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sabato 26 novembre 2016

Stagione 2 Episodio 37



 - Fatto! - esultò Kaileena facendoci un cenno per entrare.
Guardai Valentine, era assorta in qualche pensiero. - Cos'hai? - le chiesi.
- Nulla... solo che Prometeo è morto in questo modo e io non sono riuscita a fare nulla per salvarlo dai seguaci di mio padre. - mi rispose abbacchiata.
Le appoggiai una mano sulla spalla. - Tranquilla, questa volta non andrà così! - Sorrisi.
Tornammo vicino alla porta d'ingresso che Jolene aprì. Il suono del cigolio dei cardini era attutito dal brusio che la colonna di luce produceva, simile a dei bassi senza musica.
L'ingresso era illuminato dal bagliore e da alcune lampade alimentate da un generatore a benzina vicino a un muro. Davanti a noi c'erano quello che rimaneva degli uffici, ai lati due corridoi da dove proveniva la maggior parte della luce. Andammo in quello a destra e dopo una decina di metri sbucammo in uno spazio ampio e sorretto solo da alcuni muri e colonne portanti. La base della colonna di luce dall'altra parte della stanza ad una trentina di metri dalla nostra posizione. Sette figure ne circondavano la base e sembravano intonare una strana litania.
Restammo a guardare attoniti, quando una delle figure, Marcus riconoscibile dalla benda sugli occhi, si girò verso di noi e fece cenno agli altri quattro accanto a lui di attaccarci.
Loro si avvicinarono camminando, avevano dei mantelli con dei cappucci larghi in testa. Non riuscivo a vedere i loro volti anche a causa dell'intensa illuminazione. Dietro di loro c'era Marcus con in mano la sua spada a doppia lama.
Mi feci avanti. - Non so chi siate ma vi conviene fuggire. - dissi. Loro però continuarono ad avanzare.
I quattro, arrivati ad una decina di metri, si fermarono e lasciarono passare avanti Marcus. - Anche voi... - sospirò.
- Non siamo persone che si arrendono facilmente. - gli risposi.
- Lo avevo intuito appena vi ho notati entrare qui dentro. Il vostro problema è che avete ficcato il naso in affari che vi riguardano. - spiegò annoiato. Poi fece un cenno ai compagni. - Fatele fuori! Sono stufo di vedere mosche che ci girano attorno. - ordinò. Ed infine tornò indietro come se niente fosse.
I quattro incappucciati si misero in una guardia tipica del kung-fu. Mi ricordano qualcosa!, pensai.
Kaileena mi passò accanto. - Questi tipi li conosco erano con la biondina che hai visto parlare con lo zio Mei. Li avevo risparmiati... - Mi diede uno sguardo fugace. - ...ma sono ancora qui. Che faccio, sacerdotessa? - mi chiese.
- Non chiamarmi cosi, sai che lo odio. Comunque hai dato loro una possibilità, se riesci, uccidili! - le risposi. Non mi piaceva ma andava fatto.
- Vedi? Avevo ragione! - mi sorrise.
Le sorrisi di rimando. Non ero d'accordo con la sua teoria ma la accettavo.
Kaileena avanzò, estrasse le due pistole e ne puntò una il primo avversario a destra. Provò a premere il grilletto ma uno dei tre rimasti le diede un calcio al polso che le fece andare a vuoto il colpo. Subito dopo l'uomo si allontanò con un'acrobazia.
Kaileena parò un colpo laterale con il piede e mirò alla testa del suo secondo avversario. Premette il grilletto e il proiettile gli finì in mezzo alla fronte. Il corpo cadde all'indietro sollevando molta polvere dal pavimento.
I tre si allontanarono guardandosi l'un l'altro, sembravano aver preso bene la morte del loro compagno, non avevano emesso nessun verso. Poi si rimisero in guardia.
Il primo attaccò di nuovo con un calcio rotate ma Kaileena fece una acrobazia ed evitò il colpo. Atterrò in mezzo ai due rimasti indietro che, una volta ripresi dalla sorpresa, l'attaccarono con calci e pugni. La violenza dei colpi era tale che l'onda d'urto spostava detriti del pavimento.
Kaileena parò e schivò ogni mossa e contrattaccò cercando di tramortirli con il calcio delle pistole, poi fece una capriola, si girò e rimase a guardare i suoi avversari con un ginocchio a terra.
- Siete migliorati. - commentò affannata. Si rialzò lentamente osservando i i suoi avversari.
Le tre figure incappucciate non risposero. Per un istante pensai fossero degli elementrari come quelli incontrati quattro mesi fa ma poi notai i loro petti che si muovevano su e giù, erano umani e anche loro stavano faticando contro Kaileena.
I tre uomini si guardarono tra loro e rimisero in guardia, sembravano determinati ad uccidere Kaileena. Senza preavviso l'attaccarono simultaneamente, lei però era riuscita a parare tutti i colpi con facilità. Tra uno scambio e l'altro diede un calcio rotante ai suoi avversari costringendoli ad indietreggiare. I tre per un attimo persero l'equilibrio ma riuscirono a rimanere i piedi e a posizionarsi in guardia.
Kaileena sbuffò. - Dov'ero rimasta? Ah, sì. Siete migliorati ma lo sono anch'io. - Sorrise.
Scattò in avanti e puntò le pistole verso l'uomo al centro e premette il grilletto. L'uomo sussultò un istante e cadde a terra, il cappuccio si filò rivelando il volto di un uomo asiatico, sulla trentina con due fori di proiettile al posto dei bulbi oculari.
I due rimasti, dopo essersi ripresi da un istante di stupore, si allontanarono in direzioni diverse e cercarono di circondare la ragazza. Kaileena però, arrivata in mezzo ai due, aprì le braccia e puntò le armi verso entrambi i suoi avversari. Gli spari sembravano quasi perfettamente simultanei. I corpi dei due incappucciati rimasti si accasciarono con entrambi un buco sulla fronte.
Kaileena rimise nella fondina le armi e mi guardò con un sorriso di vittoria. Io in risposta le feci un impercettibile inchino con la testa. Mi sbagliavo riguardo ai suoi metodi poco ortodossi, lei era in quel mondo più di me e sapeva come ragionava certa gente. Forse era stato il mio orgoglio a parlare quella sera, ero frustrato ed impaurito per la morte di Mei che non avevo smesso di ragionare lucidamente. Ero felice che che mi avesse risposto e fosse venuta con noi.
- Visto? Ce l'ho fatta. È stato più semplice del previ... - provò a dire.
Sgranai gli occhi. Un rivolo di sangue le pendeva da un lato delle labbra. Abbassai lo sguardo, la sua cassa toracica era aperta verso l'esterno e un avambraccio umano insanguinato era in mezzo all'apertura, nella mano teneva qualcosa di viscido e rosso: un cuore umano, il cuore di Kaileena.
Per un istante non riuscii a credere ad una scena del genere poi capii che era tutto vero. - No. - Fu l'unica che dissi mentre la fissavo negli occhi ormai spenti. Jolene accanto a me si era messa una mano sulla bocca. Valentine e Francis invece erano attoniti.
Provai a correre per cercare di soccorrerla ma Valentine mi bloccò con la telecinesi.
- Che cazzo fai? Lasciami. - le intimai.
Lei scrollò la testa . - Non c'è più nulla da fare per lei Evaline. Kaileena è... - Aveva un nodo alla gola.
La guardai infuriato, poi passai a guadare Kaileena e finalmente mi resi conto che era davvero morta.
La mano stritolò il cuore di Kaileena fino a stritolarlo e a renderlo una poltiglia. Gli schizzi di sangue mi arrivarono al volto. Il corpo di Kaileena si accasciò a terra, l'autore di tale scempio era l'uomo con la croce rovesciata tatuata sul petto.




