Tiffany aveva portato Thessa, ancora scossa, vicino a Valentine, che si era ripresa dallo sforzo mentale che aveva fatto, Jolene e Francis. Io, invece, avevo accompagnato Hirina, con ancora gli occhi arrossati, vicino al resto del gruppo.
- Sembra un sogno, ce l'abbiamo davvero fatta. - sospirò Francis.
Jolene appoggiò la fronte a quella di lui. - A quanto pare sì.
Uniti siamo più forti.
Mi schiarii la voce e li guardai. - Ragazzi... - Loro si staccarono e
ci guardarono.
- Sì, ma non è stato per niente facile... se non fossero arrivate
Tiffany e la sua amica... - provò a dire ma si bloccò guardando
verso di me.
Diedi una piccola spinta ad Hirina con il gomito. - Dai presentati. -
Le sorrisi.
Lei fece un piccolo passo in avanti. - Ehm... mi chiamo Hirina e sono
l'allieva della maestra Tiffany, piacere di conoscervi. - Tirò su
col naso.
Jolene la guardò storta. - Hirina? Hai un nome molto comune per una
che viene da un'altra dimensione. - Francis le diede una spinta per
rimproverarla.
- Per... per diventare allieva devo ricevere un nome da adulta dal io
maestro, quindi... - Guardò la sua maestra.
Tiffany sospirò. - E va bene. Le ho dato io quel nome. Era il nome
di mia madre... contenti adesso? - Mi fissò imbarazzata.
Le sorrisi amorevolmente. Sapevo che provava n po' di invidia per i
rapporto madre-figlia che avevo con Jolene, ma non avevo pensato che
avesse colto l'occasione di adottare una “figlia” così
facilmente. Ero felice per lei, ora non si sarebbe più sentita
troppo inferiore ma una mia pari, ed era quello che volevo anche io.
Valentine si alzò con un po' di fatica e osservò intensamente
Hirina. - Hirina, eh?
Le guance della ragazza arrossirono. - D... dimmi. - bofonchiò.
- Che tipo di strega sei? Non ho mai visto un'abilità simile alla
tua. - continuò indicando le spade frantumate a terra.
Hirina aveva gli occhi bloccati su quelli di Valentine. - Nel mio
clan venivamo chiamate Forgiapietra. Posso manipolare con la mente la
terra, radunare e fondere particelle di ferro al loro interno per
forgiare armi da mischia di ogni genere o misura. In questo senso il
mio unico limite è la fantasia che possiedo. - Spiegò senza mai
toglierle gli occhi di dosso.
Oh, mio Dio! Colpo di fulmine, mi disse Evaline. Io mi limitai
a ridere.
- Quindi sai manipolare il metallo e la terra col pensiero? - ribadì
Valentine sorpresa.
Hirina le si avvicinò. - Sì, è così.
- Ed è una abilità naturale? - continuò Valentine assorta nei suoi
pensieri.
La ragazza le prese le mani e si avvicinò ulteriormente, quasi si
toccavano. - Esattamente! - rispose con occhi sognanti.
- Ma non ho mai sentito nulla del genere nei miei... - Non riuscì a
finire la frase che Hirina le aveva dato un bacio a stampo e l'aveva
avvolta tra le sue braccia. Restammo tutti impietriti.
Valentine provò a staccarsela di dosso ma sembrava ancora troppo
debole per riuscirci. La cosa mi dava un po' fastidio, Valentine era
stata la mia prima ragazza dopotutto, ma allo stesso tempo mi
divertiva.
Dopo qualche secondo Hirina si staccò. - Ma che ti salta in mente? -
urlò Valentine.
La ragazza le scostò una ciocca di capelli. - Un veggente tempo fa
mi ha predetto che l'anima destinata a starmi accanto mi stava
aspettando e che l'avrei riconosciuta al colore verde oliva dei suoi
occhi, ed eccoti qua. - spiegò.
Questa si che è bella, sorrise Evaline. Potrebbe
funzionare come punizione.
Bell'idea!, risposi.
- Sai vero che ci sono moltissime persone con gli occhi come i miei?
E poi, se ancora non l'avessi notato, sono una donna. - rimbeccò
Valentine.
- Ma a me non importa, il cuore non ha sesso o pregiudizi. - Le
sorrise Hirina.
- E poi tu non dovresti fare questo tipo di discorsi Valentine. Hai
avuto relazioni con molte donne, tra le quali la mamma. - convenne
Jolene.
- Non ha tutti i torti. - fece Tiffany.
Valentine mi guardò speranzosa di trovare sostegno, ma io avevo già
un ghigno sul volto, e la sua speranza sparì. - Ho deciso.
Valentine, ti prenderai cura di Hirina, mentre Tiffany le sarà da
maestra, qualunque cosa voglia dire. - decretai.
Tiffany annuì. - Mi sta bene. - Sorrise.
Valentine mi guardò come un cucciolo bastonato. - No. No, no, no,
non esiste. Ti prego. Tutto ma non questo... - protestò.
- Su, su. Non vedi che si è già affezionata a te. E poi devi
espiare alle tue colpe e prenderti cura di qualcuno mi sembra una
punizione più che giusta. - Le feci l'occhiolino. Lei mi guardò per
un istante e poi mi sorrise. Aveva capito cosa intendevo dire.
Mi girai verso il mostro. - A proposito. L'amico tentacoloso qui sarà
un grosso problema da spiegare. - feci preoccupato. Una “cosa”
del genere in un edificio abbandonato non era per niente una buona
idea e soprattutto non sarebbe passata inosservata.
Tiffany mi abbracciò da dietro. - Non c'è problema. Si dissolverà
nel giro di un paio d'ore, è fatto interamente di forza vitale senza
materia. Guarda. - Indicò le ali del mostro che stavano sparendo
come frammenti di cenere dorata.
- Oh, okay. - E le diedi un bacio sulla guancia.
In quel momento, Thessa riaprì gli occhi. Era stordita ma sembrava
essersi ripresa dal trauma.
Mi avvicinai e le chiesi: - Stai meglio adesso?
- Sì, grazie. - rispose. Poi si guardò attorno e vide i cadaveri
dei suoi persecutori. - Li avete uccisi...
L'abbracciai in modo da non farle distogliere lo sguardo. - Era
inevitabile. Tu, però, dovrai vivere una vita piena per ripagare il
debito. Me lo prometti?
Le mi guardò per qualche secondo sorpresa, poi scoppiò a piangere,
con il singhiozzo. - Te lo prometto! Grazie! Grazie! Grazie! -
rispose gettandosi di nuovo sul mio petto e scoppiando a piangere.
Era rimasta sola tutto quel tempo e alla fine era riuscita a trovare
noi, un gruppo di sbandate streghe con un senso dell'unione fuori dal
comune. Era impossibile che la sua corazza non crollasse come u
castello di carte.