Quando arrivai era ormai calata la sera, speravo di sfruttare il buio
per infiltrarmi ma era pieno di guardie. La struttura esterna era
simile a quello che i Cani da Guardia avevano fatto esplodere a New
Orleans, entrare era stato molto semplice, soprattutto sfruttando il
cambio di guardia.
Forzai la finestra del bagno ed entrai, poi aprii la porta
ritrovandomi nell'ambiente principale. Era buio e le cataste di merce
erano ammassate in modo tale da non intralciare l'enorme entrata.
Mi feci largo verso gli uffici cercando di non far rumore, purtroppo
per proseguire dovevo attraversare uno spazio aperto al centro. Mi
guardai attorno e vidi una porta ma ero troppo esposta per mettermi a
scassinarla in sicurezza.
Decisi di proseguire ma per un attimo un pensiero mi fece esitare:
Troppo facile.
In quell'istante le luci si accesero e una decina di streghe mi
circondarono da ogni lato, non avevo vie di fuga. Maledii la mia
fretta e di non aver tentato di percepire la forza vitale all'interno
dell'edificio.
Dall'entrata una donna sulla trentina, in jeans e camicia nera si
fece avanti e disse: - Davvero pensavi di entrare qui dentro come se
niente fosse?
- In effetti sì - gli risposi cercando di pensare a un modo per
uscirne viva.
- Hai fatto male. Vedi, quella donna aveva previsto che sarebbe
venuto qualcuno in soccorso dello sfigato che abbiamo di la e, guarda
caso, oggi pomeriggio ricevo un messaggio dai miei corrieri dove mi
dicevano che erano stati trucidati. Però la mia sorpresa è sapere
che è stata una strega a tentare l'impossibile. - mi sorrise la
donna toccandosi i capelli castani.
- Lavori per Melinda Rodes? Che sorpresa - feci palesemente finta di
essere sorpresa.
- Lei ci ha permesso di racimolare un be mucchio di soldi, anche alle
streghe servono i soldi per vivere sai? - rispose avvicinandosi di
qualche metro.
Sapeva benissimo che se provavo a fare una sola mossa falsa i suoi mi
avrebbero uccisa in un istante. - Sì, lo so - le risposi.
- Perfetto! - esultò la donna. Poi indicò u paio dei suoi uomini. -
Voi due, portatela qui dietro e fatela fuori. Poi liberatevi del
corpo con discrezione - gli ordinò scandendo bene le ultime parole.
Io lasciai che mi prendessero le armi e che mi portassero fuori dal
magazzino, il tutto senza mai levare gli occhi dalla donna che fece
finta di niente.
Una volta arrivati in uno spazio anonimo dedicato ai container feci
la mia mossa: diedi un calcio sul ginocchio al primo che cadde a
terra dolorante e torsi il braccio al secondo ma lui provò a creare
delle scariche elettriche per fulminarmi quindi glielo spezzai. Poi
avvolsi le mie braccia attorno al suo collo e in pochi secondi perse
i sensi. Presi le mie armi, andai dal primo e gli tirai un calcio al
volto per tramortirlo.
Non volevo uccidere i membri di un altro Gran Circolo per evitare
ripercussioni verso Evaline e gli altri. Non potevo permettere che i
miei problemi diventassero anche i loro.
Tornai all'entrata principale ma avevano chiuso la serranda e
scassinarla sarebbe stata una perdita di tempo. Mi guardai attorno e
notai un muletto parcheggiato vicino a una recinzione e mi venne
un'idea. Raggiunsi il veicolo, aprii la cassetta di accensione e
armeggiando qualche filo riuscii ad accenderlo. Feci manovra
posizionandolo in linea retta verso la grata, bloccai lo sterzo e
misi un peso sull'acceleratore.
Alla velocità massima, il suo peso e le due pale elevatrici che
facevano da ariete il veicolo era riuscito a squarciare la lamiera il
tanto che bastava per entrare.
Le streghe all'interno si scagliarono contro il muletto vuoto che
finì la sua corsa schiantato sul muro degli uffici. Io approfittai
del momento di confusione delle sei streghe e, sparando in punti non
vitali, neutralizzai i miei avversari.
Mi concentrai per percepire quante streghe rimanevano e ne contai
cinque. Le altre due erano rimaste a fare la guardia prima, un
classico, pensai percorrendo un breve corridoio.
