Mi mancava l'aria nei polmoni e fissavo il corpo dilaniato della mia amica steso a terra in una pozza di sangue e viscere. Non è vero, non può essere vero. È un'altra illusione. Sì, è un'altra illusione, provai a pensare cercando di prendere fiato.
Ero finalmente riuscito a riappacificarmi con Kaileena e subito dopo
l'avevo persa di nuovo. Urlai dal dolore verso l'assassino ma lui non
si mosse dalla sua posizione, sembrava pietrificato.
- Evaline! Evaline, guardami. - mi urlò Valentine.
Mi girai di nuovo verso di lei. - Che voi ade...? - Mi bloccai di colpo. Il suo viso era contratto ed arrossato dallo sforzo, dagli occhi e dal naso uscivano rivoli di sangue.
- Ascolta... devi andare. - Continuò a parlare fissando l'avversario per mantenere la concentrazione.
Quel bastardo deve essere davvero forte per ridurre in questo
stato una Matriarca come Valentine, pensai sbalordito.
- Non ho alcuna intenzione di lasciarti qui... - provai a replicare.
- Non... possono ottenere... un potere del genere! - urlò lei. Aveva
gli occhi lucidi.
- Ma tu non... -
- Fermali ad ogni costo... ti prego, Evie... - mi sorrise. Capii
quasi subito che era già oltre il limite delle sue capacità.
Nonostante avesse fatto di tutto per sopravvivere negli ultimi
quattromila anni, ora stava letteralmente dando la vita per impedire
che sfruttino un potere tanto devastante.
Mi sono comportato da stronzo per tre mesi ma lei è ancora qui
con me. Volevo piangere ma non
c'era tempo.
A malincuore le feci di sì con la testa. Lei mi sorrise rasserenata.
Quel gesto mi fece venire un nodo alla gola.
Guardai verso Jolene e Francis, avevano capito il piano, e tutti e
tre avanzammo verso Thessa lasciando che Valentine si occupasse del
suo avversario.
Superammo correndo l'uomo pelato che cercava di divincolarsi dalla
morsa di mentale di Valentine. Il corpo di Kaileena era ancora
accanto a lui.
Riuscimmo a fare altri dieci metri quando Marcus si frappose tra noi
e il nostro obbiettivo.
- Mi sono stancato di voi! - sbottò. Il suo tono era quello di una
persona annoiata.
- Allora lasciaci passare. - dissi con determinazione.
Marcus si mise a ridere. - Non se ne parla nemmeno, quel potere è
fondamentale per noi. - Alzò la sua doppia lama e ci scagliò contro
la sua forza vitale verde.
Jolene e Francis schivarono il colpo rotolando a destra mentre io
rotolai a sinistra.
Merda, fa sul serio!, pensai.
Guardai entrambi i ragazzi e loro mi fecero un cenno con la testa.
Sapevano come comportarsi in situazioni estreme come quelle:
trattenere il nemico per dare al resto del gruppo la possibilità di
raggiungere l'obbiettivo. In quel caso il resto del gruppo ero io.
Chiusi gli occhi ed avanzai verso Thessa, dovevo fermare il il rito
prima che fosse troppo tardi ma usare il teletrasporto sarebbe stato
un inutile spreco di energie, e mi sarebbero servite tutte quelle che
possedevo.
Mentre correvo, una fitta alla nuca mi fece inciampare su un sasso,
riuscii a rimanere in piedi per miracolo. Conoscevo bene quella
sensazione: una strega era morta alle mie spalle, Valentine.
Cazzo! Cazzo! Cazzo! Cazzo! Cazzo! Cazzo!, ripetevo nella mia
testa. La detestavo per ciò che aveva fatto un anno prima, ma non si
meritava una fine del genere. Mi accorsi che in realtà le volevo
bene, che ero contento quando era tornata nel gruppo. Incazzato nero
ma contento.
Continuai a correre senza voltarmi. Anche lei si era impegnata al
massimo delle sue possibilità per tornare nella congrega e per fare
pace con me senza riuscirci, ma alla fine era morta.
Avanzai di qualche metro e un'altra fitta mi trapassò il cervello,
stavolta più forte. Mi concentrai sulle forze vitali dei presenti e
notai che quella di Jolene era sparita.
Poco a poco mi fermai e con un terrore inquietante mi girai. Il suo
corpo era steso a terra, inginocchiato affianco a lei Francis le
teneva la mano. Stava urlando di dolore e disperazione e sembrava
aver perso ogni voglia di combattere. Lui i guardò, era lo sguardo
di qualcuno che voleva far finire il tormento della perdita il più
presto possibile.
Ama così tanto Jolene da voler morire assieme a lei? Perché non
me ne sono accorto prima? Perché?, cercai di ragionare e allo
stesso tempo, con gli occhi, di implorare Francis a reagire.
