Guardai Valentine, era assorta in qualche pensiero. - Cos'hai? - le
chiesi.
- Nulla... solo che Prometeo è morto in questo modo e io non sono
riuscita a fare nulla per salvarlo dai seguaci di mio padre. - mi
rispose abbacchiata.
Le appoggiai una mano sulla spalla. - Tranquilla, questa volta non
andrà così! - Sorrisi.
Tornammo vicino alla porta d'ingresso che Jolene aprì. Il suono del
cigolio dei cardini era attutito dal brusio che la colonna di luce
produceva, simile a dei bassi senza musica.
L'ingresso era illuminato dal bagliore e da alcune lampade alimentate
da un generatore a benzina vicino a un muro. Davanti a noi c'erano
quello che rimaneva degli uffici, ai lati due corridoi da dove
proveniva la maggior parte della luce. Andammo in quello a destra e
dopo una decina di metri sbucammo in uno spazio ampio e sorretto solo
da alcuni muri e colonne portanti. La base della colonna di luce
dall'altra parte della stanza ad una trentina di metri dalla nostra
posizione. Sette figure ne circondavano la base e sembravano intonare
una strana litania.
Restammo a guardare attoniti, quando una delle figure, Marcus
riconoscibile dalla benda sugli occhi, si girò verso di noi e fece
cenno agli altri quattro accanto a lui di attaccarci.
Loro si avvicinarono camminando, avevano dei mantelli con dei
cappucci larghi in testa. Non riuscivo a vedere i loro volti anche a
causa dell'intensa illuminazione. Dietro di loro c'era Marcus con in
mano la sua spada a doppia lama.
Mi feci avanti. - Non so chi siate ma vi conviene fuggire. - dissi.
Loro però continuarono ad avanzare.
I quattro, arrivati ad una decina di metri, si fermarono e lasciarono
passare avanti Marcus. - Anche voi... - sospirò.
- Non siamo persone che si arrendono facilmente. - gli risposi.
- Lo avevo intuito appena vi ho notati entrare qui dentro. Il vostro
problema è che avete ficcato il naso in affari che vi riguardano. -
spiegò annoiato. Poi fece un cenno ai compagni. - Fatele fuori! Sono
stufo di vedere mosche che ci girano attorno. - ordinò. Ed infine
tornò indietro come se niente fosse.
I quattro incappucciati si misero in una guardia tipica del kung-fu.
Mi ricordano qualcosa!, pensai.
Kaileena mi passò accanto. - Questi tipi li conosco erano con la
biondina che hai visto parlare con lo zio Mei. Li avevo
risparmiati... - Mi diede uno
sguardo fugace. - ...ma sono ancora qui. Che faccio, sacerdotessa? -
mi chiese.
- Non chiamarmi cosi, sai che lo odio. Comunque hai dato loro una
possibilità, se riesci, uccidili! - le risposi. Non mi piaceva ma
andava fatto.
- Vedi? Avevo ragione! - mi sorrise.
Le sorrisi di rimando. Non ero d'accordo con la sua teoria ma la
accettavo.
Kaileena avanzò, estrasse le due pistole e ne puntò una il primo
avversario a destra. Provò a premere il grilletto ma uno dei tre
rimasti le diede un calcio al polso che le fece andare a vuoto il
colpo. Subito dopo l'uomo si allontanò con un'acrobazia.
Kaileena parò un colpo laterale con il piede e mirò alla testa del
suo secondo avversario. Premette il grilletto e il proiettile gli
finì in mezzo alla fronte. Il corpo cadde all'indietro sollevando
molta polvere dal pavimento.
I tre si allontanarono guardandosi l'un l'altro, sembravano aver
preso bene la morte del loro compagno, non avevano emesso nessun
verso. Poi si rimisero in guardia.
Il primo attaccò di nuovo con un calcio rotate ma Kaileena fece una
acrobazia ed evitò il colpo. Atterrò in mezzo ai due rimasti
indietro che, una volta ripresi dalla sorpresa, l'attaccarono con
calci e pugni. La violenza dei colpi era tale che l'onda d'urto
spostava detriti del pavimento.