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lunedì 21 novembre 2016

La postazione di Andrea Romanato

Gioca con noi oggi propone la postazione di Andrea Romanato. Questa iniziativa vuole presentarvi gli autori fornendovi un’immagine del loro luogo più intimo, ovvero quello in cui esprimono tutto il loro potenziale. Dunque, andate alla scoperta di questo nuovo progetto.

La postazione di Andrea Romanato

Qui, su questa postazione, scrivania o libreria (come volete chiamarla sta a voi), ho scritto tutti i miei romanzi, e ne sto scrivendo ancora. Adesso sto scrivendo il secondo libro e il primo spinoff. È l’unica postazione che posso concedermi e non è per niente comoda, e il disagio aumenta quando Nyx, la mia gatta, si mette sulle mie gambe per dormire.


Su questa scrivania ho sfogato frustrazioni, insulti da parte dei miei genitori, e anche molte delusioni da parte persone in internet. C’ho mangiato vaschette intere di gelato guardando serie tv per trovare l’ispirazione e andare avanti con la scrittura.
Ho passato ore davanti allo schermo.
Per ora ho scritto e finito solo “Lonely Souls: Le streghe di New Orleans” ma ho in mente di allargare il più possibile il mondo in cui si svolgono le avventure di Erik e la sua congrega.
Oh, da questa scrivania ho anche creato la pagina e il blog dove posto i miei aggiornamenti man mano che prendono forma, in pratica ogni due pagine scritte è un aggiornamento postato sul blog. Ovviamente è una versione alfa, piena di errori e di refusi, ma è fatto intenzionalmente per evitare che qualche furbo si metta a copiare e incollare tutto il mio lavoro.
Ora come ora sono arrivato all’ottavo capitolo del secondo libro, e c’ho messo due anni ad arrivare a quel punto, due anni pieni di sacrifici ma mai noiosi per fortuna. Nel bene o nel male mi sono sempre divertito nello scrivere e creare storie e personaggi.
Insomma, in un modesto e spartano posto dove appoggiare il portatile mi ha dato la possibilità di scrivere quello che avevo in testa da anni.
Che altro dire, spero vi sia piaciuta questa descrizione della mia scrivania e che possiate apprezzare il mio lavoro e il mio umile impegno.