Dietro a Francis, Marcus avanzava camminando con la sua arma in mano,
la alzò e menò un fendente preciso alla base del collo del ragazzo.
La testa volò via dal corpo per alcuni metri e ricadde rovinosamente
al suolo. Restai attonito nel vedere quella scena. L'ultima fitta
alla testa mi ridestò.
Devo continuare... devo...,
provai a pensare ma sentivo che qualunque cosa avessi fatto nessuno
me li avrebbe restituiti. Se dovevo morire almeno lo avrei fatto
assieme alle persone a cui volevo bene.
Con un gesto meccanico mi girai di nuovo verso la colonna di luce e
proseguii verso Arthur che stava continuando da solo il rito. Le urla
di dolore della ragazzina erano strazianti. Quando arrivai a portata
di spada, menai con un fendente alla sua faccia. Lui interruppe la
litania per parare il colpo con le sue spade informi, la colonna di
luce sparì di colpo e Thessa cadde a terra, esausta ma cosciente.
- Tutti i tuoi amichetti sono morti, perché continui a combattere?
Che senso ha? - mi fece Arthur.
- Sta zitto! Non osare nemmeno pensare a loro! - sbraitai furioso.
Per un attimo avevo perso totalmente il controllo mentale ed emotivo.
Attaccai Arthur con fendenti rabbiosi che difficilmente riusciva a
parare. Notai che a ogni parata le lame non si toccavano mai, come se
il mio avversario avesse un campo di forza attorno al corpo.
Cercai di allontanare il mio avversario da Thessa quanto bastava per
poi agire. Lo allontanai di qualche altro metro e lo spinsi, poi mi
girai e mi teletrasportai verso la ragazzina. Arrivai a pochi
centimetri da lei, poi le forze mi abbandonarono e mi accasciai a
terra confuso.
Per un attimo non riuscii a capire, poi sentii un sapore metallico in
bocca. Mi toccai le labbra, le dita diventarono rosse poi notai
qualcosa uscire dal mio petto: un pezzo di ferro grezzo ed affilato
mi si era conficcato nella schiena e la punta mi usciva dalla cassa
toracica, sicuramente aveva danneggiato il cuore.
Sono davvero un perdente, ho perso tutto... e non ho concluso
niente..., pensai. Il dolore cominciava a farsi sentire e non
riuscivo a respirare bene.
Udii una risata fastidiosa alle mie spalle. - Che stupida! Pensavi
davvero che ci sarei cascato? - mi schernì Arthur mentre si
avvicinava.
Lo guardai, provai a dire qualcosa ma non ci riuscii. No, non
pensavo a niente, volevo solo... esaudire l'ultimo desiderio delle...
persone che amo..., cominciai a piangere.
Il dolore che provavo era lancinante, volevo solo raggiungere Thessa,
per dimostrare a tutti che non ero un perdente totale, soltanto
questo.
Provai a strisciare ma Arthur mi diede un calcio in faccia rompendomi
la mascella. Provai ad allungare il braccio sinistro ma lui mi
inchiodò il polso a terra con un cuneo d'acciaio. Urlai di dolore ma
non mi arresi, continuai ad avanzare un centimetro alla volta.
Improvvisamente il pavimento tremò, Arthur guardava stranito verso
la direzione opposta alla mia. Thessa sgranò gli occhi appena mi
vide in quello stato. Allungai la mano destra e lei fece lo stesso ma
era ancora lontana.
Con una velocità sovrumana, Arthur fu colpito in pieno volto da un
pugno che lo fece letteralmente volare verso il muro esterno,
all'impatto provocò un buco e proseguì la sua corsa all'esterno.
Voltai un po' la testa per vedere chi fosse stato: due ragazze erano
il piedi al posto di Arthur, una vestita di un una t-shirt e capelli
color rosso veneziano, e l'altra la riconobbi all'istante.
È lei? È davvero lei?, pensai agonizzante. Ti prego Dio,
dimmi che non me sto immaginando... non adesso, non sarebbe giusto..., Piangevo dalla felicità.
Lei si inginocchiò accanto a me e provò a dirmi qualcosa, urlava e
si stava guardando attorno frenetica ma non riuscivo a sentire la sua
voce. Sentii una strana tensione sulla pelle e mi girai verso Thessa:
era pervasa da fulmini e la sua forza vitale stava aumentando in modo
esponenziale, era entrata in Trance Completa. Con uno scatto provai a
raggiungerle la mano ignorando il tormento che provavo in tutto il
corpo e la vita che mi stava abbandonando.
La vista mi si appannò ed in fine la persi completamente. Poco prima
di esalare l'ultimo respiro riuscii a toccarle la punta delle dita.
Vaffanculo a tutti. Vi ho dimostrato... che non sono un...
perdente... Sorrisi e non sentii più nulla, solo il buio e il
freddo più totale.
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