Appena girato l'angolo due streghe mi attaccarono, la prima era una
Strega Elementale che provò a colpirmi con due getti d'acqua
pressurizzata. Io schivai per un soffio entrambi i getti che finirono
per creare due buchi nei muro esterno in mattoni e riuscii ad
avvicinarmi abbastanza per tirargli un pugno potenziato in faccia,
cadde a terra perdendo i sensi. La seconda era una Strega Combattente
con in mano un bastone con cui provò a colpirmi ma io, girandomi su
me stessa, riuscii a sferrare una tecnica a palmo aperto con tutta la
forza che avevo. La ragazza sputò sangue e cadde in ginocchio
svenuta.
Se esco viva da questa storia dovrò ringraziare Tiffany per
avermi insegnato il Tai Chi, non pensavo fosse così utile,
pensai sbalordita.
Alzai lo sguardo e vidi altre due streghe in guardia e la donna a
capo del Gran Circolo dietro di loro. Io ero troppo stanca per un
altro combattimento corpo a corpo, misi le mani dietro la schiena e
impugnai le pistole.
- Salve di nuovo - li salutai.
- Non te la caverai cosi facilmente, sei esausta e noi tre non siamo
deboli come gli altri - fece una delle due streghe in guardia.
- Non ci batterai mai - fece la seconda strega.
Io sbuffai. - Siete davvero convinti di cavarvela con così poco? -
chiesi.
- Questo è poco ma sicuro... - disse la donna avanzando e mettendosi
davanti ai suoi sottoposti. - Perché nessuno ti attaccherà.
I due guardarono la donna confusi. - Sacerdotessa, che sta dicendo? -
fece uno.
- Possiamo batterla... - provò a dire l'altro.
- È riuscita a sconfiggere l'intera congrega in pochi minuti e, come
avete detto, sembra essere esausta. Pensate davvero che giocherà
pulito contro voi due? Io no. E sinceramente sono stanca di questi
spargimenti di sangue inutili. - spiegò la sacerdotessa. I due si
guardarono di nuovo e si rassegnarono a obbedire agli ordini
controvoglia.
- Avete finito? Ottimo. Dov'è il mio amico? - le chiesi rinfoderando
le pistole.
- Il ragazzo è dietro quella porta. Quelli della Compagnia lo hanno
ridotto davvero male - mi rispose.
Io a quelle parole la superai e corsi a vedere con i miei occhi cosa
gli avessero fatto. Warren era seduto su una sedia con le mani legate
dietro la schiena. La maschera che lo contraddistingueva era su un
carrello affianco ad attrezzi per la tortura sporchi di sangue. Gli
alzai delicatamente il volto e notai subito una vecchia cicatrice che
percorreva tutta la parte destra del viso e larga quanto il suo
occhio, e altre tumefazioni e tagli molto più recenti.
- Cristo Santo, guarda cosa ti hanno fatto - sbottai con un po di
senso di colpa. - C'era bisogno di ridurlo così? - sbraitai verso la
sacerdotessa.
- Noi non abbiamo fatto nulla, non lo abbiamo toccato nemmeno con un
dito. Lui ha detto che nostro compito era quello di sorvegliarlo e lo
abbiamo fatto. Punto - mi rispose con un freddezza.
Lo slegai notando che sulle dita non aveva più unghie, gliele
avevano strappate via. Non riusciva a parlare e respirava a stento.
Lo presi sottobraccio cercando di non fargli il meno male possibile e
feci per uscire.
- Hai parlato di un uomo, di chi si tratta? - le chiesi.
- Non lo so, mi ha solo mandato un messaggio che poi è sparito dal
mio telefono - mi rispose la donna.
Io la fissai negli occhi. - Oggi sei stata fortunata, non ho ucciso
nessuno di voi. Ma se provate a intralciarmi di nuovo o se continuate
a lavorare per la Compagnia, vi darò la caccia e vi farò fuori dal
primo all'ultimo senza pietà. - Ero sincera, non avrei risparmiato
nessuno di loro.
- Certo, capisco - mi fece un inchino.
- No, invece. Non hai capito un cazzo. Ora sei in debito con i membri
della mia congrega. Se vi chiamo, voi rispondete, chiaro? - gli urlai
con tutta la rabbia che provavo.
La donna intimorita annuì. - Lo faremo
- Lo spero per voi - ribadii mentre portavo via il mio amico.
- Non mi sognerei mai di mettermi contro un angelo della morte -
rispose la sacerdotessa.
Mentre uscivo per la seconda volta da quel posto vidi il disastro che
avevo combinato e compresi perché la sacerdotessa mi avesse chiamato
il quel modo: ero brutale, fredda e determinata con la capacità di
decidere chi vive e chi muore.
Quel giorno, per la prima volta nella mia vita, ho avuto paura di me
stessa.
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