mio numero di
cellulare. - Qui! A presto. - E me ne andai da dove ero venuta.
Quando tornai alla moto mi resi conto di quanto ero
stata fortunata a calmarli e a renderli miei alleati. Speravo solo di
evitare che si facessero male, dopotutto erano brave persone, anche
se agivano nell'illegalità.
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