Tutti pensano che il tempo sia lineare e prestabilito, un destino invariabile.
È così e io ne sono la prova vivente.
Mi chiamo Thessa Morgan, sono una strega e questo è il diario della mia vita.
15 Febbraio 1947
Aprii gli occhi. La luce del sole mi investiva il viso. Mi strofinai gli occhi e mi alzai a sedere. Quando riuscii finalmente a vedere notai che tutto attorno a me c'erano alberi ed erba alta. Ero sul crinale di una collina e, in lontananza, altre colline mi impedivano di vedere l'orizzonte.
Mi osservai le mani, stavo tremando. Mi resi conto di
essere viva e scoppiai a piangere.
Non pensavo di riuscire a sopravvivere a quello che
era accaduto: avevo involontariamente creato un paradosso che si era
abbattuto su New Orleans e per fermarlo ero entrata in Trance
Completa.
- Evaline... - provai a chiamare ma ero da sola in
quel luogo.
Presi un profondo respiro e mi alzai. È inutile
piangersi addosso, pensai.
Mi tremavano le gambe e
faceva freddo. Ero vestita con una maglietta a maniche corte e un
paio di jeans leggeri. Cominciai a scendere dalla collina e provai a
cercare traccia di civiltà ma non ne trovai. Non c'era anima viva
per chilometri.
Camminai per molte ore
sotto il sole e al gelo, il vento era pungente. Il fango era soffice
ed era difficile avanzare. Ero esausta ma proseguii finché non
trovai una strada sterrata a valle, nascosta dagli alberi. Mi guardai
attorno ma la strada proseguiva quasi interminabile in entrambe le
direzioni.
- Merda! - imprecai.
Proseguii verso quello che
speravo fosse il sud, nel peggiore dei casi sarei riuscita a trovare
una cittadina per poi chiamare Evaline e gli altri. Il tramonto era
di colore rosso intenso e avevo fame. Trascinavo i piedi sul terreno
e la temperatura si faceva sempre più bassa man mano che si faceva
più buio.
Resisti Thessa. Resisti. Un altro passo, avanti.,
cercai di incoraggiare il mio corpo ad avanzare.
Le energie erano quasi a
zero e in un momento di distrazione inciampai su un sasso e crolla a
terra. Stavo per perdere i sensi quando riconobbi una figura si
avvicinò a me illuminato dagli ultimi raggi del sole dietro le
colline.
Era un ragazzino
leggermente più grande di me e vestito in modo strano, una camicia e
pantaloni di stoffa rammendati. Si inginocchiò accanto a me e mi
prese la mano.
- Sei per caso ferita? -
mi chiese preoccupato.
Feci di no con la testa.
Ero troppo stanca per parlare.
- Sicura? - chiese ancora
cercando di trovare ferite. - Ti sei persa?
Annuii.
- Bene, allora prendi la
mia mano e alzai. Non è sicuro stare per strada di questi tempi. -
mi porse la mano e mi aiutò a rimettermi in piedi. Mi prese
sottobraccio e mi trasportò nella direzione opposta alla mia.
Improvvisamente la
testa cominciò a girarmi e la vista mi si appannò. Stavo per cadere
ma il ragazzo riuscì a reggermi. È forte anche se è così
magro, pensai.
Con molta fatica riuscimmo
ad arrivare in una baracca di legno in uno spazio aperto all'interno
del bosco. Il ragazzo aprì la porta e notai l'arredamento spartano
di quella abitazione: era una sola stanza con un tavolo rettangolare
e tre sedie in legno, un letto di fortuna costituito da alcune
coperte e un cuscino imbottito di paglia, ed infine dall'altra parte
della stanza un caminetto in pietra grezza acceso.
Mi posò sul letto, poi
prese la coperta e me la avvolse sulle spalle. - Ecco qua. Avrai
freddo con quegli indumenti leggeri... - disse mentre si affrettava
ad aggiungere legna al fuoco.
- E poi come ti è venuto
in mente di vestirti così in questo periodo. Saresti morta congelata
lì fuori. Lo sai? - mi rimproverò.
- Perché te la prendi
tanto? Neanche mi conosci. - gli feci di rimando.
- Non lo so, è che non mi
piace veder morire stupidamente le persone. - rispose fissando il
vuoto. Poi si rimise a punzecchiare le braci con un ramo.
Lo guardai mentre
lavorava, sembrava tornato sicuro di se e sapeva esattamente cosa
faceva. Sapeva anche l'ubicazione di qualunque oggetto gli servisse.
Sicuramente quella era casa sua.
Questo ragazzo è sicuramente più in gamba di me,
pensai mentre perdevo definitivamente i sensi dalla stanchezza.
Speravo solo di poter tornare a casa il più presto possibile.
Già mi piace ed è solo il primo episodio!
RispondiElimina