Sentivo dolore, fisico ed emotivo. A fatica riuscivo a respirare.
Provai a prendere una boccata d'aria e aprii gli occhi, stavo
ingoiando più aria possibile.
Il dolore al petto e al braccio erano lancinanti,urlai e mi
rannicchiai aspettando che passasse. A fatica provai a toccarmi le
ferite ma mi accorsi che erano sparite.
Ma... cosa...?, provai a pensare. Anche formulare pensieri mi
riusciva faticoso.
Ero madido di sudore, per un attimo avevo creduto che tutto ciò che
avevo vissuto fosse stato un incubo, ma lo strazio che provavo mi
riportò alla realtà. Era successo davvero, avevo perso tutti.
Erik, cos'hai?, mi fece una voce femminile nella mia testa.
Cercai di risponderle ma il dolore era ancora intenso. I...
miei... ricordi..., fu l'unica cosa che riuscii a dirle in quel momento.
Il cuore mi batteva velocemente per colpa dell'adrenalina, cosa che
non aiutava a calmare i nervi. Se continuava a battere a quella
velocità rischiavo l'infarto. Provai a respirare profondamente e
rallentare, per quanto mi era possibile, il ritmo cardiaco.
Dopo alcuni minuti Evaline commentò: Oh mio dio. Hai fatto un
viaggio indietro nel tempo poco prima di morire..., Era
sbalordita nel formulare quella frase.
Anch'io facevo fatica a crederlo eppure le prove erano evidenti: mi
ero svegliato nel mio letto, le ferite mortali erano completamente
sparite, e il dolore che provavo era reale.
Quanto?, le chiesi cercando di rallentare ancora i battiti.
Evaline rimase in silenzio per qualche secondo. Tredici ore!,
rispose pacata.
Mi misi a ridere, una risata
nervosa. Cazzo, quella ragazzina è una mina vagante. Ha un
potere tanto terrificante da farmi venire i brividi.
L'idea che esistesse un potere tanto devastante quanto straordinario
era terribile, almeno per me.
Quel pensiero, stranamente, mi fece calmare abbastanza da riprendere
un po' il controllo. Poco a poco, il dolore si era affievolito
abbastanza da riuscire a respirare.
A fatica, mi alzai a sedere
appoggiando la schiena sulla testiera del letto. Sai, più
che viaggio, lo definirei un balzo nel tempo.
Sorrisi.
E cosa ti fa credere che sia la definizione giusta?,
mi chiese incuriosita.
Perché per tutta la giornata tu non c'eri. Ti ho chiamata molte
volte ma non hai mai risposto. Se io avessi viaggiato nel tempo lo
avresti fatto anche tu e non avresti bisogno di guardare nei miei
ricordi per sapere cos'è successo. Detto questo, ci possono essere
solo due conclusioni a tal proposito.,
le spiegai.
Lei rimase in silenzio a ragionare.
O io non ero inclusa nel continuum spaziotempo, oppure quello che hai
vissuto è una versione spaziotemporale alternativa alla nostra.
Esatto, il che fa di Thessa la strega più pericolosa in assoluto,
le risposi.
E per quale motivo?, chiese confusa.
Perché, per spedirmi indietro nel tempo, ha eliminato la realtà
alternativa di cui hai parlato cambiando di fatto il futuro. In
pratica ha distrutto l'intero universo, in un certo senso.
Guardai le mie mani, stavo tremando a quel pensiero.
Hai paura? Sentivo che Evaline era preoccupata.
Sì, non per la battaglia, ma perché finalmente incontrerò lei.
Sorrisi. Ero euforico.
Lei sorrise di rimando. Ho capito, anch'io non vedo l'ora.
Ero felice si sentire di nuovo la voce di Evaline nella mia testa, mi
dava un senso di sicurezza. Restai a letto a fissare il soffitto per
alcuni minuti.
