30 Ottobre 1956
Dopo l'arresto
di Samari, io e Joseph iniziammo a cercare informazioni sul Reggente
ma per mesi trovammo solo buchi nell'acqua. Non un indizio o piste da
seguire. Ci decidemmo a fare squadra con Akemi e Mei che nel
frattempo si erano sposati. Proposero di far evadere l'unica persona
che poteva dirci qualcosa: Samari. Io ero contraria mentre Joseph
sembrava d'accordo con loro.
Dopo altre
settimane di attenta pianificazione riuscimmo a farla evadere dalla
prigione di Angola. Non era stato facile, le guardie erano armate
fino ai denti e in un paio di occasioni avevamo rischiato di essere
presi.
Per
ringraziarci Samari disse tutto ciò che sapeva sul Reggente: era a
capo di sei congreghe minori situate nel Bayou. Veniva eletto tramite
un rituale sanguinoso tra altri cinque contendenti, chi rimaneva vivo
era di diritto il Reggente e i perdenti diventavano cibo per
alligatori. Dopo doveva sottoporsi al rito di unione: in pratica
assorbiva le capacità naturali delle congreghe che comandava.
Passammo
altri mesi a lottare con le sei congreghe della coalizione, alcuni
scontri furono così sanguinosi che due congreghe furono sterminate
del tutto poiché non volevano arrendersi. Alla fine arrivammo al
Reggente, Kabunti lo zio di secondo grado di Samari. Possedeva solo
quattro delle sei capacità visto che due congreghe non esistevano
più e, dopo uno scontro violento, riuscimmo a ucciderlo grazie
all'intervento di Samari che per poco non perse un braccio nel
tentativo di pugnalarlo.
Allo
zio di Samari subentrò il padre per evitare ulteriori carneficine
tra le quattro congreghe promettendoci di essere un capo giusto e
pacifico. Noi fummo insigniti del soprannome di Leggende poiché in
cinque eravamo riusciti dove tutti avevano fallito.
Il
giorno dopo, io, Joseph, Akemi e Mei ci ritrovammo in un pub del
Quartiere Francese per festeggiare la nostra grande vittoria assieme
ad Halloween.
-
Ecco i sbarbatelli! - ci salutò Mei con un boccale di birra alzato
in nostra direzione.
-
Buonasera anche a te. - sorrisi. Lui fece un verso rauco in risposta.
-
Che cos'ha? - chiesi ad Akemi.
Lei
si mise una mao sulla pancia. - Non si può avere tutto nella vita. -
mi sorrise tristemente.
Sgranai
gli occhi. - Oh, mio Dio, mi dispiace tanto. Come?
-
La battaglia, quando mi ha colpita alla pancia e mi ha fatta volare
sulla parete... - rispose Akemi abbassando lo sguardo.
Mei
abbracciò Akemi da dietro. - E tu? Quando hai intenzione di
diventare donna, eh?
-
Perché sei sempre così stronzo? - fece Joseph in mia difesa.
-
Perché sei sempre cosi cagasotto quando si tratta di donne? Non
sarai finocchio spero. - si mise a ridere Mei.
Joseph
fece per picchiare Mei ma lo femai. Sapevo che era il dolore per la
perdita a parlare e non il vero Mei.
Akemi
diede a Mei una pacca sullo stomaco. - Smettila. - gli chiese.
-
Scusa... - rispose e la baciò. Poi si girò verso il bancone e
continuò a bere.
Quel
gesto mi fece arrossire ma all'inizio non capii il perché o forse
non volevo capire. Per evitare altri incidenti portai Joseph in mezzo
alla pista da ballo, sfortunatamente davano una canzone lenta. Oddio,
davvero? Come nei film adolescenziali? Odio i film adolescenziali.
Ridatemi il jazz del 2016,
pensai mentre le coppie cominciavano ad abbracciarsi.
-
Ehm... vuoi...? - mi fece Joseph imbarazzato.