sabato 19 novembre 2016

Stagione 2 Episodio 36



Guardai Kaileena che aveva la bocca aperta, incredula. - Stai parlando di quel Prometeo? -
Lei non sapeva che fosse Valentine in realtà, non le avevo mai detto nulla. - Credo di si. Il vero nome di Valentine è Atena ed ha la veneranda età di quattromila anni, più o meno. -
Kaileena passò lo sguardo da me a Valentine. - Oh... oh, adesso si spiegano tutte quelle incongruenze nella sua storia: è immortale. -
- Era immortale, ora non lo è più. - le confessai.
- Quindi quando lei... e il fatto che... oh cazzo. Tutto ha davvero un senso ora... - Rimase a pensare tra sé poi rialzò il volto. - Bene, ho capito tutto! - mi sorrise. Rimasi stupido da quanto Kaileena fosse intuitiva, le avevo spiegato due dettagli e lei aveva messo assieme tutti gli altri pezzi del puzzle.
- Ragazze, ho una buona e una cattiva notizia... - ci interruppe Francis. Durante la nostra conversazione aveva fatto delle ricerche su internet.
- Prima quella buona, ti prego! - lo supplicai. Con il periodo no che mi era capitato, avevo davvero bisogno di buone notizie.
- Okay. Poche ore fa sono stati avvistati dei strani tipi che, cito “sembrano usciti da World of Warcraft”, si aggiravano sulla Tulane Ave. - Mi guardò come per darmi conferma che erano loro. - La seconda è pessima, la superluna ci sarà stasera alle otto. - ci disse con tono colpevole.
Ragionai, se, come pensava Francis, erano loro sulla Tulane Ave allora gli serviva un posto tranquillo dove operare il rito. - Cerca gli edifici abbandonati nella zona? -
- Sì, per un rito del genere serve molto spazio, magari un luogo aperto o abbastanza grande... quindi evita case o hotel del Quartiere Francese. - aggiunse Valentine.
- Oh, ho capito. - e si mise a cliccare tasti. Pochi secondi dopo esultò: - Eccolo, il Charity Hospital. È abbandonato dall'uragano Katrina e possiede una hall enorme. Dalle immagini sembra spettrale e credo che nessuno si azzarderebbe ad entrare col buio, almeno non persone normali. - spiegò.
Mi era tornato in mente il rito che aveva fatto Era con la sorella gemella di Jolene, per attuare certi riti servono spazzi ampi e tranquilli, per altri invece serviva pazienza e perseveranza come quello che aveva fatto Emris ad Halloween.
- Valentine, in genere, quanto ci mette un gruppo di streghe a diablare qualcuno? - le chiesi.
Lei ci pensò per un istante. - È una procedura lenta, dalle sei alle otto ore, perché? -
- Perché abbiamo tutto il tempo per prepararci e salvare Thessa prima che sia troppo tardi. - le risposi.
Valentine si mise a ridere. - E come? -
- Quei bastardi sono fortissimi. - esclamò Francis. Notai che aveva la voce tremante.
Ci pensai per un istante, se quel rito era così complesso da richiedere un posto isolato e grande significava che ogni sua parte era fondamentale per una buona riuscita.
- Basterà interromperli stasera. Quel rito necessita di una superluna per funzionare e le superlune non sorgono tutte le notti, giusto? - Feci l'occhiolino ad entrambi.
Jolene posò il suo arco sulla rastrelliera. - Quattro o sei superlune all'anno, ma non tutte sono forti come quella di stasera. - mi rispose. Era completamente sudata e non sembrava per niente calma.
Valentine sbuffò. - Quindi vuoi interrompere il rito e poi salvare con tutta calma Thessa. Rischioso, ma può funzionare. -
Guardai tutti negli occhi, erano tutti d'accordo con il mio piano anche se sembravano poco convinti.
Ci preparammo: io affilai la Honjo Masamune, Francis si riscaldò con le sue spade, Jolene preparò le frecce con la punta in acciaio che aveva ordinato un mese prima e calibrò l'arco compound, Kaileena pulì un paio di calibro quarantacinque, il suo stile di combattimento comprendeva anche l'uso di armi da fuoco.
Alle sette di sera io assieme a Valentine, Jolene e Francis entrammo in macchina e Kaileena con la sua moto nera, e ci mettemmo in viaggio.
Ci avevamo messo mezz'ora ad arrivare, il traffico era poco e la viabilità era scorrevole. Avevamo parcheggiato davanti all'entrata dell'edificio. Il palazzo era immenso e lugubre e i segni dell'abbandono lo rendevano ancora più spaventoso. Aveva una pianta a forma di ferro di cavallo e contava dieci piani. L'intonaco delle pareti era ormai pieno di muffa e si era ingrigito, le finestre erano rotte o scheggiate.
Kaileena scassinò la serratura della recinzione di sicurezza ed entrammo.
- Okay, secondo te dove cazzo sono? - chiese Jolene.
- Sicuramente fuori dagli sguardi indiscreti e soprattutto dove possono osservare tranquillamente la luna. Direi che la hall sarebbe perfetta, ha le vetrate angolate nella direzione giusta... - rispose Valentine osservando la planimetria scaricata da internet.
- Quindi dobbiamo entrare... Ho un brutto presentimento! - borbottò Francis.
Kaileena si mise a scassinare la serratura dell'entrata del palazzo. - Non essere melodrammatico. -
- Neanche a me piace questa situazione ma non abbiamo altra scelta: se quei tizi prendono un acquisiscono un potere come quello di Thessa... - Lo guardai negli occhi, sapevo che aveva capito ma non era ancora sicuro.
Improvvisamente udimmo un boato provenire dall'interno, subito dopo un ronzio aveva cominciò a trapanarci le orecchie. Ci avevamo messo qualche secondo ad abituarci.
Mi spostai verso la strada per vedere cosa stesse succedendo: una colonna di luce si stagliava nel cielo e finiva all'interno del Charity Hospital.
- Che cosa cazzo è? - urlai a Valentine.
Lei aveva gli occhi sgranati. - Il rito... è cominciato in anticipo... hanno quasi finito! - rispose fissando la colonna di luce.



