Attesi fino alle diciannove e trenta, Valentine, Francis e Jolene
erano nervosi per la battaglia che stavano per combattere. Io invece
ero tranquillo, avevo calcolato tutto nei minimi dettagli durante il
pomeriggio: avevo chiesto a Francis di portare i suoi para bracci per
sicurezza, e Jolene era in sintonia con lui, cosa che avrebbe giovato
moltissimo in battaglia; avevo fatto tornare la grinta a Valentine
perdonandola per il suo comportamento; avevo trovato, attraverso la
comunità cinese, e contattato i superstiti del Massacro Della Città
Dei Morti e i Crociati del capitano James per incontrarli davanti
all'entrata del Charity Hospital: volevo mettere definitivamente la
parola fine alla rivalità tra le due fazioni. In pratica avevo
predisposto tutto per godermi la sua entrata in scena perché
sapevo che avrebbe segnato la nostra vittoria.
Partimmo da casa in orario e con lo stesso tempismo riuscimmo ad
arrivare al piazzale esterno dell'imponente edificio. Il cancello era
aperto e all'interno due gruppi di persone, una ventina a fazione,
stavano agitando armi e discutevano animatamente, il brusio arrivava
fino dentro l'auto.
Guardai meglio e mi accorsi che uno dei gruppi erano i soldati di
James. Quelle invece sono le streghe scampate quella notte e le
loro congreghe, bene, sorrisi. Parcheggiai l'auto e scesi assieme
agli altri. Mi avvicinai abbastanza da sentire i loro discorsi.
- Voi bastardi Crociati dovreste morire! - sbraitò un uomo grosso e
alto nel gruppo delle streghe.
- Cerchi di calmarsi, non siamo qui per creare problemi. - fece con
tono pacato Michael. A quanto pareva era tornato in servizio ma il
suo atteggiamento era cambiato, sembrava più professionale e pacato.
- Voi siete il problema da centinaia di anni. - inveì un'altra
strega incappucciata.
Michael indietreggiò di qualche passo. - Noi stiamo solo eseguendo
gli ordini del nostro comandante... - provò a dire ma i suoi
compagni alzarono i fucili contro le streghe che si misero in
guardia. - No. Fermi! - ordinò in tempo accorgendosi di quello che
stava per accadere. Riluttanti i soldati abbassarono le armi.
- Ecco. Questa è la vostra natura: prendete e attaccate pretendendo
di essere nel giusto. - protestò una donna di colore con le trecce e
una spada ricurva in mano.
- Come ossi? Noi seguiamo la legge che Dio ci ha dato. - commentò
uno dei soldati.
- E come fai a dire che è stato il tuo dio a creare quelle leggi?
Potrebbe essere stato chiunque, come i capi della tua ridicola chiesa
per esempio. - urlò la donna.
- Non essere ridicola, strega. Dio ha dato a noi tutto e tu lo
ripaghi adorando il diavolo. Quindi non comprenderai mai il suo dono.
- ribadì un secondo soldato.
Il gruppo di streghe si mise a ridere. - Diavolo? La natura di tutte
le cose secondo te è il diavolo, davvero? - chiese facendo un gesto
ampio con la mano.
I soldati rimasero in silenzio interdetti. - È stato Dio a creare
tutte le cose, non i vostri dei pagani fratelli del diavolo. -
commentò un altro soldato come per convincere se stesso.
- Ora basta! È inutile provare a discutere con gente come voi. Avete
una mente così chiusa che non capireste nemmeno se vi mettessimo la
verità davanti agli occhi... Voi conoscete solo una cosa, proprio
come noi: la violenza. - disse l'uomo robusto e si mise in posizione
per attaccare. I Crociati alzarono di nuovo le armi intimoriti.
Il teatrino dell'assurdo è finito, sbottò Evaline.
Avanzai fino ad arrivare in mezzo ai gruppi e sguainai la Honjo
Masamune. - Cosa credete di fare? - sbraitai furioso.
Un vecchio dai vestiti gitani si fece avanti. - Quelli sono dei
maledetti Crociati. - inveì.
Mi girai verso di lui. - Lo so. - risposi.
L'uomo robusto si avvicinò. - Lo sai? Allora perché dai loro le
spalle? - Sembrava turbato dalla risposta che potevo dargli.
- Perché li ho chiamati io. - risposi secco.
- Tu cosa? Sei forse impazzita passando dalla parte del nemico? -
continuò.
Sospirai e abbassai la spada. Ma no... Semplicemente credo sia ora di
finirla con questa stronzata tra streghe e Crociati. Non capite che a
rimetterci sono soltanto gli innocenti? - Mi rivolsi a tutti.
- Quali innocenti? Qui vedo solo adoratori del diavolo. - replicò un
soldato indicando le streghe.
