- Come vedi, tutti loro sono ai miei ordini - mi derise Chuck.
- Va a farti fottere! - lo insultai.
- Andiamo, che t'incazzi. È solo un gioco di prestigio, non
prendertela per esserci cascata - continuò lui.
Feci una smorfia di disprezzo poi feci la domanda: - Come facevi a
conoscere Den?
- Come? Non l'hai ancora capito? Oddio, sei proprio stupida. Ho
creato io i Cani da Guardia. O meglio, ho manovrato alcuni fili del
destino per far capitare a persone a loro care degli incidenti. Un
licenziamento, un'operazione andata male, farmaci che creano autismo,
un incidente aereo >- spiegò Chuck.
L'anziano, a quell'affermazione sgranò gli occhi e rimase a bocca
aperta. - Tu, maledetto... - disse con un filo di voce.
Il Reggente continuò il suo discorso. - Il resto, ovviamente, e
avvenuto con naturalezza. L'anima degli umani è così prevedibile e
così bisognosa di stare assieme con altre anime affini da renderla
prevedibile. Speravo di poter usare quei piccoli randagi per i miei
scopi e Den era, inconsapevolmente, la mia spia. Craccare
un cellulare è un gioco da ragazzi per un altro ragazzo. - indico
uno dei giovani alle mie spalle pronto a lanciarmi una sfera
infuocata che aveva in mano. - Tutto andava bene, poi, l'altro
giorno, Den riesce a rintracciarmi e mi chiede un incontro. Ma, se
sei qui, significa che sai già com'è finita.
Ora comincio a capire perché
a Evaline piace il legame empatico tra streghe, con le frasi giuste
ti raccontano ogni cosa,
sorrisi, adoravo quando mi facevano lo spiegone.
- In poche parole la tua stessa
creatura ti si è rivoltata contro - replicai. Speravo di fare lo
stesso anche con la Coalizione, ma non sapevo come.
- Eh, sì. Sai, quando ti ho
mandato in quel magazzino ormai avevo rinunciato a quel piano. Usare
gente instabile per distruggere la Compagnia? Pessimo piano. Sarebbe
stato perfetto con Era, ma con la Compagnia è tutta un'altra storia.
Quindi ho mandato te a fare il lavoro sporco, però alla fine te li
sei fatti amici. Non ci sono più i sicari di una volta - provò a
fare una battuta a cui nessuno si mise a ridere.
In quel momento capii che lui
non aveva del tutto potere sugli alti membri della Coalizione e che
nessuno lo seguiva di sua spontanea volontà ma eseguivano solo
ordini semplici.
- Ehi, vecchio, c'è un modo per spezzare il vostro legame con lui? -
gli chiesi sottovoce.
- Prima di risponderti voglio sapere una cosa - mi fece, aveva il
volto completamente rosso.
- Cosa? - continuai. Non c'era tempo per certe cose.
- Assomigli molto a una mia cara amica, si chiamava Akemi Umezawa e
faceva parte delle Leggende di New Orleans. Sei sua nipote o parente?
- mi domandò ancora sottovoce mentre Chuck cercava inutilmente di
far ridere la gente dietro di me.
- Era la zia di mio padre - gli risposi.
- Allora ho un debito da pagare. Fallo fuggire come un vigliacco e il
patto verrà sciolto. Non preoccuparti della mia gente, ci penserò
io - spiegò il vecchio. Gli sorrisi senza dire nulla.
Puntai la seconda pistola verso il reggente che provò a fulminarmi
ma un cono di terra si frappose a difendermi. Per un istante spostai
lo sguardo dietro di me e notai un muro di terra che era stato eretto
per tenere lontani gli altri membri della Coalizione.
Ricaricai la pistola spostandomi di lato e provai a colpire Chuck ma,
nonostante gli avessi svuotato l'intero caricatore, gli feci solo un
graffio alla spalla destra. Sembrava avere un'armatura invisibile su
tutto il corpo che bloccava la corsa dei proiettili.
- Tu, vecchio decrepito, come osi? Io sono il tuo Reggente! - ringhiò
Chuck.
- Sì, hai ragione e sono stato al tuo servizio per vent'anni. Ho
assistito alla tua crudeltà, ai tuoi intrighi per mantenere il
potere, ti sei alleato con Era e quando è morta ti sei messo con chi
ha dato l'ordine del Massacro della Città dei Morti, ci hai usati,
sfruttati come fossimo schiavi. Ma adesso basta - rispose il vecchio,
gli si vedevano pulsare le vene in fronte dallo sforzo che stava
facendo per resistere agli ordini di Chuck.
- Ho fatto tutto questo per voi, per darvi un futuro più radioso,
per darvi una casa. - Chuck stava mentendo spudoratamente, lo
percepivo e sembrava percepirlo anche il vecchio.
- No. Sei solo uno spietato dittatore e, se necessario, darò
volentieri la mia vita per liberare il mio popolo - urlò l'anziano.
Chuck fece un gesto con la mano. - Allora muori, tradito... - provò
a dire, ma io sparai al braccio appena in tempo per deviare l'attacco
d'aria rivolto al vecchio che ricevette una ferita al petto. -
Maledette anime solitarie - sbraitò dolorante il Reggente.
- Non provarci di nuovo, non pensarci, non parlare, non respirare o
ti faccio un buco in fronte - gli intimai avanzando con la pistola
carica alzata puntata sul bersaglio.
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