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La cena della Vigilia: se vuoi parlare, usa la mia voce - Angela Parise

In una Acqui sommersa nella neve e nell'atmosfera del Natale, ha inizio la più drammatica delle storie: mentre una tavola imbandita segna l’inizio delle feste, Luana viene colpita da un ictus. Un aneurisma cerebrale si è rotto levandola dalla sua normalità: sarà il marito Piero che nel corso delle settimane e dei mesi la aiuterà a rimettersi in piedi e a cercare nuovamente una normalità.
Sì.
Ma a che prezzo?
Luana è rimasta paralizzata, una grave afasia le ha levato l’uso della parola e della comunicazione e tutto sembra perso.
O forse no…

L’amore salvifico, un ambizioso progetto editoriale e la voglia di farcela porteranno proprio Luana nella sua particolare condizione a desiderare ardentemente di scrivere un libro con la storia della sua vita, del suo amore per Piero, di tutto quello che è stato, che è e che sarà.



mercoledì 16 novembre 2016

Ancients: il grande freddo - Luigi Claudio Viagrande

In un mondo devastato da un virus letale, Liam Cooper è un ragazzo di appena 27 anni che vive un'esistenza mediocre ma al riparo dal virus all'interno della città-cupola di Nuova Yermo. La sua vita cambierà quando il professor Graham, leader della congrega dei Sapienti, decide di trasferirlo nella prestigiosa Università di Pahrump, luogo dove si formano le menti che, in un futuro ancora distante e incerto, riusciranno a debellare il virus dalla faccia della terra. Per sempre. Qui Liam viene a conoscenza di una inquietante verità; il virus sta rapidamente conducendo il globo verso un tragico epilogo. Il processo non è irreversibile e Liam affronterà un viaggio crudele e pericoloso nell'estremo tentativo di salvare le poche persone ancora in vita. Conoscerà un mondo dominato dalla malvagità e dalla crudeltà dell'uomo e scoprirà che la verità è ancora più agghiacciante di quanto sembri. Fuori c'è ben altro, una realtà più oscura e terribile del virus stesso.

Ancients: il grande freddo




martedì 15 novembre 2016

[Segnalazione] Bookoria per "Lonely Souls: Le streghe di New Orleans"

Fantasy
“Lonely Souls: Le streghe di New Orleans” di Andrea Romanato
Cosa fareste se, dopo aver aiutato una sconosciuta, vi risvegliaste in un’altra città, in un luogo che non riconoscete e per giunta in un corpo che non è il vostro? Ecco cosa si ritrova ad affrontare il protagonista di questo fantasy! Le premesse sono già intriganti, ma se si pensa che il povero Erik dovrà anche scontrarsi con maniaci, streghe e maledizioni, tutto diventa ancora più interessante…

 Il protagonista è un ragazzo newyorchese, Erik Crane, che si ritrova mezzo morto dopo aver subito un’aggressione da parte di alcuni individui nel tentativo di salvare una ragazza. Quest’ultima gli sussurra delle parole incomprensibili e lui sviene. Quando si risveglia si rende conto di essere nel corpo di una ragazza di nome Evaline e che si trova a New Orleans.