Io
sbuffai e gli avvolsi le braccia al collo. Lui mi prese per i fianchi
e cominciammo a ballare. Dopo un paio di minuti lo guardai negli
occhi. - Che c'è? - gli chiesi.
-
Niente. - mi fece abbassando lo sguardo, poi però cambiò
espressione e diventò serio. - Anzi, una cosa c'è. Tess, sei il più
bel miracolo che mi sia capitato.
Io
arrossii, il cuore mi palpitava all'impazzata. - Davvero?
-
Sì, tu mi hai salvato, Tess. Mi hai salvato da me stesso e per
questo ti ringrazio. - continuò lui.
Mi
accarezzai i capelli e mi schiarii la voce. - Di nulla... tu hai
salvato me...
In
quel momento, mentre ammiravo i suoi occhi azzurri capii che provavo
sentimenti per quel ragazzo. Dopo aver affrontato molte sfide e
litigi finalmente avevo capito. Amavo Joseph con tutta me stessa.
-
C'è anche dell'altro. Da quando te ne sei andata da casa nostra ho
pensato a te in modo diverso. Ho cominciato a vederti come donna e ho
capito che non voglio più lasciarti... - provò a spiegare ma non
riuscì a finire la frase perché lo baciai. Un bacio intenso ma
anche delicato.
Era
da anni che desideravo farlo, che volevo assaporare quelle labbra,
solo che non me ne ero mai resa conto. Quel bacio era stata una
liberazione, tutta la tensione accumulata in quegli anni di
convivenza era scivolata via da entrambi.
Dopo il ballo
tornammo dagli altri e festeggiammo fino a tarda notte, per quanto ci
fosse possibile.
Quando io e
Joseph tornammo a casa lui mi fermò e cominciò a baciarmi sulla
soglia d'entrata. Poi mi spinse con delicatezza verso la camera da
letto palpeggiandomi delicatamente il seno. Io accesi la luce e
chiusi la porta della stanza.
Joseph, in
preda al desiderio non riusciva a fermarsi dal baciarmi toccarmi e
stringermi a se, faticai non poco a slacciarmi il reggiseno. Arrivati
al letto mi misi in ginocchio al centro del materasso e cominciai a
spogliarmi. Lui fece lo stesso e in un attimo eravamo entrambi in
mutande l'uno davanti all'altra. Io lo baciai di nuovo e
avvicinandomi sentii il suo pene turgido all'altezza della vagina ma
non mi dava fastidio, anzi era molto dolce.
Joseph mi
spinse con delicatezza in modo da starmi sopra, mi levò le mutandine
e io lo stimolai ulteriormente, volevo toccarlo. Lo baciai sulla
bocca mentre lui massaggiava e sfiorava il mio seno.
- È bellissimo
poterti toccare in questo modo. - mi disse con in lieve tremolio
nella voce.
- È bellissimo
essere toccata da te in questo modo. - gli accarezzai i capelli
eccitata.
Dopo altre
coccole lo spinsi di lato e mi misi a cavalcioni su di lui che in
risposta mi accarezzò il viso e le labbra. Io gli leccai le dita
quando le portò di nuovo vicino alle labbra. Ero ufficialmente
bagnata. Con delicatezza afferrai il suo pene e lasciai che entrasse.
Da subito sentii l'eccitazione aumentare mentre andavo avanti e
indietro col bacino. Non ricordo come ma arrivammo a un punto in cui
dovetti appoggiarmi alla testiera del letto per andare più veloce e
per spingere più forte che potevo. Entrambi stavamo ansimando e
godendo della passione che provavamo l'una per l'altro.
Stavamo urlando
da un po' quando raggiunsi l'orgasmo assieme a Joseph che venne
dentro di me, ma non mi importava perché amavo alla follia quel
ragazzo dal primo momento che lo avevo visto.
Mi sdraiai di
lato avevamo il fiatone ed entrambi ci mettemmo a ridere come scemi.
Eravamo felici. Avevamo fatto l'amore e non riuscivamo a fare altro.
Quella era stata la notte più bella della mia gioventù.
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