Mi
girai su me stesso per due o tre volte per capire dove fossi. Non
ricordavo come ero arrivato lì, tutt'attorno a me c'erano case in
stile settecentesca alte non più di tre piani. Una innaturale luce
rossa proveniva dalla luna e illuminava tutta la zona. Mi guardai il
petto, un piccolo e sodo seno mi diede la certezza di essere ancora
nel corpo di Evaline. Sospirai sollevato, mi piaceva molto quel
corpo.
All'orizzonte
un fumo nero si alzò verso il cielo. Cominciai a correre in quella
direzione, ero spaesato, non capivo dove mi trovavo e nemmeno come ci
ero finito lì.
Dopo
un po' che correvo giunsi in una piazza colma di pire infuocate e
macerie sparse. In mezzo a quel inferno c'erano due figure, una
enorme che sembrava formato da parti di cadavere e l'altra era una
ragazza asiatica. L'uno fissava l'altra e sembravano in procinto di
battersi.
Riconobbi
subito la ragazza, provai a chiamarla ma lei non sentiva. Provai a
gridare con tutta la voce che avevo ma la mia voce non veniva fuori.
Non
potevo chiamarla, dirle che ero lì, mi accasciai a terra disperato.
“Tifa,
ti prego, girati. Fammi vedere il tuo bel viso un'ultima volta!”
supplicai tra me e me.
Lei
raddrizzò la schiena e girò la testa verso di me. Mi sorrise, un
sorriso triste e rassegnato.
Feci
no con la testa sperando riuscisse davvero a vedermi “Non
arrenderti. Combatti e torna a casa!”
cercai di dirle con tutto l'amore che provavo per lei.
La
sua espressione cambiò, era risoluta e piena di spirito combattivo.
L'abominio composto da cadaveri con uno scatto in avanti si scagliò
su di lei. Io chiusi gli occhi per non vedere, volevo ricordare il
suo bel sorriso combattivo.
Un
tremore mi fece trasalire, riaprii gli occhi ed espirai alzandomi dal
cuscino. Ero completamente sudato e mi faceva male la testa.
-
Cazzo, che incubo! - sussurrai, diedi una controllata in giro e capii
di essere in camera mia, a casa.
Dalla
mia destra sentii provenire dei mugugni, girai la lo sguardo verso il
lato del letto dove di solito Tiffany dormiva. Una ragazza
completamente nuda era a pancia in giù con la testa girata verso
dalla parte opposta alla mia.
“Tiffany!”
esultai di gioia.
Per
un istante sperai davvero fosse lei, che in qualche modo fossi
riuscito a tirarla fuori da qualunque posto in cui si trovasse. Poi
però osservai meglio il corpo nudo illuminato dai raggi lunari e la
silhouette era leggermente diversa da quella di Tiffany e stranamente
famigliare.
-
Valentine? - stavolta strillai.
Lei
continuò a mugugnare e girò la testa verso di me - Che vuoi? -
rantolò ancora assonnata.
Alzai
la voce - Che cazzo ci fai tu qui? - e mi coprii con le lenzuola
visto che avevo solo le mutandine addosso.
Per
un attimo mi fissò, poi si mise un braccio sotto la testa - Non
ricordi niente? Ci siamo incontrate e ti ho accompagnata a casa. Poi
siamo venute in camera e abbiamo fatto l'amore come ai bei vecchi
tempi. - mi sorrise con quel suo fare da gatta morta.
A
sentire quelle parole andai nel panico “No!
No, no, no! Non esiste!”
distolsi lo sguardo, mi vergognavo di me stesso. Per accedere al
legame empatico e scoprire se una strega mente oppure no bisognava
rimanere un minimo concentrati, quello che io non ero in quel
momento.
Valentine
scoppiò a ridere - Dai, ti prendevo per il culo! - si alzò un
pochino - Non che io abbia rinunciato a te. Ti amo ancora moltissimo
ma rispetto i tuoi sentimenti per Tiffany. - continuò accarezzandomi
con il dito il bicipite.