Un anno dopo, tornando a casa da lavoro, aiuta un’altra ragazza da un aggressore maniaco armato di machete. Quell’incontro e quella ragazza segneranno per sempre la vita di Erik, trascinato sempre di più nel mondo segreto delle streghe e delle loro sanguinose leggi.


Dal blog di Bookoria

venerdì 11 novembre 2016

Stagione 2 Episodio 35


Il giorno dopo mi ero svegliato tardi, avevo un forte mal di testa per via delle discussioni della sera prima si erano sprecate su cosa volevano quelle streghe da Thessa e come batterle. Nessuno però era riuscito a venirne a capo: Valentine era pallida in viso e non aveva parlato finché non era andata a letto. Io, invece, avevo passato l'intera serata a calmare gli animi di Jolene e Francis che si erano messi a litigare per l'ennesima volta.
Dopo essermi preparato e vestito, andai in cucina, preparai la colazione e accesi la televisione. Al telegiornale stavano dando la notizia dell'attacco alla USS Samaritan: un attacco di cellule terroristiche in suolo americano.
Tutto fa brodo contro i terroristi, anche le coperture di un mondo come quello delle streghe. pensai.
Feci per andare in bagno quando notai che la porta era socchiusa. Provai a guardare dalla fessura: Valentine era rannicchiata alle ginocchia sotto la doccia e intonava una frase a ripetizione: - Posso farcela! Posso farcela! -
Sul momento mi mise una certa inquietudine poi sospirai e lasciai perdere e tornai sul divano. Valentine non sembrava molto in forma e Jolene e Francis non erano abbastanza forti, era innegabile che ci servisse più aiuto. Cercai di pensare ad una soluzione o una strategia abbastanza valida per non perdere nessuno nello scontro, ma non trovai nulla di buono.
Mi arresi e chiamai Kaileena al cellulare. - Ciao, Kaily. -
- Evaline...? -
- Sì, sono io. - le risposi sospirando. - Qui la situazione è critica. Tiffany non c'è più... -
- Cos... Tiffany è...? - mi chiese.
- Non lo so. È una storia troppo lunga... Poi ci sono Jolene e Francis che litigano in continuazione e Valentine sembra avere un crollo nervoso... - le spiegai.
- E che ci fa quella stronza di nuovo nel gruppo? - continuò a chiedere.
Sospirai ancora. - Anche quella è una storia lunga... - Cominciò a farmi di nuovo male la testa. - Ti prego, aiutami. Io non ce la faccio più! -
Per un istante lei rimase in silenzio. - Certo, ho concluso quella faccenda quindi posso tornare. -
- Grazie! - Feci un respiro di sollievo.
- Tra mezz'ora sarò lì. Aspettami. - mi disse.
- Sì. - e riattaccai.
Quando posai il telefono notai che stavo tremando: avevo scaricato la tensione che avevo accumulato in quei tre mesi. Rimasi ad aspettare l'arrivo di Kaileena seduto sul divano.
Nel frattempo, Valentine era uscita dal bagno, era ancora scossa e mi aveva guardato a stento, Jolene era in garage a tirare con l'arco, e Francis si era messo su internet nel tentativo di trovare qualche traccia di Thessa. La tensione era palpabile.
Dopo mezz'ora il campanello suonò. Andai ad aprire, Kaileena aveva in mano una borsa piena di armi da fuoco e da taglio. La feci entrare e richiusi la porta.
- Quelle non ti serviranno! - Fissai la borsa. Avrei accettato anche quell'aiuto se fosse servito a sopravvivere.
Kaileena sospirò. - Senti, non cominciare o me ne vado, okay? -
- Mi hai fraintesa. Quelle sono davvero inutili. Nemmeno un missile tomahawk della USS Samarithan è servito a molto... - le spiegai tornando al divano.
Lei lasciò cadere a terra la borsa. - Aspetta... l'attacco terroristico in realtà erano loro... -
- Sì! - le risposi. Era diventata più acuta in quei tre mesi e mi domandavo quanti altri miglioramenti avesse ottenuto nella sua personale vendetta.
- Quindi... c'eravate voi, dei militari con armi pesanti e dei crociati esperti, ma nonostante tutto non siete riusciti a farcela. Cosa vi fa pensare che con il mio aiuto la situazione possa cambiare? -
Valentine alzò lo sguardo su di lei. - Le Streghe Combattenti migliorano di continuo usando la loro abilità e con l'esperienza personale. Di sicuro in tre mesi da vigilante sarai migliorata moltissimo e questo fa di te un alleato prezioso. - spiegò.
Kaileena alzò il sopracciglio poco convinta e rispose: - Okay! - Poi si girò verso di me. - Ma come mai vi hanno attaccato? -
- Li aveva chiamati Thessa nel tentativo di eliminarle sfruttando l'improbabile alleanza tra Crociati e noi, poi però si sono rivelate troppo forti e l'hanno presa in cambio delle nostre vite. Il motivo del perché a loro servi quella ragazzina per noi è un mistero. - le spiegai.
- Capisco... - Kaileena si mise a riflettere. - Non so se possa aiutare, ma ricordo che la loro amica bionda ha parlato di una superluna e di un rito... il problema è che non ho capito di cosa stesse riferendo. Ha solo accennato ad una strana parola: “Diabolare” o qualcosa del genere. -
Valentine sgranò gli occhi e si precipitò alla libreria, prese il grimorio di era e lo sfogliò. - La parola che hai sentito è Diablare? - chiese girandosi verso di noi.
- Sì, è quella! - esultò Kaileena.
Valentine lasciò cadere le braccia sui fianchi, il suo volto era inorridito. Il grimorio le scivolò dalle dita e cadde a terra con un tonfo.
- Che cosa sarebbe, esattamente? - le chiesi guardandola negli occhi.
- Diablare è un termine che si usa per indicare il rito che serve ad assorbire il talento innato di una strega. Era una pratica molto diffusa nell'antichità e ad usarla erano soprattutto gli Stregoni, migliaia di streghe sono morte per colpa di quel rito... Anche Prometeo ha subito quella pena. È da lì che è nata la leggenda del castigo di Zeus a Prometeo per aver donato agli uomini il fuoco... - spiegò con lo sguardo assente.
- Conoscevi Prometeo? - le chiesi allibito..
- Era il mio amante. Mio padre, Zeus, era così furioso, quando lo venne a sapere, che imprigionò Prometeo e chiese ai suoi Stregoni di Diablarlo. È durata giorni perché anche lui era una Matriarca, e molto potente anche. - continuò a raccontare Valentine.
- E perché è così grave da farti venire i brividi? - chiesi ancora. Avevo già letto quel termine sul diario di Era, ma non spiegava in cosa consisteva esattamente.
- È l'atto più ignobile e crudele che il mondo delle streghe conosce. Quando diablari una strega le strappi via la forza vitale, origine di talento innato. - cercò di spiegarci.
Noi la guardammo con lo sguardo che diceva “Che cavolo hai detto?”.
Valentine sospirò spazientita. - Le assorbiranno la vita... l'anima dal corpo! - si corresse.
- La uccideranno prendendole tutto... - sussurrai attonito.
Valentine fece di sì con la testa. - E nel modo più crudele e doloroso che tu possa mai immaginare! -




