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domenica 4 dicembre 2016

Stagione 2 Episodio 38



Mi mancava l'aria nei polmoni e fissavo il corpo dilaniato della mia amica steso a terra in una pozza di sangue e viscere. Non è vero, non può essere vero. È un'altra illusione. Sì, è un'altra illusione, provai a pensare cercando di prendere fiato.
Ero finalmente riuscito a riappacificarmi con Kaileena e subito dopo l'avevo persa di nuovo. Urlai dal dolore verso l'assassino ma lui non si mosse dalla sua posizione, sembrava pietrificato.
- Evaline! Evaline, guardami. - mi urlò Valentine.
Mi girai di nuovo verso di lei. - Che voi ade...? - Mi bloccai di colpo. Il suo viso era contratto ed arrossato dallo sforzo, dagli occhi e dal naso uscivano rivoli di sangue.
- Ascolta... devi andare. - Continuò a parlare fissando l'avversario per mantenere la concentrazione.
Quel bastardo deve essere davvero forte per ridurre in questo stato una Matriarca come Valentine, pensai sbalordito.
- Non ho alcuna intenzione di lasciarti qui... - provai a replicare.
- Non... possono ottenere... un potere del genere! - urlò lei. Aveva gli occhi lucidi.
- Ma tu non... -
- Fermali ad ogni costo... ti prego, Evie... - mi sorrise. Capii quasi subito che era già oltre il limite delle sue capacità. Nonostante avesse fatto di tutto per sopravvivere negli ultimi quattromila anni, ora stava letteralmente dando la vita per impedire che sfruttino un potere tanto devastante.
Mi sono comportato da stronzo per tre mesi ma lei è ancora qui con me. Volevo piangere ma non c'era tempo.
A malincuore le feci di sì con la testa. Lei mi sorrise rasserenata. Quel gesto mi fece venire un nodo alla gola.
Guardai verso Jolene e Francis, avevano capito il piano, e tutti e tre avanzammo verso Thessa lasciando che Valentine si occupasse del suo avversario.
Superammo correndo l'uomo pelato che cercava di divincolarsi dalla morsa di mentale di Valentine. Il corpo di Kaileena era ancora accanto a lui.
Riuscimmo a fare altri dieci metri quando Marcus si frappose tra noi e il nostro obbiettivo.
- Mi sono stancato di voi! - sbottò. Il suo tono era quello di una persona annoiata.
- Allora lasciaci passare. - dissi con determinazione.
Marcus si mise a ridere. - Non se ne parla nemmeno, quel potere è fondamentale per noi. - Alzò la sua doppia lama e ci scagliò contro la sua forza vitale verde.
Jolene e Francis schivarono il colpo rotolando a destra mentre io rotolai a sinistra.
Merda, fa sul serio!, pensai.
Guardai entrambi i ragazzi e loro mi fecero un cenno con la testa. Sapevano come comportarsi in situazioni estreme come quelle: trattenere il nemico per dare al resto del gruppo la possibilità di raggiungere l'obbiettivo. In quel caso il resto del gruppo ero io.
Chiusi gli occhi ed avanzai verso Thessa, dovevo fermare il il rito prima che fosse troppo tardi ma usare il teletrasporto sarebbe stato un inutile spreco di energie, e mi sarebbero servite tutte quelle che possedevo.
Mentre correvo, una fitta alla nuca mi fece inciampare su un sasso, riuscii a rimanere in piedi per miracolo. Conoscevo bene quella sensazione: una strega era morta alle mie spalle, Valentine.
Cazzo! Cazzo! Cazzo! Cazzo! Cazzo! Cazzo!, ripetevo nella mia testa. La detestavo per ciò che aveva fatto un anno prima, ma non si meritava una fine del genere. Mi accorsi che in realtà le volevo bene, che ero contento quando era tornata nel gruppo. Incazzato nero ma contento.
Continuai a correre senza voltarmi. Anche lei si era impegnata al massimo delle sue possibilità per tornare nella congrega e per fare pace con me senza riuscirci, ma alla fine era morta.
Avanzai di qualche metro e un'altra fitta mi trapassò il cervello, stavolta più forte. Mi concentrai sulle forze vitali dei presenti e notai che quella di Jolene era sparita.
Poco a poco mi fermai e con un terrore inquietante mi girai. Il suo corpo era steso a terra, inginocchiato affianco a lei Francis le teneva la mano. Stava urlando di dolore e disperazione e sembrava aver perso ogni voglia di combattere. Lui i guardò, era lo sguardo di qualcuno che voleva far finire il tormento della perdita il più presto possibile.
Ama così tanto Jolene da voler morire assieme a lei? Perché non me ne sono accorto prima? Perché?, cercai di ragionare e allo stesso tempo, con gli occhi, di implorare Francis a reagire.