Istintivamente
ritrassi il braccio - Rispetti i sentimenti? E come, schiacciando la
gente sul pavimento con la telecinesi fino a farla soffocare? -
Lei
abbassò il dito - Quella era solo scena, più o meno. Ero ancora in
fase di transizione nel recuperare la memoria. Scusa. - fece infine
con una smorfia.
“Scusa
dice lei. Stronza traditrice.”
pensai con una risata sarcastica - Non mi hai ancora risposto. - le
ribadii.
Lei
si mise seduta - Sono qui per tre ragioni. Numero uno, ti amo e
voglio starti accanto anche se dovesse costarmi la vita. Numero due,
ti ho salvato il culo stasera da un coglione armato di pistola, in
questo paese le pistole sembrano spuntare come funghi. Numero tre, io
faccio parte di questa congrega con tutta l'anima. - elencò.
Strabuzzai
gli occhi - Tu... tu cosa? -
-
Sì, ti ho salvata all'ultimo secondo con una barriera psichica, poi
sei svenuta. Ho fatto fuggire il tipo e ho preso il cellulare dalla
tasca dei pantaloni e ho chiamato il primo nome che mi venne in
mente, quello di Jolene, e ti ho potata qui. Mi sono offerta
volontaria per spogliarti e fare la guardia finché non ti fossi
ripresa. - spiegò euforica, l'ultima frase mi fece venire i brividi.
Mi
ripresi dal ribrezzo delle mani di Valentine che mi spogliavano -
Non... era quello che intendevo. Da quand'è che faresti parte della
congrega? -
Lei
mi mise le braccia al collo - Da quando mi hai salvata in quel
vicolo. La me smemorata ha giurato su tutto ciò che aveva che ti
sarebbe stata vicina. E intendo mantenere quella promessa a tutti i
costi. -
Mi
misi ancora a ridere - E tu credi davvero di potermi incantare con
questa storiella? -
Lei
si avvicinò un pochino al mio viso - No. Te lo dimostrerò ogni
giorno per il resto della mia vita ormai mortale. - i suoi occhi mi
fecero capire che era seria in proposito.
Non
ero per niente convinto ma quella situazione mi diede la possibilità
di ricambiare il favore per avermi preso in giro pochi istanti prima.
Lasciai
cadere il lenzuolo e mi avvicinai ancora di più al suo viso fino a
sfiorare le sue labbra - Ti voglio subito... - sussurrai suadente.
Lei
si morse le labbra - Anch'io ti voglio! - mi sussurrò.
Mi
allontanai leggermente - ...fuori da camera mia e di Tiffany. -
conclusi la frase fissandola negli occhi.
Lei
rimase a bocca aperta, sbuffò allontanandosi e si alzò per uscire -
Dove mi metto a dormire? -
-
Sul divano! - risposi e mi sdraiai - Domani decideremo cosa fare di
te! -
Lei
aprì la porta e si girò - Rimarrò con voi, anche a costo di farmi
ammazzare. - dichiarò, sembrava sul punto di piangere.
Mi
girai di lato per non guardarla più - Come ti pare! - le risposi.
Per
un attimo pensai stesse per replicare ma poi chiuse la porta.
Il
cuore mi batteva forte, avevo visto Tiffany in sogno. Ero felice ma
anche demoralizzato perché non era vero, era solo frutto dei miei
pensieri. Avevo e continuavo a soffrire di un dolore indicibile per
la sua perdita. Un istante, il suo viso terrorizzato mentre cadeva in
un portale erano le sole cose che riuscivo a vedere quando chiudevo
gli occhi. Da quella sera però potevo ricordare anche il suo sorriso
e questo mi dava la forza di continuare aspettando il suo ritorno.
Il
sogno pero era molto vivido e reale, e parecchio cupo. Con quel
pensiero mi addormentai sperando di sognarla di nuovo.
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