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martedì 8 novembre 2016

"Lonely Souls - Le streghe di New Orleans" di Andrea Romanato, recensione di Giulia Mastrantoni

Lonely Souls - Le streghe di New Orleans di Andrea Romanato, 2016. La vita di New Orleans si mescola con il mondo femminile, in un fantasy ricco di azione.

Erik Crane si ritrova nel corpo di Evaline. 
È bastato che la ragazza lo toccasse perché le loro anime si scambiassero le rispettive entità fisiche. 
Evaline ha una storia. Una storia che vorrebbe dimenticare, ma che è parte di lei. Ha vissuto qualcosa di estremamente traumatico che l’ha segnata e che è destinato a ripetersi. 
Infatti, quando i loro corpi vengono invertiti, Erik viene aggredito. Il barista di un locale lo soccorre, evitando che la nottata si concluda all’insegna della violenza.
Ma Erik è scioccato e spaventato. Si ritrova in un corpo non suo, con abitudini, necessità e forme che non solo non gli appartengono, ma sulle quali non sa moltissime cose. Ciò che non cambia è il suo amore per le donne. Pur vivendo nel corpo di Evaline, Erik continua a frequentare donne. Si innamora, vive incontri sessuali e scopre un lato di sé diverso. Ma non è una situazione destinata a durare. 
Un anno dopo, infatti, la scena si ripete. Un’aggressione e... Un nuovo corpo.
Come si può vivere in un corpo non proprio? Cosa significa essere una donna a New Orleans? Erik è destinato a scoprire le risposte a queste due domande. Dovrà farlo sulla sua pelle, immergendosi nel mondo delle streghe e penetrando nei suoi segreti più antichi.
Lonely Souls. Le streghe di New Orleans, di Andrea Romanato, è una storia interessante e sicuramente diversa dal solito. La vita di New Orleans si mescola con il mondo femminile e con le leggende. La vicenda scorre rapida e ricca di azione, lasciando che siano l’atmosfera e l’interiorità dei personaggi a parlare.

lunedì 7 novembre 2016

Donazione Libera!