Dietro a Francis, Marcus avanzava camminando con la sua arma in mano, la alzò e menò un fendente preciso alla base del collo del ragazzo. La testa volò via dal corpo per alcuni metri e ricadde rovinosamente al suolo. Restai attonito nel vedere quella scena. L'ultima fitta alla testa mi ridestò.
Devo continuare... devo..., provai a pensare ma sentivo che qualunque cosa avessi fatto nessuno me li avrebbe restituiti. Se dovevo morire almeno lo avrei fatto assieme alle persone a cui volevo bene.
Con un gesto meccanico mi girai di nuovo verso la colonna di luce e proseguii verso Arthur che stava continuando da solo il rito. Le urla di dolore della ragazzina erano strazianti. Quando arrivai a portata di spada, menai con un fendente alla sua faccia. Lui interruppe la litania per parare il colpo con le sue spade informi, la colonna di luce sparì di colpo e Thessa cadde a terra, esausta ma cosciente.
- Tutti i tuoi amichetti sono morti, perché continui a combattere? Che senso ha? - mi fece Arthur.
- Sta zitto! Non osare nemmeno pensare a loro! - sbraitai furioso. Per un attimo avevo perso totalmente il controllo mentale ed emotivo.
Attaccai Arthur con fendenti rabbiosi che difficilmente riusciva a parare. Notai che a ogni parata le lame non si toccavano mai, come se il mio avversario avesse un campo di forza attorno al corpo.
Cercai di allontanare il mio avversario da Thessa quanto bastava per poi agire. Lo allontanai di qualche altro metro e lo spinsi, poi mi girai e mi teletrasportai verso la ragazzina. Arrivai a pochi centimetri da lei, poi le forze mi abbandonarono e mi accasciai a terra confuso.
Per un attimo non riuscii a capire, poi sentii un sapore metallico in bocca. Mi toccai le labbra, le dita diventarono rosse poi notai qualcosa uscire dal mio petto: un pezzo di ferro grezzo ed affilato mi si era conficcato nella schiena e la punta mi usciva dalla cassa toracica, sicuramente aveva danneggiato il cuore.
Sono davvero un perdente, ho perso tutto... e non ho concluso niente..., pensai. Il dolore cominciava a farsi sentire e non riuscivo a respirare bene.
Udii una risata fastidiosa alle mie spalle. - Che stupida! Pensavi davvero che ci sarei cascato? - mi schernì Arthur mentre si avvicinava.
Lo guardai, provai a dire qualcosa ma non ci riuscii. No, non pensavo a niente, volevo solo... esaudire l'ultimo desiderio delle... persone che amo..., cominciai a piangere.
Il dolore che provavo era lancinante, volevo solo raggiungere Thessa, per dimostrare a tutti che non ero un perdente totale, soltanto questo.
Provai a strisciare ma Arthur mi diede un calcio in faccia rompendomi la mascella. Provai ad allungare il braccio sinistro ma lui mi inchiodò il polso a terra con un cuneo d'acciaio. Urlai di dolore ma non mi arresi, continuai ad avanzare un centimetro alla volta.
Improvvisamente il pavimento tremò, Arthur guardava stranito verso la direzione opposta alla mia. Thessa sgranò gli occhi appena mi vide in quello stato. Allungai la mano destra e lei fece lo stesso ma era ancora lontana.
Con una velocità sovrumana, Arthur fu colpito in pieno volto da un pugno che lo fece letteralmente volare verso il muro esterno, all'impatto provocò un buco e proseguì la sua corsa all'esterno. Voltai un po' la testa per vedere chi fosse stato: due ragazze erano il piedi al posto di Arthur, una vestita di un una t-shirt e capelli color rosso veneziano, e l'altra la riconobbi all'istante.
È lei? È davvero lei?, pensai agonizzante. Ti prego Dio, dimmi che non me sto immaginando... non adesso, non sarebbe giusto..., Piangevo dalla felicità.
Lei si inginocchiò accanto a me e provò a dirmi qualcosa, urlava e si stava guardando attorno frenetica ma non riuscivo a sentire la sua voce. Sentii una strana tensione sulla pelle e mi girai verso Thessa: era pervasa da fulmini e la sua forza vitale stava aumentando in modo esponenziale, era entrata in Trance Completa. Con uno scatto provai a raggiungerle la mano ignorando il tormento che provavo in tutto il corpo e la vita che mi stava abbandonando.
La vista mi si appannò ed in fine la persi completamente. Poco prima di esalare l'ultimo respiro riuscii a toccarle la punta delle dita.
Vaffanculo a tutti. Vi ho dimostrato... che non sono un... perdente... Sorrisi e non sentii più nulla, solo il buio e il freddo più totale.



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