- Che idioti codardi. - sbottò Amber poi batté le mani - Bene, ora veniamo a noi. La vera festa sta per cominciare. Ragazzi sapete cosa fare, muovetevi. - ordinò infine ai tre mannari.
Senza esitare i tre ragazzi cominciarono col togliere il cadavere della ragazza morta gettandola in malo modo e finire il lavoro rovesciando tavoli e sedie per fare più spazio possibile in mezzo alla sala.
Feci segno agli altri di non intervenire, contro una pistola si poteva fare ben poco anche per delle streghe.
- Bel lavoro. Adesso prendete le loro armi, non voglio interruzioni. È una serata importante questa. - continuò a ordinare la ragazza agitando la pistola con disinvoltura.
I tre ragazzi le fecero un breve inchino e si voltarono verso di noi, ormai era chiaro dalle loro espressioni rilassate che lavorassero volontariamente per Amber.
Quello con le lenti a contatto rosse avvicinò a me e Tiffany e mi porse la mano - Dammi la spada. So che è vera quindi non fare scherzi. - mi sorrise.
Strinsi il fodero della Masamune - E se mi rifiutassi? -
Lui alzò le spalle - La nostra Amber ti ucciderà senza esitare. - rispose senza alcun rimorso.
Rimasi immobile per qualche secondo, se avessi consegnato la katana sarei stato come durante il massacro del Gran Circolo, indifeso. D'altra parte se non lo avessi fatto uno di noi, o tutti, si sarebbe preso una pallottola in testa e questo mi terrorizzava ancora di più.
Cominciai a tremare perché non vedevo vie d'uscite senza una vittima.
Tiffany si mise davanti a me - Non era una domanda. Era un modo educato di mandarti a fare in culo, sbarbatello. -
Per un istante il ragazzo rimase immobile poi lentamente un ghigno malvagio si disegnò sul suo volto - Prima vi ho detto che con il vostro atteggiamento ve ne sareste pentite. Ora invece mi costringete a menare le mani. - e sferrò un gancio in faccia a Tiffany che le fece girare di lato la testa. Il ragazzo aveva la faccia soddisfatta.
Lei tornò lentamente a guardarlo - Sei uno che picchia le donne? Bravo. Ma adesso è il mio turno. - lui contrariato menò con un altro pugno ma Tiffany lo bloccò con la mano senza neanche muoversi di un passo.
Tiffany strinse leggermente il pugno del ragazzo che dal dolore dovette mettersi in ginocchio. Con uno scatto il ragazzo riuscì a liberarsi dalla presa di Tiffany e si allontanò di qualche passo, l'espressione che aveva in volto era confusa mentre scrollava la mano nel tentativo di far passare il dolore.
- Levati di mezzo, le sparo così la finamo! - gli ordinò Amber.
- No! Una femmina non mi deve mancare di rispetto in questo modo. Ci penso io! - sbraitò il ragazzo poi in preda alla rabbia caricò di nuovo Tiffany.
Lei, appena prima di venire colpita, diede due schiaffi contemporaneamente all'altezza delle orecchie del ragazzo che rimase intontito per qualche secondo. Infine gli sferrò un pugno dall'alto sulla testa abbastanza forte per farlo crollare a terra senza creargli troppi danni fisici. La velocità di Tiffany nel sferrare colpi era migliorata tantissimo nella settimana precedente come anche nel controllo della sua forza vitale.
Guardai verso Jolene, Francis e i due ragazzi che erano rimasti sbigottiti, Jolene e Francis avevano ancora le loro armi.
Dopo un attimo di smarrimento i due ragazzi accorsero in soccorso del loro compagno, poi si girarono verso Tiffany e cercarono di colpirla. Lei con facilità parò entrambi i colpi e mise al tappeto i due con uno schiaffo in volto a testa.
Aspettai qualche istante perché la situazione si calmasse, poi mi avvicinai ai tre sconfitti - Avete capito adesso con chi avete a che fare? -
Loro si guardarono l'un l'altro ancora storditi e fecero si con la testa, poi con fatica si allontanarono da noi verso Amber che sembrava schifata da ciò che aveva visto.