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martedì 1 novembre 2016

Stagione 2 Episodio 34



- Che succede, Marcus? I tuoi colpi sono sempre più deboli. - chiese Arthur.
Marcus rimase immobile. - Forse... anche il corpo è uno strumento effimero nel mantenere salda l'anima. - Sembrava più un ragionamento personale che una risposta al compagno.
Arthur lo guardò storto. - Molte volte non riesco a capire niente di quello che dici, lo sai? -
- Perché la tua mente non è aperta. - rispose secco, Marcus.
- Per l'appunto! - Arthur, ricominciò con la sua risata fastidiosa.
Diedi una rapida occhiata di lato, Jolene e Julia avevano portato al sicuro il vicecomandante.
Approfittai del momento di distrazione dei due uomini per lanciare la spada nella loro direzione. Marcus si scansò di lato per evitarla e la lama si era conficcò nella lamiera. Entrambi rimasero a guardare la katana dondolare avanti e indietro. Raccolsi le forze e mi concentrai, poi mi lanciai in avanti, mi teletrasportai davanti alle due streghe e, sfruttando lo slancio, usai l'impugnatura come perno, ed infine diedi un calcio in faccia a Marcus.
Lui, stordito, indietreggiò di qualche passo con la mano sul volto.
- Sai che non si picchiano gli invalidi? - mi fece Arthur. Poi provò a colpirmi con le sue lame d'acciaio.
Disincastrai la spada e parai i due fendenti, uno dall'alto e l'altro da sinistra, e contrattaccai con un calcio allo stomaco che lo allontanò di qualche metro.
Marcus, che si era avvicinato, provò a colpirmi di lato con la sua arma, ma i riuscii a voltarmi e a parare per poi contrattaccare con due fendenti e una stoccata. Lui, con uno scatto, indietreggiò schivando tutti e tre i colpi. Sentii una minaccia alle mie spalle, mi girai e istintivamente parai per un soffio il colpo di Arthur alla schiena, poi con una spallata lo spinsi lontano. Indietreggiai, non potevo stare in mezzo a due avversari troppo a lungo.
Mi misi in guardia aspettando una loro mossa.“Merda, sono più forti di quello che pensavo!”, imprecai nella mia testa. Ero già allo stremo: teletrasportarsi troppe volte era stancante e farlo con altre persone prosciugava completamente le energie.
Entrambi i miei avversari si avvicinarono camminando e furenti mi attaccarono dai lati. I loro fendenti erano veloci e precisi ma riuscii, con sforzi enormi, a parare la maggior parte dei colpi e a schivare il resto. Tenni testa alle due furie titaniche per alcune riprese grazie alla forza della disperazione ma stavo per crollare, erano diventati più imprevedibili e veloci.
Marcus stava per colpirmi e io ero troppo stanco per reagire tempestivamente. Quando vidi la lama alzarsi su di me pensai fosse finita, ma dall'alto una freccia verde arrivò quasi alla testa del mio avversario. Lui con uno scatto del polso riuscì a deviare la traiettoria del proiettile.
Indietreggiai per riprendere fiato. Da dietro Marcus, un ragazzo armato di kijik, saltò sulla coperta e lo attaccò alle spalle, ma il suo avversario riuscì a parare ogni fendente di Francis.
Arthur mi guardò sorridente. - Hai chiesto auto ai tuoi amici per combattere le tue battaglie. Non ci siamo proprio sai? - Sembrava divertito, per nulla sotto stress per il combattimento.
- Sai, ero un po' stanca, volevo un cambio! - ironizzai col fiato corto.
- Nemmeno noi possiamo batterci con voi fino al giorno del giudizio. - rimbeccò lui.
Feci spallucce. - Vi potete sempre arrendere! -
Scoppiò a ridere come una iena poi mi attaccò con altri fendenti precisi che parai e schivai. Improvvisamente, dalle spalle sentii un rumore di motori e ingranaggi. Arthur si fermò di colpo quindi feci qualche passo indietro. Mi voltai e vidi il cannone della USS Samaritan posizionarsi verso sud e sparare un colpo. Seguii la traiettoria e subito dopo un'esplosione fece tremare l'intera nave, le fiamme si potevano vedere anche da quella posizione.
Arthur scattò verso di me e mi diede un calcio allo stomaco, era così veloce nei movimenti che non riuscii a vederlo. Il calcio mi fece volare ulteriormente indietro di svariati metri. Sentii urlare Francis, poi Marcus lo fece scivolare di schiena nella mia direzione.
Gli andai incontro. - Stai bene? - urlai.
Lui si rialzò a sedere. - Sono vivo. Ma quei due sono maledettamente forti. - Il suo sguardo era rassegnato, aveva dato tutto se stesso ma non era servito a niente.
- Ma non possiamo... - Mi fermai di colpo quando, nel riverbero del calore delle fiamme, un uomo a petto nudo con una croce tatuata al centro e pantaloni lunghi eleganti trasportava, sulle spalle, due ragazze prive di sensi.
