Erano passati tre giorni dalla liberazione della Coalizione del Bayou
e in questi giorni Amita era diventata apatica. Forse mi ero
sbagliata riguardo i suoi sentimenti, forse lei provava davvero
qualcosa per Den. Provai a parlarle ma lei se ne andava appena
iniziavo, era evidente che fosse arrabbiata con me.
I genitori di Den invitarono Amita, Warren e Alan al suo funerale. Io
mi infiltrai senza farmi notare. La cerimonia fu toccate e piena di
lacrime, Den fu seppellito accanto a sua sorella. Ero rimasta in
disparte per tutto il tempo, non riuscivo a sopportare tutti quei
fronzoli di falso cordoglio da parte di parenti che nemmeno
conoscevano il defunto.
È come prendere in giro la memoria dei morti, pensai
disgustata.
Io ero appoggiata a uno dei tumoli funerari quando vidi Amita venimi
incontro. Il suo viso era cambiato da apatico a infuriato. Rimasi in
silenzio aspettando che lei parlasse, di sicuro aveva bisogno di
sfogarsi.
Appena mi arrivò vicina mi diede uno schiaffo. - Avevi detto che
avresti ucciso quel bastardo.
- So cosa ho detto e la promessa è ancora valida - le risposi mentre
mi massaggiavo la guancia.
- E perché sei qui a perdere tempo? - mi chiese con sguardo truce.
Quella domanda mi fece perdere le staffe. - Non sto perdendo tempo.
Sto dicendo addio ad un amico. E per tua informazione, se non fosse
stato per quel anziano a quest'ora sarei morta anch'io.
- Tutte scuse, Kaileena - mi disse.
- Scuse? Aveva le capacità di quattro congreghe al massimo del loro
potenziale e l'unico modo per renderlo inoffensivo era quello di
sciogliere il patto con la Coalizione, e così ho fatto. Se ti fossi
degnata di ascoltare due minuti in questi giorni te lo avrei detto -
le spiegai alzando la voce.
- Non m'interessa. Avevi promesso - sbraitò Amita.
- Ah, non ti interessa, certo. Non ti è venuto in mente che se Chuck
fosse riuscito a eliminarmi poi avrebbe sguinzagliato l'intera
Coalizione contro di te, Warren e Alan? - le urlai. Sapevo cosa stava
passando ma dovevo farle aprire gli occhi prima di farsi ammazzare.
Lei mi guardò confusa e poi abbassò lo sguardo, aveva capito alla
fine.
L'abbracciai. - Senti, capisco cosa sta provando in questo momento,
ci sono passata pure io. Ma, fidati, in queste cose è meglio avere
un po' di pazienza - le spiegai.
- E questa da dove viene? - mi chiese con un nodo alla gola.
Tornai a guardarle il viso ormai rigato dalle lacrime e dal mascara.
- Me lo avete insegnato voi.
Lei si asciugò le lacrime e fece un profondo respiro per calmarsi. -
Va bene, ti darò una seconda possibilità. Se fallisci di nuovo, lo
faro io stessa.
Feci un sospiro di sollievo. - D'accordo - Avevo rimandato il peggior
scenario per Amita.
Una strega assetata di sangue in questa città bastava e avanzava. E
poi contavo sul fatto che Amita avrebbe aiutato la Coalizione una
volta finita questa faccenda.
Quando tornai a casa mi misi al computer per cercare qualche indizio
su Chuck ma non trovai nulla. A dire il vero non avevo voglia di fare
niente. Era stata una giornata particolarmente pesante per via del
funerale e per aver deluso Amita. Decisi di stendermi sul divano,
chiudere un po' gli occhi e rilassarmi.
Improvvisamente sentii suonare il campanello, mi svegliai di colpo,
presi la pistola e la puntai verso la porta. Questa cosa era
sospetta, nessuno suonava mai il campanello di casa. Con
circospezione andai alla porta e osservai dallo spioncino: era
Warren.
Misi via la pistola e gli aprii. - Cosa ci fai qui?
- Ciao anche a te, chérie. Hai... pianto? - mi chiese Warren.
- No, perché? - gli feci confusa.
- Niente, hai gli occhi arrossati e le guance umide - mi rispose lui.
Io mi toccai le guance e sotto agli occhi, entrambi erano umidi. - È
da un po' che non pulisco e mi deve essere entrata della polvere
negli occhi - provai a ragionare. Non ricordavo di aver pianto.
- D'accord, chérie. Come dici tu - fece spallucce poco convinto.
- Ripeto, cosa ci fai qui? - chiesi di nuovo irritata.
- Volevo parlarti da sola. Amita e instabile e Alan non riesce a
farsene una ragione. Certo, non è come perdere due figli, come per i
genitori di Den, ma è comunque dura. Comprenez-vous? - mi fece
nervoso.
Voleva una confidente per poter buttare fuori tutto ciò che provava
ma non ero la persona adatta. - Warren, io non sono la tua ragazza e
non sono nemmeno una psicologa. Pensavo di avertelo già spiegato a
Houston?
- Lo so, anche se non mi piace la cosa. Il problema è un altro. Mi
sento responsabile per la morte del mio amico... - provò a
confessare Warren.
- Taglia corto - gli dissi. Stava divagando e non ero in vena di
giochetti quel giorno.
Lui si guardò attorno, ingoiò un po' di saliva e disse: - Quando
andrai a prendere quel fils de pute, voglio venire con te - dichiarò
il ragazzo.
- No - gli risposi secca.
- Perché no? - mi chiese lui sorpreso.
- Perché non se ne parla. È pericoloso e non posso farti da balia -
gli risposi fredda. Era vero, non potevo fare la babysitter quando la
città era letteralmente in guerra.
- Cazzate. Sai benissimo che me la so cavare in questo mondo - mi
ringhiò lui.
- Forse nel tuo mondo, ma nel mondo delle streghe saresti come un
agnellino in mezzo ai lupi - continuai io.
- Allora imparerò a cacciare lupi. Se vuoi continuare con le
metafore, chérie, posso andare avanti tutto il giorno - mi fece. La
tensione che aveva mi faceva intuire che era serio nelle sue
intenzioni.
Risi nervosa, questa cosa non mi piaceva. - La fuori ci sono intere
congreghe sul piede di guerra e Inquisitori che uccidono streghe a
vista, e tutto per la mancanza di un potere centrale nella città. Le
probabilità di finire uccisi è altissimo, già il fatto che sei qui
è un enorme rischio.
- Allora smettila di preoccuparti per noi. Se non mi avessi
salvato... - provò a dire.
- Saresti morto tu e sarebbe stata la stessa cosa - gli finii la
frase. In realtà sarebbe stato peggio perché, volente o nolente,
volevo bene a Warren.
Lui si avvicinò a me. - Lasciami venire con te oppure ti seguirò
finché non lo troverai. Cosa decidi?
In qualsiasi modo volessi vederla sarebbe stato una palla al piede,
ma era meglio sapere che era lì piuttosto che ritrovarmi in uno
scontro con lui che sbuca all'improvviso.
- Va bene, ma seguirai i miei ordini senza fare domande, chiaro? -
decretai.
- Certo, tutto cristallino, mon petit - sorrise lui.
Feci un respiro profondo per calmarmi. Questa storia di avere un
gruppo sta diventando troppo impegnativa, pensai mentre Warren
andava via.
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