Jolene prese l'arco in mano, sfilò dalla faretra una freccia, la incoccò e tirò indietro la corda - Cos'è tutto questo teatrino? Cosa speri di ottenere? -
Amber puntò la pistola contro Jolene - Il volere del mio Maestro, ovviamente! -
- Il tuo Maestro? Ma ti sei bevuta il cervello? - sbottò Jolene confusa.
Amber fece una risata isterica - Forse! Ma, vedi, io avrò il potere di una vera strega mentre tu, il tuo ragazzo e le tue amiche lesbiche non potrete fare niente a riguardo. -
Jolene tese ancora di più la corda dell'arco - Non osare insultare la mia famiglia! -
- Aspetta Jolene. - lei mi guadò male ma feci finta di nulla - Perché vuoi diventare una vera strega? Sai cosa significa essere una strega? - chiesi ad Amber.
Amber mi guardò stranita - Perché mi chiedi? Hai visto cos'ha fatto la tua ragazza a questi tre sfigati? Essere una strega significa avere il potere di sottomettere le persone normali. È come essere me adesso con in mano una pistola carica. Posso fare quello che voglio e nessuno può opporsi. - spiegò.
Misi le mani avanti sperando di calmarla - Senti, essere una strega non è la soluzione a tutti i problemi, anzi. Nel mondo delle streghe si segue una sola regola: uccidi o vieni ucciso. Poi ti servirà una congrega e la conoscenza che non viene così dal nulla. Capisci? -
Lei scrollò la testa - Ma io non voglio altre streghe che mi mettano i bastoni fra le ruote. Farò tutto da sola. - si mise a ridere.
- Allora morirai nel giro di un mese, sempre se sei fortunata! Hai già cinque morti sulla coscienza tra i quali i tuoi amici, quante vite vuoi ancora sulla coscienza? - commentai.
Amber mi guardò e con un ghigno malvagio - Cinque? No, no, non cinque. Diciassette! - rispose.
Per un istante non capii, poi il numero diciassette fu più chiaro nella mia testa. Rimasi a bocca aperta senza riuscire a replicare. Una ragazzina normale di sedici anni era stata indotta da qualcuno a uccidere diciassette persone. Questo andava oltre il sadismo di del mondo delle streghe, questa era vera e propria pazzia.
Amber torno con lo sguardo verso Jolene - Ora che abbiamo chiarito i punti fondamentali, Jolene abbassa l'arco o ficco una pallottola in fronte al tuo sexy fidanzato. - e spostò la pistola nella direzione di Francis.
- Non esiste! - sussurrò Jolene.
Amber mise il dito sul grilletto - Non sto scherzando, Jolene! Ho ricevuto l'ordine dal mio Maestro di non farvi del male, ma se m costringi... -
Fissai entrambe e capii subito dalla loro espressione che nessuno delle due avrebbe ceduto. Francis prese l'iniziativa e mise una mano su quella di Jolene, la stessa che reggeva l'arco, e la visso negli occhi. Dopo alcuni secondi lentamente Jolene allentò la corda e abbassò l'arco. Fortunatamente anche Amber aveva abbassato leggermente l'arma, l'atmosfera però era rimasta tesa.
C'era un'altra cosa che mi aveva turbato in quel momento "Amber ha detto che gli ordini erano di non farci del male, di conseguenza il suo Maestro deve essere qualcuno che ci conosce!" ragionai.
Amber mise la pistola dietro la schiena - Ottima decisione! - commento, poi andò verso la porta e si affacciò verso il corridoio - Maestro è tutto pronto, può entrare! - urlò e tornò sul palco.
Aspettammo per qualche secondo, provai a percepire la forza vitale della strega in questione ma con mio stupore ne percepii due. Una figura incappucciata entrò in palestra, era lo stesso tipo di mantello che usavano quelli del Gran Circolo. Avevo una brutta sensazione che si concretizzò quando una bambina dai capelli rossi di dieci anni fu trascinata a forza dall'uomo incappucciato.
- Thessa! - urlai.
Lei si girò verso di me, aveva gli occhi arrossati dalle lacrime, le guance umide e uno sguardo di supplica. Quella scena mi fece ribollire il sangue avevo già capito chi c'era sotto il cappuccio.
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