Quando arrivò da Marcus e Alrthur, riuscii a riconoscerle: Valentine e Jolene. Con un gesto morbido e fluido gettò verso di noi le ragazze, riuscimmo ad afferrarle al volo con uno sforzo considerevole. Erano illese, con qualche livido ma vive.
- Perché non ci avete uccisi? - chiesi.
Arthur si mise a ridacchiare. - Perché? Ma non è ovvio? Ci servite vivi... per ora. -
- Vivi? Per cosa? - chiese Francis confuso.
Udii una porta aprirsi alle nostre spalle. Francis ed io ci voltammo e vedemmo Thessa uscire. - Oh, no. Non esiste. - esclamai.
- Per questo! - rispose Marcus.
Thessa, senza guardarci, ci superò mettendosi davanti a noi. - Voglio uno scambio: io mi consegno e voi lasciate illese tutte le persone su questa nave - esordì. Aveva un tono serio e maturo degli anni che portava.
Arthur scoppiò a ridere. - E se rifiutassimo le tue condizioni? -
Thessa tirò fuori una pistola, fece scorrere la canna e se la puntò alla testa. - Allora niente Matriarca! - rispose.
Tutti e tre la guardarono: l'uomo pelato restava in silenzio, Marcus immobile con la testa inclinata e Arthur che passava lo sguardo dalla bambina ai suoi compagni impaziente.
- Non c'è soluzione! - decretò Marcus. - Accettiamo le tue richieste. Nessuno verrà più ferito o ucciso da noi oggi. -
Avevo osservato la scena incredulo. Dopo tutto quello che avevamo perso per proteggerla lei si consegnava deliberatamente al nemico. - No, Thessa, non... - provai a dirle.
Lei, però, non mi aveva ascoltato ed era avanzata verso di loro. - Mi dispiace, non c'è altro modo. - Dal tono di voce sembrava sul punto di piangere. Molto probabilmente sapeva cosa le stava per accadere e non sembrava nulla di piacevole.
Impotente, seguii con gli occhi Thessa scendere dalla nave ed andarsene assieme alle tre streghe che mantennero la promessa.
Il resto della giornata Francis ed io lo passammo ad aiutare i numerosi marinai feriti in attesa che Jolene e Valentine si riprendessero. Tutti gli sforzi fatti fino a quel momento erano stati vani. Il piano che avevo ideato per proteggere i Crociati era risultato inutile. Quelle tre streghe ci surclassavano in potere e strategia.
Alla sera, finalmente, Frank era uscito dall'operazione. Il dottore mi aveva detto che era riuscito a sopravvivere solo grazie al nostro tempestivo salvataggio.
Entrai in infermeria dove il vicecomandante era ricoverato. Era, in realtà, una cabina divisa in due stanze: una adibita alle operazioni e alle visite, la seconda era per i pazienti ricoverati. Andai dritto verso la seconda stanza trovando Frank sdraiato in una delle cuccette più bassa.
- Come ti senti, idiota? - gli chiesi con tono scherzoso.
Frank rise debolmente. - Sì, hai ragione. Quando si tratta di proteggere i miei uomini non guardo in faccia a nessuno. Però, anche tu non sei da meno... - Si alzò a sedere dolorante.
- Già... non sono riuscita a fare nulla, anzi, ho peggiorato la situazione... - Mi sentivo in colpa per i loro feriti e i loro morti, ma anche di aver permesso a quei tre di portarsi via Thessa.
- Di cosa parli, strega? - mi chiese burbero.
- Mi hai detto che è colpa mia se è successo tutto questo... - Mi guardai attorno indicando i feriti. - …mi dispiace molto. - Abbassai lo sguardo.
Frank sbuffò. - Non è colpa tua ma di quelle streghe. La tua unica colpa è quella di aver lasciato che una ragazzina si sacrificasse per proteggerci. Quello è un disonore a qui dovrai rimediare - spiegò guardandomi negli occhi.
Risi nervoso. - E come faccio? Il mio piano ci ha quasi fatto ammazzare. - Ero demoralizzato, non capivo cosa fosse andato storto.
- Ho sentito del vostro piano. Era molto buono. Il problema stava nel fatto che i vostri avversari erano troppo forti di voi. Ora ti svelo un piccolo segreto, ragazza: più una strega è forte e più tende a commettere errori. Usa questi errori a tuo vantaggio. - Mi fece l'occhiolino.
Gli sorrisi. - Okay! Ora vado, torno a casa e ci penserò su. Grazie! - gli feci con sincerità. Non avevo capito cosa intendesse dire ma feci finta di nulla.
- È incredibile quello che sto per dire... Grazie a te per aver combattuto con noi! - Mi strinse forte l'avambraccio. Ricambiai il gesto e uscii dalla stanza.
Quando Jolene e Valentine si ripresero tornammo a casa. Tutti e quattro sapevamo di aver fallito e nessuno riusciva a dire una parola durante il tragitto. L'unica cosa positiva di quella giornata era il termine delle ostilità da parte della cellula crociata di New Orleans. La guerra in questa città ormai era finita.


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