- Quelli tra i civili. Persone comuni coinvolte nei vostri inutili
scontri. - si avvicinò Valentine.
L'uomo robusto si ammutolì ma la donna ignorò l'atteggiamento del
compagno. - Ma voi chi credete di essere per chiedere tali pretese?
- Nessuno. Siamo solo le streghe che hanno ucciso Era e il suo Gran
Circolo. - La fissai negli occhi volevo che capisse bene di cosa
parlavo.
All'inizio quasi tutte le streghe si misero a ridere. Poi, però, uno
a uno, smisero di ridere riconoscendo Valentine e notando che i
Crociati erano rimasti seri. Era una carta che non volevo giocare per
non turbare la pace che ci dava l'anonimato, ma questa volta era
necessario usarla.
- V... voi? - balbettò il vecchio gitano.
Feci di si con la testa. - Ora siamo noi il Gran Circolo di New
Orleans. E se sentiremo che uno dei nostri... - fissai le streghe,
poi mi girai e mi rivolsi ai Crociati. - ...o dei vostri combinare
casini, lo ammazzo con le mie stesse mani. Chiaro? - chiesi in
generale e ad alta voce per farmi sentire da tutti.
I Crociati annuirono debolmente, erano intimoriti dal mio sguardo. -
Che cos'era quello? Rispondete come si deve. - sbraitò Michael ai
suoi uomini.
- Sissignora! - risposero ad unisono mettendosi sull'attenti.
Tornai verso le streghe che erano attonite da ciò che stavano
vedendo. - E va bene. Sinceramente essere un membro del Gran Circolo
temporaneo per me è stato un peso. Volevo solo che le persone a me
care stessero al sicuro. Poi quella notte una sola strega ha
massacrato quasi tutti i membri in pochi minuti. - spiegò l'uomo
robusto.
- È stato orribile. - fece una donna sulla quarantina dai capelli
biondi.
- So anche questo. - sospirai abbassando lo sguardo. Per un istante
mi tornò alla mente l'immagine di Mei martoriato da Arthur.
- Tu? Come...? Eri l'assistente di uno degli anziani. Se sei così
potente da aver ucciso Era, perché non hai combattuto quella notte?
- Mi guardò confuso.
Alzai il sguardo e mostrai la katana. - Non ero armata. E quella
strega è lì dentro assieme ai suoi amichetti. - Gli sorrisi
indicando il palazzo.
Tutti i presenti si girarono verso l'edificio ammutoliti. In quel
momento la colonna di luce si alzo a cielo con il suo caratteristico
ronzio stordente. Avevano iniziato a diablerare Thessa.
Guardai verso Valentine, era terrorizzata. - Evaline... quella è...
dob... dobbiamo... - balbettò.
- Sì, e so pure questo. - Le appoggiai la mano sulla schiena. -
Tranquilla, nessuno diablerà Thessa. - Le feci l'occhiolino. - A
proposito, sto bene così o è troppo elegante? Dovevo tenerli lisci,
vero? - mi toccai i capelli preoccupato.
- Stai... stai... benissimo... - mi guardò confusa.
- Oh, okay. Andiamo a spaccare qualche culo. - esclamai entusiasta. -
Voi invece starete qui fuori a controllare che nessuno esca e,
soprattutto, che nessuno entri per sbaglio. Non voglio che altri
innocenti vengano coinvolti in questa storia, chiaro? - ordinai.
Entrambi i gruppi, imbambolati, risposero di sì. Avevano finalmente
capito chi ero, ora dovevo solo dimostrare cosa sapevo fare.
- Evaline... - mi chiamò Michael. - Volevo dirti che mi dispiace
per... hai capito, no? - Si grattò la testa imbarazzato.
- Aver provato ad uccidermi? - gli chiesi senza mezzi termini.
- Sì. Ho saputo quello che hai fatto durante l'attacco di ieri e
volevo scusarmi, anche se non è minimamente abbastanza. - spiegò.
Lo guardai negli occhi, sembrava sincero. - Okay. Accetto le tue
scuse. Però, non è tanto quello che sei ma quello che fai che ti
qualifica. - Gli sorrisi appoggiandogli il pugno sul petto.
Lui sbuffò. - E tu ricorda che da un grande potere derivano grandi
responsabilità.
- Già. - risposi sorridendo e proseguii verso l'entrata
dell'edificio.
Sentii una mano appoggiarsi alla mia spalla. - Ma che cos'hai oggi?
Sei diversa dal solito. - mi sussurrò ad un orecchio Valentine.
- Nulla. Stavo pensando che con certe persone la pace ha avuto la sua
chance, ora è il turno della guerra. - le risposi rinfoderando la
spada. Il suo sguardo si accese. Era entrata in Trance, come lo ero
io.