Kaileena parò e schivò ogni mossa e contrattaccò cercando di
tramortirli con il calcio delle pistole, poi fece una capriola, si
girò e rimase a guardare i suoi avversari con un ginocchio a terra.
- Siete migliorati. - commentò affannata. Si rialzò lentamente
osservando i i suoi avversari.
Le tre figure incappucciate non risposero. Per un istante pensai
fossero degli elementrari come quelli incontrati quattro mesi fa ma
poi notai i loro petti che si muovevano su e giù, erano umani e
anche loro stavano faticando contro Kaileena.
I tre uomini si guardarono tra loro e rimisero in guardia, sembravano
determinati ad uccidere Kaileena. Senza preavviso l'attaccarono
simultaneamente, lei però era riuscita a parare tutti i colpi con
facilità. Tra uno scambio e l'altro diede un calcio rotante ai suoi
avversari costringendoli ad indietreggiare. I tre per un attimo
persero l'equilibrio ma riuscirono a rimanere i piedi e a
posizionarsi in guardia.
Kaileena sbuffò. - Dov'ero rimasta? Ah, sì. Siete migliorati ma lo
sono anch'io. - Sorrise.
Scattò in avanti e puntò le pistole verso l'uomo al centro e
premette il grilletto. L'uomo sussultò un istante e cadde a terra,
il cappuccio si filò rivelando il volto di un uomo asiatico, sulla
trentina con due fori di proiettile al posto dei bulbi oculari.
I due rimasti, dopo essersi ripresi da un istante di stupore, si
allontanarono in direzioni diverse e cercarono di circondare la
ragazza. Kaileena però, arrivata in mezzo ai due, aprì le braccia e
puntò le armi verso entrambi i suoi avversari. Gli spari sembravano
quasi perfettamente simultanei. I corpi dei due incappucciati rimasti
si accasciarono con entrambi un buco sulla fronte.
Kaileena rimise nella fondina le armi e mi guardò con un sorriso di
vittoria. Io in risposta le feci un impercettibile inchino con la
testa. Mi sbagliavo riguardo ai suoi metodi poco ortodossi, lei era
in quel mondo più di me e sapeva come ragionava certa gente. Forse
era stato il mio orgoglio a parlare quella sera, ero frustrato ed
impaurito per la morte di Mei che non avevo smesso di ragionare
lucidamente. Ero felice che che mi avesse risposto e fosse venuta con
noi.
- Visto? Ce l'ho fatta. È stato più semplice del previ... - provò
a dire.
Sgranai gli occhi. Un rivolo di sangue le pendeva da un lato delle
labbra. Abbassai lo sguardo, la sua cassa toracica era aperta verso
l'esterno e un avambraccio umano insanguinato era in mezzo
all'apertura, nella mano teneva qualcosa di viscido e rosso: un cuore
umano, il cuore di Kaileena.
Per un istante non riuscii a credere ad una scena del genere poi
capii che era tutto vero. - No. - Fu l'unica che dissi mentre la
fissavo negli occhi ormai spenti. Jolene accanto a me si era messa
una mano sulla bocca. Valentine e Francis invece erano attoniti.
Provai a correre per cercare di soccorrerla ma Valentine mi bloccò
con la telecinesi.
- Che cazzo fai? Lasciami. - le intimai.
Lei scrollò la testa . - Non c'è più nulla da fare per lei
Evaline. Kaileena è... - Aveva un nodo alla gola.
La guardai infuriato, poi passai a guadare Kaileena e finalmente mi
resi conto che era davvero morta.
La mano stritolò il cuore di Kaileena fino a stritolarlo e a
renderlo una poltiglia. Gli schizzi di sangue mi arrivarono al volto.
Il corpo di Kaileena si accasciò a terra, l'autore di tale scempio
era l'uomo con la croce rovesciata tatuata sul petto.