Con fatica mi alzai dal letto. Il braccio e il petto mi facevano male
ma era anche se era sopportabile. Andai all'armadio, scelsi una
T-shirt a maniche lunghe nera e ricamata nella parte superiore, e un
paio di jeans neri lunghi e la biancheria pulita. Uscii dalla camera
e scesi le scale per andare in bagno e farmi una doccia.
Mi bloccai appena sentii la voce di Jolene imprecare contro la
reporter che stava dando la notizia falsa che avevo sentito ore
prima.
- Jolene... - sussurrai con voce tremante.
Con un po' di timore mi avvicinai e, appena vidi il suo volto, per un
istante mi mancò il respiro. È viva. La mia piccola Jolene, è
viva! Non avevo pensato che erano tutti vivi in questa
linea temporale. Mi sedetti accanto a lei e l'abbracciai con tutta la
forza che avevo in quel momento.
Lei fece un rumore di sofferenza, stavo stringendo troppo. - Mamma,
che ti prende? - provò a chiedermi.
Io non risposi, volevo solamente tenere tra le braccia di mia figlia.
Alla fine anche lei mi abbracciò e restammo in silenzio.
In quel momento Francis scese le scale, mi voltai sorridendogli e
facendogli cenno di avvicinarsi. Appena fu abbastanza vicino lo
agguantai e lo inglobai i un abbraccio collettivo. Inizialmente
entrambi i ragazzi si lamentavano l'uno della vicinanza dell'altra
ma, dopo qualche minuto, si lasciarono andare e mi abbracciarono.
- Voglio un bene dell'anima ad entrambi. Quindi, per una volta
smettetela di litigare e cominciate a volervi bene. Non potete
continuare a negare i sentimenti che provate l'uno per l'altra, è
stressante per tutti ed è una debolezza per voi. - Mentre lo dicevo,
sapevo che il loro legame era molto forte nonostante i continui
litigi perché lo avevo visto con i miei occhi.
Entrambi si fissarono. Per un attimo sembravano immobili, poi però
cominciarono a diventare rossi in viso e distolsero lo sguardo l'uno
dall'altra.
- Io... non faccio altro da sei mesi, ormai. Darei la vita per ognuna
di voi, soprattutto a te. - fece Francis guardando per un istante
Jolene.
Jolene lo guardò di nuovo, aveva uno sguardo commosso. - Anch'io ti
voglio bene. È solo che ho paura di perderti quindi cerco di tenere
le distanze.
Francis sorrise. - Sei una scema. Sai che non serve a niente un
atteggiamento del genere.
- E tu uno stupido cretino, perché hai usato il mio stesso modo di
fare. - sorrise lei, e appoggiò la testa sulla spalla del ragazzo.
Erano entrambi raggianti, non li avevo mai visti cosi felici prima di
allora.
Restai a guardare quella scena, ero contento che finalmente avessero
ammesso cosa provavano l'uno per l'altra.
Evaline si mise a ridere. Sai che quei due si metteranno insieme,
vero?
Macché! Continuai ad osservare la scena e gli atteggiamenti
che avevano entrambi. Pensi davvero che... Ed infine vidi come
si guardavano. Oh, merda. Che cos'ho fatto?
Evaline rise. Gli hai solo aperto gli occhi. Sarebbe successo
comunque prima o poi.
Un sentimento di gelosia si fece strada nel mio cervello. Era
meglio poi., feci scontroso.
Su, su. Guarda il lato positivo, poteva andare peggio, mi
rispose.
E come?, chiesi.
Poteva mettersi assieme a un fighetto alla Justin Bieber,
scoppiò a ridere.
Effettivamente... mi grattai la testa.
- Bene, vi lascio soli. Io vado a farmi una doccia. - provai a dire
loro. - E a quanto pare non mi ascoltano più. - sussurrai.
Mi alzai dal divano e mi avviai per il bagno, avevo un'altra
questione da risolvere e non mi sarei arreso finché non ci fossi
riuscito.
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